Recensione MotoGP 18

Sono passate poche settimane dall’inizio della stagione del Motomondiale e, nonostante un Marc Marquez più agguerrito che mai, i piloti italiani hanno dimostrato di poter tenere testa anche al campione in carica. Da qualche anno a questa parte, la casa di sviluppo italiana Milestone dà la possibilità a tutti i fan di scendere in pista e provare a vincere il mondiale. Come sarà andata quest’anno? Continuate a leggere la recensione per scoprirlo.

Nel complesso ci sono stati dei miglioramenti, ma anche dei passi indietro: la causa, per entrambi, potrebbe essere Unreal Engine 4, il software usato per la prima volta da Milestone, il quale, forse, non è stato ancora fatto rendere al meglio, anche se graficamente si nota la differenza. Come di consueto, pad alla mano, finché si avranno a disposizione gli aiuti il gioco non risulterà troppo difficile, anche impostando l’IA al massimo livello, ma quando poi si incomincerà a eliminare ogni tipo di assistenza allora apparirà difficile restare in piedi, come è giusto che sia. Il resto del gioco, trattandosi di simulazione sportiva, non può essere troppo diverso rispetto al capitolo scorso, ma anche qui ci sono modifiche da segnalare: innanzitutto c’è il MotoGP ID, una sorta di biglietto da visita di cui ogni giocatore è munito, che raccoglie statistiche, traguardi raggiunti e non solo. Rimossa invece la carriera manageriale dello scorso anno, evidentemente troppo poco apprezzata dai fan. Da segnalare anche Il MotoGP eSport Championship, che però deve ancora ingranare.

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Ottima l’idea di mettere una grigia di partenza molto “televisiva”, con  tutti i protagonisti prima del via posizionati sulle proprie caselle.

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La prima nota positiva è senza dubbio il podio: lo scorso anno ci eravamo lamentati che la vittoria non venisse celebrata in maniera adeguata mentre stavolta c’è la festa e lo spumante per i primi tre classificati. Ottima l’idea di mettere una grigia di partenza molto “televisiva”, con  tutti i protagonisti prima del via posizionati sulle proprie caselle: piloti, paddock girl e non solo. La modalità carriera è stata un po’ rivista, con due ottime introduzioni secondo noi. Innanzitutto c’è una gerarchia all’interno del team stesso, per decidere chi è la prima e chi la seconda guida e, una volta entrati in squadra, a suon di buone prestazione dobbiamo scalare la classifica e diventare la stella all’interno della compagnia.

Rispetto allo scorso anno è stata inserita la possibilità di lavorare su vari aspetti della propria moto, come motore, freni, sospensioni, telaio e aerodinamica: i vari aggiornamenti portano a prestazioni migliori e si può scegliere come spendere i punti guadagnati durante le corse. Finalmente la voce di Guido Meda è più presente, anche se durante la gara vera e propria non interviene, limitandosi ad interventi nel pre e nel post. Ciò, sommato a quanto detto prima del podio, dimostra come Milestone abbia pensato non solo al gameplay ma anche a tutto ciò che circonda il mondo delle corse: ottimo!

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I problemi più evidenti sono quelli relativi al pilota e alle paddock girl.

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E ora passiamo agli aspetti negativi, perché, anche se non influiscono troppo nel gioco, non sono troppo entusiasmanti da vedere. Più che sulla moto, i problemi più evidenti sono quelli relativi al pilota (e alle paddock girl): sulla griglia di partenza, quando sono senza casco, è possibile vedere le loro facce inespressive, come se stessero facendo qualcosa che non fosse di loro gradimento. E le “ombrelline” anche rovinano un po’ l’atmosfera, dal momento che hanno una faccia arrabbiata e sembra che stiano lì controvoglia. Non che questo vada a toccare il gameplay, ma chi guarda in TV questo sport sa che tutto ciò è irreale, così come la corsia box deserta quando ci si passa.

Sempre riferito al pilota, è inconcepibile il suo modo di cadere: a giudicare dall’animazione quando viene disarcionato dalla sella è come se svenisse, col corpo inerme che invece di scivolare sulla tangente si rivolta su sé stesso in una maniera tale da crederlo incosciente. Un altro problema è il modo di guidare delle IA, fin troppo disinteressato alla nostra presenza. Andare un po’ lunghi può significare essere colpiti dagli altri piloti, programmati per percorrere sempre la traiettoria ideale. Questo, oltre a farci cadere, porta ad un trenino compatto con ben poche variazioni, che visto da dietro è anche un po’ irreale perché il computer fa continuamente piegare e alzare (seppur di poco) i corridori, dando l’impressione delle teste ondeggianti che, in curva, si alzano e abbassano in continuazione.

Nel complesso la valutazione non si discosta molto dallo scorso anno ma, come succede sempre con le simulazioni sportive, gli sviluppatori possono fare ben poco a livello di gameplay. Rispetto alla versione 2017 però l’abbiamo trovato più gradevole, anche se a volte può sembrare fin troppo facile quando non si disattivano tutti gli aiuti. MotoGP 18 sicuramente è promosso, e la speranza è di scrivere fra 12 mesi che i progressi visti quest’anno con il passaggio ad Unreal Engine 4 possano portare a livelli di qualità molto più alti, che Milestone stessa ha dimostrato di poter raggiungere.