Ori and the Blind Forest: la recensione di VMAG

Ultimamente i platform bidimensionali stanno vivendo una seconda epoca d’oro, grazie soprattutto al contributo di piccoli sviluppatori indipendenti, ma anche di software house più grandi come Ubisoft e i loro eccellenti Rayman Legends e Child Of Light ad esempio.

Microsoft ha colto il potenziale di Moon Studios garantendosi l’esclusiva per il loro lavoro su Ori And The Blind Forest… e mai mossa fu più saggia. Questo talentuoso team formato da sviluppatori posizionati in diverse parti del mondo ha infatti dato vita ad uno dei migliori giochi in circolazione, per cui vi anticipo subito che dovete assolutamente provare Ori and the Blind Forest. Ma cosa ha di così particolare e innovativo questo titolo che sta già facendo impazzire la critica, compresi noi? Bhè… assolutamente niente.

So che magari sarete spiazzati da questa affermazioni, ma lasciatemi spiegare: Ori And The Blind Forest non ha nulla di rivoluzionario o veramente innovativo, e si presenta come un classico platform da “Metroidvania” e con uno stile artistico simile a quello visto nel già citato Rayman Legends e Child Of Light. Semplicemente, Ori And The Blind Forest prende il meglio di tutti i titoli a cui si ispira e li migliora ulteriormente, raggiungendo un livello qualitativo altissimo in ogni sua forma, aggiungendo inoltre una storia tanto semplice quanto commovente e toccante. E non è poco.

La trama ci mette nei panni di Ori, un piccolo spirito della natura strappato dai suoi genitori quando era una foglia di Luce. Uno strano essere (che ricorda molto il Senza Volto della Città Incantata di Miyazaki) si prende cura di Ori, almeno finché lo spirito maligno Kuro infesta la foresta e la vita inizia ad appassire lasciando il posto ad oscure creature. Essendo la trama uno degli elementi più toccanti non andrò oltre nella descrizione, ma sappiate che già dopo il tutorial introduttivo avrete una stretta al cuore e probabilmente versato qualche lacrima.

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Il vero potere di Ori And The Blind Forest risiede inoltre nella sua colonna sonora, con melodie melanconiche e suggestive in grado di evidenziare ed esaltare i momenti più tristi ma anche quelli più concitati delle battaglie. Già, perché l’anima del gioco è senza dubbio quella del platform, ma Ori And The Blind Forest ha dalla sua anche numerosi scontri con nemici, boss fight e alcuni elementi da gioco di ruolo. Una volta incontrata Sein, una sorte di luce guida, Ori sarà in grado lanciare proiettili magici contro le oscure creature che popolano la foresta… anche se purtroppo l’estrema semplificazione dei queste battaglie è uno degli aspetti meno riusciti del gioco. Basterà infatti premere ripetutamente il tasto di attacco per lanciare una serie di dardi a ricerca automatica, preoccupandosi solo di schivare i colpi di rimando dei mostri.

Questa meccanica si ripete uguale a sé stessa per tutta la durata dell’avventura, e nonostante alcuni potenziamenti e l’introduzione degli attacchi caricati, i combattimenti svolgono la loro funzione senza infamia e senza lode, al contrario invece delle fasi platform. L’unica vera utilità dell’uccisione dei nemici è l’esperienza che si accumulerà si potrà spendere nel relativo albero delle abilità: questo sarà decisamente ampio e fornirà al nostro piccolo protagonista utili potenziamenti delle capacità di base, mentre proseguendo nell’avventura si sbloccheranno anche abilità utili per l’esplorazione.

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Come già detto Ori And The Blind Forest si ispira ai platform in stile Metroidvania, per cui le mappe e gli scenari saranno ricchi di passaggi segreti e aree nascoste raggiungibili solo tornando indietro una volta acquisite le capacità necessarie, come ad esempio la possibilità si saltare da una parete all’altra o effettuare planate e sfruttare i “proiettili” nemici come rampe di lancio. L’estrema precisione dei salti rendono queste fasi sempre esaltanti, ma non mancheranno i momenti di frustrazione: nonostante le apparenze (non del tutto errate) di titolo fiabesco e “da bambini”, Ori And The Blind Forest mostra un’anima da platform old school veramente impegnativo, con sezioni da eseguire con accuratezza millimetrica.

La frustrazione a volte viene data anche dal non certo pratico sistema di salvataggio: Moon Studios ha cercato di portare qualche innovazione, ma l’esperimento non è completamente riuscito. Una apposita barra regola infatti l’energia di Ori, e questa servirà per attivare porte, abilità… e creare punti di salvataggio. Non esistono quindi checkpoint, e specialmente nelle prime fasi (quando potrete accumulare poca energia), spesso dovrete scegliere se usarla per continuare ad esplorare oppure creare un salvataggio e accedere all’albero delle abilità. Purtroppo le riserve di energia sono anche piuttosto difficili da trovare per lo scenario, per cui bisognerà valutare con attenzione come procedere… ma senza ovviamente dimenticarsi di creare dei checkpoint di tanto in tanto. Più di una volta ero talmente concentrato sul gameplay che mi sono scordato di crearne uno, e rendermene conto solo dopo che una morte accidentale mi ha riportato indietro di praticamente due scenari costringendomi a rifare tutto dall’inizio.

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Parliamo infine della ciliegina sulla torta di Ori And The Blind Forest: il comparto tecnico. Il gioco gira ad una risoluzione di 1080p e 60 fps, ma invece di una grafica ultrarealistica e dettagliata abbiamo degli scenari che sembrano usciti direttamente da un quadro di qualche artista famoso. Colori pastellati e dolci si scontrano con altri più acidi e “rozzi”, con ambientazioni ricchissime di dettagli e animazioni che fanno sembrare il gioco un film interattivo di Hayao Miyazaki (con cui come già detto condivide comunque alcuni elementi, sia nelle tematiche che nel design dei personaggi).

In conclusione, Ori And The Blind Forest è una piccola perla che i possessori di Xbox One e PC non dovrebbero assolutamente lasciarsi scappare… a meno che non abbiate un odio profondo verso i platform per qualche motivo personale, il gioco saprà catturarvi e trasportarvi nel magico mondo di Ori. E non ve ne pentirete.

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