L’E3 di quest’anno è stato un po’ come il giorno di Natale: un’attesa interminabile e soprattutto tanta, tanta aspettativa nella speranza di scartare il regalo da sempre desiderato. Sebbene in redazione abbiamo seguito l’evento soltanto a distanza, l’eccitazione e il concitamento erano palpabili nell’aria. “Adesso esce, ora l’annunciano!”, si sentiva ripetere continuamente. Certo, ognuno di noi aveva chiaramente le sue preferenze ma Cyberpunk 2077 è il gioco che metteva decisamente tutti d’accordo. E fu così che il gran finale della conferenza Microsoft diede ai suoi spettatori ciò che si attendeva da anni: calano le luci e sul maxi schermo appaiono degli inconfondibili glitch rossi. Le urla dei presenti nella conference hall si erano oramai fuse alle nostre, e pareva di essere lì tutti assieme nel rivedere la causa del nostro respiro trattenuto per anni. Ebbene sì, il primo annuncio di CD Projekt RED risale ben dal lontano 2012, e fin da allora non abbiamo fatto che attendere con estrema fiducia notizie sull’operato del rinomato studio polacco. Lo stesso team indipendente dietro alla realizzazione dell’imponente saga di The Witcher, che ha preferito, a suo tempo, investire le proprie risorse sulla realizzazione ottimale del terzo capitolo piuttosto che rischiare di portare alla luce un prodotto non all’altezza dei loro alti standard qualitativi. Partendo da questa premessa, ma soprattutto dalle informazioni che ci sono pervenute nell’ultimo periodo, Cyberpunk 2077 promette molto e lo presenta con un incarto eccellente, e qualsiasi sarà la sua effettiva data d’uscita la lunga attesa ne varrà sicuramente la pena.
Sebbene nell’ultimo periodo i dettagli giunti a stampa e giornalisti di settore abbiano abbondato, con tutta probabilità conosciamo solo una piccola parte di quel che sarà Cyberpunk 2077. Ispirato dal noto gioco di ruolo Cyberpunk 2020, a cui senz’altro deve non solo la sua forte impronta ruolistica, il titolo di CD Projekt RED sarà un action-rpg a tutti gli effetti, mescolato sapientemente a del gunplay che pare veramente studiato con minuzia. Altro dettaglio da non sottovalutare è la decisione del team di intraprendere la strada della visuale in prima persona: infatti, laddove la maggioranza del pubblico si aspettava un classico TPS, lo studio polacco ha voluto (fortunatamente) allontanarsi dal porto sicuro che rappresenta la sua precedente creazione, prendendosi sì un bel rischio, ma tutto calcolato in rapporto all’immersività che sperano di ricreare per il giocatore. Questa svolta inaspettata ha inasprito i sentimenti di alcuni interessati, tanto che sono state intraprese delle vere e proprie campagne social volte in favore della terza persona, ma CD Projekt si è detta, giustamente, non disposta a scendere a compromessi, e ha richiesto nuovamente fiducia nelle loro capacità e nella loro visione creativa complessiva.
Come in ogni GDR che si rispetti, la nostra avventura inizia con la personalizzazione del nostro personaggio, chiamato indistintamente V, per plasmarsi al meglio secondo il gusto del giocatore. Potremo scegliere il sesso, l’aspetto esteriore in ogni sua singola parte e il background, arrivando persino a delineare le motivazioni che l’hanno portato a Night City, con la possibilità di influenzare l’approccio con gli NPC che incroceremo sul nostro cammino. Puoi essere chiunque tu voglia, ovviamente al giusto prezzo. L’evidente gusto per lo stile, che fa l’occhiolino agli anni ’80, è un altro elemento tratto dalla sua controparte cartacea, e procede parallelamente al tema della disumanizzazione, svelandone tutte le implicazioni psicologiche. Il corpo non è più un tempio sacro ma uno strumento modificabile e migliorabile a piacimento per perseguire uno scopo. A questo punto, però, una domanda sorge spontanea: “Cosa è sacro e cosa è profano in un mondo in cui puoi modificarti a tal punto da diventare un altro tipo di persona?”. Le svariate scene di nudo integrale all’interno di Cyberpunk 2077 serviranno a porre la giusta enfasi sulla questione.
Come già ribadito precedentemente, l’influenza GDR in Cyberpunk 2077 è davvero molto forte e, nonostante ciò, la progressione del titolo non è assolutamente costretta entro i limiti della struttura in classi, ma si baserà maggiormente sugli augmentation installati sul nostro corpo. Le tre classi base al momento presenti nel titolo sono il Netrunner, abile hacker, il Techie, tecnico fuorilegge, e il Solo, specializzato nei combattimenti, tutte e 3 appartenenti al bacino di Cyberpunk 2020, e che potremo foggiare secondo il più classico sistema di statistiche. Partendo dalla lingua originale, abbiamo Strenght, Constitution, Intelligence, Reflexes, Tech e Cool. Le ultime tre, per chi non è famigliare con il regolamento, rappresentano rispettivamente la destrezza e il livello di coordinazione fisica, il rapporto con tutto ciò che è tecnologico e l’abilità nel ripararlo, e la capacità di resistere a stress, pressione e qualsiasi tipo di dolore fisico. Cool influenza anche il modo in cui ci vedono gli altri, ma non è da confondere con il Carisma. Nel videogioco sappiamo che manterrà anche la sua funzione sociale, aggiungendo opzioni di dialogo aggiuntive o facendoci perfino ottenere sconti o la possibilità di acquistare armi a cui normalmente non avremmo mai accesso. Insomma, chiunque decideremo di impersonare, saremo in grado di intraprendere le missioni in modi sempre differenti, impiegando un metodo diplomatico o la famosa indulgenza delle armi da fuoco. Seppure la nostra libertà in questo senso appaia veramente infinita, il Quest Designer di CD Projekt RED, Patrick Mills, ha prontamente confermato che non sarà possibile completare il gioco senza ricorrere alla violenza almeno una volta. Dopotutto siamo pur sempre mercenari, no? Un piccolo appunto su equipaggiamento e armamentario: prendendo spunto dalla classificazione dei più celebri MMO, la loro rarità ed efficacia sarà contraddistinta da diverse colorazioni che a scalare culmineranno in quella viola, la più potente.
Un altro particolare distintivo di Cyberpunk 2077 è la cura delle fasi esplorative. Night City sarà il centro nevralgico di tutte le nostre operazioni, e sarà completamente esplorabile nei suoi sei distretti grazie alla dettagliata mappa open-world. Sebbene orizzontalmente non raggiunga la medesima vastità di The Witcher, l’impressionante verticalità conferita alla città permetterà di arricchire l’esplorazione, dandoci la facoltà non solo di scandagliare gli ambienti esterni ricchissimi di particolari, ma di saggiare anche le numerose ambientazioni interne presenti nel gioco. A completare il tutto, saranno presenti anche delle parti di simulazione di guida, che ci daranno accesso a diversi veicoli quali auto e moto. Come ci si poteva aspettare da CD Projekt, ci sarà del tempo da dedicare anche alle relazioni amorose, in questo caso caratterizzate da una maggiore libertà. Queste saranno più impegnative e complesse e starà soltanto a noi se legarci seriamente a qualcuno, mantenendo una relazione lunga e duratura, o lasciarci andare ai nostri più bassi istinti in incontri casuali di poca importanza. Rapporti etero, omosessuali, bisessuali, non ha importanza: il confine sarà dettato soltanto dalla nostra volontà.
Cyberpunk 2077 è sviluppato con una nuova versione del motore che ha dato vita a The Witcher, il REDEngine 4, e, nonostante i lunghi tempi di lavorazione che sta attraversando, è un gioco tecnologicamente molto avanzato e pensato per lavorare su molteplici piattaforme, perfino di generazioni future; per questo in molti sono persuasi che possa divenire cross-gen, ma gli analisti continuano a scommettere sul 2020. In ogni caso CD Projekt RED ha comunque più volte rassicurato di voler puntare sulla generazione attuale, e ci auguriamo quindi che possa portare a termine il suo ambizioso progetto prima che l’impietoso incedere del tempo possa far apparire obsoleto buona parte del comparto tecnico.
Dopo l’interminabile silenzio di CD Projekt RED, la visione di Cyberpunk 2077 all’E3 2018 ha senz’altro tranquillizzato molti di noi sullo stato di avanzamento della produzione e riacceso una radiosa speranza. Il percorso intrapreso dallo studio polacco, per quanto lungo e rischioso, sembra andare per il verso giusto. Ora che hanno effettivamente qualcosa in mano da presentare, è di vitale importanza mantenere aperti i canali di comunicazione, soprattutto per tenere a bada anche i fan più impazienti. Con tutta probabilità le informazioni in nostro possesso rappresentano ancora solo una parte dell’essenza del titolo e non vediamo l’ora di poterne sapere di più una volta presenti alla Gamescom di quest’anno, per assaporare di persona ciò che ha da dare e quanto potrebbe offrire in futuro. L’eventualità di venire a conoscenza in tempi brevi di una data d’uscita è ancora remota ma siamo certi che qualsiasi sia l’entità dell’attesa, verremo al più presto ripagati per la nostra pazienza.