Oggi tutto sembra tacere. Mi riferisco a coloro che durante l’E3 si sono resi protagonisti con le loro innumerevoli dichiarazioni. Luckey, Iribe e Oculus VR in generale appaiono piuttosto tranquilli. Ma non preoccupatevi, ragazzi, la realtà virtuale e il nostro benamato visore sono in grado di offrirci sempre spunti su cui disquisire, anche non coinvolgendo in prima persona i diretti interessati. E girando un po’ per la rete ho scovato qualcosa che potrebbe interessare voi, il vostro palato e il vostro amore per il mondo VR.
Non so se siete mai stati nel Sud Italia, o se siete originari di lì proprio come me, ma vi posso assicurare che nel Meridione esiste una vera e propria cultura del caffè. E non me ne vorranno i settentrionali in ascolto, ma come si fa il caffè dalla Campania in giù, non si fa da nessun’altra parte. E ve lo dice una che non beve caffè. Sì, avete capito bene: “terroncella” e niente caffè. La classica “eccezione che conferma la regola”, come si suol dire. Eppure, anche se il mio palato non si delizia della celebre bevanda nera, ho un background familiare talmente dipendente da essa che ormai posso definirmi un’esperta dell’argomento. E allora, potete fidarvi se vi dico che quanto abilmente ricordato in “Benvenuti al Sud” è assolutamente vero: se vi incontra per strada, un meridionale è capace di offrirvi un caffè a qualsiasi ora del giorno, anche di notte, semplicemente perché dalle nostre parti lo si beve sempre.
Ma se invece che al Sud Italia la parola caffè la associassi all’America, che cosa vi verrebbe in mente? Innanzitutto, pensereste di sicuro al fatto che nel continente “a stelle e strisce” esiste una sola tipologia di questa bevanda, quella che noi appunto chiamiamo caffè americano, mentre noi del Bel Paese abbiamo mille modi di prendere “‘na tazzulella ‘e cafè“, come cantava Pino Daniele. Lungo, ristretto, macchiato, ginseng, mocaccino e chi più ne ha più ne metta per far impazzire il buon vecchio barista sotto casa. Tuttavia, se mi soffermo a pensare all’America e al caffè, non posso fare a meno di ricordare “il caffè più lungo della storia del cinema mondiale”, vale a dire la famosissima scena tratta da “C’era una volta in America” in cui Noodles tiene tutti col fiato sospeso, attori e spettatori, rigirando il cucchiaino nella sua tazza e sorseggiando il suo caffè per circa un minuto prima di proferire parola.
E se vi dicessi che da oggi l’accoppiata America-caffè verrà ricordata anche per qualcos’altro che ci sta veramente a cuore, mi credereste? Sì, dico sul serio, in America c’è chi sta pensando di aprire un “virtual reality café“. L’iniziativa è di un certo Nick Lee che, dopo aver vissuto per un po’ di tempo in Asia, ha capito che i videogiochi costituiscono uno degli interessi principali di teenager e adulti. Di qui la decisione di dar vita nei pressi di Kenmore Square a Boston al “Good Game Café“, un vero e proprio bar in cui si potrà sorseggiare un caffè e immergersi piacevolmente nella realtà virtuale, visto che al suo interno saranno presenti postazioni Virtuix Omni e lo stesso Oculus Rift. Un’idea alquanto interessante o, per meglio dire, una geniale trovata pubblicitaria per attirare sempre più clientela che ha un precedente illustre, ossia la catena di ristoranti Chuck E. Cheese’s che ha già provveduto con successo a far divertire i suoi piccoli clienti con il gioiellino di Palmer Luckey. E chissà che anche io non inizi a bere caffè con la scusa di volermi fare un giro al “bar virtuale” di Nick Lee!
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