Sperando il viaggio sia confortevole, allacciate le cinture dei visori. Chi ha ancora il fegato di sostenere che la realtà virtuale sia qualcosa di banale o stupido, faccia i conti con la NASA. La colossale agenzia aerospaziale americana, in questi giorni, sta prestando attenzione proprio alla possibilità di sfruttare la VR durante le sue magnifiche esplorazioni spaziali.
Lo scopo sarebbe quello di creare un “Holodecks” (oserei dire parecchio ispirato al “simulatore ambientale olografico” di Star Trek) capace di riprodurre scene realistiche tramite proiezioni olografiche e tecniche di diffusione sonora sofisticate, al fine di mantenere in buona salute mentale gli astronauti.
Gli ambienti VR, secondo la NASA, sembrano essere utili per ammortizzare lo stress dovuto ai viaggi ed alle lunghe permanenze in spazi ridotti che autorizzano minime occasioni di movimento.
Soggiornare mesi e mesi in una stazione spaziale non ancora ben fornita, vicini ad un pianeta deserto, sicuramente, non assicura condizioni di vita favorevoli. Proprio Oculus Rift sembra trovarsi al centro dell’interesse di molti ricercatori NASA essendo facilmente trasportabile e proponendo esso molte possibilità di svago, di distrazione, di apertura degli spazi (pur se virtuali) e momenti educativi, consentirebbe di alleviare realmente i sintomi d’isolamento, alienazione o claustrofobia di cui può soffrire un astronauta.
Gli scienziati della University of Digital Arts Leadership and Innovation Lab. di Dartmouth (DALI) hanno lavorato sul loro software dal 2001 e sono stati recentemente sostenuti dagli 1,6 milioni di dollari finanziati dalla NASA per il loro progetto, che aiuterebbe a gestire, addirittura, i rapporti interpersonali.
In un comunicato stampa, il Professore Lorie Loeb di Dartmouth ha affermato che tutta la sua squadra è al lavoro su esperienze multi-sensoriali che includono odori e suoni, allo scopo di ingannare il cervello umano e far sentire gli astronauti a casa o in ambienti rilassanti o valutare e gestire problemi psicosociali che potrebbero compromettere gli esiti delle missioni stesse.
Il software sarà testato in occasione delle prime esercitazioni della missione HI-SEAS (Hawaii Space Exploration Analog and Simulation), che simulerà la missione su Marte all’interno di una cupola geodetica di 11 metri circa di diametro.
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