Tanti di voi ricorderanno, se non hanno addirittura provato l‘I-Doser, quell’applicazione che prometteva varie dosi e tipologie di droghe digitali e musicali che, secondo alcuni studi, avrebbero avuto effetti particolari sulle prestazioni mentali e sull’umore. Bene, forse abbiamo di peggio.
Che drogarsi fa male sembra sia ormai abbastanza chiaro, ma da lì a dimostrare che dei suoni ad una data frequenza o delle immagini psichedeliche siano la reincarnazione informatica di allucinogeni e metadoni ce ne vuole. Per fortuna, insomma, il passaggio dalla LSD ad uno schermo LCD non è così semplice, anche se a volta i fantastici mondi della VR sembrano davvero avvicinarsi a quelli fatti da allucinazioni descritti da famosi consumatori di droga come Jim Morrison:
Ma la droga dei giorni nostri, secondo alcuni, sarebbe proprio la VR. Nonostante le brevi sessioni di gioco che permettono i visori di oggi è chiaro come essa, essendo una novità tecnologica enorme, provochi a chiunque un effetto adrenalinico non indifferente, soprattutto se si provano demo che giocano sulla velocità o su emozioni particolarmente forti. É incredibile, infatti, come alcune persone abbiano tentato, ad esempio, ancora prima dell’invenzione di Oculus Rift, di sostituire gli anestetici con le proprietà immersive della VR, come nel video che segue.
Altrettante le contro teorie, secondo le quali, alcuni ricercatori USA, ancor prima dell’invenzione di Oculus Rift, hanno cercato di aiutare dei tossicodipendenti ad uscire dal tunnel delle droghe e superare l’assuefazione tramite la virtual reality.
E così, iniziando dai nostalgici di Woodstock che ormai rottano dalle sostanze di sintesi e dai “paradisi artificiali” di Baudelaire verso i mondi alternativi di Gibson, sempre più ansiosi di provare queste esaltanti esperienze in VR, vi lasciamo alla lapidaria citazione di uno psicologo che una volta insegnava ad Harvard e che si chiamava Timothy Leary:
“Il PC è l’LSD degli anni ‘90″
E alla teoria di Albert Rizzo, direttore del Medical Virtual Reality program:
“Non so se si può arrivare a creare qualcosa che abbia lo stesso livello di un’esperienza allucinogena, non ancora, almeno. Forse saremo in grado di costruire ambienti virtuali con illusioni ottiche capaci di ingannare i sistemi di percezione della gente fino a far apparire una scena VR simile a un’esperienza allucinogena, ma credo che nessuno vi sia ancora riuscito. Sarebbe difficile dire che la realtà virtuale dovrebbe essere vietata, perché allora dovremmo vietare anche i film, i libri e Disneyland.”
E voi che ne pensate? Siamo stati imbottiti sin da piccoli da messaggi subliminali e droghe così tanto leggere da essere virtuali? L’immersività della VR crea assuefazione? Forse, rischiamo di essere inghiottiti da un vortice di input cerebrali che ci faranno dimenticare della vita reale proprio come una droga.
E se invece la VR fosse una vera e propria rivoluzione culturale che permetterebbe a bambini di nazioni poverissime di istruirsi con più facilità o, ancora, far sì che persone costrette nelle loro case possano “uscire” a scoprire il mondo e, addirittura, l’universo provando emozione delle quali, sfortunatamente, sono stati privati nella vita reale?
Io, personalmente, credo che ogni invenzione abbia dei pro e dei contro, sta a noi, semmai, far le cose bene.
Clicca sulla copertina per leggere