The Empty Inn mostra il lato oscuro dei JRPG

I titoli indie amano giocare con i cliché dei videogiochi. Una delle convenzioni più assodate dei JRPG è la notte passata nel classico “inn”, la locanda. Solitamente, colleghiamo questo momento alla tranquillità, alla sicurezza di poter recuperare la salute dopo ore passate a sconfiggere i mostri. In The Empty Inn, tuttavia, la situazione è decisamente più inquietante.

Interpretate un personaggio di nome BUTT (“sedere”, in italiano), e siete letteralmente circondati dall’oscurità. Due domande vi tormentano: chi è che ha spento le luci, e perché la locanda è vuota?

Armati solamente di una candela, il vostro scopo sarà esplorare la locanda e risolvere dei puzzle al suo interno. Anche in questo caso, The Empty Inn gioca con un tipico cliché da JRPG vecchia scuola, chiedendovi di risolvere degli enigmi basati sugli oggetti che farete vostri, indebitamente, all’interno dell’abitazione.

La cosa più affascinante, e al contempo inquietante, di questo gioco è la sua atmosfera tesissima. Si tratta di un modo di fare horror molto sottile, per cui non aspettatevi mostri che saltano da un momento all’altro, ma allo stesso tempo vi terrà tutto il tempo sulle spine, facendovi capire chiaramente che c’è qualcosa che non va. Qualcosa di molto oscuro.

Il gioco sovverte un canone del JRPG, dove siete sempre circondati da personaggi con cui parlare (a volte con dialoghi, diciamolo, francamente surreali). In The Empty Inn invece sarete completamente soli, e non potrete parlare con nessuno. Ma siamo sicuri che sia davvero così e non si annidi qualche pericolosa presenza?

Potrete saperlo scaricando il gioco a questo indirizzo.

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