Avatar – La leggenda di Aang Recensione: la leggenda di Aang rivive su Netflix

Netflix traspone una delle serie animate d'avventura più amate di sempre: ecco la recensione di Avatar Live Action!

Avatar - La leggenda di Aang

Dopo il sorprendente successo del Live Action di One Piece , che ha superato le aspettative dei fan nonostante la sfida di riadattare un’opera così complessa, Netflix ha deciso di rischiare il tutto per tutto portando sul piccolo schermo un altro pilastro dell’infanzia dei Millennials e Zillennials, ovvero Avatar – La leggenda di Aang. La serie originale, creata da Michael Dante DiMartino e Bryan Konietzko e prodotta da Nickelodeon nel 2005, ha lasciato un’impronta indelebile nella memoria di molti spettatori, che ha portato a vivere con terrore l’attesa prima dell’uscita della serie Netflix. Fino all’ultimo, infatti, i fan sono rimasti col fiato sospeso, ma Netflix è riuscita a uscirne con onore, confezionando una serie tv di tutto rispetto che rende omaggio all’opera originale. Ma andiamo con ordine per esplorare i dettagli più importanti relativi a questa prima stagione della serie Live-Action di Avatar.

Avatar - La leggenda di Aang
Il giovanissimo Gordon Cormier nei panni di Aang.

Avatar – La leggenda di Aang in live action: l’ultimo dominatore di Netflix

Acqua. Terra. Fuoco. Aria.
Da tempo immemorabile, le quattro nazioni hanno vissuto in armonia, ognuna dominata da un maestro degli elementi. Ma quando il mondo ha avuto più bisogno di lui, l’Avatar è scomparso. Ora, un secolo dopo, il mondo è ancora in bilico, ma una nuova speranza si accende: il ritorno dell’Avatar, Aang. Con questa introduzione veniamo catapultati all’interno della trama della serie: il protagonista è appunto Aang, un bambino di undici anni che il destino ha voluto si rincarnasse nell’Avatar, colui capace di dominatore tutti quanti gli elementi. Insieme a lui, viaggiano altri tre (e poi quattro) eroi, giovani e adolescenti che desiderano cambiare l’oscurità che ha ormai quasi divorato l’equilibrio del mondo, e salvare così l’armonia tra i popoli, divisi in: Nazione del Fuoco, il Regno della Terra, le Tribù dell’Acqua, e i Nomadi dell’Aria. Ognuna di queste popolazioni ha le proprie tradizioni, che si ispirano alle culture orientali e asiatiche, emulandone persino le arti marziali, uno dei punti cardine della serie, utilizzato per rappresentare il linguaggio corporeo con cui si traspone il dominio degli elementi. Infatti, in questo universo, la magia esiste tramite la manipolazione dei quattro elementi, e di tutto ciò che ne compete, rendendo quindi l’Avatar un prescelto, un mediatore dell’equilibrio tra gli uomini, spiriti e del mondo, ispirandosi a una figura che pone le sue radici sempre nella cultura orientale. Insomma, il progetto raccoglie veramente tanta energia, motivo per cui la serie originale ha creato un pubblico veramente ampio, anche molti anni dopo dalla sua pubblicazione. Infatti, le visualizzazioni e la fama della serie sono notevolmente aumentate dopo che lo stesso Netflix ha deciso di pubblicare sulla piattaforma la serie animata, e da qui, la collaborazione con Konietzko, DiMartino, e Nickelodeon che ha infine portato alla realizzazione del progetto Live-Action.

Avatar - La leggenda di Aang
Le ricostruzioni scenografiche sono ricche e puntuali nella rappresentazione dei design originali.

Serie animata e serie live-action: l’ambientazione

Prima della serie Netflix, c’era già stato nel 2010 un tentativo di portare il progetto live-action in un film, diretto da M. Night Shyamalan, che ha trasporto solo la prima stagione, corrompendo però la natura stessa dell’opera, dalla scelta errata del cast – che ha snaturato l’essenza orientale e multiculturale della serie originale – e dal mancato rispetto nei confronti della trasposizione del dominio degli elementi. Questa esperienza aveva reso le aspettative della serie Netflix veramente basse, soprattutto perché i due autori hanno deciso, a causa di divergenza creative, di abbandonare il progetto a metà della realizzazione. Al tempo stesso, la colonna sonora di Jeremy Zuckerman è rimasta la stessa, l’autore infatti è rimasto al progetto di Netflix, permettendo quindi di creare un filo conduttore con la serie.

Quel che è certo, comunque, è che sebbene all’inizio questa notizia ci avesse resi molto più intimoriti di fronte alla serie Netflix, alla fine il risultato ci ha veramente stupiti. Infatti, Netflix non ha commesso gli errori del passato in trasposizioni come quelle di Cowboy Bebop o Death Note; certamente alcune cose vengono anticipate troppo rapidamente, altre stravolte senza alcuna vera necessità di farlo, ma nel complesso l’anima del progetto è stata mantenuta. Nella serie Live-Action la trama è rimasta la stessa, e cerca di portare negli otto episodi tutta la prima stagione della serie animata, andando un po’ più veloce sul percorso, ma trattando in modo molto fedele i punti salienti della trama – concedendosi però qualche rielaborazione tra un episodio e l’altro. Alcune di queste rielaborazioni si legano bene al progetto, altre stonano leggermente, soprattutto perché forse non erano così necessarie ai fini della storia: tuttavia, alla fine, non si tratta di cambiamenti troppo profondi, e la trama dell’opera è rimasta intatta. Un plauso invece va fatto alle ambientazioni e alla resa degli effetti speciali sul dominio: la città di Omashu, ad esempio, ha mantenuto tutto il suo orgoglio e bellezza, e la resa della manipolazione degli elementi è stata rappresentata in maniera esemplare.

Avatar - La leggenda di Aang
Un plauso va a costumisti e parrucchieri per riuscire a rendere in modo realistico i character design cartoonistici della serie originale.

Il cast della serie

Un ottimo lavoro è stato inoltre fatto sul cast: partendo da Kiawentiio, la nostra Katara, che sì, non avrà gli occhi azzurri della protagonista originale, ma ne mantiene lo stesso cuore e la stessa forte energia. Ian Ousley è un Sokka perfetto, non solo nell’aspetto, ma anche nella profondità emotiva del personaggio, stessa cosa vale per Dallas Liu e Paul Sun-Hyung Lee, che rispettano molto bene lo spirito del principe esiliato Zuko e di suo il Dragone dell’Ovest Iroh. Il più promosso tra tutti è sicuramente Gordon Cormier, che come accaduto per Inaki Godoy non interpreta Aang, bensì è Aang in carne e ossa. Per quanto riguarda gli altri personaggi possiamo dare un voto più che sufficiente, anche se il pubblico sembra ancora poco convinto per la scelta di Azula. Secondo noi, invece, le potenzialità ci sono, dopo tutto i fan si dimenticano che i protagonisti sono bambini, e l’aspetto infantile non è una problematica, bensì un’aggiunta positiva che rende l’opera ancora più verosimile.

Avatar - La leggenda di Aang
La piccola Katara, personaggio chiave nell’universo di Avatar.

In attesa della seconda stagione

La prima stagione, quindi, si è conclusa con la vittoria della tribù dell’acqua sulla Nazione del Fuoco, e ciò presuppone che nella prossima stagione incontreremo il personaggio di Toph, uno dei più amati protagonisti di Avatar. Avremo inoltre modo di vedere meglio le meraviglie del Regno della Terra, e la città di Ba Sing Se, seguendo quindi le trasformazioni del nostro principe Zuko. Intanto, il progetto di Avatar è stato talmente apprezzato che attualmente Konietzko e DiMartino si stanno operando per portare avanti il progetto separato da Nickelodeon, proponendo una serie di graphic novel, libri e film in arrivo, anche quest’anno, con l’approfondimento dell’Avatar Kyoshi e una serie con protagonisti i nostri eroi della Leggenda di Aang da adulti. Che forse sia l’inizio di un nuovo universo fantasy in stile DC Comics e Marvel? Per ora non abbiamo ancora visto nulla, e nell’attesa, vi invitiamo a riprendervi la serie originale che trovate al completo su Netflix, e perché no, anche il sequel con la protagonista Korra.


La serie ha sicuramente raggiunto le aspettative, e se Netflix dovesse mantenere la stessa linea anche nelle successive stagioni, potremmo continuare a godere di un buon prodotto capace di bilanciare il messaggio di profondità interiore a quello di intrattenere il pubblico con uno storytelling preciso e divertente. Al tempo stesso, ci auguriamo che la storia venga rispettata, e che la velocità di narrazione possa attenuarsi per permettere anche ai nuovi fan di comprendere meglio tutte le sfaccettature che questa serie ha da donare al pubblico, rispettando quindi i giusti tempi di evoluzione della storia e dei personaggi in modo coerente. Sicuramente, questa prima stagione ha segnato un primo passo, ma il lavoro non si può dire perfetto, né concluso, e ci auguriamo che anche i cambiamenti e le rielaborazioni future possano essere studiati per arricchire il prodotto e non per snaturarlo.