Doctor Who

Doctor Who Modern Recensione, un “nuovo” nuovo inizio col botto!

Doctor Who Modern, la recensione dei primi due appassionati episodi del nuovo corso disponibili su Disney+

Doctor Who Modern… di che si tratta, si chiederanno i telespettatori più distratti che magari hanno seguito solo sporadicamente alcuni episodi della saga fantascientifica più longeva della storia televisiva mondiale. Una nuova serie TV dedicata all’alieno più matto dei palinsesti? Sì, ma anche no allo stesso tempo. Quella che, di fatto, andrebbe considerata la quattordicesima stagione del “nuovo” Doctor Who nato nell’ormai lontano 2005, in realtà è un nuovo nuovo inizio, perfettamente in linea con la bizzarria della saga stessa. Con una continuità temporale e narrativa molto stretta e ravvicinata. Avete presente New New York? Il concetto è esattamente quello. Ogni nuova rigenerazione, del resto, è sempre un nuovo grandioso inizio, nell’infinito ciclo della vita e della serialità televisiva della saga sci-fi più britannica che esista. Siamo pronti a salire a bordo del T.A.R.D.I.S. verso destinazioni impossibili, ovunque nel tempo e nello spazio.

Doctor Who Modern - Beatles
Il divertentissimo flyer dedicato alla citazione dei Beatles su Doctor Who Magazine

Doctor Who Modern è un vero nuovo nuovo inizio. Non chiamatela stagione 14, mi raccomando!

Prima di addentrarci nell’analisi dei nuovi episodi,  in cui incontreremo dei Bambini Spaziali e i Beatles in persona, approfondiamo la questione della necessità di ripartire da zero. Piuttosto che realizzare una semplice nuova stagione, dopo la disastrosa accoglienza della pur intrigante tredicesima stagione precedente, purtroppo tuttora inedita in Italia, ecco che il ritorno dello showrunner che ha dato vita proprio al primo Dottore dell’era moderna, ha dato il via ad un vero e proprio “soft reboot”, in cui, dopo gli eccezionali speciali dedicati al sessantesimo anniversario della saga, fa ripartire, ancora una volta, tutto da capo! Preparatevi quindi per la stagione uno del nuovo corso, il terzo dopo la Serie Classica e la Serie Revival. La cosa importante è che, nonostante le proteste di gran parte della fanbase, tutto ciò che ha raccontato l’Era Chibnall, quella del precedente showrunner, è stata dichiarata canonica dalla BBC, e quindi i vari cicli narrativi, come il controverso Bambino Senza Tempo, restano narrativamente fondamentali nella continuity della saga, ed anzi, da quel che abbiamo potuto vedere negli Speciali del 60th Anniversary e nell’episodio Zero natalizio di inizio stagione, The Church of Ruby Road, c’è un forte gusto citazionistico, che trae spunti non solo da tutte le produzioni televisive precedenti, spin-off inclusi, ma persino dalle tante iniziative transmediali del franchise, come romanzi, fumetti, una serie animata (rarissima), videogiochi, giochi da tavolo ed audiolibri.

Purtroppo, come sappiamo, questa sterminata produzione è rimasta quasi del tutto inedita in Italia, ma se masticate l’inglese vi consigliamo di provare ad approfondire e recuperarla. Non sono passati quindici anni come tra Classica, iniziata nel 1963 e conclusa nel 1989, nonostante il timido tentativo di resurrezione, poi concretizzatosi nel film TV del 1996, e Revival, attiva dal 2005 fino al 2022, ma di fatto solo un solo anno solare, poiché dal 2023 tutto riparte, ricomincia ed è pronto a raccontarsi ancora una volta. Doctor Who Modern è la definizione ideata dal geniale Russell T Davies per la “terza” serie, e, francamente, la troviamo davvero azzeccata. Del resto ormai sono quasi venti anni che Doctor Who è tornato, e le avventure dei primi anni duemila iniziano a sua volta a diventare dei nostalgici classici, in un ciclo infinito, come quelle dei tre decenni precedenti. Grazie alla nuova gestione Disney, oltretutto, non solo il budget per i singoli episodi è perlomeno triplicato, ma la visibilità di fatto è davvero aumentata, poiché non è più necessario aspettare che, ad esempio, la RAI compri i diritti dalla BBC per l’Italia, o un canale teutonico faccia lo stesso per la trasmissione in Germania, il worldwide di Disney+ mette a disposizione di tutti, in tutto il mondo, in tempo reale, le nuove produzioni della saga. Una nuova nuova giovinezza, verrebbe da dire, restando in linea con l’umorismo squisitamente british della saga.

Doctor Who Modern
Una splendida citazione da un episodio indimenticabile della Serie Revival…

Il primo episodio del ciclo Modern, di nuovo in una misteriosa astronave governata da… Bambini Spaziali!

Sappiamo bene, noi e lo showrunner Russell T Davies, che gran parte del target del canale tematico Disney+ di fatto è composto, oltre che da adulti appassionati di produzioni disneyane, da bambini affamati di novità televisive, che magari, è facile, non abbiano ancora mai visto alcun episodio della pur longeva saga fantascientifica. Ed allora perché non dedicare proprio a loro, i giovani virgulti di speranza per il futuro il vero primo episodio del nuovo corso? Notiamo da subito alcune dinamiche “esplicative” in cui viene sfruttata la voglia di spiegazione del Dottore alla sua nuova compagna di viaggio per dare delle dritte al pubblico, proprio sulle basi della serie stessa, si, esattamente come se nessun particolare fosse già noto, come se questo fosse un nuovo (nuovo) inizio. Due cuori, i Signori del Tempo, Gallyfrey, l’adozione, la cabina della polizia, che altro non è se un circuito camaleontico rotto, e tanto altro. Ricordiamo bene quando le informazioni venivano date dal Nono Dottore, interpretato da Christopher Ecclestone, alla novizia Rose Tyler, completamente a digiuno, ancora, del fantastico mondo della saga.

La trama è semplice, divertente e soprattutto leggera, e, secondo noi, è anche un perfetto omaggio proprio agli universi disneyani che compongono la Grande Famiglia Disney di cui ormai Doctor Who fa parte a pieno titolo, come del resto Star Wars, Marvel e le produzioni FOX, si, persino gli irriverenti Simpson. Non mancano nell’episodio citazioni di ALIEN, con la sua claustrofobica astronave e presenza inquietante, ed anche di Star Trek. Un crossover tra le due saghe sarebbe attualmente impossibile, ma, come ci fa capire Russell T Davies, anche sceneggiatore dell’episodio, per voce del Dottore stesso, sarebbe bellissimo vederli prima o poi insieme. Vi accenniamo il minimo necessario della trama se non avete ancora visto l’episodio, che racconta una storia molto basica, in cui il Quindicesimo Dottore, interpretato come sappiamo dal talentuoso Ncuti Gatwa, che porta su una astronave la sua compagna Ruby, l’appena ventenne Millie Gibson, in una base spaziale in cui, per qualche misterioso motivo, sono spariti tutti gli adulti e sono rimasti solo i bambini, un mostro alieno malvagio, ed un computer di bordo che potrebbero non essere entrambi quello che sembrano. L’alchimia tra i due personaggi protagonisti si conferma davvero perfetta.

Si, tutto qui. Da quello che pare un bizzarro episodio filler posto all’inizio di una stagione, parte però un omaggio narrativo “al padrone di casa” ovvero la Grande D, davvero intrigante. Il titolo italiano, come succede da tempo immemorabile nella localizzazione italiana di qualunque cosa, non è molto efficace, e fa perdere fascino alle tante autocitazioni nell’episodio stesso. “La stazione spaziale dei bambini”, infatti, ha sostituito il più semplice ed efficace “Space Babies”, più volte rimarcato da un euforico Dottore, come una sorta di tormentone comico durante l’avventura. Una traduzione diretta, Bambini Spaziali, sarebbe stata molto più efficace. Anche alcuni altri piccoli particolari si perdono nella traduzione, come ad esempio la parola TATA, acronimo di Tutor Elettronico, che in inglese era più efficace con la parola TAT-E, oppure il gioco di parole tra Boogeyman (Uomo Nero) e Boogie, ovvero letteralmente “moccio” o “caccola”, esilarante ed efficace citazione bambinesca, tradotta con un poco efficace e serio “muco” (che sarebbe quello liquido, chiamato “snot”) dai localizzatori italiani, mentre la solidità dello stesso è fondamentale per la trama, si davvero, ma sono alla fine piccole sottigliezze da nerd, lo ammettiamo. Un episodio leggero ma indimenticabile, che si merita un 8 pieno, decisamente.

Doctor Who Modern - MAESTRO
Arriva in Doctor Who Modern un nuovo e misterioso personaggio… MAESTRO!

Ed ora qualcosa di completamente diverso, il terrificante furto… della melodia. Musica Maestro!

Anche stavolta il titolo italiano scelto in fase di localizzazione è fuorviante, poiché l’episodio, che in lingua originale è The Devil’s Chord, ovvero “L’accordo del Diavolo”, è stato tradotto come “Il Maestro”, traendo in inganno il pubblico, che subito associa questo nome ad un villain storico fin troppo famoso. L’assonanza, sia chiaro, è equivoca nel nostro paese, poiché il nome dell’antagonista storico, in inglese è The Master, mentre Maestro si riferisce prettamente all’ambito musicale. La trama parte da un bizzarro avvenimento che accade nel 1925 in cui questo fantomatico Maestro, che riesce a farsi evocare nel mondo terreno grazie all’esecuzione di una partita musicale, decide di rubare la musica al genere umano. Ma di chi si tratta? Pare che sia legato ad un altro nemico potente visto di recente, ed è interpretato da una brillante Jinkx Monsoon, celebre Drag Queen dell’ambiente televisivo di Ru Paul, cantante e comica eccezionale nel ruolo. Questa creatura, pur di aspetto femminile, ama che ci si riferisca ad essa con il pronome Loro, ed ha un diapason come arma. Quando poi il Dottore e Ruby arrivano nel 1963 per conoscere i Beatles tutto pare essere cambiato. La magia si è persa o può essere ripristinata? Meditate e ricordate, senza la Musica, non ci sarebbero i sogni.

Un episodio intero, scritto sempre da Russell T Davies, dedicato alla magia della musica, con trovate grafiche, sonore, inclusa una sigla, ovviamente, ad hoc ed effetti speciali eccezionali, oltre che una cura dei costumi notevole ed una delle trasformazioni visive degli outfit del Doctor davvero più affascinanti. Se prima l’omaggio era per i mondi fatati disneyani, ora si citano i musical, la Swingin’ London tipica degli Anni Sessanta del secolo. scorso. Tra le citazioni, non può mancare, ovviamente il ricordo del Primo Dottore della Serie Classica e di sua nipote Susan Foreman. Tra note volanti, onomatopee figurate e vestiti impossibili, finirete per l’adorare questo episodio a tema musicale, meno leggero e più drammatico, ma sempre dai toni scansonati, specie con l’incredibile performance finale. Le citazioni di Abbey Road e degli studi EMI sono commoventi. Unica vera pecca l’assenza dei reali brani dei Beatles per motivi di copyright, davvero un peccato! Se dovessimo dare un voto al secondo episodio, ed in realtà dobbiamo, meriterebbe tranquillamente un 9, essendo tra le migliori prove mai viste nella saga.

Tra bambini spaziali e Swingin’ London, la realizzazione tecnica

Tecnicamente entrambi gli episodio sono ineccepibile e davvero ben curati, realizzati da Bad Wolf e BBC Studios Productions, girati nel moderno rapporto 2:1, ovvero il Cinemascope della nuova era, come lo chiamano alcuni nostalgici del Cinema degli anni cinquanta. E questo ci riporta ad un dilemma struggente dei consumatori bulimici di Serie TV, ma prima o poi i grandi produttori come Sony o Samsung faranno anche le TV in formato 2:1 o saremo condannati per sempre alle bande nere sui nostri ormai vecchiotti 16:9? Del resto Doctor Who Classic era girato in 4:3, pensato per i cari vecchi tubi catodici! Il primo episodio si avvale di buoni effetti speciali, con l’unico piccolo difetto della sincronia non perfetta tra movimenti delle labbra dei bambini ed ascolto della voce.  La ricostruzione dei set è stata curata dallo studio 4WOOD TV & Films, con l’animazione della creatura, ben fatta ma di fattura media, realizzata da Millennium FX. Il veterano Davies cita se stesso con una scena che ai fan di vecchia data, ricorderà la finestra aperta sugli ultimi giorni della cara vecchia Terra. La regista britannica Julie Anne Robinson non lesina i piani lunghi e le sequenze lente nel momento in cui Ruby ammira la magnificenza del T.A.R.D.I.S. dall’interno, ma è pronta anche ad inseguimenti mozzafiato quando serve.

Del resto la Robinson proviene dall’ambiente teatrale, pur essendosi fatta valere nella recente miniserie televisiva Blackpool, sempre prodotta da BBC. Nel suo complesso l’episodio è scorrevole, divertentissimo e pieno di momenti davvero unici, con una trama che, ammettiamolo, sarà pure pretestuosa all’azione pura in stile disneyiano, con i bambini protagonisti assoluti, ma che risulta subito intrigante e coinvolgente. Davvero un ottimo modo per iniziare, e ricominciare, ancora una volta. Il nuovo cacciavite sonico, invece, brutto come pochi dispositivi al mondo, proprio non riesce a convincerci! Il secondo episodio è diretto invece da Ben Chessell, regista responsabile di diverse serie TV britanniche, noto in particolare per Dance Academy, produzione, guarda caso, a tema musicale, che ha messo tutta la sua esperienza nel campo realizzando riprese artistiche eccezionali, curate dal veterano coreografo Jack Murphy, che rendono al meglio The Devil’s Chord. La colonna sonora è eseguita dal vivo dalla BBC National Orchestra del Galles, la musica ed i balletti dell’episodio sono curate dai musicisti Murray Gold, Shirley Ballas e Johnannes Radebe, che si permettono pure un cameo nei panni di se stessi, con la presenza di oltre trenta ballerini, per gli appassionati del genere una chicca davvero da non perdere. Appuntamento ogni sabato su Disney Plus, per otto appassionanti episodi totali. Un ritorno della saga davvero all’altezza dei fasti di un tempo. E se non avete mai visto la saga, o volete fare un rewatch di qualità, ecco i dieci episodi consigliati da rivedere a tutti i costi, a questo LINK.

Doctor Who Modern comincia nel migliore dei modi, con due ottimi episodi, significativi ed intriganti per motivi diversi tra loro. Dopo la buona prova dello speciale natalizio si inizia a fare sul serio. Russell T Davies appare in ottima forma, e ci regala un primo episodio leggero e divertente, che non solo omaggia perfettamente il nuovo padrone di casa, ovvero Disney, ma ci ricorda ancora una volta che davvero non esiste un posto migliore per un grandissimo antieroe spaziale, che combatte da millenni contro minacce planetarie come Dalek e Cyberman senza mai utilizzare delle armi, ma solo l’astuzia, la bontà e la sua sconfinata intelligenza. Davvero notevole anche il secondo episodio, tutto dedicato alla magia della musica, che introduce inoltre un nuovo (seppur ingannevole) villain, davvero molto ben caratterizzato. Tra note volanti, momenti slapstick e musical di qualità, il Dottore è tornato in piena forma, per delle nuove nuove avventure!  

Appassionato e storico del videogioco, Fabio D'Anna scrive di opere videoludiche, film e serie tv dal 2008. Tra le tante realtà del settore ha collaborato con Art of Games e siti come Retrogaming History, Games Collection, Games Replay, Games Village e riviste come PS Mania, PSM, Game Republic, Retrogame Magazine, Game Pro, oltre che col Museo VIGAMUS. Ha anche organizzato due edizioni della Mostra Archeoludica ed ha scritto due libri dedicati a PAC-MAN e Star Trek. Nella vita colleziona console PONG based ed alleva cagnoline, tra cui spicca Zelda.