Furiosa A Mad Max Saga Recensione: un calo di marcia

Quando il regista George Miller aveva annunciato di voler riprendere in mano il brand di Mad Max, i fan sono stati investiti da un insieme frastagliato di emozioni dissonanti. Mad Max Fury Road (2015) ha graziato l’universo dei blockbuster con un capolavoro senza tempo, tuttavia la sua produzione si è anche macchiata di tutta una serie di problemi e tensioni che difficilmente lasciavano trapelare la possibilità che ne potesse nascere un sequel di successo. Non a caso, dunque, le mire di Miller si sono concentrate sul dar vita a un prequel, il quale ha più volte cambiato pelle fino a trasformarsi in ciò che oggi è ormai noto come Furiosa A Mad Max Saga

furiosa a mad max saga
Furiosa in una delle scene più dinamiche e concitate dell’intera pellicola.

La lunga strada per arrivare a Furiosa A Mad Max Saga

Coloro che non seguono da vicino la sfera cinematografica potrebbero rimanere sorpresi del fatto che i fan di Mad Max siano, almeno in parte, preoccupati all’idea che lo storico regista della serie abbia deciso di aggiungere un capitolo alla sua celebrata creatura. La cosa risulta ancor più bizzarra se si considera che l’ultimo episodio uscito, il sopraccitato Mad Max Fury Road, aveva incassato consensi da ogni parte, sia dalla critica che dal pubblico. Il timore è infatti giustificato da ciò che è avvenuto in passato lontano dagli occhi della massa, dalla strada complicata e tortuosa che ha infine condotto a Furiosa A Mad Max Saga, da un processo di preproduzione tanto astruso da generare incubi e follia.

Tutto nasce da un valore virtuoso, ovvero dal fatto che Miller e i suoi sceneggiatori – Brendan McCarthy e Nico Lathouris – avessero dedicato molte energie a sviluppare i personaggi di Mad Max Fury Road. Quasi tutti i soggetti su schermo erano stati dotati di fitte backstories che non venivano esplicitate al pubblico, si limitavano a emergere da alcuni dettagli minori, lasciando ampio spazio all’immaginazione degli spettatori. Furiosa, coprotagonista della pellicola, era stata dotata di una trama particolarmente fitta, una soluzione che da una parte ha permesso all’attrice Charlize Theron di interpretare magistralmente il ruolo, ma che dall’altra rivela anche l’intenzione di voler sin da subito dar vita a un film dedicato. Già nel 2010, Miller aveva infatti annunciato di essere a lavoro su di una pellicola interamente dedicata a Furiosa.

Il progetto in quanto tale è stato rapidamente accantonato e una causa legale tra la compagnia di produzione di Miller e Warner Bros. ha ulteriormente affossato la possibile nascita di un sequel. Perlomeno nell’immediato. Il Furiosa A Mad Max Saga che sta ora raggiungendo i cinema ha iniziato a prendere forma solamente nel 2020 e, anche in questo caso, la sua genesi si è dimostrata tutt’altro che semplice, con l’attrice Anya Taylor-Joy che non ha mai mancato di far notare quanto fossero dure e spiacevoli le condizioni di lavoro a cui è stata sottoposta. Questo insieme di fattori non ha potuto che temprare le aspettative, imponendo una certa dose di cautela a tutti i potenziali fan. 

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Sorprendentemente, il ritorno di Immortan Joe non è puro fanservice. Anzi, crea contrasti tematici molto azzeccati.

La tempesta imperfetta

Furiosa A Mad Max Saga si pone come prequel diretto di Mad Max Fury Road, esplora una linea narrativa che si inserisce direttamente in quanto viene raccontato dal suo predecessore, un legame che viene peraltro rafforzato dalla scelta di allegare immagini del film del 2015 ai titoli di coda. Nonostante una simile premessa, Furiosa A Mad Max Saga si dimostra estremamente ambizioso e analizza un arco temporale che copre più di un decennio, distinguendo gli eventi rappresentati in una divisione per capitoli che risulta didascalica quanto digeribile. Complice il contesto, una parte significativa della pellicola viene dedicata alla tormentata e traumatica infanzia di Furiosa, la quale viene interpretata nelle vesti fanciullesche dall’ottima Alyla Browne: l’allontanamento dalle floride terre natie, la morte truculenta della madre, la cattura da parte del folle signore della guerra Dementus, ruolo recitato con evidente passione da Chris Hemsworth.

A ben vedere, Dementus è al centro dell’intero lungometraggio. Sono le sue azioni a determinare gli eventi, sono le sue scelte a causare i dolori della protagonista, sono le sue strategie a definire gli attriti con Immortan Joe, antagonista di Mad Max Fury Road, nonché gli avvenimenti che esplodono come conseguenza della guerra tra i due. Abbandonando ogni parvenza di sottigliezza, Dementus si presenta come uno studio accademico di come si dovrebbe strutturare un buon personaggio in preproduzione. Solo che, al posto di avvenire a priori, questo processo viene svolto sotto agli occhi del pubblico. L’atteggiamento erratico del villain, le sue scelte estetiche, le sue sventurate strategie belliche sono analizzate nel dettaglio, lasciando poco o nulla all’immaginazione di chi siede in poltrona. Di contro, le vicende di Furiosa subiscono costantemente i contraccolpi delle scelte compiute da Dementus, una condizione dalla quale la protagonista riesce a liberarsi solamente nel suo trionfale epilogo, assumendo di conseguenza il carattere del personaggio visto in Mad Max Fury Road. O in qualcosa che perlomeno vi somiglia.

La Furiosa di Anya Taylor-Joy non è la Furiosa di Charlize Theron. Non solo perché le attrici hanno una fisicità e un atteggiamento attoriale profondamente diverso, non solo perché l’anagrafica non coincide (28 anni di Taylor-Joy contro i 40 della Theron di Mad Max Fury Road), ma anche perché gli eventi narrati in Furiosa A Mad Max Saga non coincidono con la storia inizialmente pensata per il personaggio. La Furiosa di Theron era un personaggio in cerca di redenzione, un riscatto che non è però giustificato dalle azioni e dai legami sviluppati dalla Furiosa di Taylor-Joy. Furiosa A Mad Max Saga è dunque un prequel estremamente difettato, una carenza che non sarebbe così frustrante, se solo la pellicola stessa non facesse di tutto per ricordare al mondo intero l’esistenza di Mad Max Fury Road. 

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Con il progredire del film, Dementus continua a evolvere e mutare, rispecchiando lo stato di salute della sua gang.

Furiosa A Mad Max Saga come blockbuster autonomo

Ma com’è Furiosa A Mad Max Saga come film, a prescindere dal suo retaggio passato? Innegabilmente di intrattenimento, soprattutto quando Hemsworth è presente su schermo e divora la scena. L’azione certamente non manca, tuttavia le alchimie della stessa sono profondamente diverse da quelle consolidate dagli altri esemplari della serie. La struttura autoriale adottata fa sì che le avventure di Furiosa non si esauriscono in un’unica, lunghissima, serie di eventi consecutivi, bensì in molteplici frammenti action alternati con sezioni maggiormente espositive, le quali patiscono però il difetto di avere poco spazio per consolidarsi. Il lungometraggio non è certo breve, dura 148 minuti, tuttavia il modo di esporre la trama fa sì che buona parte dei personaggi secondari siano poco più che delle comparse o, al meglio, degli escamotage utili a creare dramma e a portare avanti la trama. Si tratta di un film lungo, ma che allo stesso tempo risulta fin troppo corto, più adatto a una serie o a molteplici film che a un’unica uscita.

La struttura intavolata da Miller fa sì inoltre che la vicenda orbiti, più che sui personaggi, sul mondo da essi abitato. Di fatto, vengono rappresentati con dovizia di particolari tutta una serie di luoghi, contesti e personaggi che in passato esistevano solamente nella trasposizione in videogame di Mad Max sviluppata da Avalanche Studios. In un certo senso, paradossalmente, Furiosa A Mad Max Saga sembra anzi più legato al suo parente videoludico, piuttosto che al suo progenitore effettivo, sia per le tematiche trattate che per l’impostazione vagamente voyeuristica per cui la protagonista è fortemente condizionata da missioni e obiettivi a breve termine. Il risultato, comunque, è che l’opera filmica non riesce a offrire un legame profondo con gli avvenimenti che narra, intavolando piuttosto un’introduzione del mondo tanto vasta e frastagliata da ricordare il modus operandi già visto in audaci blockbuster quali Matrix Reloaded.

La fotografia di Simon Duggan è in grado di richiamare la consistenza cromatica tipica della saga e si dimostra efficace, tuttavia è anche estremamente derivativa e priva di poetiche memorabili. Parte di questa mancanza deriva anche dal fatto che, a differenza di Mad Max Fury Road, l’ultima fatica di Miller indulge più esplicitamente e più marcatamente sull’uso degli effetti speciali computerizzati. Al posto di limitarsi ad usare la computer grafica per valorizzare le scene d’azione compiute da abili stuntman (come avveniva nel precedente film), il regista ha puntato sul creare situazioni più estreme che, tuttavia, perdono di quel genere di “fisicità” viscerale che tiene col fiato sospeso, dimostrandosi sin da subito finte. Eccellente invece il lavoro dedicato al mix sonoro, dalle musiche agli effetti, i quali sono tarati alla perfezione per rimarcare le scene d’azione e, soprattutto, per elevare ai massimi livelli il feticistico rombo dei motori.


Furiosa A Mad Max Saga arranca a reggere il confronto con il suo predecessore, Mad Max Fury Road, capolavoro contemporaneo del genere action post-apocalittico. Accettata questa premessa, la pellicola si presenta come un prodotto di buon intrattenimento che può fare felici quei fan che non vedono l’ora di scoprire qualcosa di più del mondo e dei personaggi che abitano la costola moderna della saga. Complessivamente un film godibile e persino raccomandabile, ma che difficilmente entrerà negli annali del cinema.