Doctor Who – 73 Yards Recensione: Semper Distant

Un bizzarro e stranissimo episodio Doctorless che è già un piccolo cult!

Doctor Who – 73 Yards è il quarto, attesissimo e puntuale episodio della nuova serie dedicata all’alieno naturalizzato britannico più amato del piccolo schermo, ormai un appuntamento fisso del fine settimana per gli appassionati sci-fi, che grazie alla nuova platea sempre più grande offerta dal canale tematico Disney+, sta conquistando i vecchi e nuovi fan. Doctor Who Modern, stagione uno, offre, dopo uno speciale natalizio leggerissimo, due episodi leggeri ed un terzo episodio drammatico dedicato alla guerra, che abbiamo recensito qui, la scorsa settimana, un tema inedito, e che raramente si è visto nell’intera saga, incluse sia la serie classica che la revival. Si, perché se da sempre gli sceneggiatori di Doctor Who hanno cercato di dare una spiegazione più o meno scientifica a tutti gli avvenimenti, stavolta la serie vira decisamente sui temi della magia e della stregoneria, ma del resto il TARDIS è atterrato in Galles, e l’occasione per ricordare le tradizioni della regione britannica è troppo ghiotta. Addentriamoci insieme in questo cerchio magico, e prepariamoci ad avere più domande che risposte.

Doctor Who - 73 Yards
Millie Gibson è alla sua prima grande prova d’attrice in solitaria

Doctorless, of course!

Capita, a volte, nella serialità televisiva, di avere alcuni bizzarri episodi senza il protagonista principale, poiché impegnato in una missione altrove, come succede spesso in Star Trek, ad esempio, quando un capitano va in missione diplomatica, o se colui (o colei) che di solito calca maggiormente la scena è improvvisamente scomparso per misteriosi motivi, come in questo caso specifico. Si, se siete tra i fan che stanno ancora a lamentarsi sui forum globali con gli altri appassionati perché nel precedente episodio “Boom” il Dottore sta praticamente immobile tutto il tempo sulla famosa mina esplosiva, stavolta preparatevi al peggio, alla sua prolungata assenza, che durerà l’intero episodio! Mentre il tempo, i giorni, i mesi e gli anni scorreranno inesorabili. Ma perché gli sceneggiatori fanno queste bizzarre scelte narrative? Ebbene, è presto detto. Soprattutto in serie in cui c’è un protagonista ed una spalla, una companion nel nostro caso, l’assenza del personaggio principale è un’ottimo escamotage per dare maggior spazio narrativo e finanche recitativo a chi di solito resta nell’ombra o quasi. Stavolta, infatti, la nostra cara Ruby Sunday ha modo di esprimersi liberamente, e soprattutto di farsi conoscere anche in solitaria, grazie proprio all’assenza del Dottore, che la rende la protagonista dell’episodio.

Una vita per ricordare…

La trama di Doctor Who – 73 Yards è da subito coinvolgente, bizzarra e misteriosa, per certi versi con delle venature da giallo vecchio stile, con tanto di tendenza all’horror soft, le premesse per qualcosa di magnetico e diverso dal solito ci sono decisamente tutte. Lo sceneggiatore Russell T Davies cita velatamente alcuni vecchi film britannici anni sessanta di genere, basati sul senso di estraniamento dalla realtà progressivo e sul fattore mistery, ma anche una sua recente (e splendida) produzione televisiva Years and Years, datata 2019, miniserie che presenta una tematica simile, ovvero di seguire alcuni personaggi nel corso dell’evoluzione della loro vita. Eppure, gli appassionati di vecchia data non potranno che ritrovare altre reminiscenze da due grandi maestri, ovvero Stephen King e John Carpenter. L’influenza del primo e del suo La Zona Morta è evidente, quella del secondo è invece più velata, e legata ad una sola iconica scena del film cult Il Signore del Male, noto in patria come Prince of Darkness. Alla regia l’esordiente Dylan Holmes Williams, che ha già lavorato sulla serie Servant, al suo debutto nella saga del Dottore.

La scomparsa del Quindicesimo Dottore nella trama di questo episodio, intitolato in italiano “Il cerchio delle fate”, dicevamo prima, ci permette infatti di seguire Ruby per lungo tempo mentre agisce da sola, peraltro senza mai spiegare i motivi per cui nell’episodio egli scompare. Si intuisce che ci sia una misteriosa magia legata ad un cerchio magico imprigionante, che viene spezzato liberando qualcuno o qualcosa, ma il tutto resta volutamente fumoso e vago. Ruby per la prima volta è completamente sola, e si trova ad indagare su quello che sta succedendo, perdendosi nelle nebbiose atmosfere del Galles, inquietanti ed intrise della negatività maligna ovunque, tra comprimari che a volte paiono aiutarla, altri invece destinati ad ignorarla, per sempre. Vediamo letteralmente crescere nel tempo la giovane e spensierata Ruby, che appare anche più adulta, più consapevole ed anche rassegnata al suo destino, per una vita intera. In attesa di capire quale sia il suo scopo e come poter tornare allo status quo, necessario in una produzione seriale. Una scrittura brillante, eterea e d’atmosfera, che ricorda in certi momenti un bellissimo episodio del passato, ovvero “I Morti Inquieti”.  Nel cast spiccano Anita Dobson, ovvero la misteriosa vicina di casa di Ruby nota come Mrs Flood, che in molti pensano essere River Song, Aneurin Barnard nei panni del politico Roger AP Gwilliam, oltre che, ovviamente, l’onnipresente Susan Twist, nel ruolo dell’alpinista.

Doctor Who - 73 Yards
La misteriosa figura femminile sempre posta in lontananza….

Semper Distant.

Alla già folle situazione, che vede il TARDIS invecchiare ricoperto di foglie e vegetazione, con l’inspiegabile scomparsa del Dottore, si aggiunge una misteriosa ed inquietante figura che compare fin dai primi minuti. Una donna sempre lontana, mai raggiungibile, perlomeno da Ruby, assieme fuori dal tempo e sempre presente in ogni situazione. Seppur distante, appunto. Il detto latino coniato da uno degli avventori dell’albergo gallese dove Ruby cerca il primo riparo è perfettamente calzante. E la distanza oltretutto non è nemmeno casuale, ma esattamente di 73 Yards, misura inglese tradizionale, che calcolata corrisponde ad un raggelante 66,7 metri. Troppo vicino al celebre Number of The Beast. Casualità? conoscendo l’autore Russel T Davies pensiamo proprio di no. La cosa bizzarra di questa donna e che chiunque può raggiungerla e parlarle, tranne Ruby, ma facendolo e parlando con lei sente misteriose parole, forse una formula magica, pensiamo in molti durante lo svolgimento dell’episodio, scappando poi in preda al panico. Persino l’intervento della UNIT sembra fare un clamoroso buco nell’acqua, come del resto amici e parenti più stretti di Ruby, che cercano invano di aiutarla. A quel punto la ragazza resta letteralmente sola, senza nessuno, per anni, vivendo la sua vita come tutti gli altri. Sola, non del tutto, sia chiaro, perché la misteriosa donna è sempre un passo indietro a lei, seguendola su ogni mezzo. Cosa vorrà dire quella strana distanza? Il colpo di scena finale di Doctor Who – 73 Yards è davvero tutto da gustare, per uno degli episodi più strani ma meglio costruiti a livello narrativo di questa stagione.


Il quarto episodio della prima (e purtroppo breve) stagione di Doctor Who Modern vira fortemente su tematiche mistery, diviso tra magia, esoterismo, alchimia del folclore inglese e tematiche quali la solitudine e lo scorrere inesorabile della vita. Peraltro in un bizzarro costrutto da famigerato episodio Doctorless, dove il caro vecchio dottore non appare per tutta la sua durata. Appassionante e destabilizzante come pochi, Doctor Who – 73 Yards ci ha stupiti positivamente, grazie alla sua originalità narrativa, ed alla buona prova da attrice protagonista di chi, di solito, è relegata a quella di spalla. E se ve lo stavate chiedendo, si nel cast c’è ancora la misteriosa Susan Twist, attrice anziana di cui vi abbiamo parlato già la scorsa settimana, quando impersonava l’IA dell’ambulanza. Ormai un tormentone. Se non si tratta davvero della zia di Russell T Davies assunta come figurante dalla BBC, come ormai si vocifera tra i fan in modo umoristico, c’è sotto qualcosa di grosso, ne siamo sicuri!  


 

Appassionato e storico del videogioco, Fabio D'Anna scrive di opere videoludiche, film e serie tv dal 2008. Tra le tante realtà del settore ha collaborato con Art of Games e siti come Retrogaming History, Games Collection, Games Replay, Games Village e riviste come PS Mania, PSM, Game Republic, Retrogame Magazine, Game Pro, oltre che col Museo VIGAMUS. Ha anche organizzato due edizioni della Mostra Archeoludica ed ha scritto due libri dedicati a PAC-MAN e Star Trek. Nella vita colleziona console PONG based ed alleva cagnoline, tra cui spicca Zelda.