Pre-order aperti il 26 settembre alle 16. Alle 16.20 era già impossibile sperare di trovarne una. Alla faccia delle frecciatine che l’utenza ha rivolto a Sony circa i prezzi, l’edizione da collezione di PS5 Pro (quella speciale per i 30 anni del brand realizzata in 12.300 esemplari) è andata sold-out in una manciata di minuti. Chi è arrivato tardi o è stato troppo lento a effettuare l’acquisto si è dunque trovato con un pugno di mosche e non può far altro che osservare con malcelata invidia quei pochi che invece ce l’hanno fatta. Anche se, volendo, ci sarebbe un’altra strada…
PS5 Pro: cosa contiene il bundle per l’edizione del trentennale?
Alla ‘modica’ cifra di 1099€, chi è riuscito nell’impresa di completare l’ordine si vedrà recapitare a casa una PS5 Pro, un Dual Sense, un DualSense Edge e una base di ricarica. Cos’hanno di speciale? Il colore grigio scelto da Sony per le scocche e i loghi colorati in luogo di quelli più recenti monocromo richiamano l’aspetto che fu della prima PlayStation. Quella uscita nel 1994 ha rappresentato per molti millennial la porta di accesso al mondo dei videogiochi.
Sony ha puntato sull’effetto nostalgia insomma. Una mossa che non le era riuscita benissimo con la produzione e commercializzazione di PS1 Classic Mini: ricordate l’edizione in miniatura di PS1? Sostanzialmente una emulation machine con già precaricati una ventina di giochi della prima generazione PlayStation. Se ascoltate bene potete ancora sentire l’eco delle critiche alla selezione di giochi e alla scelta di implementare un emulatore disponibile gratuitamente online in luogo di uno magari interno ufficiale.
Onde evitare divagazioni è il caso di tornare al bundle: come detto il costo da 1099 euro riguarda il bundle da 12.300 pezzi. Sul suo sito Sony ha però proceduto a proporre anche alcuni contenuti singoli: i DualSense (normale ed Edge), PS5 “slim” e PlayStation Portal con lo stesso tema sono stati disponibili sullo store per qualche ora.
Una storia non nuova…
Come detto, chi è rimasto a bocca asciutta nella normale fase di acquisto della console celebrativa non ha molte alternative a disposizione. La prima è il rammarico per la velocità insufficiente. La seconda è la speranza che Sony decida di voler produrre un numero maggiore di console da collezione. Quest’ultima è un’ipotesi ben più che remota, va detto. Difficile pensare a un volume produttivo più alto che rischierebbe di abbassare il valore degli esemplari già venduti.
C’è però una terza via. La peggiore. Come spettri che infestano una vecchia magione, così gli Scalper hanno colpito duro anche questa volta. Era già successo con il lancio della normale PlayStation 5 nel 2020, ricordate? Il lockdown e la conseguente ‘crisi dei semiconduttori’ avevano impedito a Sony di produrre un numero di PlayStation 5 sufficiente a soddisfare le richieste.
Certo, Sony non fu l’unica azienda a pagare lo scotto dello shortage, anche Nvidia venne travolta dallo stesso fenomeno, anche lei nel bel mezzo di uno step generazionale. Ma quello sofferto da PlayStation fu un problema ben più evidente perché colpì una platea potenzialmente più ampia. Diventò una gara tra utenti semplici e scalper che tentavano di arrivare per primi alle notifiche di restock. In tantissimi programmarono bot che automaticamente effettuassero il refresh della pagina Amazon e provassero a eseguire l’acquisto di un pezzo disponibile.
Se a riuscire nell’intento era un normale utente, questo poteva festeggiare la next-gen. Se invece ad accaparrarsi la console era stato uno scalper, quella finiva immediatamente su eBay a prezzi spropositati: 1000, 2000, anche 3000 euro. Spesso la console nemmeno c’era ancora fisicamente: chi premeva sul tasto acquista subito si portava a casa il diritto al pre-order.
Per quanto la morale di dette operazioni fosse discutibile al meno, comunque si rientrava ancora nei confini della legalità. Infatti, se questi erano infatti comportamenti borderline, ai tempi ci fu anche chi arrivò a rapinare i furgoni che trasportavano la console (è accaduto in Gran Bretagna) o a mettere in piedi in fretta e furia eCommerce fasulli che non solo promettevano la console, ma anche la proponevano a prezzo inferiore di quello di listino. La console, ovviamente, non c’era. Non c’era nemmeno il negozio se è per questo. Chi la vendeva ha intascato il malloppo ed è sparito (o è stato rintracciato dai Carabinieri). È successo in Italia in almeno due casi. Insomma, la voglia di lucrare sulla passione altrui non è mancata.
… che si ripete con PS5 Pro
Quattro anni dopo, di PlayStation 5 in edizione standard sono pieni gli scaffali e non vi è più la necessità di sborsare cifre folli da versare nelle tasche dei bagarini per accaparrarsene una. Ma questi ultimi sono stati attenti al mercato e intuito il potenziale valore del bundle ne hanno fatto incetta.
La dimostrazione? È sufficiente fare un giro su eBay per rendersi conto di come la situazione sia rapidamente sfuggita di mano: il minimo prezzo a cui si può trovare un bundle è pari al 150% di quello di listino: se ci si rivolge a un bagarino ‘onesto’ si può sperare in un umano prezzo da 1500€ circa. Ma questi sono casi sporadici. I più partono da 2000€ (il 200% circa del prezzo originale).
Non sono mancati certo veri e propri squali della finanza che hanno deciso di mettere tutto all’asta: si vende alla migliore offerta partendo da una base d’asta di 2000€, ma si può chiudere immediatamente l’operazione se si è disposti a sborsare almeno 15 volte tanto: 30.000 euro e qualche spicciolo (che fai, non le vuoi pagare le spese di spedizione?). Cifra troppo alta? C’è chi, sempre su eBay, ha proposto PS5 Pro 30th Anniversary IN OFFERTA ad appena 5000€. Non manca poi chi tenta di lucrare sui DualSense o su Portal, tutto venduto in media al doppio del prezzo originale di listino.
Perché sia più chiaro, nella gallery di seguito un po’ di screenshot raccolti su eBay in queste ore.
Le immagini parlano chiarissimo: tra i 12.300 che hanno messo le mani su una PS5 Pro in edizione limitata, una larga parte si è lanciata su eBay così da riproporre la console a prezzi ben più alti di quelli pensati da Sony.
Un fenomeno culturale e sistemico
Come già detto, non si tratta di una storia nuova nel mondo dei videogames. Più qualcosa è raro e ricercato, più quel qualcosa verrà proposto a prezzi maggiorati. È una legge di economia di base nota fin dai tempi del baratto: meno qualcosa è disponibile, più è probabile che la gente ne reputi alto il valore.
Nel nostro piccolo orticello geek poi siamo perfettamente abituati a vedere ogni tipo di collector’s edition proposta a prezzi esosi per il semplice fatto di essere rari: pensate alle altre console in edizione limitata, o a quel pack di quel gioco arrivato a casa con statue da esposizione che avevate pure pensare di comprare. Qualcuno di essi ha mai avuto un prezzo ‘popolare’? Ecco, appunto.
Spesso succede anche in modo non intenzionale. Pensate agli iPhone con installato sopra Fortnite venduti a prezzi assurdi nel 2020, quando cioè Epic e Apple si diedero appuntamento in tribunale. O tornate al 2015, quando Sony decise di rimuovere PT dal suo store rendendo le PS4 che lo avevano ancora installato dei pezzi più unici che rari.
Sempre in casa PlayStation, una cosa molto simile era successa 10 anni fa col lancio dell’edizione di PS4 dedicata al ventennale del brand. Ricordate? La console venne presentata da Shuei Yoshida e proposta al pubblico a 499€. A cercarla oggi la si trova ancora proposta a non meno di 2300€ su eBay.
Inutile andare a scomodare i classici del pensiero economico in questo caso. Il fenomeno del bagarinaggio è endemico, connaturato al nostro modo di concepire beni e servizi e nient’altro che un pervertimento di ciò che fa già chi propone collector e limited edition varie. Il valore d’uso percepito per questo genere di beni è spesso più alto di quanto avviene con un bene che fa la stessa identica cosa (come una PS5 Pro normale) perché soddisfa alcuni bisogni intimi che variano da individuo a individuo.
Nel caso specifico, possedere un pezzo di una edizione limitata significa avere in casa un pezzo di storia videoludica, significa avere avuto accesso a uno status symbol che genera invidia da parte di altri membri della community dei giocatori. Sono ‘sensazioni’ che non si possono toccare con mano, ma più che sufficienti a rendere il bene appetibile anche di fronte a prezzi ben più alti del normale e che non meritano certo di subire un giudizio morale esterno.
Altra storia però è il bagarinaggio. Quello è un po’ da stronzi.