Flint Treasure of Oblivion è un titolo dal delizioso stile ludico retrò che farà felici al contempo due categorie di videogiocatori, in primis gli appassionati di Retrogaming, ovviamente, ma anche e soprattutto quelli che amano le trasposizioni letterarie e vivono a pane e romanzi classici. Ebbene si, il leggendario L’isola del Tesoro, romanzo di Robert Louis Stevenson datato 1883 risorge e torna sul mercato nella sua moderna forma pixellosa, diventando un solido action adventure con forti venature RPG che fa dei caposaldi del genere i suoi punti di forza. Peraltro il gioco è anche una notevole prova di debutto in società per uno sviluppatore giovane in quanto a fondazione, Savage Level, ma che nasconde nel suo organico dei veterani del settore.  Ammainiamo quindi le vele ed andiamo a scoprire insieme cosa offre questa accattivante opera dalle nobili origini letterarie.
 Le premesse ottocentesche: L’isola del Tesoro di Robert Louis Stevenson
Il romanzo Treasure Island, localizzato in Italia come L’isola del Tesoro, scritto da Robert Louis Stevenson è uno dei più celebri romanzi d’avventura, che appartiene anche al cosiddetto genere “di formazione”, considerato oggi, ma di fatto fin dal suo debutto sul mercato, come uno dei titoli imprescindibili per i ragazzi in età scolastica. Una storia semplice, che narra di pirati, di mari misteriosi e di avventure tra le più appassionanti. Partendo dalla location britannica di Black Hill Cove ci guida, attraverso la voce narrante di Jim, verso mondi via via sempre più esotici ed eroici, che restano dentro fino all’età adulta. Un vero capolavoro della letteratura, che bisognerebbe leggere almeno una volta nella vita! Dopo aver ricordato quanto ideato un paio di anni prima e pubblicato nel lontano 1883, c’è da rimarcare che il personaggio di James Flint, protagonista di questa nuova storia narrata in Flint Treasure of Oblivion è di fatto alle prese con fatti originali e mai narrati, che si pone quindi come compendio alla storia già nota di Robert Louis Stevenson, anzi, come si direbbe nei tempi moderni, un vero e proprio Prequel.
Nel romanzo, infatti, egli è già morto da diversi decenni, in seguito all’ingestione di una quantità di liquore esagerata, e viene solo ricordato in quanto leggenda del “settore” picaresco. Il “modernissimo” titolo di Savage Level ci offre quindi la possibilità , notevole specie per chi conosce ed ama il romanzo, di vivere tutta la sua storia, a colpi di Mouse, dagli esordi della carriera nel sordido mondo dei pirati, fino al raggiungimento delle vette del crimine, cosa che ha reso il suo nome immortale. Oltre a lui, che aiuteremo a scappare di prigione, ci sono diversi personaggi pittoreschi, a partire dal suo vice Billy Bones, oltre ad una masnada di brutti ceffi assortiti, con bende sugli occhi e pappagalli sulla spalla, che, una volta reclutati nell’equipaggio, andranno a comporre la nostra ciurma di fiducia.
Flint Treasure of Oblivion: un gameplay collaudato che non delude mai
Fin dalle prime partite all’accattivante Flint Treasure of Oblivion si capisce subito che una delle ispirazioni ludiche maggiori è l’immortale saga di Baldur’s Gate, e le decine di titoli derivati, il cui gameplay di base è di fatto un vero e proprio “manuale di istruzioni per il bravo programmatore di Action RPG” a cielo aperto da un ventennio buono abbondante. Similmente all’immortale opera di Interplay datata 1998, infatti, la prima fatica dello studio Savage Level offre un approccio che definire tradizionale è davvero riduttivo, “classico” sarebbe decisamente il termine più consono, ne converrete, avventurieri all’ascolto. Tutto parte da una deliziosa visuale isometrica che permette di spaziare tra combattimenti di terra, corpo a corpo ed avvincenti battaglie navali. Quest’ultima, ovviamente, è una delle feature più avvincenti, siamo pur sempre in un titolo dedicato ai pirati marittimi, è bene non dimenticarlo mai. Se nella vostra mente avete già fatto la semplice equazione “Baldur’s Gate incontra Assassin’s Creed Black Flag” rifuggite da quello che avete immaginato. Alla complessità tortuosa di entrambi i due vecchi titoli, infatti, il sapiente staff di Savage Level, ha preferito sostituire un approccio entry level, semplificato anziché semplice, intuibile anziché immediato, e giocandoci è facile capire come sia stata proprio la scelta migliore per dare una forte impronta al titolo.
Sono presenti nel titolo classi differenti, in stile RPG, ma nessuna sfocia nell’evitabile fantasy puro, siamo del resto nel regno dei pirati, e nessuno ricorda che Barbanera o Capitan Uncino fossero capaci di lanciare magie elementali alla Mago Bianco di Final Fantasy. Alcune classi sono in grado di aumentare la forza degli altri membri in combattimento, oppure poterli curare, altre ancora sono maggiormente performanti negli attacchi diretti piuttosto che nella mischia di spade, ma nulla che un reale pirata del 1883 su un galeone, battente bandiera nera col teschio, nei misteriosi Mar dei Caraibi, non fosse realmente in grado di fare. I combattimenti di terra sono in qualche modo più complessi però delle pur eccezionali battaglie navali. Manovrare una chiatta pirata durante un assalto ad una nave civile o militare, lo sappiamo bene, non è certo facile, sono tanti, troppi, i parametri da dover tenere sottocchio. I combattimenti tattici a turni faranno la felicità dei nostalgici, ne siamo certi. Savage Level ha quindi semplificato al massimo tutti gli aspetti gestionali della navigazione in modo da far concentrare il giocatore sugli aspetti più immediati della pugna acquatica. Più semplici del già citato Assassin’s Creed Black Flag, ancora ricordato con timore da chi lo ha provato all’epoca, con una navigazione certamente più veloce ed immediata di un “certo” The Legend of Zelda Wind Waker che, soprattutto nella sua edizione originale per GameCube, e meno nel recente remake HD, sapientemente snellito, aveva ore ed ore di folle peregrinazione fine a se stessa nei mari di Hyrule. Le battaglie navali di Flint Treasure of Oblivion sono davvero appassionanti, pur nella loro semplice linearità concettuale. Una dicotomia tra sezioni terresti e sezioni marine che regala varietà e brio al corpus unitario dell’opera.
Tra i tempestosi fulmini ed il ritmico rumore scrosciante delle onde, perdiamoci nella lettura…
Un romanzo a fumetti digitale condito da una narrazione appassionante e di buon livello. Questo viene subito in mente dovendo descrivere l’offerta del lato narrativo di Flint Treasure of Oblivion. L’impostazione scelta dagli sviluppatori francesi è davvero ottima, e trasforma le polverose pagine ingiallite del romanzo di formazione originale di Robert Louis Stevenson datato 1883, in quello che sarebbe il suo erede spirituale ideale, ovvero un fumetto d’avventura uscito nel 1983. Soli cento anni separano idealmente i due media, ma di acqua ne è passata decisamente tanta sotto i ponti e sotto i galeoni picareschi. Del resto, lo sanno quelli maggiormente appassionati di questa tipologia di romanzi, esistono diverse versioni illustrate dei romanzi classici che sono molto amate dal pubblico. Una su tutte, Il Signore degli Anelli illustrato da Stan Lee, uno dei Mastri indiscussi dei fumetti, esempio perfetto per capire la chiusura del cerchio concettuale del gioco. La narrazione è intrigante, ben scritta e molto coinvolgente, e si presenta agli occhi dello spettatore moderno sotto forma di evocativi balloon disegnati a mano piacevoli come fumetti di un qualunque Milo Manara o Hugo Pratt, solo per citare due mostri sacri dell’avventura disegnata. Oltretutto lo stile grafico narrativo si sposa benissimo con la pixel art degli scenari in cui andremo ad operare, che offrono persino sporadiche e nostalgiche sezioni ad esagoni. Cari vecchi indimenticabili esagoni! Quest’opera picaresca mira proprio al nostro cuore, lo abbiamo capito.
Il comparto audiovisivo di Flint Treasure of Oblivion è splendido, specie per chi ha amato un filone particolare ruolistico d’azione di fine anni novanta ben preciso, ovvero proprio Baldur’s Gate, ma anche i suoi compagni di leggenda, ovvero Icewind Dale, Planescape: Torment, ed i primi due indimenticabili Fallout, solo per citare i più celebri. Se vi aspettate però la complessità e longevità di queste grandi pietre miliari del settore potreste rimanere delusi, non tanto per la semplificazione di cui abbiamo già accennato, ma soprattutto perché il tempo richiesto per completare il gioco, nella quest principale con una minima esplorazione, è di circa venti ore o poco meno. Ore che, per contro, trascorrono sempre tra stupore infantile e gusto della scoperta. La diversità degli ambienti terrestri è notevole, a partire dalle estese e complesse mappe da navigare nel classico stile Punta & Clicca, fino ai singoli ambienti dei diversi stage presentati. Montagne impervie da scalare, misteriose caverne da esplorare, vulcani attivi dotati di letale lava bollente, romantici ma pericolosi atolli rigogliosi del Mar dei Caraibi, lussureggianti foreste verdi che nascondono bellezze naturalistiche ma anche insidie nascoste, passando per una varietà notevole di biomi unici. Gli ambienti marini sono giocoforza più semplicistici, pur con varietà di base tra le tipologie di paesaggi d’acqua. I testi sono stati tutti tradotti in diverse lingue, italiano compreso. Gli unici dubbi restano quelli legati all’implementazione dell’interfaccia utente, davvero poco ottimizzata, ed alla scarsa interattività delle mappe di gioco, povere di elementi da cui è possibile ricavare extra e simili, oltre che qualche piccolo bug e freeze, che sicuramente saranno corretti da patch successive, ma sono decisamente inezie rispetto all’offerta ludica nel suo totale.
Flint Treasure of Oblivion è l’opera prima dello sviluppatore francese Savage Level che si rifà ad un grande classico della letteratura ottocentesca, ovvero L’isola del Tesoro di Robert Louis Stevenson, datato 1883. Il gioco offre una buona narrazione di fondo, con un gameplay classico mutuato dal filone immortale dei figli di Baldur’s Gate, in cui avventura, azione, esplorazione e combattimenti, con una spruzzata di elementi RPG vecchia scuola si fondono sapientemente tra loro. Il tutto presentato in una deliziosa grafica in pixel art e veri fumetti disegnati a mano che raccontano la progressione della storia. L’editore è il transalpino Microids, che da poco ha scomodato un vero mostro sacro del settore animazione, Goldrake in persona, regalandoci un titolo di culto, che potete trovare qui. Le avventure del pirata Flint sono disponibili dal 17/12/2024 su PC, tramite Epic Games o Steam, la versione da noi provata, ma anche sulle console di questa generazione, ovvero Nintendo Switch, PlayStation 5 ed Xbox Series X|S, ma non su old-gen, ossia PS4 ed Xbox One, piattaforme a cui, concettualmente, sarebbe stato adatto. Trovate il sito ufficiale in questa pagina. Un titolo decisamente da tenere d’occhio, quindi, che ci sentiamo di consigliare soprattutto a chi ama i classici, la letteratura, i fumetti, e soprattutto la narrazione di qualità .
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