Dynasty Warriors Origins: uno spettacolare ritorno dei musou

Dynasty Warriors Origins

Ciò che a lungo è stato diviso deve unificarsi. O dividersi. Una storia che si svolge a 150 anni di distanza dalla fondazione della dinastia Han Orientale, con gravi siccità e condizioni meteorologiche tanto avverse, quanto anomale che hanno causato carestie devastanti. Questo è l’incipit, in breve, di quello che ci ha atteso nel nuovo capitolo della saga firmata Koei Tecmo e Omega Force, che al ventisettesimo anno di età sforna un nuovo capitolo, Dynasty Warriors Origins. Un titolo che mantiene lo stesso stampo arcade proposto sin dagli albori della sua storia, offrendo ancora una volta il suo approccio di costante scontro uno versus tutti, torna ora con un mix che unisce tradizione e innovazione, per coinvolgere tutti i giocatori che conoscono la saga, o che stanno per approcciarvisi, ci coinvolge nelle sue classiche, spettacolari battaglie, assistendo ai momenti salienti al tempo dell’unificazione della Cina imperiale narrate nel Romanzo dei Tre Regni. Testato su PlayStation 5, vi raccontiamo in anteprima come si sono comportati i combattenti musou in questo nuovo capitolo di una saga davvero ricca di titoli, che hanno saputo attraversare finora tante piattaforme di gioco diverse, fino a sbarcare sull’attuale next-gen.

Il nostro eroe è pronto a diventare protagonista di un titolo davvero interessante di questa saga

Dynasty Warriors Origins: novità e tradizione al ritorno della saga

Si tratta di un titolo che ci conduce per mano mentre assistiamo al cosiddetto percorso di trasformazione di valorosi condottieri del tempo, descritti in un antico libro come guerrieri straordinari, capaci di affrontare da soli interi eserciti, e che racconta di come parecchie persone al contempo periscano per fame. Al contrario, i governanti, invece di aiutarli, non solo non offrono il loro aiuto, ma impongono anche pesanti tasse, commettono ripetutamente appropriazioni indebite e infliggono sofferenze al popolo. Ma in questa vicenda, con l’inizio del nuovo anno, si verifica un cambiamento significativo: la Via della Grande Pace, che aveva ottenuto un immenso sostegno aiutando il popolo sofferente, si rivolta contro la dinastia Han, adottando un drappo giallo come simbolo della loro unità e che saranno conosciuti come “Turbanti Gialli”, un movimento che in seguito verrà chiamato “Ribellione dei Turbanti Gialli”.

A questo punto interviene il nostro eroe, il protagonista John Patneaude (in versione originale Jun Fukuyama), che ha perso i suoi ricordi, e nel suo girovagare raggiunge un villaggio desolato, dove incontra un cosiddetto “uomo dalla lunga chioma”, che aiuta il popolo con i suoi compagni, e un “Eroe barbuto” che si oppone agli ufficiali oppressivi. Ed è anche vero che, se il protagonista avrà pur perso i suoi ricordi, al contrario il suo corpo ricorda ancora molto bene come combattere. Per sopravvivere in un periodo di guerra, è essenziale continuare a crescere; solo attraverso innumerevoli battaglie e incontri verrà svelato il percorso da seguire…

Il tempo delle guerre e delle battaglie spettacolari è giunto anche in Dinasty Warriors Origins

Le origini non si dimenticano

Aspetto fondamentale in questo gioco, gli scontri e l’azione Dynasty Warriors Origins offre aspetti rivoluzionari rivoluzione”, ma intendiamoci: quello che Dynasty Warriors Origins cerca di fare è il tentativo di prendere la formula tradizionale della serie e portare una ventata di modernità (non riuscita però appieno, stando a vedere attraverso tutta una serie di modifiche e aggiunte, col risultato finale di rendere l’impianto decisamente più interessante, ma evitando di proporre ai fan di lunga data un prodotto del tutto distaccato dal solco tracciato finora, e che è stato sempre apprezzato, dopotutto. Qualche tentativo di variazione sul tema poi si evince anche dalla trama vera e propria, dove vengono sviluppati concetti già toccati all’interno dei tanti spin-off della serie.

Partiamo ad esempio dall’identità misteriosa del protagonista, un “vagabondo” che ha perso tutti i propri ricordi, ma non la sua straordinaria abilità di combattente, tantomeno l’indole che lo spinge ad affrontare le ingiustizie per difendere i più deboli. Proprio all’inizio di questa campagna succosa e ben longeva (la cui durata varia tra le venti e le venticinque ore di gioco, almeno) vediamo il nostro eroe che fa la conoscenza del generale Zhang Jiao mentre sta ponendo le basi per la Rivolta dei Turbanti Gialli. Qui arriva il cambiamento, dove non sono dunque gli eventi a cambiare, ma l’approccio alla narrazione e la direzione, fortemente rinnovati e con un punto di vista inedito. In questo modo, abbiamo per le mani un titolo dal comparto narrativo sostanzialmente superiore alla media della saga di Dynasty Warriors.

I combattimenti saranno davvero coinvolgenti e corposi, con tanta azione e sostanza nelle modalità

Dynasty Warriors Origins: un gameplay corposo e rinnovato…

Anche il gameplay di Dynasty Warriors Origins si pone come uno degli elementi principali di questa azione di rinnovamento, con tanta carne al fuoco e opzioni arricchenti di questo aspetto del gioco che lo rendono sicuramente avvincente e sostanzioso. Ma andiamo con ordine: Origins offre alcune novità in primis nelle modalità di narrazione, non più attraverso gli occhi dei più celebri signori della guerra di questo tempo, bensì tramite la prospettiva di un personaggio inedito, il Vagabondo per l’appunto. Formidabile combattente, questi avrà un ruolo cardine per gli sviluppi della battaglia, in quanto le sue (e nostre) scelte e alleanze che deciderà di stringere lungo il cammino, si deciderà il futuro della nazione. E se negli episodi precedenti appunto il racconto era tenuto da più personaggi, con diversi punti di vista alternati, in Origins si seguono solo le gesta di un unico guerriero, tra combattimenti molto più stratificati e vari di quanto visto in precedenza.

Ci siamo spesso ritrovati in una marea di situazioni inedite e ricche di adrenalina, con un focus in particolare sul coinvolgimento del giocatore tra lotte massive che hanno visto come protagonisti eserciti e condottieri incredibilmente abili sul campo di battaglia. Anche il sistema di progressione risulta più dettagliato e decisamente meno dispersivo dei precedenti titoli, con un albero delle abilità ben leggibile, armi diverse e valorizzate nelle loro unicità, oltre che offrirci nel complesso una nuova visione sugli scontri e un’occasione di ingresso per i neofiti, una soluzione azzeccata e curata, soprattutto nella scrittura dei dialoghi e nella caratterizzazione del cast di comprimari. Inoltre l’idea di intrecciare la storia del Vagabondo con gli avvenimenti del Romanzo dei Tre Regni potrebbe aggiungere notevole spessore all’insieme. Una ulteriore nota di arricchimento è il sistema di potenziamento dei legami con i propri commilitoni, che ci fa rinforzare i rapporti con i propri alleati tra conversazioni a risposta multipla, i cui risultati condizionano le relazioni e le conseguenti prestazioni in battaglia.

L’azione tattica speciale di Dynasty Warriors Origins offre esaltanti battaglie contro enormi eserciti

… ma ancora ancorato al passato

Guardando invece all’aspetto tecnico ed estetico di Dynasty Warriors Origins, abbiamo notato purtroppo come proprio questo comparto sia l’aspetto meno convincente dell’intero titolo. La presentazione visiva è di buon livello, con modelli poligonali curati e un frame rate generalmente piuttosto stabile, ma non costante, con qualche animazione facciale e alcune movenze degli avversari che non ci sono sembrate al livello di altri prodotti contemporanei. Andando avanti, abbiamo anche notato l’interfaccia di gioco non del tutto brillante, con il menu che presenta scritte troppo piccole, poche opzioni di personalizzazione nella schermata iniziale, così come sono davvero scarne le impostazioni tecniche che ci vengono chieste all’inizio del gioco. Le impostazioni del livello di difficoltà invece sono nella classica distinzione in tre opzioni, “Storico”, “Viandante” e “Eroe”, nell’ordine dalla modalità meno stressante a quella più coinvolgente e per veri combattenti, differenze che comunque si sono fatte sentire anche all’atto pratico.

Infine, la grafica ha mostrato parecchia cura estetica, a partire dalle sequenze filmiche, che hanno mostrato cura nel dettaglio, fluidità e un buon mantenimento degli FPS, per quanto comunque la realizzazione dei personaggi e le animazioni nelle scene animate tratte dal gameplay hanno portato alla luce subito un’evidente calo delle prestazioni, sia per legnosità dei movimenti, un po’ più innaturali rispetto ai filmati veri e propri (che sono davvero pochi, quantitativamente parlando, e altrettanto brevi), oltre che una realizzazione estetica ancora un po’ ancorata al passato, con tratti fisionomici ed estetici lievemente anacronistici, se paragonati ad altri titoli contemporanei che ci hanno accompagnato attraverso le ampie terre del Sol Levante. Infine, tra le scelte di adattamento al mondo occidentale, abbiamo relativamente apprezzato la “variante inglese” degli originali nomi giapponesi: avevamo davvero bisogno, nel 2025, di modificare i nomi dei personaggi per renderli più accessibili, almeno all’apparenza? Siamo sicuramente circondati sempre più spesso dalla presenza di nomi di origine cinese e nipponica, soprattutto lo sono i fan di franchise dedicati a manga e anime, e più in generale a prodotti che hanno desiderato mantenere intatta la propria origine “lontana”.


Al netto di qualche piccola incertezza sotto il profilo tecnico, Dynasty Warriors Origins si è rivelato un lavoro consistente e curato, con tanti contenuti e azione da vivere fino in fondo, tra battaglie decisamente coinvolgenti e un focus specifico su un solo personaggio, che ha margine di crescita costante e parecchia strada di fronte a sé da percorrere. Dynasty Warriors Origins approderà su console next-gen e PC a partire dal 17 gennaio, una data a partire dalla quale potrete mettere le mani su un titolo finalmente fresco per soddisfare il gusto e le esigenze sempre più forti dei fan. La prima sorpresa videoludica del 2025? Quasi sicuramente, ma solo se non considererete il comparto tecnico ed estetico, due talloni d’Achille di una schiera di solidi combattenti.


 

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