I Colori dell’Anima – The Colors Whitin Recensione: un soave arcobaleno sensoriale

AnimeFactory porta nelle sale italiane l’ultima opera diretta da Naoko Yamada

The Colors Within

Delicato e soave come le sfumature pastello, espressivo e dirompente come le tinte più sature. Con la sua sinfonia cromatica I Colori dell’Anima – The Colors Whitin arriva nei cinema nostrani il 24- 25 e 26 febbraio. Il film, uscito in Giappone il 30 agosto 2024, è distribuito in Italia da Anime Factory, etichetta della Plaion Pictures. Sotto la direzione di Naoko Yamada, la nota regista della pellicola La forma della voce, è realizzato da Science Saru, lo studio d’animazione nipponica che ha recentemente prodotto DanDaDan (di cui trovate la nostra recensione qui). Totsuko, studentessa in un collegio cattolico, possiede un dono unico: la capacità di percepire i colori che emanano le altre persone. Alcune gradazioni la affascinano particolarmente, come il blu di Kimi, una sua compagna di scuola. Insieme a lei e a Rui, un giovane incontrato in una libreria dell’usato, Totsuko forma una band. La musica diventerà così il filo conduttore di un’amicizia che permetterà a ciascuno di loro di esprimere se stesso in modo autentico e sincero.

i colori dell'anima
I tre protagonisti della pellicola.

La forza della delicatezza

Una vibrante poesia in formato audiovisivo, nella quale lo stile armonico di Naoko Yamada si mostra aggraziato ed al contempo impetuoso. I Colori dell’Anima è un’opera profonda, caratterizzata da una peculiare leggiadria, dalla gentile potenza espressiva. Proprio nella sua delicatezza, manifesta in tutte le sue forme, che si concentra la forza emozionale di questa pellicola, capace di commuovere intimamente lo spettatore. Il film presenta una trama minimalista e contemplativa, uno slice of life nella massima purezza, che ci racconta di uno spaccato di vita adolescenziale nel complesso ordinario, ma non per questo noioso o banale. Il tutto si concentra sulla bellezza delle piccole cose, nella meraviglia delle nuove esperienze e delle scoperte quotidiane, nel piacere di condividere passioni ed idee. Ne emerge una storia genuina che rifugge i clamori dell’azione per abbracciare l’intima esplorazione dell’animo umano, trasportando il pubblico in un viaggio interiore ricco di sfumature multisensoriali. Al pari delle altre produzioni della regista, il focus della narrazione si incentra intimamente sui protagonisti, con particolare attenzione alla loro crescita personale ed alle relazioni interpersonali. Naoko Yamada, ancora una volta, riesce abilmente a plasmare personaggi verosimili e magnetici, che trovano un’eco profonda nel cuore del pubblico. Una caratterizzazione autentica contraddistinta dal quel tocco di poesia che permea intrinsecamente il lungometraggio. L’euritmia tra parole, silenzi e musica è sapientemente orchestrata, richiamando la cadenza dei versi e delle pause nei componimenti poetici. L’avvicendamento dello storytelling, tipicamente giapponese, è placido come le acque calme di un fiume, riflettendosi specularmente nel montaggio, fluente e dalle transazioni morbide, dal ritmo meditativo. I passaggi temporali risultano calibrati, polarizzati in piacevoli sequenze di condensazione narrativa, nelle quali allo scorrere dei giorni si alterna lo sviluppo dei protagonisti.

Immagini e suono, dicotomia fondante dell’audiovisivo, trovano ne I Colori dell’Anima un impiego espressivo di primaria importanza, costituendo il fulcro centrale e multisensoriale dell’opera. La delicatezza della pellicola si esprime magnifica nella sua ricercata estetica, dal tocco impressionista, esaltata dall’alta qualità. Il film è realizzato in tecnica mista classica e digitale, scrupolosamente calibrate, con animazioni fluide, dal dinamismo marcatamente realistico. Incantevoli le sequenze di danza della protagonista, nelle quali la sua grazia, in alcuni frangenti impacciata, è perfettamente resa nei movimenti sullo schermo. Naturalismo che rintracciamo nei disegni dei personaggi e dei fondali, dal tratto pulito ed accurato, ricco di dettagli. Splendida la fotografia, caratterizzata da un’illuminazione verosimigliante, attentamente studiata per riprodurre la luce naturale, dalla transazioni con le ombre morbide, al contempo costellata di dettagli luminescenti. La palette cromatica in cui predominano luminose le tinte pastello, impreziosite da tocchi più vivaci, sovente resi dagli elementi in C.G.I., i quali donano ulteriore profondità alle immagini. Questo uso sapiente della luce e del colore caratterizza le sinestesie visive distintive dello stilema di Naoko Yamada, che nel film ritroviamo insieme alle altre peculiarità che contraddistinguono la regista, in particolare le angolazioni di ripresa e l’hanakotoba (il linguaggio dei fiori n.d.r.). Le inquadrature basse, come quelle dei piedi, ed i primi piani sono strutturate per trasmettere non solo le emozioni dei protagonisti, ma anche un senso di intimità e introspezione, contrapponendosi ai tagli ampi che mettono in risalto la bellezza dei paesaggi e degli ambienti quotidiani. In armoniosa sinergia il comparto audio, dal timbro cristallino ed avvolgente. La colonna sonora, a cura di Kensuke Ushio, compositore noto per la sua collaborazione con Naoko Yamada, comprende sia brani originali che classici, nonché la canzone In the Pocket dei Mr.Children, una delle rock band di maggior successo in Giappone. Suoni e musica sono coordinati magistralmente, in modo che ogni nota e fotogramma risultino esattamente sincronizzati, creando un’esperienza audiovisiva intensa ed evocativa. L’impatto complessivo è straordinariamente immersivo e multisensoriale, con una profonda emozionalità che tocca le corde dell’animo dello spettatore.

I colori dell'anima
L’elemento musicale è chiaramente importante, nel film.

I Colori dell’Anima: il lirismo delle piccole cose

Naoko Yamada ci regala una toccante storia di crescita personale, un viaggio intessuto di piccole scoperte quotidiane ed intime riflessioni. Una rete tematica interconnessa, attraverso la quale la regista indaga con delicatezza e sensibilità la complessità delle emozioni umane. Il suo approccio è maturo, decisamente ottimista ma privo di buonismo paternalista. I Colori dell’Anima celebra la bellezza di questo mondo, la felicità delle piccole cose, attraverso lo sguardo poetico, ma al contempo obiettivo della regista, che cattura l’amenità di una realtà genuina. Introspettivo e contemplativo, l’approfondimento tematico è caratterizzato dalla sua particolare lente di analisi: il dono “visivo” di Totsuko e l’arte dei suoni. Questi elementi non si limitano ad essere fattori estetici ed espressivi, né ad una mera dimensione sensoriale, bensì trasmutano nelle chiavi interpretative con le quali lo spettatore si interfaccia al film. La capacità di vedere i colori delle persone diviene una potente metafora per rappresentare la complessità e la varietà delle emozioni umane, mentre la musica si configura come una forma di espressione personale, che permette di esplorare i propri sentimenti in modo autentico. Un linguaggio universale capace di superare le barriere culturali e sociali, unendo indissolubilmente i protagonisti. Con rara maestria Yamada riesce tramite immagini e melodie, nonché ad un uso estensivo di simbolismi e metafore visive, a guidare il pubblico attraverso un’esperienza poliedrica ed unica, sorgente di intime riflessioni.

L’evoluzione dei protagonisti si sviluppa attraverso le loro relazioni interpersonali e si focalizza nel principio, sovente ripetuto nelle preghiere della protagonista, di trovare la forza di intervenire su ciò che può essere modificato ed, al contempo, di accettare ciò che invece non possiamo cambiare. Una ricerca di equilibrio che non si traduce in mera rassegnazione, bensì in resilienza ed accoglienza dell’ineluttabilità della vita, accompagnata dal coraggio di affrontare le sue sfide, la quale affonda le sue radici nella consapevolezza del proprio sé. Sullo sfondo di questo splendido quadro si incastra la religione cattolica, emblema delle rigide regole della società. Tuttavia, nonostante il rigore dei suoi insegnamenti, essa è scevra di quel dogmatismo tipicamente occidentale, configurandosi con un orientamento cristiano di stampo asiatico, più culturale e spirituale che dottrinale. Il culto rappresentato nel film, infatti, integra elementi della cultura giapponese e si adatta armoniosamente al contesto locale, tramutandosi in una scenografia atta ad esaminare temi universali come la crescita personale, la fede ed i sentimenti delle persone, piuttosto che concentrarsi su insegnamenti religiosi specifici. La regista intreccia magistralmente questi elementi, conferendo alla narrazione una profondità ed una ricchezza che trascendono le semplici barriere culturali. La presenza della religione cattolica, pur essendo una forza costante e influente, diviene uno strumento per esaminare le dinamiche umane e le sfide interiori dei personaggi. Un viaggio spirituale ed emotivo dei protagonisti, che mette in luce la bellezza delle piccole scoperte quotidiane e la ricerca di un equilibrio tra fede e realtà.


Un film di rara delicatezza, propulsore della sua potente carica espressiva. I Colori dell’Anima coniuga leggerezza e profondità in un perfetto equilibrio, regalandoci una storia di crescita personale intima, che celebra la bellezza e la poesia delle piccole cose. La suggestiva sinfonia cromatica di Naoko Yamada vanta un’estetica ricercata, magnificata dall’alta e raffinata qualità tecnica, esplicazione dell’armonioso ed aggraziato stilema della regista. Una pellicola che riesce a toccare le corde più intime dello spettatore, offrendo un’esperienza emozionale coinvolgente e sensorialmente immersiva. Un’occasione imperdibile per coloro che amano le meraviglie dell’animazione.