Killing Floor 3 Provato: sopravvivere agli Zed… e non solo

A distanza ormai di nove anni dalla pubblicazione del secondo, iconico e di successo Killing Floor 2, Tripwire Interactive si prepara ad apparecchiare per il prossimo 25 marzo una sopravvivenza spietata nel suo FPS cooperativo online, mostrando i denti, le ossa e pure i muscoli in una beta che abbiamo provato in esclusiva. Rispetto al 2016, comunque, sono cambiate molte cose nello scenario del genere di cui stiamo parlando. Si sono aggiunti multigiocatori di massa di gran successo come Apex Legends e altrettanti hanno offerto ai giocatori un divertimento reale e tangibile. Ma nessuno, seppure le pochissime alternative ci siano state eccome, ha mai realmente offerto un’esperienza reale. Il grande contendente di Killing Floor, World War Z, è stato certamente uno dei punti più alti del genere, che deve la sua nomea a un altro esponente, ovvero Left for Dead, pubblicato al tempo su Xbox 360 e PlayStation 3. Al tempo si poteva pure giocare in locale, cosa che, purtroppo, Killing Floor 3, esattamente come il predecessore, non sembra affatto garantire. La beta, in ogni caso, è giunta con l’obiettivo di far scoprire al giocatore la componente cardine del titolo di Tripwire Interactive e, lo ammettiamo, avremmo tanto voluto vivere da vicino qualche missione dedicata alla storia.

Pronti ad affrontare le orde di Zed?

Aspettative piuttosto alte

Come però dichiarato dal team, ciò che avverrà nel racconto, con una storia che si dipanerà in questo senso in modo diretto e verticale, si baserà essenzialmente sulle missioni che si prenderanno nei vari scenari messi a disposizione dal team. Ora, pensare di avere già un videogioco pronto è il minimo, e la sensazione che Killing Floor 3 non lo sia ancora è piuttosto sentita. Non percepiamo una mancanza di contenuti, quanto piuttosto di una rifinitura finale che, peraltro, è stata anche legittimamente segnalata dal team di sviluppo.

“Questo videogioco è ancora in lavorazione”: è ormai un classico, nel panorama videoludico attuale, considerando che siamo abituati a una trafila di opere in Accesso Anticipato che devono ancora essere lanciati. Il caso di Killing Floor 3 è invece diverso, perché, come già accennato, l’obiettivo è diametralmente opposto: apparecchiare il contenuto, farlo conoscere al giocatore e, in seguito, mostrare per l’appunto i muscoli di cui stiamo parlando in questa anteprima.

Killing Floor 3, in tal senso, rischia davvero di essere superiore al secondo capitolo in tutto e per tutto, sia per il ritmo dei Wave proposti (i round che si affrontano), quanto per la mole di specialisti, armi nuove e ulteriori aggiustamenti che promettono di rimpinguare a dovere l’intera esperienza. È difatti piuttosto inutile, al momento, parlare della modalità campagna o della storia. È fondamentale, invece, sottolineare il contesto: l’umanità, a causa degli Zed, è sull’orlo dell’estinzione. Le creature, fuoriuscendo dalla Terra, sono demoni con l’intenzione di uccidere ogni forma di vita e di arrivare al pieno controllo del pianeta. A opporsi a questo loro tentativo di dominio, c’è un pinnacolo della speranza, la Nightfall, ovvero degli uomini e delle donne pronte a tutto per impedire alle creature di propagarsi per tutto il pianeta.

Di testa…

Killing Floor 3 mostra le ossa con il suo gameplay

È un contesto peraltro mostrato a sufficienza in un lungo video trailer che ha presentato il gameplay di gioco, fornendo inoltre ulteriori spunti su cosa aspettarsi dalla produzione di Tripwire Interactive. È al momento fondamentale sottolineare la presenza di tutti i vari specialisti, che si possono scegliere prima di un qualsiasi combattimento in un hub intuitiva, ove tutto può essere scelto, dalle armi fino all’equipaggiamento. Proporre un hub simile riesce sia a condensare in modo efficace il modo in cui si può giocare, specie quando si tratta di scegliere la difficoltà delle operazioni.

Abbiamo notato, però, una piccola criticità in questo senso: quando abbiamo tentato di cambiare difficoltà, il gioco ne ha proposta un’altra. Il livello che si può scegliere, se qualcuno è pratico e conosce già Helldivers 2, è comunque nelle mani del giocatore. E immaginiamo che il prodotto finale, quando verrà pubblicato sul mercato, rispetterà le decisioni del giocatore. Ciò potrebbe essere accaduto, probabilmente, per via del livello alto degli altri giocatori e per stabilizzare al meglio l’esperienza per chiunque. Ammettiamo comunque di aver trovato grosse difficoltà a combattere gli Zed, soprattutto quando abbiamo fronteggiato creature abbiette e i boss finali delle varie aree, piuttosto complessi da far fuori se manca il gioco di squadra, fondamentale nell’esperienza.

Per chi, comunque, non conoscenza Killing Floor ed è finito sulle nostre pagine per la prima volta, deve sapere che il terzo capitolo, esattamente come gli altri due, è uno sparatutto in prima persona in cui bisogna sopravvivere a orde di nemici che sbucano dalle proverbiali pareti con l’obiettivo di farci fuori. In Killing Floor 3 saremo in buona compagnia con altri quattro giocatori; quindi, la squadra è composta da altri player che possono aggiungersi prima di qualsiasi spedizione. Come già sottolineato, la beta si concentra sul multigiocatore, perciò su quella che è l’esperienza reale di questo terzo capitolo.

FUOCO.

Brutale e piacevolissimo

Il gunplay, decisamente fluido e ben proposto, non è appesantito in alcun modo. La visuale in prima persona non è confusionaria, specie quando ci si trova davanti un numero esagerato di nemici, e lo specialista che si predilige può sgominarli in modo originalissimo. In totale saranno sei, ma noi ci siamo concentrati sul Commando, che sa davvero il fatto suo. Armato in tal senso di una torretta, il nostro – come anche gli altri specialisti – può equipaggiare due armi, oltre alla pistola: noi abbiamo optato per quelle classiche, dunque un fucile di precisione che ha saputo dare filo da torcere ai nemici; ma anche su un’arma elementale, che possiamo decidere in base alle nostre preferenze. Contro gli Zed particolarmente più corrazzati, il fuoco può essere una scelta migliore, ma consigliamo pure un’arma elettrificata per avere la meglio.

Le fasi di combattimento non avvengono in aree particolarmente ampie, seppure la nostra mappa prediletta, quelle delle strade cittadine, offrano diversi modi per interfacciarsi con gli scontri. L’interfaccia suggerisce come curarsi, con tre siringhe poste in fondo, a sinistra, che non hanno tempo di ricarica. Lo stesso, purtroppo, non si può dire delle abilità opzionabili: noi abbiamo parlato di una torretta poco più su, e il suo utilizzo costa tempo. Non molto, almeno quindici secondi, ma è bene adoperarlo quando l’inferiorità numerica si fa sentire. Il margine è comunque utile per avere la meglio contro gli Zed, talvolta esageratamente numerosi, e in parecchie occasioni alquanto brutali se non si utilizza il gioco di squadra.

Avere un’ottima coordinazione con gli altri membri della squadra non è soltanto fondamentale, ma è utile per capire in che modo affrontare lo scontro e usare tutte le abilità necessarie. Ciò che ci ha colpito molto, inoltre, è il tempo intercede tra un Wave e l’altro: in questo lasso temporale è possibile anche cambiare assetto al personaggio e, in seguito, occuparsi di perfezionare l’armamentario. Killing Floor 3 è un videogioco costruito anche al di fuori del combattimento, e lo si nota per l’appunto alla base.

In varie missioni, sarà infatti possibile raccogliere degli strumenti utili per perfezionare le armi. Già, c’è pure questa ottima caratteristica, nel pacchetto offerto dal team: arrivare a variare le armi e a migliorare, ad esempio, le bocche di fuoco e la canna del fucile. A essere però ancora di più vitale importante è l’albero delle abilità, che ogni specialista dispone. I punti si possono assegnare in base al livello del personaggio. Sbloccare un livello superiore al sesto, per esempio, garantisce ulteriori benefit e dà al giocatore la possibilità di avere scelte diverse e migliore. La presenza di un albero abilità, inoltre, evoca un’intenzione nobilissima da parte del team: focalizzare l’attenzione sull’esperienza del giocatore invece che sulle microtransazioni, il che suggerisce lo scopo di offrire un’esperienza che incanali delle ottime trovate in fatto di game design.

I nemici sono spietati e bellissimi.

Cosa aspettarsi dal massacro finale?

Non vedevamo così tanto sangue da DOOM Eternal. No, non scherziamo affatto, quando ne parliamo: Killing Floor 3 è splatter. È sangue, è budella, è morte e c’è sempre qualcosa che potrebbe trucidarci da un momento all’altro. Lo abbiamo provato su console.

Al momento, il lato tecnico è ancora ballerino, con una lentezza generale causata dal software, ovviamente in una versione non finale che non permette un’esperienza liscia. Ad averci affascinato è l’art design, invece, oltre che la musica metal sapientemente inserita al suo interno. Viene lecito aspettarsi da Tripwire Interactive un videogioco che vada ben oltre le attese e superi il predecessore. Killing Floor 3 dà la sensazione di essere sulla buona strada.


Non è certamente facile riuscire a seguire i vecchi fasti e non è neppure tanto scontato arrivare all’obiettivo con semplicità. Killig Floor 3, però, ha tutte le carte in regola per farlo: un gunplay ora fluido, migliorato, che saggia tutto il potenziale delle situazioni e un mare di momenti da vivere. Gli Specialisti da usare, inoltre, sanno come fare del male e, per questo, non vediamo l’ora di provare tanto altro. Per il momento, è tutto quello che abbiamo da dire!