Il mese di aprile si sta rivelando a dir poco rovente per tutti gli appassionati di anime, grazie anche allโarrivo sul mercato del nuovo adattamento dedicato a Devil May Cry. Annunciato, coccolato ed edulcorato fino allโultimo trailer, il nuovo progetto รจ approdato su Netflix con un bagaglio di aspettative abnorme, per ovvie ragioni storiche e culturali. Studio Mir, con la direzione di Adi Shankar, ha confezionato un prodotto audace, coloratissimo, pieno di azione e adrenalina, che da un lato riesce a onorare e replicare lo stile della serie videoludica e dallโaltro, perรฒ, si prende forse un poโ troppe libertร , andando cosรฌ a gettarsi in un campo minato difficile da superare.
Tirando le somme, dopo aver visto gli otto episodi che compongono la prima stagione (la seconda รจ giร stata annunciata), lโago della bilancia pende comunque sul lato forte della barricata, al netto dei limiti sopracitati. Nellโinsieme, siamo di fronte a una buona serie, con ritmi alti e con alcune trovate geniali, che riesce ad appassionare quanto basta dal primo allโultimo episodio, soprattutto se ne si ignora la provenienza. I โpuristiโ, infatti, saranno sicuramente meno contenti, per le troppe libertร creative prese in alcuni passaggi, ma alla fine rimane comunque un progetto da continuare a tenere dโocchio e ora vi spiego il perchรฉ.

Devil May Cry: il diavolo puรฒ… ridere!
Devo essere sincero: mi sono approcciato a questa trasposizione animata, giร evidentemente molto colorata e audace, con grande curiositร . Da grande appassionato dell’opera di Capcom e, piรน nello specifico, del personaggio di Dante, che reputo forse uno di quelli meglio scritti e concepiti dell’intero medium videoludico, ero sinceramente entusiasta e curioso di poter tornare a vivere le avventure del cacciatore di demoni piรน famoso dell’industry. E, onestamente, sin dai primissimi minuti ho avuto la sensazione di aver tra le mani un qualcosa di polivalente, dalle molteplici facce, non tutte affascinanti e attraenti come il cacciatore dai capelli bianchi. Per questo nuovo adattamento, il regista Adi Shankar, grande appassionato dell’opera di Capcom, ha utilizzato un piglio violento, spregiudicato, a volte esagerato, degno dei piรน recenti esponenti di un genere, anche cinematografico (vedi John Wick, per fare un esempio), sempre e comunque irresistibile, al di lร delle qualitร creative oggettive.
Il risultato finale รจ una direzione di ottimo livello, un ritmo serrato continuo, che riesce a replicare lo stile del videogioco, di quelle fasi in cui i combattimenti rubano la scena e diventano l’epicentro di una storia con tanto da dire ma che si accontenta sempre di essere soltanto “buona” e mai niente di piรน. Devil May Cry non ha mai brillato per la sua bontร narrativa, lo ammetto, e la scelta di Adi Shankar รจ quella di seguire un po’ questo filone, preferendo l’azione sul campo alle diramazioni narrative troppo elaborate, per quanto perรฒ, in realtร , viene posto l’accento su diverse ispirazioni tematiche non sempre, perรฒ, vincenti, ed esattamente coerenti col materiale di partenza.

Identitร , libertร , profonditร : il peso delle scelte piรน difficili
Gli otto episodi che compongono questa prima stagione di Devil May Cry si lasciano guardare, scorrono veloci, anche e soprattutto grazie alla sopracitata scelta di affidarsi a episodi cadenzati da un ritmo sempre spregiudicato, veloce, per certi versi spiazzante, e tutto questo funziona molto bene. Se poi ci aggiungiamo la presenza di un’antagonista veramente figo, creato ad hoc per la serie, con i cosiddetti attributi in bella mostra, il risultato finale puรฒ essere veramente letale. Il Bianconiglio, del resto, fin dai primi trailer ha mostrato un potenziale enorme, confermato praticamente in toto dopo questa primissima stagione. Dov’รจ, dunque, l’inghippo? Questa รจ una domanda a trabocchetto, a cui รจ difficile rispondere, ma allo stesso tempo รจ anche estremamente facile, semplice. Non ho apprezzato del tutto le troppe libertร creative prese dall’autore nel confezionare il mondo, il background su cui appoggiare tutta la storia, specialmente se si va a prendere in esame proprio e soprattutto il protagonista principale: Dante.
Ho apprezzato molto il fatto che il “nuovo” Dante strizzi molto l’occhio alla piรน pigra e “bulla” versione del protagonista creata da Ninja Theory con DmC, ma allo stesso tempo non ho amato il peso specifico dello stesso protagonista all’interno della storia. Per lunghi tratti, infatti, Dante sembra quasi una specie di strumento, un personaggio fin troppo scontato e per forza di cose chiamato a fare da arbitro in una guerra tra il bene e il male piuttosto insipida. ร in questo contesto che, manco a dirlo, gli vanno a rubare la scena, ovviamente, il Bianconiglio, vilain splendidamente caratterizzato per tutto il tempo, fino alla fine, e Lady, che diventa quasi il vero epicentro di tutta la storia. Adi Shankar non ha mai negato di avere un debole per la bella e letale “guerriera” dai capelli corvini, ma lo spazio dedicatole รจ forse un po’ eccessivo, tanto che un intero episdio (peraltro realizzato con una direzione artistica sublime) รจ praticamente interamente incentrato sulla sua persona e sulla sua storia tormentata. Sia chiaro, solitamente amo la libertร creativa, ma quando questa va a prendere a pugni vent’anni di storia, diventa un po’ meno accattivante.

Nella tana del Bianconiglio
Se il ritmo incalzante, spesso accompagnato da una miriade di tracce su licenza di uno spessore e di un valore inestimabile (Green Day, Limp Bizkit, Evanescence e tanti altri)ย che rendono l’impatto audiovisivo ancor piรน sontuoso, รจ una costante vincente di tutta la serie, lo stesso, dunque, non si puรฒ dire completamente della narrazione e, soprattutto, del valore dato ai personaggi. Adi Shankar, nel suo cercare di creare qualcosa di per forza “vergine” e distante dall’ideologia a monte del lavoro di Capcom, ha partorito un prodotto non sempre esattamente a fuoco e che spesso si perde su stesso, un po’ come Alice si smarrisce nella tana del Bianconiglio, al netto di tutte le bellezze che la circondano. Gli otto episodi non sembrano essere sufficienti a chiudere tutte le porte lasciate aperte, anche e soprattutto per la scelta di dare troppo spazio ad alcune situazioni anzichรฉ altre, e anche in questo passaggio si avverte il poco peso dato al protagonista principale, che sembra essere, ancora una volta, piรน una sorta di comparsa che il vero protagonista. Per fortuna, questa sensazione abbandona un po’ la scena sui minuti finali che, in realtร , riescono a gettare delle solide basi per una seconda stagione, giร annunciata, che avrร veramente tanto da dire e tante cose da rimettere in piedi.
Il plot generale, perรฒ, al netto delle mancanze elencate riesce comunque a convincere, e questo รจ anche merito della scelta di non stringersi troppo intorno alle vesti sicure della storia della linea videoludica e di improvvisare con il materiale a propria disposizione, per quanto gli svarioni ci sono stati (come vi ho giร detto piรน volte). Mi ha convinto parecchio, comunque, la scelta stilistica, che si sposa molto bene con lo stile dato a tutta la narrazione. Devil May Cry รจ un’opera dal cuore pop, sembra quasi un dipinto coloratissimo in movimento, e la regia che sorregge il tutto รจ decisamente valida. Sul discorso animazioni, invece, ho trovato il tutto a volte un po’ legnoso e privo di colpi di genio particolari, ma il risultato finale รจ comunque positivo. Infine, voglio spendere due paroline sul doppiaggio italiano. Lo dico ancora una volta: dovremmo essere piรน fiero dei nostri doppiatori e, troppo spesso, questa cosa non sembra ricordarsela nessuno. Dante, Lady, ma soprattutto il Bianconiglio sono stati interepretati con una cura maniacale e sono convinto che questo aspetto abbia giocato in maniera predominante nel rendere la serie ancor piรน appetibile dal grande pubblico.
Sorretta da una colonna sonora roboante e da uno stile Pop esagerato, la prima stagione anime di Devil May Cry, disponibile su Netflix dallo scorso 3 aprile, si รจ rivelata una piacevole sorpresa, ma non priva di diverse criticitร . Alcune soluzioni narrative sono risultate un poโ troppo audaci, e hanno reso lo sviluppo della storia, in troppi frangenti, poco chiaro e, soprattutto, fortemente distanti dallโimmaginario โoriginaleโ del Blockbuster di Cacpom. E un peccato, perchรฉ la direzione artistica รจ di ottimo livello e alcune trovate sono veramente clamorose, ma non me la sento di sorvolare sulle criticitร sopraelencate, anche perchรฉ hanno un peso specifico a volte troppo importante. Nel complesso, comunque, rimane un anime da vedere, sia per gli appassionati del materiale di riferimento sia per i โnuovi arrivatiโ, e confido che la seconda stagione possa andare a mettere una pezza sulle ferite aperte, specialmente quelle piรน profonde.
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