Lilo & Stitch Recensione: il ritorno dell’iconica coppia in uno dei migliori live-action Disney

Lilo & Stitch

A distanza di oltre vent’anni dall’uscita del primo film (titolo del 2002 scritto e diretto da Chris Sanders e Dean DeBlois), Lilo & Stitch torna in sala (da oggi, 21 maggio, con due giorni d’anticipo rispetto all’uscita americana) con la regia di Dean Fleischer Camp (già candidato all’Oscar per il film d’animazione in stop-motion Marcel the Shell), sceneggiatura Chris Kekaniokalani Bright, e la produzione/distribuzione della Walt Disney Pictures. La parabola dell’alieno fuggiasco in cerca di qualcuno da amare, una famiglia (Ohana) da abbracciare, e un sorriso da (ri)conquistare, torna quindi in sala forte della sua nuove veste live-action, e pronta a conquistare il pubblico per la genuina qualità di adattamento che lo contraddistingue rendendolo uno dei migliori remake live-action Disney di sempre.


Lilo & Stitch
Stitch, anche in “live action” è sfrontato come sempre.

Lilo & Stitch: Ritorno alle origini

Nell’oramai lontano (e ancora fortemente analogico) 2002 la Disney portava in sala una ventata di novità con il film d’animazione Lilo & Stitch (tratto bidimensionale, sfondi realizzati rigorosamente a mano ad acquerello) regalando ai bambini il carattere buffo e peculiare di un personaggio poi divenuto nel tempo iconico (negli ultimi tempi si è assistito anche a un’impennata del merchandising di riferimento), e che risponde al nome di Stitch. Creatura blu dalle sembianze ibride a metà tra cane e koala, realizzata in laboratorio come esperimento scientifico (il suo nome originale è infatti il codice “Esperimento 626”) su un altro pianeta (Turu) e poi fuggita sulla Terra per sottrarsi alla malvagità del suo creatore (qui interpretato dall’esilarante attore Zach Galifianakis sempre scortato dal fido braccio destro Billy Magnussen rispettivamente nei panni, o meglio tute, di Jumba e Pleakley), Stitch diventa lo stratagemma ideale per raccontare il senso di appartenenza e di famiglia attraverso il legame che stabilirà con Lilo, bambina hawaiana orfana molto legata alla sorella Nani ma profondamente sola per la perdita dei genitori e per il suo sentirsi sostanzialmente diversa ed esclusa. Due solitudini che s’incontrano per dare vita a un’unione frizzante e in qualche modo salvifica che porterà i due nuovi amici (una bambina estrosa e il suo cane/non cane, solo all’apparenza malvagio) ad apprendere a fondo la lezione sul quel senso di inclusione e legame (anche acquisito) che possono fare grande differenza nella vita. E il tema dell’accoglienza, della solidarietà, e del non lasciare indietro nessuno (tutti temi positivi che veicolano un messaggio forte e trasversale di pace) ritornano qui in auge grazie a questa nuova versione di Lilo & Stitch live action, con moderne fattezze tridimensionali, una componente “umana” a suggerire alcune variazioni narrative, e una storia che conserva il carattere travolgente ma anche accogliente e soave del primo film.

Lilo & Stitch
Maia Kealoha e Sydney Agudong rendono bene le loro controparti animate e il complesso rapporto familiare che le lega.

Ohana vuol dire famiglia

E in questo remake nuovo di zecca (prodotto con un budget di cento milioni di dollari) l’idea di mantenere quasi del tutto intatta l’ossatura del film originale, inserendo solo alcune modifiche necessarie alla godibilità/fruibilità della moderna versione live-action (come ad esempio gli alieni che invece di travestirsi mutano forma in esseri umani mimetizzandosi perfettamente tra la folla hawaiana e sfruttando la fluidità di sofisticati portali temporali per muoversi, e l’aggiunta di un paio di personaggi tra cui l’assistente sociale donna e la vicina di casa a popolare la scena) sembra effettivamente vincente, perché mantiene la verve dinamica e poetica della storia primigenia ma ne ravviva le forme grazie alla spinta realista data dal live-action. A contribuire alla riuscita del prodotto sono poi senza dubbio anche le performance dell’ottima piccola protagonista (Maia Kealoha), molto somigliante alla Lilo disegnata, e in grado di racchiudere in sé un affascinante e inscindibile mix di forza, ribellione e malinconia, e quella di sua sorella Nani (Sydney Agudong), in grado di veicolare tutto l’amore (profondo ma pur sempre controverso) di una sorella maggiore poco più che bambina che si ritrova a dover crescere da sola un altro essere umano.

A tutto ciò si aggiunge anche la presenza inalterata della componente di vera commedia che anima il film dall’inizio alla fine arricchendo il rapporto tra personaggi (in primis quello burrascoso tra Lilo e Stitch, ma poi anche quello conflittuale tra Lilo e sua sorella Nani), una sorta di montagna russa emotiva che trasporta lo spettatore attraverso le mille declinazioni di un volersi bene fatto di mille attriti, liti, incidenti, ma anche di altrettante e necessarie riconciliazioni. E un po’ come l’Ohana/famiglia che fa da motore alla storia, in questo ritorno alle origini, in una dimensione squisitamente hawaiana che conferisce ulteriore senso di comunità e collettività alla narrazione, Lilo & Stitch live action promette di accontentare davvero tutti, grandi e piccini, accogliendo ogni spettatore nel suo caloroso abbraccio di fratellanza e pace. Ai primi sembrerà un po’ come tornare a casa dopo un lungo viaggio, i secondi invece avranno modo di trovare e scoprire un nuovo luogo (o un nuovo mondo) al quale legarsi e affezionarsi.


Lilo & Stitch torna in sala (da oggi 21 maggio, con due giorni di anticipo rispetto all’uscita americana) con una veste grafica aggiornata (in live-action), ma forte di tutte le componenti che hanno portato al successo del film originale. Affidando il film alla regia di Dean Fleischer Camp (candidato all’Oscar per il film d’animazione in stop motion Marcel the Shell), questa volta casa Disney sembra essere andata sul sicuro con la realizzazione di un remake che punta a riconfermare l’appeal vincente del prodotto ispiratore – forte dei suoi temi chiave legati al senso di famiglia, appartenenza e inclusione – e a evitare tutto quel meccanismo di rivisitazioni eccessive (e in qualche caso forse anche un po’ posticce) che hanno invece decretato il flop di altri remake live-action anche molto recenti (Biancaneve in primis). Bisognerà attendere l’uscita in sala e i primi dati dal botteghino per capire se con quest’ultimo prodotto riuscirà la grande major d’animazione a far breccia nel cuore di grandi e piccini, e a rilanciare il progetto dei remake live action, lasciandosi alle spalle le tante critiche e polemiche recenti che si sono avvicendate attorno a questo delicato (e sempre molto in auge) argomento. I numeri del primo trailer (ben 158 milioni di visualizzazioni in 24 ore, ovvero il secondo trailer live-action più visto di sempre della Disney, dietro solo al remake de Il re leone del 2019) fanno in effetti ben sperare. 


 

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