Beyond the Ice Palace 2

Beyond the Ice Palace 2 Recensione: nostalgia contro dura realtà

A distanza di 35 anni, arriva un sequel inatteso di Beyond the Ice Palace, riportando in auge un platform misconosciuto degli anni ’80, a metà tra Castlevania e Ghosts ‘n Goblins. Il legame tra i due titoli si limita però alla formula tipica dei giochi a piattaforme 2D a scorrimento laterale. La trama, pur semplice, vede il giocatore nei panni di un re spodestato da forze demoniache, impegnato in una vendetta che lo porterà a riconquistare il suo regno. I dialoghi striminziti non brillano per profondità, lasciando intendere che l’obiettivo principale del gioco risieda nell’azione e nella riscoperta delle meccaniche classiche del genere.

Beyond the Ice Palace 2
L’utilizzo delle catene per spostarsi e combattere è un’idea interessante ma poco approfondita

Beyond the Ice Palace 2: suppongo che vorrete vendicarvi?

Rivedere Beyond the Ice Palace dopo tutti questi anni è stato un tuffo al cuore. Superato l’impatto malinconico, però, sono rimasto con sensazioni contrastanti, come se mi fossi trovato di fronte un vecchio amico un po’ troppo cambiato. Da un lato, l’omaggio ai Castlevania lineari è evidente e apprezzabile: azione e platforming, seppur con alti e bassi, riescono a ricreare in parte quell’atmosfera retrò che tanto amo, e l’utilizzo della catena di “belmontiana” memoria l’ho apprezzato parecchio. Di contro, alcune scelte di design risultano inspiegabili, quasi come se gli sviluppatori avessero voluto complicarsi la vita. La mappatura dei comandi, in particolare, è un vero e proprio pugno nello stomaco: confondere scatto e attacco pesante durante le fasi esplorative è frustrante, soprattutto quando ci si dondola con il rampino. Mi sono ritrovato più volte a cadere nel vuoto, vittima di un errore che, a mio avviso, poteva essere evitato con un po’ più di cura nel distribuire le azioni.

La pixel art è molto piacevole da ammirare nella sua nostalgica semplicità

E non è solo una questione di abitudine: dopo ore di gioco, l’istinto mi portava ancora a sbagliare. A questo si aggiungono altre lacune che vanno a sommarsi tra loro, dall’intelligenza artificiale dei nemici, spesso lacunosa, con pattern di movimento prevedibili e attacchi sempre uguali, all’eccessiva severità di alcune sezioni, funestate da salti imprecisi e collisioni poco chiare, che rendono anche gli scontri coi boss innaturalmente ardui. E la colonna sonora, comunque di qualità, tende a ripetersi troppo spesso. Se non altro i combattimenti sono gradevoli, per quanto semplicistici, e l’eccellente pixel art rievoca con successo l’estetica dei giochi a 8 e 16 bit. La linearità del gioco, che evita le derive da metroidvania, contribuisce a un ritmo incalzante e lascia il giusto spazio all’esplorazione e alla scoperta di segreti, ma la parsimonia con cui gli sviluppatori hanno scelto di disseminare i checkpoint si traduce in lunghissime scarpinate per tornare al medesimo punto dopo ogni game over, un tocco indubbiamente “old school” che tuttavia avrebbero potuto mitigare in altri modi.


Il seguito di Beyond the Ice Palace aveva il potenziale per essere un tributo degno del suo predecessore, passato all’epoca un po’ in sordina. Invece, si rivela un’esperienza altalenante, con una manciata di attimi di divertimento e altrettanti di insoddisfazione, un’opportunità mancata per rinnovare un piccolo cult con il rispetto che avrebbe meritato.


 

V MENSILE
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Gioca da quando ha messo per la prima volta gli occhi sul suo Commodore 64 e da allora fa poco altro, nonostante porti avanti un lavoro di facciata per procurarsi il cibo. Per lui i giochi si dividono in due grandi categorie: belli e brutti. Prima che iniziasse a sfogliare le riviste del settore erano tutti belli, in realtà, poi gli è stato insegnato che non poteva divertirsi anche con certe ciofeche invereconde. A quel punto, ha smesso di leggere.