ninja gaiden ragebound
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Ninja Gaiden Ragebound Provato: la sfida di rinascere, tra nostalgia e innovazione

A raccogliere il testimone di un nome tanto leggendario quanto Ninja Gaiden non poteva che essere un team che ha già dimostrato di saper maneggiare la pixel art non solo con maestria tecnica, ma con una sensibilità estetica fuori dal comune. Parliamo di The Game Kitchen, studio indipendente con sede a Siviglia, divenuto celebre grazie all’acclamato Blasphemous e al suo seguito (personalmente io ho adorato anche il loro lavoro precedente, The Last Door), entrambi capaci di imporsi nel panorama dei metroidvania moderni grazie a un immaginario potentissimo, un combat system affilato e un’attenzione ossessiva per l’animazione sprite-based.

L’opera prima di grande risonanza, Blasphemous (2019), ha sancito la piena maturità del team: un viaggio gotico intriso di iconografia sacra e profanazione, dove ogni frame, ogni gesto, sembrava uscito da un affresco tormentato. La pixel art, in quel contesto, non era un semplice vezzo nostalgico ma uno strumento narrativo a tutti gli effetti, capace di evocare emozioni tangibili attraverso la carne e il peccato, la penitenza e la redenzione, e dotato di una brutalità con pochi precedenti, che ben si sposa con le atmosfere descritte nelle avventure di Ryu Hayabusa, specialmente quel Ninja Gaiden 2 Black recentemente rifatto in un Unreal Engine 5. È proprio da questa esperienza, da quella dimestichezza con l’arte del dettaglio e del movimento, che nasce la fiducia riposta in Ninja Gaiden: Ragebound. La promessa è chiara: reinterpretare una leggenda del passato con la stessa devozione con cui, qualche anno fa, hanno ridato forma all’inferno.

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Creature occulte, guerrieri ombra e sfondi metropolitani: sì, è proprio Ninja Gaiden

L’eredità di Ninja Gaiden e la sfida di The Game Kitchen

Collocata temporalmente dopo gli eventi del primo Ninja Gaiden, la vicenda si apre con un Ryu Hayabusa ormai segnato dal tempo, un maestro consapevole e solitario, intento ad addestrare un giovane e promettente allievo: Kenji Mozu. La pace, tuttavia, è destinata a spezzarsi presto, infranta da una lettera misteriosa che annuncia la morte del padre di Ryu, costringendolo ad abbandonare il Giappone per far ritorno in America. È così che il villaggio rimane privo del suo protettore, ed è il giovane Kenji a dover vestire, forse prematuramente, i panni dell’eroe, affrontando una nuova, oscura invasione demoniaca.

Lo Steam Next Fest si è rivelato il palcoscenico ideale per testare con mano questa nuova incarnazione di un mito che sembrava destinato al silenzio. E fin dalle prime sequenze, l’impressione è nitida e inconfondibile: Ragebound parla la lingua di chi non ha dimenticato. I movimenti del protagonista si rivelano eleganti e reattivi, precisi come una lama appena affilata. Il feeling, così raro da ritrovare in titoli contemporanei, sembra quello di un tempo, autentico e vibrante. Le animazioni, eccezionalmente fluide, restituiscono a Kenji Mozu una grazia coreografica che incanta: ogni salto, ogni fenditura dell’aria si imprime nella memoria, rievocando l’agilità letale di un tempo che fu.

La direzione artistica, fedele alla gloriosa scuola degli 8-bit, sprigiona una pixel art di alto livello: evocativa, curata nei dettagli, palpitante di atmosfera. Le ambientazioni respirano con i colori e le ombre di un’epoca mai dimenticata. La colonna sonora di Ninja Gaiden è magistralmente diretta da Sergio de Prado, già celebre per il suo lavoro nei due capitoli di Blasphemous, dove ha saputo fondere atmosfere cupe e solenni con sonorità evocative e coinvolgenti. In Ragebound, de Prado conferma la sua abilità nel creare paesaggi sonori intensi, arricchendo ogni momento di gioco con musiche capaci di esaltare l’azione e immergere il giocatore in un’atmosfera vibrante.

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Tra i tetti di una città, la spada di Kenji Mozu traccia la via, con l’aiuto di Kumori, che spunta fuori dal nostro corpo.

A impreziosire ulteriormente il comparto musicale, il gioco si avvale del contributo di compositori ospiti speciali, ancora non ufficialmente accreditati, ma riconosciuti dai fan, tra cui Keiji Yamagishi, Ryuichi Niita e Kaori Nakabai, i celebri autori delle iconiche musiche della trilogia originale di Ninja Gaiden per NES. Questa collaborazione infonde al titolo un’autenticità palpabile, un ponte diretto con le radici storiche della saga.

Il risultato è una colonna sonora che alterna con maestria omaggi riconoscibili alle melodie storiche a nuove tracce di sorprendente ispirazione, regalando un’esperienza musicale al contempo nostalgica e fresca. Gli effetti sonori, nitidi e calibrati con cura, enfatizzano ogni colpo inferto, ogni impatto e ogni salto sospeso, completando un comparto audio di altissimo livello, capace di amplificare l’emozione e il ritmo di ogni istante di gioco.

Ninja Gaiden Ragebound
L’agilità di Kenji Mozu è ben evidente in questa sequenza.

Sul fronte del gameplay, Ragebound si presenta come un omaggio rispettoso, ma mai cieco, all’eredità della trilogia originale per NES, una delle saghe più dure e indimenticabili della storia del medium. La difficoltà, pur presente, risulta qui lievemente mitigata: nemici più accessibili, aree segrete più visibili, un ritmo meno serrato, pensato per abbracciare anche chi si avvicina per la prima volta al mondo dei ninja digitali. Ma non per questo il gioco rinuncia alla sfida: nei livelli più avanzati della demo, il platforming si fa serrato, i nemici più aggressivi, le trappole più spietate.

Meccaniche di gioco: tradizione rivisitata

Ritornano inoltre elementi classici come i preziosi scarabei dorati e i teschi di cristallo, mentre il protagonista può contare sull’iconico Kunai e su nuove armi tratte dall’arsenale del Clan del Ragno, utilizzabili tramite una barra dedicata. Alcuni mostri, avvolti da un’aura particolare, possono attivare l’ipercarica, tecnica che consente di frantumare ostacoli e accedere a percorsi alternativi. A ciò si aggiunge la presenza di Kumori, misteriosa compagna anch’essa affiliata al Clan del Ragno, la cui abilità permette di accedere a sezioni altrimenti irraggiungibili, introducendo non solo nuove dinamiche esplorative, ma anche tensioni narrative con il giovane Kenji.

Il level design, infine, rinuncia con fierezza a ogni suggestione metroidvaniesca o open-map, scegliendo invece la via più pura, quella della linearità classica. Ogni livello è distinto, autonomo, rigiocabile singolarmente con valutazione finale basata su tempo, danni e collezionabili. Non esistono bivi né scorciatoie, ma solo un sentiero da percorrere con attenzione, dove la reattività e la precisione sono le uniche bussole affidabili. Qua e là, è vero, si celano passaggi segreti che conducono a stanze bonus, un tocco di generosità che omaggia la tradizione senza scardinarne la struttura. Questa scelta, tutt’altro che pigra, si rivela anzi perfettamente coerente con la filosofia del gioco: non è l’esplorazione il cuore dell’esperienza, ma l’azione, nuda e cruda, serrata e spettacolare.


In un panorama ormai saturo di omaggi e revival, Ninja Gaiden: Ragebound riesce sorprendentemente ad affermarsi come qualcosa di più di un semplice ritorno. Riesce ad imporsi per qualità e coerenza, e a farsi preferire a diversi recenti tentativi di riscoperta del genere, come Vengeful Guardian: Moonrider o Cyber Shadow, titoli apprezzabili ma incapaci di raggiungere la stessa armonia tra memoria e modernità. Ragebound, al contrario, sa cosa vuole essere: una lettera d’amore consapevole, nostalgica, ma non rassegnata.Non è una sterile imitazione, bensì una rilettura colma di rispetto, capace di lasciare intravedere un futuro anche per i miti del passato. Quello che qualcuno potrebbe facilmente scambiare per un mero antipasto, in attesa di Ninja Gaiden 4 previsto per la parte finale dello stesso anno, potrebbe invece rivelarsi una sorpresa in grado di regalarci molte soddisfazioni, offrendo un’esperienza intensa e appagante in sé. Per ora, nonostante si sia visto poco, appena un’oretta scarsa di demo suddivisa in quattro livelli, il trono delle rinascite in pixel art ha già un serio pretendente, in attesa di poter valutare il pacchetto completo. Sarà inoltre interessante, quando arriverà il momento, confrontarlo con Shinobi: Art of Vengeance, figlio prediletto di Ninja Gaiden ormai divenuto grande e determinato a superare il padre. La data di uscita è fissata per il 31 luglio 2025, e io, come molti altri, non vedo l’ora di tornare a indossare la maschera del ninja.


 

Provengo da un’epoca particolare, in cui le edicole vendevano videogames e le sale giochi erano giungle urbane abitate da creature stravaganti. Si sognava per mesi (o anni) su una singola immagine vista su rivista, si attraversavano quartieri interi per noleggiare un gioco sperando che fosse ancora lì, pronto ad accoglierci per un’avventura irripetibile. Il marketing si faceva per strada, la console war si combatteva faccia a faccia, e il venditore era una creatura leggendaria. Un mondo folle e ingenuo, forse, ma proprio per questo indimenticabile.