Continuare a essere appassionati di videogiochi, alla lunga, è difficile. Specialmente se si lavora all’interno del settore. Tanto più che il videogioco pretende molto da noi: attività, presenza, impegno. Innumerevoli sono i generi, ma in linea di massima il videogioco di rado ti consente il lusso di rilassarti, evadere e ricaricare le energie. Ogni tanto, però, accade qualcosa che ti ricorda che sì, sei un videogiocatore, e sì, ami questo mezzo espressivo così eclettico, folle e speciale da tanti, tantissimi anni… e vuoi continuare ad amarlo. Questo qualcosa, in questi giorni, si chiama Switch 2. Anzi, no: si chiama Nintendo.
Perché, vedete, di cose se ne dicono e se ne scrivono tante (troppe, se volete sapere la mia), ma, in ultima analisi, il cuore della questione è sempre uno: arrivare all’essenza del Videogioco, distillare quella ineffabile magia che fa funzionare il sogno, il brivido, l’immersione in una dimensione assolutamente unica e radicale. La sensazione che solo le opere interattive sanno darti, quella che abbiamo incontrato da bambini e che ci ha presi per mano, portandoci a vivere infinite avventure, a essere infinite creature, a provare infinite emozioni.
Ecco, in un universo che corre, si rinnova, si trasforma, ci sfida e spesso ci fa arrabbiare, Nintendo sa sempre ritornare con disarmante facilità a quel “punto zero” della giocabilità, che vuol dire divertimento e coinvolgimento… essere esattamente dove vorresti, non un centimetro più avanti né indietro. Devo dire che questa è una lezione che viene con piacere reiterata molto spesso dalla Casa di Kyoto; tuttavia, l’impatto e la potenza del lancio di una nuova console sono inarrivabili, e sono anche un checkpoint generazionale, una verifica del cammino.
In sintesi, Nintendo Switch 2 non solo ha dissipato ogni dubbio che qualcuno poteva aver sollevato, ma ha anche ricordato ciò che per me è l’ovvio da diverse decadi: che il videogioco è Nintendo, e Nintendo è il videogioco, nella sua accezione più pura e piena, più bella e totalizzante. Mario Kart World, tanto per scendere nello specifico, è una tale esplosione di allegria, spensieratezza e pura magia che sa annullare in un attimo ogni barriera di età e preferenze, dando immediatamente a ciascuno ciò che da un videogioco desidera. Nulla di meno.
Ma posso essere ancora più sincero? Non occorre neppure arrivare al lancio di Mario Kart World per rendersi conto che Switch 2 è un altro straordinario colpo vincente da parte di Nintendo. Materiali, interfaccia, strategie… è davvero evidente che ci troviamo di fronte a un piano eseguito in modo magistrale, che credo sia la risposta perfetta all’enigma di quale seguito dare alla terza console più di successo di tutti i tempi, seconda solo alla coppia PlayStation 2 e Nintendo DS, che ha di fatto numeri pressoché identici. Se vi soffermate a pensarci su, è un risultato epocale. Già Switch fu una incredibile e formidabile rivoluzione, l’ennesima mossa spiazzante della Grande N: la fusione delle linee console da casa e console portatili, eseguita peraltro in modo stealth e con tanto di potenziale paracadute (annunciare un successore specifico del 3DS, limitando Switch a essere l’erede della sfortunata Wii U), risultato poi inutile. Con Switch Nintendo ha sbancato, e ad un livello più profondo rispetto alla blitzkrieg di Wii. Una mossa a sorpresa che ha afferrato e subito stabilizzato un intero mercato, creando una piattaforma unica e universale che fondamentalmente neppure un PC o una PlayStation possono vantare, perché, a sostanziale parità del supporto delle terze parti, le esclusive Nintendo, peraltro le uniche a rimanere ancora assolutamente tali, non sono neppure lontanamente paragonabili alle altre, come persino i fanboy in cuor loro sanno. Originalità e sorpresa possono persino consistere nel non cambiare, per una volta. Anche nel nome. E indovinate un po’? La scelta è perfetta. Folle sarebbe stato agire diversamente.
In conclusione, quando Hiroshi Yamauchi trasformò la sua azienda di famiglia nella Nintendo dei videogiochi che tutti conosciamo e amiamo, egli creò qualcosa di più di un semplice impero economico, di un colosso globale dell’intrattenimento per tutti. Egli plasmò l’essenza stessa del Videogioco, mettendo il suo Shigeru Miyamoto nelle condizioni di afferrare pennello, tela e colori e fare il ritratto perfetto e perpetuo del Videogioco, quello che ogni giorno ci troviamo di fronte davanti ai nostri schermi, piccoli o grandi che siano. Quello che ci fa salire le lacrime agli occhi e rende le nostre vite più belle, e che continuerà ad accompagnarci per la durata della nostra partita su questa Terra.
Grazie, Nintendo.
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