Negli ultimi anni i giochi a base di mazzi di carte da costruire hanno letteralmente invaso il mercato. No, non stiamo parlando dei trading card games (TCG) come Magic The Gathering, Pokémon o Yu-Gi-Oh!: parliamo di videogiochi d’avventura o di ruolo in cui al combattimento in prima o terza persona viene a sostituirsi la gestione di un mazzo di carte più o meno casuale. Su questa base comune, poi, le offerte degli sviluppatori si sono sbizzarrite nel mare delle possibilità: ci viene in mente Slay The Spire come ottimo esempio, ma è solo uno dei tanti che potremmo (e che potreste) fare. In questo contesto, trovare una soluzione propriamente inedita diventa sempre più complicato. Poi Bandai Namco ci ha permesso di recensire il particolare gioco Battle Train… e come recita un noto meme basato sulla performance di Checco Zalone, “e qui le cose cambiano”. Perché ne avevamo di viste di bizzarrie, ma non avevamo ancora visto capistazione alla ribalta di treni assestati di combattimenti su rotaie. Nella recensione che segue vi spiegheremo cos’è Battle Train, e perché ci ha convinto.

Battle Train è come un quiz televisivo: da novizi a campioni!
Battle Train è un gioco molto semplice da comprendere, ma assai più complesso da padroneggiare. Partiamo come sempre dalle basi, per poi approfondire. In sé e per sé richiama uno di quei giochi da tavolo in cui per arrivare alla vittoria serve un bel po’ di tempo, ma considerate che tra un livello e l’altro della stessa partita è possibile salvare i progressi e spegnere la console (cosa non sempre scontata). Di base, ci si ritrova ad affrontare un nemico dopo l’altro, con l’obiettivo di raggiungere l’ambito titolo di Re e Campione di Battle Train. L’indiscusso campione attuale, il malvagio “Aalvado” non cederà il suo trono tanto facilmente. La trama segue dunque un tanto ipotetico quanto fittizio show televisivo, con tanto di presentatore che introduce i vari concorrenti (voi rivestirete i panni di questi ultimi).
Ogni livello di Battle Train consiste in una sfida 1 VS 1 contro un boss controllato dall’intelligenza artificiale; la difficoltà è crescente e l’avventura è articolata in sezione. Vi accorgerete quasi sempre quando arriverete al “boss finale” della rispettiva sezione, perché anche stilisticamente e graficamente sarà molto più curato degli altri nemici incontrati fino a quel determinato momento; senza contare che avrà a disposizione un set di abilità appositamente pensato per mettervi in difficoltà. Per vincere e conquistare il titolo di campione dovrete arrivare fino ad Aalvado e sconfiggerlo senza mai essere sconfitti, e considerando che i punti vita del giocatore restano gli stessi tra un livello e l’altro (con la possibilità, talvolta, di curarsi rispettando determinate condizioni) capirete come i titoli di cosa siano più un miraggio che altro. Almeno finché non sarete riusciti a padroneggiare le meccaniche di gioco.

La filosofia di Battle Train
La filosofia alla base di Battle Train, dicevamo, è intuitiva. Vi spiazzerà solo nei primi momenti, poi sembrerà brutale a causa delle frequenti sconfitte – pur sempre di un rogue-lite si tratta – ma infine vi conquisterà e vi permetterà di sentirvi più appagati che mai, vittoria dopo vittoria. Si tratta fondamentalmente di schierare dei treni sul campo di gioco (più o meno grande, dipende dal livello), poi di costruire dei binari per collegare le vostre stazioni (o le vostre basi) alle stazioni (o alle basi) nemiche, infine di attaccare a colpi di treno: la vettura si schianterà letteralmente sui possedimenti nemici, indebolendo i punti vitali degli stessi (ma distruggendo anche, per una buona area, tutto ciò che vi è attorno: binari, strutture e quant’altro). Sembra semplice, e in effetti è davvero semplice… solo che lo stesso discorso vale per i nemici.
Qui sta il punto: se voi costruite dei binari per arrivare dall’avversario, anche lui potrà usare quegli stessi binari per raggiungere ancora più facilmente voi. Va da sé, allora, che la gestione strategica del proprio turno di gioco è fondamentale. Non basta costruire il più possibile e attaccare direttamente, no: è anche necessario pianificare delle difese, anticipando la probabile rivalsa avversaria. Le carte del mazzo consentono di costruire certe unità di binari di lunghezza e forma variabile, adattandosi così un po’ a tutte le mappe e a tutti i contesti. Ma non solo: ci sono anche delle bombe per “spezzare” quanto già costruito dal rivale; dei cancelletti per arginare l’assalto del suo treno, riducendo così il danno finale inflitto; delle abilità speciali, che limitano, ad esempio, il numero totale di mosse avversarie del turno successivo. Il problema è che non potrete giocare ad ogni “mano” tutto ciò che volete, se no sarebbe troppo facile. Bisogna trovare un giusto compromesso… o per meglio dire, un’efficace strategia.

La gestione dei costi, l’anima rogue-lite… e la modalità portatile
Quanto illustrato finora non rende l’idea della complessità e della profondità di Battle Train. Le battaglie tra treni, è vero, costituiscono il grosso della strategia, ma posizionare ogni singolo elemento sul tabellone, così come attivare le abilità secondarie, ha un costo. Questo costo è indicato da un certo numero di cristalli, presenti su ogni carta. Inizialmente non sarà possibile giocare più di due o tre carte per turno, ma con l’estensione dei nostri binari sul tabellone aumenteranno anche le risorse di cristalli a disposizione. Ciò può avvenire in due modi: o raccogliendo i cristalli che si generano di tanto in tanto sulla pedana di gioco, oppure prendendo il controllo delle miniere, che ne assicurano un quantitativo costante ad ogni nuovo turno.
Ecco spiegato perché distruggere i binari nemici per poi montarvi immediatamente dopo un proprio binario, volgendo l’intera tratta così a nostro favore, si rivela fondamentale. Mutando il vantaggio di collegamento diretto, non solo otteniamo diretto accesso ai punti vita del nemico (possiamo lanciargli contro il nostro treno) ma diventiamo anche i legittimi possessori delle sue miniere, dunque dei cristalli, dunque della possibilità di giocare molte più carte il turno seguente. Questo è solo un frammento delle potenzialità di Battle Train, ma forse riuscite a intuire perché, a detta degli sviluppatori, oltre a una quindicina di ore per potare a terminare la “storia” principale ve ne sono altre cento per esplorare in profondità l’intera offerta del titolo. Offerta che, almeno secondo il nostro umile parere, verrà ulteriormente arricchita e potenziata nel tempo.
La grande rigiocabilità di Battle Train risiede nella rapidità dei suoi livelli, ma anche nell’anima rogue-lite. Una volta sconfitti, bisogna ricominciare tutto da capo, perdendo l’oro necessario agli acquisti tra un livello e l’altro. Però i potenziamenti definitivi restano, e tra questi vanno ricordati le nuove carte per il proprio mazzo, le componenti per personalizzare (anche nelle abilità e nelle statistiche) il proprio treno, i percorsi all’interno dei mondi di gioco, e via dicendo. C’è davvero tanto con cui prendere confidenza, e la nostra versione per Nintendo Switch ci ha permesso di farlo con una struttura stabile, solida e senza rallentamenti di sorta, benché non sempre immediata nei caricamenti e nel colpo d’occhio generale (soprattutto in modalità portatile).
Battle Train è un rogue-lite a base di carte: si schierano dei treni sul campo di battaglia, si collegano le stazioni, si prende il controllo dei punti di interesse sulla mappa, il tutto per lanciare poi a folle velocità il proprio mezzo contro l’avversario. Si tratta di una produzione ironica, spassosa, che non si prende mai troppo sul serio; sempre differente, benché lineare e un po’ troppo prevedibile, offre ore ed ore di divertimento da soli, in compagnia degli amici o online. Non è un titolo esente da difetti, ma certo un videogioco che troverà il suo posto sul mercato e che giustamente verrà apprezzato dai più grandi (meno dai più piccoli, trattandosi di un’offerta più riflessiva e tecnica). Forza ora, correte a schierare quei treni e a raccogliere quei cristalli!
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