blood message katana

Blood Message Anteprima: l’epopea degli eroi dimenticati

Se qualcuno avesse ancora dubbi sul peso crescente dell’industria videoludica cinese, Blood Message è qui per fugare ogni incertezza. Con questo nuovo titolo, NetEase Games punta in alto, affidandosi al talento del team interno 24 Entertainment (Lin’an Studio), già autore dell’apprezzato Naraka Bladepoint. In un’epoca dominata da mondi aperti, libertà assoluta e dalla deriva dei Games as a Service, Blood Message sceglie una strada diversa: una struttura lineare, guidata dalla trama e da una regia cinematografica ispirata ai grandi blockbuster narrativi. Un progetto ambizioso, dunque, che sembra avere tutte le carte in regola per competere con i colossi tripla A occidentali. Sarà la mossa vincente? Scopriamolo insieme, in questo viaggio verso la capitale dell’Impero Tang.

Il messaggero senza nome

Blood Message: un viaggio nella Cina medievale

Ci troviamo nella Cina medievale, più precisamente negli ultimi anni della dinastia Tang, verso la metà del IX secolo. Per chi non fosse ferratissimo di storia orientale, parliamo di un periodo davvero affascinante ma anche drammatico, quando una delle dinastie più gloriose della Cina stava avviandosi verso il tramonto. Dopo la visione del trailer non posso che mettere l’accento su una delle indubbie qualità della produzione. Invece di raccontarci le solite gesta di imperatori e generali, Blood Message vuole celebrare gli “unsung heroes”, quegli eroi senza nome che la storia ha dimenticato ma che hanno comunque lasciato il segno nell’avvenire di un Paese.  Al centro della vicenda troviamo infatti un messaggero senza nome – un guerriero di umili origini, segnato da anni di battaglie – e suo figlio adolescente. I due si ritrovano coinvolti in una ribellione nella regione di Dunhuang e devono intraprendere un viaggio che si preannuncia una vera e propria odissea omerica: ci aspettano 1.600 chilometri verso Chang’an, la capitale dell’Impero Tang, per chiedere aiuto contro gli invasori.

Il trailer ci regala alcuni momenti inaspettatamente toccanti. C’è una scena in cui padre e figlio giurano fedeltà alla causa ribelle, proprio davanti alle porte di una città assediata. Poco dopo, il padre entra in una casa abbandonata – forse la sua – e trova una lettera lasciata dal ragazzo. È chiaro fin da subito che qualcosa andrà storto, che i due verranno separati… ma una misteriosa e affascinante ragazza sembra pronta a offrirci il suo aiuto.

L’imponente statua del Buddha

Blood Message: dal deserto fino alle montagne innevate

Come accennato, il cuore pulsante del trailer è proprio questo lungo viaggio verso Chang’an, e che viaggio! I nostri eroi attraversano paesaggi che sembrano usciti da un documentario di National Geographic: deserti accecanti con dune sferzate dal vento, steppe desolate, terre innevate dell’Asia Centrale tra montagne che tolgono il fiato e burroni battuti dalle bufere.
Non è solo una questione di bella scenografia: il clima e la geografia sembrano essere veri e propri nemici da affrontare. In alcune scene vediamo il padre avvolto in pesanti pellicce per non morire di freddo, mentre il figlio barcolla stremato sotto il sole spietato del deserto. Sembra proprio che dovremo vedercela con una bella componente survival, lottando contro gli elementi e cercando riparo man mano che la storia procede.

Ma non è tutta sofferenza. C’è spazio anche per l’esplorazione e la scoperta. Una delle scene più belle del trailer mostra il protagonista che si cala in una caverna sotterranea piena di gigantesche statue del Buddha e manufatti antichi. Con la torcia in mano che illumina decorazioni murali millenarie, è impossibile non pensare a Uncharted o Tomb Raider, ma con un tocco decisamente più orientale.

E poi, gradita sorpresa, ossia i puzzle! Si intravede nel trailer un elaborato meccanismo rotante coperto di simboli misteriosi, probabilmente parte di un enigma da risolvere per sbloccare qualche passaggio segreto.

Blood Message, tempesta nel deserto
Attraversare il deserto non sarà facile…

Combattimenti che lasciano il segno

Ovviamente Blood Message non è solo esplorazione contemplativa. Il trailer è pieno zeppo di combattimenti all’arma bianca contro orde di soldati nemici, e tutti gli scontri visti sembrano avere decisamente una propria personalità. Si passa da duelli uno-contro-uno nell’oscurità della notte a sequenze stealth dove il protagonista elimina silenziosamente le sentinelle, fino a battaglie campali con decine di guerrieri che si massacrano sul campo.

Una scena in particolare mi ha colpito: il messaggero, armato di spada e arco, affronta una marea di avversari in un villaggio avvolto dalle fiamme, con edifici che crollano intorno a lui. Il sistema di combattimento sembra cruento e viscerale nel modo giusto: i colpi sembrano avere il giusto peso, le animazioni delle mosse finali sono spettacolari senza essere eccessive, e i movimenti risultano realistici e fisici.

La regia degli scontri poi è indubbiamente dinamica, con quella spettacolarità cinematografica che ricorda i momenti migliori di Uncharted. C’è una sequenza in cui il protagonista combatte sul tetto di un edificio in fiamme che sta crollando sotto i suoi piedi – roba da film hollywoodiano ad alto budget. Ma quello che mi ha colpito di più è l’equilibrio tra azione e umanità. Il trailer non si dimentica mai del cuore emotivo della storia: c’è il padre che abbraccia il figlio in lacrime, c’è il protagonista che osserva il tramonto stringendo al petto il messaggio da recapitare, con quello sguardo che mescola malinconia e determinazione e una misteriosa donna decisamente affascinante. E la colonna sonora! Cori maestosi che si fondono con strumenti tradizionali cinesi, accompagnando tanto le battaglie quanto i momenti più intimi con un potere evocativo incredibile.

Blood Message
Il nostro passato ci ha condotti esattamente fino a questo momento

Un colpo d’occhio che fa invidia ai big

Dal punto di vista tecnico-artistico, Blood Message promette davvero bene. Sviluppato in Unreal Engine 5, il gioco mostra nel trailer un notevole fotorealismo, unito a un taglio cinematografico curatissimo in ogni singola inquadratura. Gli scenari naturali sono maestosi: si passa da dune desertiche che si perdono all’orizzonte a foreste lussureggianti, da steppe verdeggianti a montagne innevate e gole rocciose sferzate dal vento e dalla neve.

Anche le ambientazioni storiche si distinguono per varietà e dettaglio: villaggi fortificati, oscure catacombe decorate con statue e affreschi, ogni elemento trasmette un forte senso di autenticità. In particolare, colpisce un’inquadratura in cui un enorme Buddha scolpito nella roccia domina un canyon desertico: una scena mozzafiato per maestosità e ricchezza di dettagli.

Le animazioni dei personaggi e la regia delle cutscene sembrano anch’esse di altissimo livello. Il passaggio dal gameplay ai filmati in tempo reale è fluido, con una regia che alterna spettacolari campi lunghi a primi piani intensi, capaci di restituire ogni emozione sui volti segnati dei protagonisti.

L’attenzione ai dettagli è davvero impressionante: volti scavati dalla fatica, armature consumate dal tempo, tessuti che sembrano tangibili, persino i riflessi negli occhi risultano realistici. Il risultato complessivo è paragonabile alle migliori produzioni occidentali – e questo non è poco.L’unico piccolo dubbio che sorge dopo la visione del trailer riguarda il rischio che, nel tentativo di conquistare un pubblico globale, alcune specificità culturali siano state leggermente addolcite per favorire un appeal più mainstream. Ma forse è ancora presto per dirlo: dopotutto, questo è solo il primo assaggio di Blood Message.


Blood Message sembra avere davvero tutto per sfondare: un comparto tecnico impressionante, una direzione artistica ricercata, e una narrazione che promette spessore emotivo. La sensazione è che il team voglia proporre un’esperienza dal respiro autenticamente internazionale, pensata per conquistare il pubblico di tutto il mondo. Le influenze culturali orientali ci sono e sono affascinanti, ma vengono presentate con una cura e una sensibilità che le rendono accessibili anche a chi non ha familiarità con quelle tradizioni. Certo, resta da capire se questa impostazione “vecchia scuola” — ricca di momenti scriptati e regia cinematografica — si tradurrà in un gameplay troppo ingessato o, al contrario, riuscirà a restituire un’esperienza single-player solida, coinvolgente e finalmente lontana anni luce dai soliti live service che ormai ci escono dalle orecchie. Lo scopriremo solo quando potremo metterci le mani sopra, ma le premesse ci sono tutte. E sono più che promettenti.