Dopo il Nintendo Direct di qualche settimana fa che lo ha visto come assoluto protagonista, l’attesa per l’uscita di Donkey Kong Bananza è passata dall’essere entusiasmante al diventare davvero ossessiva. Non c’era giorno in cui non ripensavo alla prospettiva di una nuova avventura tridimensionale con protagonista il buon gorillone cravattato, pregustando il giorno in cui avrei finalmente messo le mani sul gioco. Giorno che effettivamente è arrivato un po’ in anticipo, grazie al solito e apprezzatissimo invito da parte di Nintendo Italia che ci ha permesso di provare il loro nuovo titolo in una lunga sessione di prova durata la bellezza di 3 ore, all’interno del sempreverde Video Games Party di Milano. Scopriamo quindi insieme com’è andata!

La tana del Konganiglio
La nostra prova in quel del VGP è iniziata seguendo le orme lasciate qualche mese fa durante la Nintendo Switch 2 Experience, ovvero partendo dal primo “mondo” esplorabile in totale libertà. Un virgolettato necessario in quanto la struttura del sottosuolo in cui Donkey Kong e la “cantante di roccia” Pauline (tenuta clamorosamente nascosta al pubblica nei precedenti filmati mancati in rete) si trovano è suddivisa in innumerevoli strati, ognuno dei quali presenta biomi e strutture completamente diverse. In questo caso, il primo strato è rappresentato da una solare isola tropicale, la quale fonte d’acqua pulita è stata bloccata dai nefasti sigilli della Void Co. La malvagia compagnia ha infatti creato scompiglio con i suoi minion e liquame viola, rendendo la vita difficile alla popolazione nativa del posto composta da scimmie che hanno imparato a non vedere di buon occhio gli estranei. Nulla che non possa essere risolto assestando qualche bel pugno a ritmo di Konga!
Ed infatti questa prima ora di prova ci ha permesso di esplorare questo scenario nella sua totalità, giocando liberamente interagendo con qualsiasi cosa ci trovassimo davanti siano essi nemici, piattaforme o attività secondarie e fidatevi quando dico che non volevo staccarmi dallo schermo. Che si tratti di scavare il terreno o fracassarlo a colpi di pugni, rompere gli scenari alla ricerca di mappe del tesoro, Banandium e Fossili risulta super soddisfacente, in quanto ogni metro quadrato può nascondere una o più unità dei materiali citati in precedenza, rendendo l’esplorazione non solo altamente intrigante e ai limiti della ludopatia, ma ha mostrato anche sprazzi di quel game design basato sulla libertà di gioco che ha contraddistinto le principali hit Nintendo della scorsa generazione. Prova regina di questa considerazione è rappresentata da un momento specifico durante la sessione: guardandomi attorno noto che più o meno tutti tra addetti stampa e influencers abbiamo preso strade ed approcci del tutto diversi, chi andava alla ricerca di un’esperienza più lineare, chi invece prendeva strade secondarie e chi infine voleva “la botte piena e la moglie ubriaca” cercando di tutto e di più.

Donkey Kong Bananza: affrontare l’avventura a petto scoperto
Ovviamente la più grande attrazione di questa prova era rappresentata dai “Poteri Bananza” e come questi ultimi si sarebbero rapportati con il level design di Donkey Kong Bananza. E la nostra prima impressione è mista, non tanto per la qualità di quanto abbiamo visto (quella si prospetta come sempre di alto livello visivo e fluido per quanto riguarda i controlli) ma per il come. Una volta concluso la prima parte della sessione, siamo infatti passati a ben due segmenti che ci hanno permesso di sfruttare le capacità distruttive delle trasformazioni Bananza Kong e Bananza Struzzo. Premendo i due tasti dorsali del controller, Donkey Kong inizierà a battere i pugni sul suo petto nel mentre Pauline canterà la canzone che permetterà al gorilla di trasformarsi e cambiare forma, con ognuna di esse che avrà una canzone “Bananzosa” personale e dal ritmo travolgente.
Altrettanto travolgenti saranno i risultati ottenuti dai power up, permettendoci di superare – forse con fin troppa facilità – gli ostacoli della prima isola. Temporanei certo, ma facilmente recuperabili malmenando i nemici e ottenendo unità di Banandium attraverso l’esplorazione, aprendo porte ad eventuali exploit che potrebbero minarne il bilanciamento. Cosa che però non si è verificata durante la prova all’interno di una delle aree più avanzate del gioco, dove i nemici hanno iniziato a mostrare proprietà e punti deboli sempre più complessi da trovare. In termini di difficoltà quindi, non vediamo l’ora di mettere mano sulla release finale per capire come l’esperienza di gioco verrà bilanciata, anche in relazione alle varie abilità sbloccabili attraverso la raccolta e l’uso delle gemme di Banandium, che andranno a potenziare in tutto e per tutto le capacità del buon Donkey Kong e le sue varie forme.

Una “Bonanza” di extra
Come detto, Donkey Kong Bananza presenterà una serie di attività e sfide secondarie di diversa natura e suddivise in due categorie: sfide di combattimento e sfide di platforming nudo e puro. Le prime sono il più delle volte sigillate dai nastri adesivi e liquidosi della Void Co. e richiederanno l’uso della voce di Pauline per poter essere attivate. In questo caso le sfide saranno relativamente semplici e dirette: “sconfiggi X numero di nemici entro Y numero di secondi”, con alcune variazioni che possono coinvolgere l’uso di determinati materiali, nemici ed arene (un po’ come gli scenari bonus di Kirby e la Terra Perduta) dando quindi priorità alle capacità di crowd control e precisione nei lanci del giocatore, ricompensandoli con una bella unità di Banandium per poter migliorare le proprie skill.
Le prove di platforming invece sono tutta un’altra bestia e si propongono come una piccola e momentanea dose di nostalgia accessibile all’interno di templi nascosti nei meandri più remoti dei vari sotterranei. In questo caso le gemme di Banandium ottenibili saranno ben 3 e ognuna di esse permette al giocatore di approcciarsi al livello in modi diversi, a seconda della tipologia di sfida che si andrà ad affrontare, sia essa bidimensionale o tridimensionale: le sfide 2D ricalcano i ritmi e la complessità delle avventure della serie Donkey Kong Country, strizzando l’occhiolino ai fan delle maratone di platforming hardcore come le Videocassette Retro di Crash Bandicoot 4: It’s About Time; le sezioni in 3D invece presentano una sfida lineare per l’ottenimento della prima gemma, per poi nascondere le altre oltre i limiti della sfida stessa, spingendo il giocatore a guardarsi intorno alla ricerca di feritoie e passaggi segreti. Una base interessante che non vediamo l’ora di scoprire come si evolverà nei livelli più avanzati.
Dopo averlo provato per ben 3 ore di fila e aver tastato in prima persona le qualità di questa nuova avventura, possiamo rassicurare anche i più scettici: Donkey Kong Bananza promette di essere una delle esclusive per Nintendo Switch 2 che definirà in maniera positiva l’andamento della Grande N durante questa nuova generazione videoludica. Il ritorno del gorillone alle tre dimensioni non solo sembra aver senso di esistere rispetto al rivale baffuto, ma pone i presupposti per un’esperienza che farà felici l’intero spettrometro della fanbase dedita ad osannare il buon DK. C’è giusto qualche dubbio su come tutto questo “ben di Kong” possa non stuccare una volta che il gameplay loop verrà ripetuto a iosa, ma da quanto visto ho come la sensazione che possiamo stare più che tranquilli. Donkey Kong Bananza difficilmente potrà stufare chi deciderà di impugnare i Joy-Con (2) e partire per l’avventura insieme al nuovo dinamico e inatteso duo.
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