Drag x Drive Recensione: dall’All Star a colpire il ferro all’ultimo secondo è un attimo

Drag x Drive Recensione

Mentre mi preparavo alla scrittura della recensione di Drag x Drive, ho pensato più e più volte alla ricetta per un videogioco online in grado di appassionare e coinvolgere, soffermandomi su pochi fondamentali ingredienti: una formula di gameplay divertente e in grado di tenerti incollato per ore allo schermo, una quantità di contenuti in grado di supportare il gameplay e un supporto continuativo. Un blueprint molto semplice in teoria ma altrettanto complicato da eseguire nella pratica, portando anche i migliori publisher e sviluppatori a sbatterci contro. Uno dei casi più eclatanti è ovviamente Nintendo durante questi ultimi anni. A parte i casi straordinari di IP già ben avviate come Super Smash Bros. Ultimate, Splatoon 3 e ovviamente Mario Kart 8 Deluxe, la maggior parte delle idee lanciate dall’azienda di Tokyo in merito alle esperienze online non è mai andata oltre i pochi mesi di vita, vuoi per una schedule di aggiornamenti esigua e rivolta con il contagocce o vuoi per una quantità di contenuti non all’altezza della bontà del gameplay proposto. Un pensiero che ha continuato a divorarmi dentro ogni volta che si parlava di questo nuovo titolo per Nintendo Switch 2 e che sotto sotto speravo avesse impensierito anche gli sviluppatori della Grande N. Saranno riusciti a superare questo evidente limite e puntare ad un clamoroso tiro da 3? Scopriamolo!

Drag x Drive
Immagine promozionale del gioco

Patrick Anderson’s Pro Basketball Underground

Le premesse dietro al concept di Drag x Drive sono molto semplici ed immediate: fin dall’avvio del gioco veniamo catapultati all’interno di un complesso sportivo in cui il basket e lo skateboarding su sedia a rotelle si uniscono e con loro anche le strutture necessarie per poter praticare questa disciplina come rampe, scivoli ed ostacoli adatti per allenarci nell’utilizzo e miglioramento delle proprie abilità su carrozzina, con tanto di tabellone elettronico per segnare in competizione i vari atleti che popolano questo hub centrale nel quale l’intera esperienza di Drag x Drive prende vita. Dal punto di vista pratico, l’idea dietro a questo hub è funzionale pur essendo molto semplicistica nella sua esecuzione, ma all’atto pratico mostra comunque delle limitaizoni in termini di contenuti disponibili.

Una volta dentro è possibile scegliere se entrare in una lobby multiplayer pubblica, crearne una privata oppure allenarsi in single player contro i bot, suddivisi in diversi livelli di difficoltà e precisione nelle azioni di gioco. In alternativa, si può prendere parte a delle sfide speciali, prove a tempo di diverso tipo in cui le abilità e conoscenze del giocatore vengono messe alla prova: dalle semplici prove a tempo, percorsi a ostacoli e gare in cui segnare più punti possibili. Sfide a prima vista molto ostiche ma comunque divertenti e che portano – se completate e con la dovuta padronanza delle basi – all’ottenimento di trofei collezionabili. All’interno delle funzioni multiplayer ritroviamo le stesse dinamiche, assieme a due minigiochi che verranno introdotte all’interno della queue pre-partita e pescate randomicamente. Troppo poco? Non proprio considerato lo scope generale della produzione, il livello di sfida proposto che andrà comunque a cozzare con l’iniziale inesperienza delle prime ore, portando quindi ad una progressione “trial and error” che porterà via almeno un paio d’ore di pratica, e soprattutto considerando che la vera esperienza di Drag x Drive inizia nel momento in cui il pallone viene posizionato al centro del campo.

Drag x Drive
Vuoi mettere la “tamarraggine” del vincere l’anello di miglior cestista e sbatterlo in faccia agli altri membri della lobby?

Drag x Drive: è così che si gioca qui!

A livello di gameplay pad alla mano, Drag x Drive offre una formula di gioco molto diretta nelle sue basi ma altrettanto complessa e profonda nelle sue meccaniche. Una volta terminato un tutorial di primo avvio piuttosto dettagliato ma comunque scorrevole e rapido, dove vengono introdotte le basi del movimento tramite la Modalità Mouse dei Joy-Cons 2 e delle principali meccaniche del basket tradizionale, il giocatore viene lasciato a se stesso e alla sperimentazione. Ovviamente l’obiettivo del gioco è semplice: battere i propri avversari segnando il maggior numero di punti possibile all’interno di partite della durata massima di 3 minuti, con i giocatori che si contendono il controllo della palla a suon di scontri frontali – in stile autoscontro – e provare (entro 15 secondi, pena un infrazione) a segnare qualche punto con canestri da 2 e 3 punti, a meno che non prendiamo in considerazione i decimali e iniziamo a vedere ciò che Drag x Drive può davvero fare.

In Drag x Drive la precisione è tutto, dall’allineamento verso il canestro per rendere più consistenti i tiri dalla lunga distanza fino all’esecuzione di trick in aria utilizzando le rampe per lanciarsi in volo ed effettuare Alley-Oop e Schiacciate in grado di ottenere uno o due decimi di punto che per quanto miseri rappresentano la parte più eccitante dell’intera produzione. Tenendo questo in mente, le partite di Drag x Drive tra giocatori navigati sono risultate non solo avvincenti e frenetiche, ma soprattutto piene di momenti in cui la conoscenza dei tecnicismi separa le prime donne dai veri Magic Johnson della situazione, sia in attacco che in difesa e dal mio punto di vista siamo ancora molto lontani dalla punta dell’iceberg. Il risultato nel suo insieme finale è rappresentato da un ritmo di gioco piacevole e appagante, oltre che potenzialmente divertenti per gli spettatori anche grazie a scelte di design come la possibilità di avere una modalità spettatore dedicata all’interno della lobby e soluzioni stilistiche interessanti come un effetto moviola applicato all’ultima azione di una partita combattuta, andando a generare un hype paragonabile a quanto percepibile durante gli ultimi istanti di una finale NBA. Provare per credere, ma vincere 8.2 a 8.0 dopo essere passati in vantaggio a pochi secondi dalla fine ha portato il mio corpo ad esibirsi in un “pop-off” diretto per l’iperspazio, con successive lamentele da parte dei vicini.

Drag x Drive
Un po’ meno in solo queue, ma insieme ad altri due amici la possibilità di scegliere “una classe” permetterà di creare squadre molto varie ed equilibrate

“Questa è una lega TROPPO seria”

Dal punto di vista tecnologico, Drag x Drive è prima di tutto una grande prova tecnica delle capacità dei Joy-Con 2 di Nintendo Switch 2 piuttosto che uno showcase dei muscoli dell’hardware della console. Se durante la prova di titoli come Nintendo Switch 2 Welcome Tour o nel mezzo dell’esplorazione della dashboard principale la Modalità Mouse del controller risultava non più che una gimmick divertente, in Drag x Drive essa diventa il fulcro dell’esperienza di gioco e mostra grandi potenzialità per il futuro di questo schema di controllo. Muovere il nostro atleta virtuale è risultato non solo semplice ed intuitivo, ma anche piuttosto consistente su diverse superfici, come per esempio un mousepad ruvido, un tavolo in legno o anche capi d’abbigliamento come delle bermuda o un pigiama. Da un punto di vista funzionale quasi ogni aspetto del funzionamento dei controller per muovere la sedia a rotelle è stato istantaneo, eccezion fatta per i tecnicismi più complessi come il “Bunny Hop” che necessitano comunque di un tempismo specifico e molto serrato, rappresentando il primo dei tanti scalini di uno skill ceiling che speriamo si dirami in un livello di gioco online e on-stream alto e bello da vedere.

E se da quel punto di vista abbiamo un potenziale incredibilmente intrigante da scoperchiare, nel caso di tutto il ciò che è legato alla realizzazione tecnica Drag x Drive lascia molto a desiderare. E non parlo di certo del frame rate, quello per forza di cose rimane alto a 60 fps in modalità docked che pensiamo sia quella più adatta ad un’esperienza di gioco ottimale e francamente per quel poco che la console va a renderizzare il tutto risulta quasi un’ovvietà. Come temevo purtroppo, la componente estetica risulta – anche al netto delle varie opzioni di personalizzazione – piuttosto blanda e tiepida e dà l’impressione che i nostri personaggi siano in realtà costretti a giocare a questo sport, in una sorta di mix tra una disciplina paraolimpica e un killing game a la Squid Game. Al di là dei gusti personali, tra questo e il comparto sonoro quasi inesistente, si ha l’impressione che Drag x Drive sia non più che un prototipo ben rifinito per una sorta di Game Jam interna a Nintendo piuttosto che un videogioco sviluppato per la vendita al pubblico.

Per quanto dettagliate possano essere le texture, il design di Drag x Drive nel suo insieme non incuriosisce o intriga. Ci fosse stato uno stile diverso forse…

Drag x Drive: l’elefante nel canestro

Partendo da quest’ultima parentesi con più ombre che luci, può esserci una speranza per il futuro prossimo di Drag x Drive? Assolutamente sì, nessun gioco (a parte rari casi di treni deragliati fin dal principio) “nasce morto” e infatti spero davvero che – anche sfruttando il prezzo più che abbordabile di 19,99 euro – il team di sviluppo si inventi qualche tipo di supporto post-lancio in grado di riempire il già citato vuoto che affligge la lobby: la possibilità di creare tornei tra amici e non con lobby specifiche, promuovere sia online che offline una sorta di scena competitiva o un sistema di ranking che spinga il giocatore a collegarsi in maniera più assidua e tante altre idee che possono venirmi in testa ma che purtroppo mi riportano sempre a quanto detto nella premessa di questa recensione: ovvero che nell’ultimo periodo a meno che non ti chiami Mario Kart o Splatoon la componente multiplayer dei titoli Nintendo ha lasciato sempre a desiderare.

Se nel caso più disastroso della scorsa generazione ovvero ARMS avevamo comunque un comparto estetico e un carisma in grado di creare un seguito all’interno di nicchie segrete che negli anni si sono attivate per cercare comunque di supportare un titolo molto sfortunato, con Drag x Drive questo non c’è purtroppo ed è forse la cosa più grave. E’ sicuramente una base più che solida sulla quale costruire un titolo promettente, ma è una tiritera che mi sono raccontato più e più volte e puntualmente il risultato è stato sempre lo stesso. Sarà la volta buona? Non ci spererei più di tanto.


Non mi dilungherò troppo con le solite frasi da “vorrei ma non posso” o “è bravo ma non si applica”, anche se sono entrambe molto appropriate per descrivere l’esperienza generale di Drag x Drive. La mia opinione generale sul gioco è però quella di un titolo che ha molte potenzialità e spazio di manovra per poter migliorare, perfino nell’immediato futuro. Il gameplay è ovviamente l’elemento più riuscito, con un mix di basketball e skateboarding che riesce nel suo obiettivo ovvero mostrare le potenzialità applicative della modalità mouse offerte dal nuovo hardware, oltre a costituire la base per un ottimo videogioco. Un ottimo videogioco che però si nasconde in una coltre di nebbia, che speriamo si possa diradare al più presto e permetta al gioco di raggiungere quanto meno un seguito tra le community più piccole.


Game Designer e scrittore, alla fine si è deciso ad aggiornare la propria bio dopo 50 anni di muffa. Perché va bene l'essere "cresciuti a pane e Tekken 2", ma a una certa arriva il momento di "voltare pagina". Non chiedetegli quale sia il suo Final Fantasy o gioco Mega Ten preferito: non ne uscireste vivi!