Boulder Dash 40th Anniversary Recensione: sotto i tre carati non è vero amore

Boulder Dash 40th Anniversary

Il franchise di Boulder Dash è uno dei pilastri fondamentali dell’era d’oro dei videogiochi, un nome che risuona con forza nella memoria di milioni di giocatori cresciuti tra gli anni ’80 e ’90. Nato dalla brillante mente di Peter Liepa e Chris Gray, e come già sottolineato nella nostra anteprima, il primo capitolo ha fatto il suo debutto nel 1984, imponendosi immediatamente come un prodigio di design e intuizione. L’idea era tanto semplice quanto geniale: nei panni dell’avventuriero Rockford, il giocatore doveva scavare labirintici sotterranei, raccogliendo diamanti preziosi e cercando l’uscita prima che il tempo a disposizione finisse. La sfida, però, non era solo contro il cronometro: ogni movimento doveva essere calcolato con cura, poiché i massi sovrastanti potevano crollare in qualsiasi momento, seppellendo l’ignaro protagonista o, con un pizzico di fortuna, schiacciando i minacciosi nemici che infestavano le caverne. Questo connubio di platforming, enigmi ambientali e azione ha generato una miscela unica, capace di generare un successo inaspettato e duraturo, nonché di vendere oltre mezzo milione di copie e dare vita a un franchise che ha attraversato decenni, con capitoli su quasi ogni piattaforma ludica mai creata.

A quarant’anni di distanza, l’eredità di quel piccolo, grande classico viene celebrata con un’edizione che non si limita a un semplice restauro, ma che cerca di riportare in vita il brivido dell’avventura sotterranea in una veste completamente rinnovata. Boulder Dash 40th Anniversary si presenta come un ponte tra passato e futuro, un’operazione nostalgia pensata in primis per i vecchi fan, ma allo stesso tempo un invito per una nuova generazione di giocatori a scoprire la magia di un gameplay intramontabile. Fin dal primo avvio, è evidente la volontà degli sviluppatori di onorare le origini del gioco, conservando intatta la formula che lo ha reso celebre. Il cuore dell’esperienza rimane invariato: si scava, si raccolgono gemme, si evitano massi e creature ostili. Eppure, sotto la superficie si nascondono modifiche significative e audaci, che dimostrano un coraggio non comune nel volersi evolvere pur rimanendo fedeli all’essenza del brand.

Boulder Dash 40th Anniversary
Tra pietre scintillanti e massi implacabili, i nuovi livelli sono più profondi che mai

Boulder Dash 40th Anniversary: scavare nel passato

Le meccaniche di gioco, pur partendo da una base familiare, sono state profondamente (la scelta dell’avverbio non è casuale) ripensate per offrire un’esperienza moderna e sfaccettata. L’interazione con l’ambiente è più complessa e dinamica, introducendo elementi che trasformano il gioco da un’avventura arcade a un vero e proprio puzzle game. Il protagonista, Rockford, si muove ora con una fluidità e una velocità che rendono l’azione più incalzante, ma le sfide sono state calibrate di conseguenza. Le gemme, ad esempio, non possono più essere raccolte semplicemente facendole cadere su di sé; se un diamante precipita sulla testa di Rockford, il livello è perduto e bisogna ricominciare da capo. Questo piccolo ma cruciale accorgimento costringe il giocatore a riconsiderare ogni passo, poiché un potenziale rischio può tramutarsi in un pericolo concreto. L’introduzione di una nuova abilità, che permette a Rockford di afferrare i diamanti adiacenti con la pressione di un tasto, aggiunge un ulteriore tassello ai requisiti cerebrali necessari per superare gli stage, rendendoli più compatti e stimolanti.

Le sfide e i rompicapo non si limitano a una semplice riproposizione dei vecchi schemi. La nuova iterazione di Boulder Dash introduce una serie di meccaniche inedite che rinfrescano la formula e aumentano notevolmente il livello di difficoltà. Tra le novità più interessanti ci sono i generatori di nemici, che sfornano creature ostili a intervalli regolari, e i muri che si espandono, costringendo il giocatore a muoversi rapidamente per evitare di rimanere intrappolato. Le creature, dal canto loro, hanno un’intelligenza artificiale più avanzata, reagiscono alle azioni del giocatore e possono a loro volta interagire con l’ambiente, cosicché Rockford possa rimanere intrappolato o costretto ad avvicinarsi un po’ troppo verso un baratro. Sono tutti elementi  che richiedono un approccio più strategico e una pianificazione a lungo termine, costringendo il giocatore a pensare diversi passi avanti e a non limitarsi alla reazione istintiva. Questo, insieme alla possibilità di scegliere tra ben tre eroi diversi all’inizio dell’avventura, ciascuno con le proprie caratteristiche, rende l’esperienza di gioco estremamente varia e personalizzabile, con un’enfasi maggiore sulla pianificazione e sulla risoluzione di enigmi. La percezione generale è quella di un gioco che, pur omaggiando il passato, non ha paura di guardare avanti, offrendo un’evoluzione del genere che può essere allo stesso tempo impegnativa e incredibilmente appagante.

Grazie all’editor integrato, siamo noi gli artefici delle sfide più ardue del gioco

Anche l’occhio vorrebbe la sua parte

A livello di impatto visivo e sonoro, Boulder Dash 40th Anniversary compie una serie di scelte precise per modernizzare l’esperienza pur mantenendo un legame con le origini. Dal punto di vista grafico, l’edizione per il quarantesimo anniversario si presenta con uno stile completamente rinnovato e un comparto visivo curato nei minimi dettagli: le animazioni di Rockford sono più fluide e reattive, i fondali dei livelli sono ricchi di dettagli e gli effetti di luce e ombra contribuiscono a creare un’atmosfera tutto sommato gradevole. L’alta risoluzione e il supporto per gli schermi moderni rendono l’azione pulita e chiara da seguire, senza però snaturare la coralità dei vari elementi. La revisione artistica, però, suscita qualche perplessità: se da un lato è apprezzabile lo sforzo di attualizzazione, dall’altro alcuni puristi potrebbero trovare lo stile un po’ troppo “generico”, con un’estetica che ricorda un po’ troppo da vicino quella di molti giochi per dispositivi mobili. È proprio questo stile che, sebbene assolutamente funzionale allo scopo, potrebbe non incontrare il gusto di tutti, specialmente di chi si aspettava un restyling più audace o in linea con il design originale.

Il comparto sonoro, invece, è un autentico gioiello e rappresenta uno dei punti di forza della presente edizione. La colonna sonora e gli effetti sono stati affidati a un nome leggendario del panorama videoludico: Chris Hülsbeck. Il compositore, noto per i suoi lavori memorabili su Amiga e C64, ha creato un panorama acustico che è allo stesso tempo moderno e profondamente radicato nella tradizione. Le musiche, dinamiche e coinvolgenti, si adattano con estrema accuratezza all’azione su schermo, aumentando la tensione nei momenti più concitati e fornendo un sottofondo sempre piacevole durante le fasi di esplorazione. Gli effetti sonori, come il tonfo dei massi o il tintinnio dei diamanti, sono stati rielaborati con cura, conferendo al tutto un tocco di nostalgia che si sposa perfettamente con l’anima del gioco. L’apporto di Hülsbeck non è un semplice tributo, ma un vero e proprio valore aggiunto che contribuisce a rendere l’esperienza sensoriale immersiva e qualitativamente ragguardevole, dimostrando come un grande artista possa infondere nuova vita a un classico senza tempo.

Boulder Dash 40th Anniversary
Un tuffo nel passato con la grafica originale, e uno sguardo al futuro con lo stile rivisitato

Boulder Dash 40th Anniversary: sporchiamoci le mani

Oltre alle novità di gameplay e al restyling tecnico, Boulder Dash 40th Anniversary offre un pacchetto di contenuti che lo rende un’offerta estremamente allettante sia per i neofiti che per i veterani. L’elemento più significativo è la vastità della proposta: il gioco include non solo un’enorme quantitativo di livelli originali, ma anche una massiccia iniezione di elementi inediti. Parliamo di un numero di stage che si aggira intorno ai 200, a cui si aggiungono tutti i livelli degli originali Boulder Dash 1, 2 e 3 riproposti in una veste grafica retrò che strizza l’occhio ai nostalgici.

Altra chicca è la presenza di un editor di livelli completo, che permette ai giocatori di dare sfogo alla propria creatività, costruendo e condividendo i propri stage con la community, funzionalità che potrebbe rappresentare un genuino game changer, in grado di garantire una longevità potenzialmente infinita e di alimentare una scena competitiva. L’ambizione degli sviluppatori, infatti, è quella di spingere il gioco verso l’eSport, una prospettiva che potrebbe sembrare azzardata, ma che trova una sua logica nella velocità e nella precisione richieste dai nuovi livelli e dal sistema di punteggio a stelle. Sebbene il sistema di progressione a stelle sia abbastanza criticabile perché rappresenta un altro cliché proprio dei giochi mobile, aggiunge comunque un ulteriore incentivo a rigiocare i livelli per perfezionare le proprie performance.


L’edizione 40th Anniversary di Boulder Dash è un omaggio coraggioso e ben confezionato nei confronti di un’icona del gaming di altri tempi. Se da un lato l’estetica modernizzata potrebbe non convincere tutti, dall’altro il gameplay evoluto, l’enorme quantità di contenuti e l’eccellente colonna sonora di Chris Hülsbeck ne fanno un prodotto solido e coinvolgente. È una celebrazione che onora il passato ma non ha paura di innovare, trasformando un classico arcade in un intrigante e sfaccettato puzzle-platformer. Un’esperienza che abbraccia con eleganza il “more of the same”, capace di catturare tanto i veterani quanto le nuove leve, e che rappresenta sicuramente un acquisto obbligato per gli appassionati del genere.


Gioca da quando ha messo per la prima volta gli occhi sul suo Commodore 64 e da allora fa poco altro, nonostante porti avanti un lavoro di facciata per procurarsi il cibo. Per lui i giochi si dividono in due grandi categorie: belli e brutti. Prima che iniziasse a sfogliare le riviste del settore erano tutti belli, in realtà, poi gli è stato insegnato che non poteva divertirsi anche con certe ciofeche invereconde. A quel punto, ha smesso di leggere.