Warhammer 40000 Dawn of War Definitive Edition Recensione: solo nella morte finisce il dovere

Warhammer 40000 Dawn of War Definitive Edition

L’universo di Warhammer 40000 è un monolite di oscurità, violenza e misticismo che si erge cupo tra le stelle di un futuro orrendamente distopico, un reame dove l’umanità combatte un’eterna e disperata guerra per la sopravvivenza contro orrori alieni, demoni e traditori. Tra le sue mille incarnazioni multimediali, poche hanno saputo catturare l’essenza di questo fantascientifico grimdark come la serie di strategici in tempo reale Dawn of War. Il capitolo originale, pubblicato nel lontano 2004, non si limitava a essere un tradizionale strategico in tempo reale, ma decantava a schermo un’ode viscerale e tattica a un’estetica brutale e a un’epica senza pari. Insieme ad altri suoi contemporanei come Star Wars Empire at War e Company of Heroes, che però sarebbero usciti solo 2 anni più tardi, ha ridefinito le convenzioni del genere RTS, spostando il focus dalla mera raccolta di risorse e costruzione di basi all’azione frenetica e alla conquista di punti strategici, in una danza di distruzione che ha fatto scuola. Dopo oltre due decenni, proprio alla vigilia di un torrido Ferragosto, Relic Entertainment si è decisa a riproporlo sui nostri schermi con una nuova veste, la qui presente Definitive Edition, che promette di ricondurre i veterani e iniziare i neofiti a uno dei capolavori più rappresentativi del genere, in una forma che sia compatibile e apprezzabile sui moderni PC da gaming. Tutto sta dunque a scoprire se questa riedizione, che riavvia i motori di un classico tanto amato, possa rendergli il doveroso tributo.

Warhammer 40000 Dawn of War Definitive Edition
La frenesia viscerale del sistema di gioco fa risplendere ancora oggi il caos e la ferocia delle battaglie

Warhammer 40000 Dawn of War Definitive Edition: mai dimenticare, mai perdonare

Al centro di Dawn of War si dipana una campagna che narra le gesta della Quarta Compagnia dei Blood Ravens, un Capitolo di Space Marine alle prese con un’oscura minaccia sul pianeta Tartarus. La storia, pur non essendo un capolavoro di complessità narrativa, riesce a catturare l’atmosfera e i conflitti tipici dell’ambientazione di Warhammer 40000, inaugurata nel 1987 da Games Workshop. I dialoghi, i filmati d’intermezzo e l’intero arco narrativo sono rimasti invariati, e questo è un bene: l’interpretazione vocale e la sceneggiatura, sebbene infarcite di passaggi alquanto datati, trasmettono ancora quel senso di urgenza e di fanatismo religioso che permea l’Imperium. Non siamo davanti a una banale sequela di missioni snocciolate una dopo l’altra, ma a un viaggio che esplora il sacrificio, il senso del dovere e le atrocità di una guerra senza esclusione di colpi, attraverso gli occhi di un plotone geneticamente modificato composto da fanti votati alla morte in nome dell’Imperatore. Il gioco originale, pur concentrandosi su quattro fazioni principali, gettava già le basi per una narrazione stratificata che sarebbe stata ampliata negli anni successivi. La sensazione di guidare un’armata di giganti corazzati contro la ferocia dei Pelleverde e le astuzie degli Eldar è rimasta intatta, un’operazione bellica sanguinaria, immersiva e potente che va al di là della semplice schermaglia tattica. Le vicende si nutrono della ricchezza dell’universo che le ospita, dispensando ai giocatori un assaggio dell’incrollabile fede, della cieca brutalità e del disperato coraggio che definiscono le sue figure più iconiche.

Il vero valore aggiunto di questa edizione, tuttavia, risiede nella sua natura di collezione definitiva. Riunire il gioco base e le tre espansioni – Winter Assault, Dark Crusade e Soulstorm – in un’unica installazione è una mossa saggia e gradita. Ogni espansione ha introdotto nuove fazioni giocabili e, soprattutto, ha arricchito la campagna con elementi aggiuntivi non lineari su larga scala. Dark Crusade in particolare, con la mappa strategica del pianeta Kronus, trasforma la campagna in un’epica battaglia di conquista del territorio, dove ci viene elargita la facoltà di scegliere la fazione da comandare e affrontare gli avversari in un’escalation di scontri decisivi. Una struttura tanto stratificata amplifica il coinvolgimento narrativo portandolo un gradino più in alto rispetto a una semplice trama di base uniforme, e rendendo di conseguenza ogni campagna unica e altamente rigiocabile. Soulstorm intrandisce ulteriormente tale concetto con una mappa del sistema stellare ancora più vasta. La Definitive Edition contiene dunque una saga completa che permette di rivivere i momenti salienti della serie in un’unica, coesa esperienza. È un pacchetto completo che garantisce centinaia di ore di gioco solo nelle campagne, senza contare la longevità assicurata dalle schermaglie e dal multiplayer. L’integrazione di tutto questo contenuto sotto un’unica interfaccia è un tocco di modernità che elimina il bisogno di installazioni separate e patch complesse, consentendo l’accesso a un’esperienza di gioco storica incredibilmente facile e immediato.

Malgrado la nitidezza delle texture upscalate, alcuni modelli mostrano tutto il peso degli anni che si portano dietro

Sono i miei Space Marine, ed essi non conosceranno la paura

Le meccaniche di gioco che hanno reso celebre Dawn of War rimangono, fortunatamente, intatte in questa riedizione. Il gioco si distacca dalla classica formula del “costruisci una base, raccogli risorse e crea un’armata” per abbracciare un approccio più dinamico e orientato al combattimento. Il controllo del territorio attraverso la conquista di punti strategici è il fulcro delle partite, obbligandoci ad adottare una mentalità decisamente più attiva della media che permetta un governo aggressivo della mappa: non possiamo limitarci a produrre e schierare unità in massa, ma dobbiamo impiegare tattiche complesse che sfruttino il sistema di morale capace di mettere in fuga le unità nemiche terrorizzate e tutte le coperture che garantiscono vantaggi difensivi cruciali. La gestione delle squadre, l’utilizzo delle abilità speciali degli eroi e il coordinamento delle manovre su più fronti sono le chiavi per la vittoria. Questa filosofia di design, così diversa da quella di molti contemporanei, non solo resiste, ma dimostra ancora oggi tutta la sua brillantezza. L’eccitazione di lanciare un assalto con i potenti Space Marine, di tessere una ragnatela di trappole con gli Eldar o di travolgere il nemico con la forza bruta degli Orki è ancora incredibilmente gratificante. Nonostante l’età, le meccaniche di base sono ancora robuste e divertenti, a dimostrazione dell’efficace inventiva dietro la loro concezione.

L’edizione definitiva si è presa la briga di rendere l’esperienza di gioco più fluida e compatibile con le macchine moderne, apportando una serie di migliorie di cui si sentiva il bisogno. Il coordinamento delle unità è stato affinato, con un’intelligenza artificiale dei percorsi leggermente migliorata anche se per molti versi ancorata alle medesime lacune del passato. L’interfaccia utente è stata ridisegnata per adattarsi meglio ai monitor widescreen e ad alta risoluzione, un passo avanti significativo che evita di dover giocare con un’interfaccia minuscola o distorta. Il supporto per le risoluzioni moderne è impeccabile, e il gioco scorre senza problemi su sistemi anche non particolarmente potenti. L’inclusione di un gestore di mod integrato è un altro tocco che mostra l’attenzione per la community che ha mantenuto vivo il gioco per anni, e l’aggiornamento del multiplayer alle regole di Soulstorm è una scelta pragmatica che unifica la base di giocatori su un’unica, solida base, anche se potrebbe non piacere a tutti i puristi dei capitoli precedenti. Nel complesso, le rifiniture apportate sono più un “lifting” che un “trapianto”, ma sono state implementate in modo competente e rendono l’esperienza complessiva più pulita e accessibile. Potremmo quasi dire che si tratta di un aggiornamento “premium”, un’operazione che ha l’onestà di non stravolgere ma di ottimizzare.

Warhammer 40000 Dawn of War Definitive Edition
Con una singola installazione, l’edizione definitiva racchiude tutte le campagne e le fazioni dell’originale

Warhammer 40000 Dawn of War Definitive Edition: la Fede è il tuo scudo

L’analisi dell’impatto visivo di questa Definitive Edition porta alla luce una miscela di eccellenza e limiti tecnici. Relic Entertainment ha lavorato sodo per trasporre la grafica del gioco nel ventunesimo secolo, e in gran parte è riuscita nell’intento. Il primo contatto è notevole: le texture sono state rivisitate con una risoluzione decisamente più elevata; i modelli dei veicoli e degli edifici appaiono più dettagliati e meno ruvidi, e l’illuminazione dinamica aggiunge un tocco di drammaticità alle esplosioni e agli scontri a fuoco; gli effetti di ombreggiatura sono decisamente migliorati e delineano gli ambienti in maniera più profonda e realistica; l’acqua, che un tempo era una semplice distesa piatta e blu, ora riflette l’ambiente circostante e si increspa in modo convincente; la nebbia di guerra, così cruciale nel gameplay, appare più densa e realistica. È un restyling che fa bene al gioco, e consente ai nuovi giocatori di apprezzare l’estetica gotica e industriale dell’universo di Warhammer 40000 senza venire respinti da visuali ormai obsolete. La direzione artistica, con la sua essenza brutalista e disperata, risplende più che mai grazie agli aggiornamenti introdotti, preservando il fattore scenografico quale punto di forza indubbio tanto dell’originale quanto di questa riedizione.

Ma la fulgida luce dell’Imperatore non risplende su tutti gli angoli di questo universo. Benché ambientazioni e veicoli siano stati rinnovati con cura, i modelli di alcuni personaggi e di molte unità, specialmente quelli delle fazioni aggiunte con le espansioni, mostrano ancora i segni del tempo. Il contrasto tra la nitidezza delle nuove texture e la geometria poligonale più semplice di alcuni costrutti è evidente in più di un’occasione, quasi come fosse un costante promemoria delle sue radici vetuste. È una magagna che risalta soprattutto durante i filmati d’intermezzo e quando si ingrandisce la visuale sulle unità, dove la mancanza di strutture geometriche complesse e animazioni fluide si fa vieppiù manifesta. Per fortuna, il comparto sonoro non ha di questi problemi: l’audio è sempre stato un marchio di fabbrica della serie, e nemmeno il primo episodio fa eccezione. I rumori delle mitragliatrici che squarciano l’aria, le urla degli Space Marine che caricano in battaglia e il ruggito dei veicoli da guerra sono intensi e coinvolgenti oggi come allora. La colonna sonora, epica e marziale, accompagna perfettamente ogni fase del gioco, dalla tensione della pianificazione strategica all’euforia del combattimento. Unica nota negativa, riscontrata in talune circostanze, è che il bilanciamento predefinito dell’audio risulta a volte poco equilibrato, con effetti che sovrastano voci o tracce musicali senza motivo, e richiedono una leggera regolazione manuale da parte nostra.

Il restauro grafico migliora l’impatto visivo, ma l’estetica gotica e imponente rimane la vera protagonista

Non vi è nulla da temere, se non il fallimento

Al di là degli aspetti già menzionati, ci sono alcune osservazioni aggiuntive che meritano di essere sottolineate. L’intelligenza artificiale, sia degli avversari che delle unità alleate, pur beneficiando di qualche timido miglioramento, non è stata rivoluzionata e mantiene le idiosincrasie che i veterani ben conoscono. Le unità possono ancora incastrarsi in certe parti della mappa o compiere movimenti inaspettati, un piccolo neo che, senza compromettere la fruibilità generale, può risultare fastidioso nei momenti cruciali. Inoltre, per un gioco fondato sulla porzione strategica, la mancanza di una piena personalizzazione dei comandi da tastiera è un’occasione sprecata.

La possibilità di rimappare i tasti è ormai uno standard in quasi tutti i giochi moderni, e la sua assenza in questa Definitive Edition è un difetto notevole per chi è abituato a configurazioni personalizzate. Infine, sebbene il multiplayer sia stato revitalizzato e sia ora più attivo che mai, l’infrastruttura online ha mostrato qualche segno di instabilità al lancio, con disconnessioni e lag che si spera vengano risolti con future patch. Questi aspetti, pur non inficiando il valore complessivo del pacchetto, confermano che la riedizione non è stata un’operazione di restauro completa, ma un’ottimizzazione mirata che lascia purtroppo senza soluzione alcuni dei “vecchi” problemi del titolo originale.


Dawn of War Definitive Edition è il modo migliore e più completo per (ri)scoprire un capolavoro del genere RTS. Non è un remake, ma un restauro ben riuscito che modernizza l’esperienza visiva e la compatibilità con i sistemi odierni, mantenendo intatto il gameplay rivoluzionario e l’atmosfera inimitabile che lo hanno reso un classico. A dispetto di alcuni problemi tecnici non risolti e dell’amara mancanza di contenuti inediti, il titolo rimane un’esperienza solida e incredibilmente divertente, una rinfrescata che a conti fatti vale il prezzo del biglietto.


 

Gioca da quando ha messo per la prima volta gli occhi sul suo Commodore 64 e da allora fa poco altro, nonostante porti avanti un lavoro di facciata per procurarsi il cibo. Per lui i giochi si dividono in due grandi categorie: belli e brutti. Prima che iniziasse a sfogliare le riviste del settore erano tutti belli, in realtà, poi gli è stato insegnato che non poteva divertirsi anche con certe ciofeche invereconde. A quel punto, ha smesso di leggere.