Arcade Archives 2 Air Combat 22 Recensione: sei il top dei top, Topper

Air Combat 22

I videogiochi della serie Ace Combat, attualmente in mano allo studio di sviluppo Project Aces interno a Namco Bandai, hanno da sempre mescolato l’accuratezza dei simulatori di volo alla frenesia dell’azione squisitamente arcade. I titoli, inizialmente battezzati Air Combat, consentono di pilotare aerei reali con una grafica molto dettagliata e alcune meccaniche realistiche, ma con comandi semplificati e funzionalità che sacrificano la credibilità per la spettacolarizzazione, come la possibilità di trasportare un quantitativo esagerato di missili e avere carburante infinito. L’ambientazione principale è un mondo immaginario chiamato Strangereal, simile alla Terra ma segnato dalla presenza di super-armi che causano immani conflitti, e nel corso degli anni la costante distribuzione di capitoli numerati e spin-off ha dimostrato che il fascino dei jet supersonici che si danno battaglia tra le nuvole non passa mai di moda.

Anche se in molti hanno conosciuto il franchise con la conversione per PlayStation 1, di fatto una reinterpretazione dell’originale a causa delle differenze prestazionali tra l’hardware Sony e la celebre Namco System 21, il vero patriarca spirituale di Ace Combat è stato proprio il primo Air Combat, uscito nelle sale giochi nel 1993, al quale fece seguito due anni dopo il qui presente Air Combat 22 (il titolo era un chiaro riferimento alla System 22, scheda sulla quale girava), che non ha mai visto la luce come porting domestico prima d’ora. Il lavoro di Hamster Corporation, che l’ha inserito nella sua collana di classici da sala Arcade Archives 2, ci offre oggi la possibilità di riscoprire un capitolo che, per molti, ha rappresentato il primo vero contatto con le nuvole digitali, riportando alla memoria le emozioni di un’epoca in cui la tecnologia riusciva ancora a sorprendere con semplici, ma efficaci, espedienti visivi e sonori.

Air Combat 22
Un duello mozzafiato tra cieli e praterie poligonali

Arcade Archives 2 Air Combat 22: mettiamo i puntini sulle A

Essendo nate per titillare il palato degli avventori con le tasche piene di monetine, le versioni da sala di Air Combat non hanno mai brillato per profondità narrativa, quanto piuttosto per l’immediatezza della loro proposta. Le storie erano più che altro un pretesto per catapultare il giocatore in un conflitto aereo senza tregua, laddove il filone casalingo le avrebbe invece trasformate in veri e propri melodrammi bellici: veniamo chiamati a vestire i panni di un pilota d’élite, impegnato in missioni sempre più ardue contro un nemico non meglio precisato, che si fa via via più aggressivo e spietato. La sensazione che si ha, sin dai primi istanti, è quella di trovarsi nel cuore di una guerra che vive soprattutto nell’immaginazione: il giocatore non ha bisogno di sapere chi combatte o perché, tutto ciò che conta è la sfida, la capacità di oltrepassare i propri limiti, il trionfo della tecnica e della freddezza sotto pressione.

Ciò che colpisce, in questa conversione, è la capacità di evocare un senso di nostalgia quasi tangibile. Il modo in cui gli eventi si dipanano, lasciando ampio spazio alla fantasia del giocatore, rispecchia perfettamente il mood degli arcade degli anni ’90. Non c’è spazio per lunghe cutscene o dialoghi complessi: tutto è subordinato all’azione, e di fatto è proprio questa semplicità ad essere il vero punto di forza. Ci ritroviamo pertanto assorbiti da un mondo sospeso tra il reale e il virtuale, dove ogni duello a colpi di mitragliatrice diviene un aneddoto di coraggio e determinazione, e ogni missione superata è una medaglia che brilla nel cuore dei nostalgici, soprattutto per quanti hanno avuto la fortuna di provarlo nel suo originale cabinato a forma di abitacolo.

Una delle caratteristiche più apprezzate di Air Combat 22 è la sua estrema accessibilità. I comandi sono intuitivi, pensati per essere assimilati in pochi minuti anche dai neofiti, ma al tempo stesso possiedono una profondità che premia chi decide di investire tempo e attenzione. La gestione del velivolo, pur non raggiungendo i livelli di simulazione dei capitoli più recenti, riesce a trasmettere quella sensazione di controllo totale che è il marchio di fabbrica del franchise. Accelerare, virare, ingaggiare il nemico: tutto avviene in modo fluido, senza soluzione di continuità, con una curva di apprendimento calibrata alla perfezione per mantenere alto il coinvolgimento.

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Non ho mai desiderato così tanto essere un cavallo

L’eleganza delle meccaniche di Air Combat 22 risiede nella sua capacità di regalare una sfida continua e appagante. Ogni missione rappresenta un banco di prova, in cui le nostre abilità vengono messe alla prova da nemici sempre più agguerriti e da pattern di attacco che richiedono riflessi pronti e una buona dose di strategia. La progressione, seppur lineare, è scandita da una difficoltà crescente che spinge a migliorarsi, a perfezionare le proprie tecniche di combattimento, a studiare le traiettorie e a sfruttare al meglio le armi a disposizione. Le sessioni di volo non smettono mai di stimolare i sensi, che ricavano soddisfazioni autentiche anche a distanza di anni dalla prima partita.

La conversione mantiene intatto il fascino visivo dell’originale, trasportandoci di peso in un’epoca in cui la grafica poligonale era sinonimo di avanguardia. I modelli dei velivoli sono semplici, quasi essenziali, ma colpiscono perché sono in grado di evocare un senso di velocità e potenza che, ancora oggi, riesce a emozionare. Gli scenari, seppur scarni rispetto agli standard moderni, offrono un colpo d’occhio spettacolare, soprattutto nelle fasi di combattimento più concitate, quando il cielo si riempie di missili e esplosioni. È proprio nell’essenzialità delle texture e nella pulizia dei poligoni che si nasconde la forza di questa conversione, capace di trasportarci in un mondo dove le lacune tecniche vengono colmate dalla fantasia e i vertici renderizzati sembra raccontino l’innovazione e il coraggio creativo di chi li ha modellati.

Non si può non apprezzare l’impegno profuso Hamster Corporation nel preservare l’autenticità dell’esperienza originale, adattandola però alle possibilità offerte dalle piattaforme moderne. La risoluzione è stata ottimizzata per garantire una resa visiva pulita e priva di sbavature, mentre il framerate stabile contribuisce a mantenere alta la sensazione di fluidità. Certo, chi si avvicina al gioco aspettandosi effetti speciali e dettagli iper-realisti potrebbe restare deluso, ma chi cerca il gusto autentico dell’arcade troverà in questa conversione un piccolo gioiello da collezionare e ammirare.

Air Combat 22
Il fuoco intenso delle difese di una portaerei nemica mette a dura prova i nostri riflessi

Arcade Archives 2 Air Combat 22: penso che andrò a farmi una pagnottella

Se la grafica di Air Combat 22 è un’autentica macchina del tempo, la porzione sonora non è da meno. Le esplosioni, il ruggito dei motori, il sibilo dei missili: tutti gli effetti sono studiati per amplificare la sensazione di coinvolgimento ed eccitazione al pari delle musiche, dal sapore tipicamente arcade, che contribuiscono a scandire il ritmo dell’azione, accompagnandoci lungo tutto il percorso con temi energici e pulsanti che rievocano appieno le emozioni delle vecchie sale giochi.

A distanza di decenni dalla sua prima apparizione, la colonna sonora mantiene intatta la facoltà di entusiasmare gli appassionati. Non si tratta di tracce complesse o orchestrali, ma di motivi semplici, diretti, che si imprimono nella memoria e diventano parte integrante delle partite. È proprio questa immediatezza, in perfetta sintonia con il ritmo dell’azione, che rende il comparto audio un elemento fondamentale della produzione, intriso di quel senso di appartenenza e di comunità che solo la cultura arcade sa regalare.

E poi, Hamster Corporation merita il consueto plauso per la cura con cui ha realizzato l’integrazione nella sua collana dedicata al retrogaming. Oltre alla fedeltà visiva e sonora, il titolo offre una serie di opzioni che accordano un certo grado di personalizzazione, adattando in parte la giocabilità alle preferenze di ciascuno. La possibilità di scegliere tra vari livelli di difficoltà, di configurare i controlli e di accedere a modalità extra contribuisce a rendere il gioco accessibile e divertente, sia per i veterani che per i neofiti.

Tuttavia, non mancano alcuni limiti: la mancanza di modalità multiplayer online, ad esempio, rappresenta anche in questo caso una piccola occasione mancata, soprattutto per chi avrebbe voluto rivivere le emozioni delle sfide in compagnia. Anche la scarsa profondità contenutistica potrebbe far storcere il naso a chi cerca qualcosa di più strutturato e duraturo: una volta padroneggiate le tecniche di base e superati tutti i livelli, le classifiche rimangono l’unico motivo per il quale dovremmo sentirci spinti a giocare ancora. Ma, in fondo, Air Combat 22 non ha mai avuto la pretesa di essere altro che un puro, autentico, tributo all’azione concisa e frenetica da sala giochi.


Air Combat 22 è forse più affascinante come pezzo di storia videoludica che come gioco in sé, ma ciò non significa che gli appassionati della serie firmata Bandai Namco non possano divertirsi. Come accaduto con Ridge Racer, l’esperienza che porta sul tavolo presenta svariate limitazioni, poiché è stata pensata per essere consumata velocemente e lasciare il posto al prossimo cliente. Malgrado ciò, resta abbastanza divertente da valere il vostro tempo e denaro, perciò non posso augurarmi che venda bene in modo che Bandai Namco e Hamster possano portare altri titoli arcade degli anni ’90 “orfani” di conversioni dell’epoca (Rave Racer, Dirt Dash, magari persino Tokyo Wars e Prop Cycle) sulle piattaforme attuali.


 

Gioca da quando ha messo per la prima volta gli occhi sul suo Commodore 64 e da allora fa poco altro, nonostante porti avanti un lavoro di facciata per procurarsi il cibo. Per lui i giochi si dividono in due grandi categorie: belli e brutti. Prima che iniziasse a sfogliare le riviste del settore erano tutti belli, in realtà, poi gli è stato insegnato che non poteva divertirsi anche con certe ciofeche invereconde. A quel punto, ha smesso di leggere.