Super Robot Wars Y Recensione: so che possiamo farcela, tutti insieme!

Super Robot Wars Y

L’arrivo di un nuovo capitolo di Super Robot Wars sulle piattaforme occidentali è, di per sé, un evento degno di nota. Il brand è difatti rimasto un tesoro gelosamente custodito dal Giappone decisamente a lungo, un’epopea titanica di strategia a turni che unisce gli universi dei robot giganti più celebri e amati della cultura animata nipponica, finché nel 2021 Super Robot Wars 30 ha spezzato questa tendenza in occasione del 30° anniversario della serie, avvalendosi della prima distribuzione ufficiale su scala planetaria.

La possibilità di scaricare e giocare a Super Robot Wars Y sul mio Nintendo Switch, senza la necessità di importare versioni asiatiche con sottotitoli stentati o di ricorrere a complessi trucchi regionali, è stata perciò una sensazione quasi miracolosa, simbolo di un cambiamento epocale per un franchise che ha sempre fatto del suo punto di forza la fusione di decine di proprietà intellettuali, dalla classica triade formata dalle saghe di Gundam, Mazinger e Getter Robo alle serie più recenti. Questo nuovo capitolo si pone l’arduo compito di soddisfare i veterani che lo seguono da decenni, di accogliere i neofiti in un mondo tanto affascinante quanto caotico e, al contempo, di fornire riprova che il nuovo studio Bandai Namco Forge Digitals, nato dopo la chiusura dello storico B.B Studio e l’allontanamento di Takenobu Terada quale director della serie, sia perfettamente in grado di raccogliere un testimone tanto prezioso.

Dopo aver speso innumerevoli ore a guidare squadroni di mecha attraverso nugoli di nemici e scenari di ogni tipo, posso confermare che Super Robot Wars Y riesce in entrambi gli intenti, riversandoli in un pacchetto profondo, stratificato e incredibilmente appagante che rende il giusto tributo alla sua lunga e gloriosa tradizione, e unisce il sapore degli elementi familiari con qualche nota di freschezza inattesa.

Super Robot Wars Y
La scelta e il posizionamento delle unità sulla mappa sono spesso la chiave per la vittoria

Super Robot Wars Y: mi basta un attimo di esitazione

Come di consueto, la formula adottata dal gioco è tanto abituale quanto irresistibile: dopo aver scelto lo schieramento di partenza, i giocatori muovono le loro unità su una griglia, scegliendo con cura le posizioni per ottimizzare gli attacchi e minimizzare i danni, una formula che resiste alla prova del tempo dall’alba degli anni ’90, e che si rivela ancora una volta quale indiscusso punto di forza. Ciascun membro della nostra squadra dispone di un’ampia gamma di opzioni, che vanno dai semplici attacchi base come pugni, fendenti o raffiche di mitragliatrici a potenti mosse distintive, tutte eseguite con animazioni spettacolari.

Un ingrediente fondamentale del gameplay sono gli Spirits, abilità speciali che i piloti possono attivare per ottenere vantaggi tattici, come aumentare la precisione, schivare un attacco imminente o persino ottenere un turno extra dopo aver distrutto un nemico. Sebbene nel corso delle prime ore l’impiego di queste abilità sia limitato dalla scarsa quantità di SP (punti spirito) a disposizione dei personaggi, con il prosieguo della storia e il rafforzamento delle squadre si inizia ad avvertire un tangibile sentimento di onnipotenza, direttamente proporzionale al numero di volte in cui abbiamo la possibilità di richiamare questi poteri e trasformare gli scontri in un perfetto connubio di potenza e strategia.

Oltre a questi elementi classici, Super Robot Wars Y incorpora un sistema di missioni selezionabili e di incarichi secondari, che fanno il loro gradito ritorno da Super Robot Wars 30. Si tratta di un’impostazione che, pur rendendo il ritmo più flemmatico e meno scorrevole, permette di esplorare a piacimento le trame delle serie animate preferite e reclutare nuove unità in un ordine non predefinito. In particolare, ho trovato gratificante la possibilità di affrontare degli stage paralleli per sbloccare personaggi supplementari prima che la storia principale lo preveda. È una logica molto democratica che elargisce una sensazione di controllo e personalizzazione di rado prevista negli altri capitoli, mutuata in buona misura dalla gestione degli eventi tipica dei gacha.

L’altra grande novità è il sistema STG Memory, un albero delle abilità che si sblocca spendendo MXP, una valuta accumulabile completando le varie missioni: per quanto la maggior parte dei nodi offrano vantaggi marginali come un leggero aumento degli HP, quasi impercettibile in un gioco dove i punti vita si contano a decine di migliaia, alcuni, ad esempio il bonus del 10% all’esperienza guadagnata da ogni unità, si rivelano incredibilmente proficui e rappresentano un investimento prezioso per l’intera squadra. Inoltre, la meccanica dell’Assist Link consente anche ai personaggi relegati in “panchina” di tornare utili sul campo, rendendoli in grado di fornire tutta una serie di effetti e modificatori addizionali alla prima linea mentre guadagnano a loro volta XP. Una simile amalgama tra sistemi consolidati e nuove funzionalità mantiene il gameplay fresco e stimolante, invitandoci a pianificare con cautela e amministrare le risorse dando loro la giusta priorità.

Le animazioni ricalcano molti dei momenti più rappresentativi di ogni serie

Ruggisci, tuono! In nome dell’Imperatore!

La narrazione di Super Robot Wars Y abbraccia appieno la prassi ben collaudata del marchio, rimestando le trame dei vari anime presenti in una gigantesca e spesso bizzarra “mecha opera” originale. La premessa di fondo è intrigante: una giovane aristocratica si ritrova al comando di una colossale corazzata che dichiara la propria indipendenza, trasformandosi in una città-stato volante. Questo equipaggio atipico, che include anche una coppia di ninja futuristici i cui ruoli sembrano da principio un po’ superficiali, viaggia per un mondo sconvolto da una lunghissima guerra interrotta da una fragile tregua, e si ritrova coinvolto in innumerevoli conflitti a causa della misteriosa fonte d’energia che alimenta.

Benché l’idea sia affascinante, l’esposizione ha una partenza decisamente soporifera: per un numero di ore che pare interminabile, le continue introduzioni di nuovi personaggi e la costruzione del mondo “mescolato” procedono con cadenza letargica, relegando gli eroi delle serie più antiquate a ruoli quasi di contorno, salvo poche (ma brillanti) eccezioni. Un aspetto che mi ha particolarmente deluso, in quanto appassionato di fantascienza robotica anni ’70 e ’80, è stato il focus iniziale su serie come Gundam Wing e SEED, che abbiamo già visto in tutte le salse e non rientrano tra le mie preferite, perciò ritenetevi avvisati: a meno che non siate ferventi estimatori della saga ideata da Yoshiyuki Tomino, e in particolare dei suoi universi “alternativi”, potreste ritrovarvi a dover pazientare per diversi livelli nell’attesa di arrivare a scenari più entusiasmanti.

Ma il vero punto di forza della storia non risiede tanto nella trama originale quanto nella sinergia tra gli universi: a differenza di alcuni capitoli recenti, nei quali gli incroci di trama sembravano fin troppo forzati, qui le interazioni tra i personaggi sono costanti e spesso sorprendenti. È stato divertente vedere come la trama di Mobile Fighter G Gundam si intreccia in modo coerente con quella di Aura Battle Dunbine, o come le vicende di Code Geass finiscono per alterare in modo significativo il corso de Il Contrattacco di Char.

Il lavoro svolto per far interagire soggetti e tematiche che non avrebbero mai dovuto incontrarsi, come Lelouch che si ritrova a manipolare le macchinazioni politiche del mondo di Gundam, è davvero eccellente e costituisce la genuina attrattiva di Super Robot Wars, con Y che non fa affatto eccezione. Il lento avvio viene compensato da una escalation che, una volta ingranata, regala momenti di straordinaria aggregazione narrativa, caratteristici del franchise. L’esperienza è ancora più apprezzabile per quanti non conoscono a fondo tutte le serie incluse, e stuzzica senza alcun dubbio il desiderio di approfondire la conoscenza delle storie che riescono a catturare la loro attenzione. E saranno parecchie, ve lo posso assicurare

Super Robot Wars Y
Le numerosissime CG sottolineano con la dovuta enfasi diversi passaggi della storia

Super Robot Wars Y: non ho intenzione di metterci troppo

In termini visivi, Super Robot Wars Y compie una mossa audace, rinnovando diversi elementi artistici che erano rimasti invariati per anni, ma con esiti purtroppo altalenanti. A spiccare in positivo è sicuramente la presentazione generale di storia e dialoghi: a differenza dei predecessori, in cui i ritratti dei personaggi fluttuavano su sfondi neutri, Y sfoggia un generoso quantitativo di splendide illustrazioni a tutto schermo che aiutano a enfatizzare tutti gli eventi narrati in cui compaiono. I ritratti dei personaggi durante le conversazioni hanno ricevuto notevoli rifiniture: ora vengono mostrati più dettagli del corpo e i modelli sono posizionati più vicini al centro dello schermo, un piccolo cambiamento che contribuisce enormemente a rendere le scene più dinamiche e visivamente accattivanti, nonché un passo avanti significativo per il franchise che denota la volontà di evolvere la narrazione oltre le descrizioni testuali.

Anche la mappa di gioco è stata migliorata in modo sostanziale e presenta un assortimento e una ricchezza di dettagli che rendono ogni campo di battaglia vivido e credibile. La profondità degli ambienti, pur rimanendo nell’ambito di griglie intrinsecamente limitate, è un’aggiunta gradita che fa sentire ogni scontro più “reale” e mette in mostra le competenze maturate dai programmatori con l’Unity Engine, un primo passo importante per il franchise che ha preso le distanze dal motore grafico proprietario.

Ma, come anticipato, non tutti i rinnovamenti sono andati a buon fine. L’aspetto più controverso e, a mio avviso, deludente del comparto grafico è la nuova interfaccia utente. I menu, che nei titoli precedenti erano spesso stilizzati e ricchi di particolari, qui sono stati ridotti a banali riquadri piatti con uno sfondo grigio neutro, quasi come quelli di una generica app per smartphone. L’assenza di quel tocco visivo che caratterizzava il design delle UI passate è una scelta inspiegabile che impoverisce la produzione.

Intendiamoci, la funzionalità non viene compromessa in alcun modo, ma la mancanza di personalità nei menu è in netto contrasto con l’impegno riversato negli altri aspetti del titolo. Per un fan di vecchia data, la differenza è ragguardevole e rappresenta un passo indietro rispetto all’evoluzione visuale che si può riscontrare in molte altre sfaccettature del titolo: è come se qualcuno avesse deciso di sacrificare lo stile per una pulizia estetica che, in realtà, lo rende anonimo e dimenticabile, un vero peccato dato che i vari episodi sono sempre stati rinomati anche per l’attenzione a dettagli come questi.

Gli effetti speciali non mancano di movimentare anche le mappe tridimensionali

Quel robot ha appena parlato!?

Quando si parla di grafica in un Super Robot Wars, non si può non menzionare l’aspetto che da solo giustifica l’intero comparto visivo: le animazioni di combattimento, pura e autentica essenza di ogni gioco, un omaggio sfavillante e appassionato a decenni di anime robotici. Guardare i frame di un qualsiasi attacco in Super Robot Wars Y è come assistere a un montaggio intenso di un momento specifico e indelebile della tua serie preferita, ripreso dagli occhi di un devoto ammiratore.

Che si tratti di asset riutilizzati e migliorati dai giochi precedenti, come il Mazin Emperor G, o di sequenze completamente inedite come quelle del Gundam Aerial da The Witch from Mercury, ogni attacco trasmette una sensazione di potenza e di entusiasmo che non stanca mai. È sorprendente notare come molte animazioni siano state completamente estese o rielaborate; personaggi come Allenby di G Gundam hanno visto i rispettivi fotogrammi raddoppiare in lunghezza rispetto a Super Robot Wars T, mentre anche unità storiche come il Combattler V sono state leggermente revisionate per migliorarne la fluidità.

La porzione acustica si integra perfettamente con la spettacolarità delle animazioni. Le musiche, che ripropongono i temi caratteristici di ogni serie, accompagnano i vari attacchi con un’energia travolgente. Per chi vuole qualcosa di ancora più immersivo, il DLC a pagamento che include i temi cantati dai rispettivi interpreti, anziché riarrangiati in versione strumentale, è un complemento prezioso. Sentire le sigle originali che si attivano durante la battaglia, quando un attacco speciale va a segno, è una sensazione impagabile che amplifica ulteriormente l’impatto emotivo di ogni scontro.

Anche senza il DLC, la colonna sonora è ottima e i suoni di ogni arma, dai colpi di fucile laser all’impatto dei pugni a razzo, vengono resi con una potenza incredibile grazie ai campionamenti di altissima qualità. L’accoppiata di animazioni mozzafiato e di un sound design tanto metodico genera un coinvolgimento sensoriale che rende ogni singolo scontro un evento memorabile e non un semplice passaggio di un’operazione tattica più ampia. A conti fatti, è questo il vero punto di forza di Super Robot Wars Y: la capacità di trasformare un gioco di strategia invero piuttosto convenzionale in una celebrazione interattiva dell’intero genere mecha.

Super Robot Wars Y
Le cut-in dei personaggi durante gli attacchi sono più nitide che mai

Super Robot Wars Y: sembra che dovrò ricorrere alla forza!

Uno dei fattori cruciali di qualsiasi gioco del franchise è il roster di robottoni coinvolti. Super Robot Wars Y presenta una selezione che, quantunque molto legata ai gusti di ciascuno, riesce a distinguersi per la sua eccezionale miscela di classici, ritorni graditi e aggiunte sperimentali. Ovviamente, il gioco è “Gundam-centrico” per antonomasia, con la presenza di nomi del calibro di Gundam Wing, Gundam SEED, Zeta Gundam e G Gundam che fanno da capofila ma, a dispetto del mio personale scetticismo verso alcune di queste iterazioni, il loro inserimento è un must per un titolo che cerca di accontentare un vasto bacino di estimatori.

Ciò che rende questo elenco degno di nota, però, è il felice prosieguo della tradizione, inaugurata dai suoi predecessori, di includere “ospiti” che una volta sarebbero stati considerati impensabili. L’aggiunta di Godzilla e Jet Jaguar è una mossa audace e divertente che dimostra come il franchise non abbia paura di espandere i propri orizzonti oltre il genere dei robot pilotabili, così come quella di Fuuto P.I, sequel cartaceo di Kamen Rider Double, che segna il debutto di un tokusatsu non strettamente legato a mostri o robot giganti. Queste unità, così slegate dal contesto canonico, ispirano un clima di costante meraviglia e, per quanto rappresentino leve importanti di marketing e non possano rimanere nascoste al pubblico prima del rilascio, contribuiscono a pungolare la fantasia degli utenti che, ad ogni nuovo capitolo, si domandano quale altra serie “impossibile” potrebbe apparire in futuro.

Mentre il gioco eccelle in termini strategici e artistici, ci sono alcuni risvolti che vale la pena menzionare. La curva di difficoltà, ad esempio, è decisamente sbilanciata: i primi due livelli sono pensati per chi non si è mai cimentato con nessun tattico in vita sua o ha poca confidenza con il genere, perciò troveremo vantaggi e nemici che hanno una mira così scarsa e fanno talmente pochi danni da rendere le sfide quasi inesistenti. Per chi vuole mettersi da subito alla prova, consiglio caldamente di iniziare a difficoltà Hard o Expert, dove i nostri avversari sono più aggressivi e la schematizzazione delle mosse è vitale… almeno fino a metà gioco. Paradossalmente, un altro aspetto che contribuisce a facilitarci non poco la vita è la rapidità con cui si acquisisce denaro. Fin dalle prime missioni, si ottengono fondi sufficienti per potenziare completamente diverse unità, mettendo i giocatori in una posizione di netto vantaggio.

Una tale abbondanza di risorse finisce per mitigare gli ostacoli proposti dalle difficoltà più elevate, anche se la potenza delle unità ostili cresce in maniera esponenziale, e tutti i vantaggi ottenuti dai sistemi aggiuntivi si sommano fra loro fino a renderci praticamente invincibili, ferma restando la possibilità di ripetere ad libitum determinati stage per racimolare soldi e XP. Messe da parte queste lamentele da veterano, Super Robot Wars Y riesce comunque a essere un’esperienza incredibilmente gratificante. La robusta e affatto scontata concordanza tra gameplay consistente e presentazione audiovisiva spettacolare, unita a una storia che enfatizza la sua natura di magniloquente crossover multimediale, lo rende un titolo imperdibile per gli amanti del genere. E poi, come detto poc’anzi, uno dei migliori pregi di Super Robot Wars risiede nella sua capacità di divulgare, oltre che di celebrare: la gioia di sbloccare un nuovo robot, di ammirare i suoi attacchi per la prima volta e di scoprirne la storia, è una sensazione che non ha prezzo.


Super Robot Wars Y è un’eccellente capitolo moderno del franchise, che si erge come un efficace punto d’ingresso per i neofiti e una solida, seppur non troppo sfidante, conferma per i veterani. Il gioco non stravolge ma rifinisce la formula SRPG che lo ha reso celebre, combinando un gameplay fresco e approfondito con sequenze animate spettacolari e una sinergia narrativa insospettabile. Anche se un avvio indolente, una UI poco ispirata e l’eccessiva semplicità per i più navigati gli impediscano di raggiungere vette particolari di eccellenza, sono lacune facilmente compensate dalla vastità dei contenuti, dall’ottima realizzazione tecnica e dalla pura gioia di vedere i propri robot preferiti uniti in un’unica, gloriosa, mastodontica guerra totale, che magnifica il passato e guarda con fiducia al futuro dei prossimi Super Robot Wars.


 

Gioca da quando ha messo per la prima volta gli occhi sul suo Commodore 64 e da allora fa poco altro, nonostante porti avanti un lavoro di facciata per procurarsi il cibo. Per lui i giochi si dividono in due grandi categorie: belli e brutti. Prima che iniziasse a sfogliare le riviste del settore erano tutti belli, in realtà, poi gli è stato insegnato che non poteva divertirsi anche con certe ciofeche invereconde. A quel punto, ha smesso di leggere.