Kingdom Come Deliverance II Legacy of the Forge Recensione: fucine e simulazione

Deep Silver tornano a soffiare sulle braci di Kingdom Come Deliverance II (qui la nostra recensione del gioco), ravvivando il fuoco della loro epopea boema con il secondo, corposo contenuto scaricabile: Legacy of the Forge. Invece di limitarsi ad aggiungere nuove missioni narrative, questo DLC invita i giocatori a calarsi nei panni di un artigiano, ereditando una vecchia fucina e mettendo (parzialmente) da parte spada e scudo per indossare il grembiule da fabbro. Il risultato è un’esperienza inedita: più lenta e riflessiva rispetto al gioco base, ma anche sorprendentemente intima. Una scelta che, a seconda dei gusti, potrà rappresentare un peccato cardinale o, al contrario, una splendida scusa per tornare a immergersi nello straordinario RPG medievale sviluppato da Warhorse Studios.

Legacy of the forge
Preparatevi a conoscere la vostra nuova casa. Vi promettiamo che non rimarrà un rudere per molto.

Legacy of the Forge e daddy issues

Alla radice, Legacy of the Forge parte da un’idea estremamente semplice da descrivere: durante la seconda metà di Kingdom Come Deliverance II, nell’area più malfamata e fetente della città di Kuttenberg, giacciono i ruderi di una vecchia bottega. L’edificio fa riaffiorare in Henry da Skalica, protagonista del titolo, un ricordo sopito: da bambino, suo padre gli aveva parlato di come quella fucina fosse stata in un tempo remoto un luogo fondamentale per la sua formazione. La morte del vecchio mastro fabbro, però, ha fatto sì tutti gli apprendisti cercassero fortuna altrove e che l’edificio, rimasto incustodito, venisse dato alle fiamme.

Henry, spinto dal desiderio di onorare la memoria paterna, decide di riportare in vita l’officina, e, con l’assistenza dall’anziana vedova del mastro, si pone l’ambizioso obiettivo di riparare l’orologio astrologico di Kuttenberg, simbolo della città rotto da molti anni e che suo padre, in gioventù, sfortunamente non era riuscito a sistemare. Questo è, in essenza, l’intero contesto di questo nuovo contenuto aggiunto. Gran parte del DLC si svolge infatti entro le mura urbane, con una trama lineare, priva di grandi colpi di scena, che si concentra soprattutto sul lavoro quotidiano in bottega.

Legacy of the Forge non punta dunque a offrire una trama particolarmente coinvolgente – a meno che, come il protagonista, non siate anche voi alla fervente ricerca di una forma di approvazione paterna –, piuttosto intavola una routine lenta, prevedibile, appagante che viene arricchita da elementi simulativi e di city building. L’officina non è infatti un semplice edificio funzionale, bensì assume per Henry la dimensione di un rifugio da restaurare, di una proprietà da sviluppare.

legacy of the forge
Se vi concentrerete sull’attività di fabbro, ci sono buone possibilità che passerete ore a guardare questa immagine.

Il prestigio del battiferro

Il cuore ludico dell’espansione ruota attorno al prestigio, un nuovo attributo che misura la fama e il rispetto guadagnati da Henry come fabbro. Dopo essere stato accolto nella gilda, il giovane deve infatti accumulare notorietà all’interno di Kuttenberg, un obiettivo che può perseguire completando missioni a tempo limitato che compaiono in città ogni mattina. Le attività disponibili sono sorprendentemente varie. La più immediata e intuitiva consiste nel soddisfare le richieste di spade, asce e ferri di cavallo commissionati da nobili e popolani; tuttavia, il gioco offre alternative anche a chi non ama passare ore a battere il ferro caldo. Il prestigio, ad esempio, può essere ottenuto partecipando a duelli, indossando il proprio blasone durante i tornei ufficiali, competendo nelle gare di tiro con l’arco, portando a termine missioni per la gilda, ma anche con attività meno ovvie quali giocare a dadi, fare donazioni alla Chiesa o perfino collaborare con i gruppi criminali del quartiere.

L’avanzamento nei livelli di prestigio sblocca miglioramenti sempre più ricercati per la fonderia, un dettaglio che riflette con riscontri pratici l’ascesa sociale del protagonista. Allo stesso tempo, questa crescita all’interno della piramide gerarchica ha anche lo scopo di spalancare l’accesso a obiettivi più strutturati e narrativi, tra cui l’effettiva riparazione della torre dell’orologio. Dopotutto, chi governa l’area non è certo disposto a concedere a un novellino libero accesso a un bene prestigioso che caratterizza il profilo culturale e amministrativo della città, seppur questi sia danneggiato e inutilizzabile. Oltre a questo, altri eventi più secondari, ma comunque ben definiti, permettono di accedere a elementi più sostanziosi del contenuto scaricabile, come nuove armi, armature e persino un cavallo.

Nel complesso, l’esperienza è solida e ben strutturata, tuttavia non priva di piccoli difetti che sarebbe auspicabile venissero sistemati con futuri aggiornamenti. Sarebbe utile, ad esempio, poter disporre di una cassa direttamente in fucina, così da poter agilmente depositare le pepite metalliche da consumare per portare avanti il mestiere. Inoltre, restano da correggere alcune sbavature nelle traduzioni e nei sottotitoli: durante le nostre partite ci è capitato di incappare in descrizioni di testo che sono rimaste in inglese e, almeno in un’occasione, un sottotitolo ambientale riportava il nome del file audio invece della battuta del personaggio coinvolto. Ci è inoltre capitato un bizzarro bug grafico per cui gli elementi alchemici della fucina si sono esteticamente sdoppiati, rendendo più complessa la produzione di pozioni. Detto ciò, va sottolineato che la versione da noi provata era precedente al lancio ufficiale: è dunque possibile che molti di questi inciampi siano già stati corretti al momento in cui leggete queste righe.

I menù di personalizzazione non potevano che essere a tema con l’estetica globale.

Un loop di gioco ben ferrato

Legacy of the Forge riprende a grandi linee lo schema già tracciato da Dalle Ceneri, il DLC del primo Kingdom Come: Deliverance in cui Henry si trovava a dover vestire i panni di balivo per determinare le sorti di un intero villaggio. Le similitudini meccaniche sono in effetti numerose, tuttavia l’esperienza complessiva è stata raffinata, compatta e tradotta in un’attività più intima e gratificante. La forgia, in particolare, rappresenta l’apice dell’avventura, evidenziando in maniera concreta l’impatto che il giocatore esercita sul mondo di gioco. L’edificio può essere personalizzato in maniera estremamente dettagliata, così da consentire a ogni utente di imprimere un tocco personale che, pur restando fedele all’ambientazione, riesce a risultare unico e irripetibile. È possibile intervenire sulla struttura muraria, sul cortile interno e persino sulla camera padronale, inserendo o modificando elementi che non solo hanno un valore meramente estetico, ma possono anche introdurre nuove meccaniche,

Descritta così, l’espansione potrebbe far pensare a un contenuto dal sapore “pay to win”, rendendo l’idea che chi lo acquista ottenga marcati vantaggi rispetto a chi si limita a possedere l’edizione base. In realtà non è affatto così. Anche dopo aver sbloccato tutti i potenziamenti, Henry non avrà mai accesso a scorciatoie capaci di annullare la complessità dell’avventura. Certo, le arnie forniscono un po’ di miele, la cantina offre qualche caraffa di birra e nel cortile si possono raccogliere erbe comuni utili all’alchimia, tuttavia si tratta di benefici marginali, che non giustificano in alcun modo il dispendio di tempo e risorse necessario per avviare l’attività.

In definitiva, Legacy of the Forge si rivolge dunque a chi cerca consapevolmente un’esperienza dal forte carattere simulativo e vuole riscoprire il ritmo lento, ripetitivo e ciclico che caratterizza le fasi iniziali di Kingdom Come Deliverance II, ovvero quando un Henry, ferito e privo di mezzi, si trovava costretto a svolgere mansioni semplici e umili pur di guadagnarsi da vivere e conquistare la fiducia dei compaesani. In questo senso, il DLC si pone quasi in antitesi rispetto ai topoi del genere: non propone contenuti spettacolari o esuberanti da endgame, bensì ridimensiona i vantaggi già accumulati dal protagonista, invitando il giocatore a riscoprire e rivalutare gli aspetti più essenziali e genuini dell’esperienza di gioco.


Legacy of the Forge, il secondo DLC di Kingdom Come Deliverance II, mette da parte missioni epiche e colpi di scena per proporre un’esperienza lenta, intima e fortemente simulativa. Attraverso un loop di gioco fatto di incarichi quotidiani, personalizzazione dell’officina e gestione del prestigio, il giocatore si costruisce gradualmente una reputazione fino, ricavandone una soddisfazione più personale che logistica. Pur offrendo qualche ricompensa marginale, infatti, il DLC non concede vantaggi sbilancianti, ma invita a riscoprire il fascino della routine medievale, proponendo un contenuto che piacerà soprattutto a chi apprezza la dimensione più riflessiva e immersiva della serie.