The Nameless Slay Dragon Recensione: lo spirito del Senza Nome

The Nameless Slay Dragon

Pochi generi videoludici detengono un fascino intramontabile come il gioco di ruolo. Eppure, per quanto la maggior parte delle produzioni tripla A, come Dragon Quest o i più recenti capitoli di Final Fantasy, si concentrino sulla spettacolarità e sull’azione mozzafiato, c’è un nucleo più profondo che poggia su fondamenta antiche: quelle dei giochi da tavolo, dei libri game e delle storie interattive. The Nameless Slay Dragon (adattamento poco evocativo dell’originale Wúmíng zhě: Tú lóng Xùzhāng, traducibile come Il Senza Nome: L’Uccisore di Draghi – Prologo, che peraltro suggerisce l’avvento futuro di ulteriori capitoli) è un esempio fulgido di questa filosofia, seguita con devozione quasi religiosa dal suo sviluppatore. Piuttosto che cercare l’ispirazione tra le sontuose produzioni giapponesi, il titolo raccoglie coraggiosamente l’essenza di un’autentica campagna di Dungeons & Dragons e, senza poter contare su filmati iperrealistici o esplosioni di colori ed effetti speciali (per fortuna, aggiungerei), ripiega con fermezza su una narrazione guidata dal testo, nella quale ogni decisione del giocatore rispecchia le scelte di un aspirante avventuriero seduto intorno a un tavolo. L’interazione con il mondo si traduce in un flusso costante di dialoghi che ricordano le parole di un Dungeon Master impegnato a descrivere gli scenari che perlustriamo, le circostanze in cui ci troviamo e le conseguenze delle nostre azioni. Vuoi anche per il tempo e il budget a disposizione, l’autore ha scelto di ricondurci a un’epoca dove l’immaginazione era lo strumento più potente, trasformando un semplice gioco di strategia a turni in un’epopea che evoca la nostalgia dei racconti in stile “scegli la tua avventura”. Ed è proprio qui che risiede la sua inaspettata efficacia.

The Nameless Slay Dragon
La navigazione di mappe e dungeon, basata sui punti di interesse, agevola non poco i passaggi di solito più tediosi di questo genere

The Nameless Slay Dragon e l’arte della narrazione interattiva

Il telaio espositivo di The Nameless Slay Dragon parte da una serie di premesse all’apparenza familiari, ma che nascondono risvolti sorprendenti. La storia ci pone nei panni di un giovane guerriero, l’unico sopravvissuto di un assalto perpetrato dai draghi che ha spazzato via la sua città natale. Mosso da una sete inestinguibile di vendetta, il nostro alter ego si incammina verso LastGuard, l’ultima roccaforte dell’umanità. È un percorso solitario, almeno da principio, che lo condurrà a scoprire segreti, a formare legami con una piccola compagnia di avventurieri – un ladro, un mago e un chierico – e a scontrarsi con la minaccia onnipresente dei rettili alati che terrorizzano il globo. La trama, benché abbastanza stereotipata, viene raccontata in modo magistrale, generando un clima teso e opprimente che riesce a mantenere viva l’attenzione fino in fondo.

Il vero colpo di genio, tuttavia, risiede nel modo in cui la narrazione viene veicolata. Il gioco utilizza un sistema di punti di interesse visualizzati sulle varie mappe, che possiamo navigare utilizzando un semplice cursore. Raggiungere una di queste tappe svela una porzione di testo che descrive quanto accade, esattamente come se un narratore stesse guidando i suoi ascoltatori. Tale approccio, che ricorda fortemente le visual novel o i vecchi MUD testuali, crea una connessione con la storia inconsueta per i giochi moderni. Le scelte del giocatore hanno un impatto concreto e tangibile, con alcune decisioni che si limitano a influenzare eventi minori e altre che possono alterare il corso dell’intera avventura, aprendo il cammino verso finali multipli. È una danza perpetua tra la libertà del giocatore e la struttura della trama, dove ogni azione, persino un fallimento in una prova di abilità, contribuisce alla crescita del personaggio e ne definisce il destino. Questa interazione continua e significativa è il cuore pulsante del gioco, che rende ogni partita un percorso unico e individuale.

The Nameless Slay Dragon
Per quanto le animazioni siano molto limitate, artwork ed effetti speciali bilanciano la scenograficità delle battaglie

Come si forgia un vero eroe

Le fondamenta del gameplay di The Nameless Slay Dragon poggiano su un sistema di combattimento a turni solido e profondo, che prova a discostarsi dalle convenzioni del genere per tentare un approccio tattico avvincente. Possiamo scegliere tra varie azioni caratteristiche come attacco, abilità, uso di oggetti, difesa e fuga, ognuna delle quali ha un costo in Punti Azione o Volontà. La corretta amministrazione di queste ultime è fondamentale per avere ragione dei nemici, e così sarà necessario pianificare attentamente ogni mossa. Ma la vera unicità risiede nel sistema di progressione che, in maniera simile a quel che venne introdotto con Final Fantasy II e successivamente perfezionato da molti altri come i RPG firmati Bethesda, consente di migliorare tanto in battaglia quanto compiendo azioni specifiche: brandire un’arma ne accresce la competenza, subire danni rinvigorisce la salute massima e persino fallire un’azione può portare a una crescita incrementale. È un’ottima meccanica che premia ogni aspetto dell’esplorazione e del combattimento, garantendo che anche le sconfitte o le decisioni sbagliate non siano mai tempo sprecato, ma passi consistenti verso una regolare evoluzione dei personaggi.

Parallelamente al sistema di progressione, il gioco offre un livello di personalizzazione incredibilmente ricco. Fin dalle prime battute, possiamo scegliere una tra le quattro diverse origini del protagonista (come l’Eletto o il Figlio dell’Oscurità), ciascuna con bonus alle statistiche e una classe iniziale uniche. Con oltre venti classi disponibili, il sistema di sviluppo ci concede una libertà straordinaria, permettendo di combinare abilità e tratti per creare build inaspettate e sinergie potenti. Inoltre, il gioco introduce le cosiddette “Scintille”, speciali oggetti di supporto che si guadagnano combattendo, esplorando o persino cucinando. Queste possono poi venire infuse nelle abilità per migliorarle e modellarle a proprio piacimento, in maniera tale da modificarle per venire incontro a una particolare esigenza o a uno stile di gioco specifico. Si tratta di un livello di granularità che, unito all’assenza di battaglie casuali e di grinding forzato, dimostra profonda considerazione per il tempo investito dai giocatori, che sono perciò in grado di concentrarsi sulla storia e sull’esplorazione al ritmo che preferiscono piuttosto che su compiti ripetitivi e obbligatori.

La narrazione viene spesso accompagnata da splendidi artwork

The Nameless Slay Dragon, un mondo in chiaroscuro

Dal punto di vista visivo, The Nameless Slay Dragon adotta una scelta stilistica netta e peculiare, con splendide illustrazioni dai contrasti marcati che richiamano atmosfere cupe e malinconiche, in linea con la trama e l’ambientazione. I fondali sono statici ma ben delineati, con un’attenzione particolare al dettaglio che compensa la quasi totale assenza di animazioni complesse. Un simile approccio minimalista, che si concentra sulla porzione artistica piuttosto che sulle trovate tecnologiche, potrebbe non impressionare i giocatori abituati a ben altra opulenza grafica ma supporta alla perfezione lo scopo del gioco, ossia infondere vita a un’atmosfera che enfatizza la narrazione testuale. L’ago della bilancia si sposta dunque dall’azione rocambolesca all’impatto visivo delle immagini, trasformando il gioco in una sorta di libro illustrato interattivo.

Il comparto acustico, pur non vantando un doppiaggio che tutti avremmo desiderato, svolge comunque un ruolo cruciale nel sottolineare le vicende. La colonna sonora si adatta egregiamente alle diverse situazioni, riuscendo a sostituire con efficacia le voci dei personaggi e a comunicare lo stato emotivo degli stessi. Tuttavia, la presentazione non è esente da difetti, alcuni dei quali possono influire sull’esperienza in particolar modo su piattaforme portatili come Nintendo Switch e Switch 2. La dimensione del font è eccessivamente ridotta, un problema non da poco in un gioco che si basa quasi interamente sulla lettura e che ne rende difficile la fruizione specialmente in modalità portatile, attestandosi come potenziale deterrente per quanti soffrono di problemi alla vista o preferiscono giocare senza dover sforzare gli occhi. Anche l’interfaccia dell’inventario risulta a tratti macchinosa e confusionaria, e la ricerca di oggetti diviene spesso un’operazione più contorta del dovuto.

Nella luce e fra le ombre

Qualche altra considerazione in ordine sparso: il sistema di crafting, ad esempio, è un vero e proprio diletto, che mescola con sapienza semplicità e creatività. Anziché seguire ricette rigide, il giocatore può combinare materiali specifici per creare oggetti, pozioni o equipaggiamento, in maniera non dissimile a quanto visto in Breath of the Wild e Tears of the Kingdom. È un sistema intuitivo e gratificante, che incoraggia la sperimentazione e può portare a risultati sbalorditivi. Un altro aspetto notevole è la gestione della fatica, che si accumula con ogni azione, ma che può di contro essere facilmente azzerata recandosi in un punto specifico per riposare. La succitata assenza di scontri randomici, unita alla facoltà di tornare istantaneamente a qualsiasi luogo già visitato, rendono la navigazione fra le varie zone estremamente comoda, che può concentrarsi sull’avventura senza preoccuparsi di spostamenti lunghi o grind ripetitivo. Nonostante le piccole imperfezioni tecniche, il gioco dimostra un cuore che spesso manca nelle produzioni più lucide.


La piccola ma grande impresa firmata da The Nameless Epic è un’autentica gemma in un mercato saturo di RPG convenzionali. Nonostante l’assenza di doppiaggio e una grafica che privilegia lo stile alla spettacolarità, il gioco si distingue per un’incredibile profondità narrativa e un sistema di progressione innovativo. La sua natura da libro game interattivo e le sue scelte che contano lo rendono un’esperienza avvincente, quasi ipnotica. Unica pecca, il font troppo piccolo, ma è un piccolo prezzo da pagare per un gioco che si presenta come un’inaspettata delizia. Un’opera che gli amanti dei classici RPG e delle storie complesse non dovrebbero assolutamente farsi sfuggire.