Cato Buttered cat recensione: di fisica, derivati del latte, antigravità ed altre questioni triviali.

La bellezza, si sa, risiede spesso nella sintesi, ma per un’opera così singolare come CATO: Buttered Cat, a volte il racconto deve espandersi per rendere giustizia a ogni sua bizzarra sfumatura. Eccoci quindi a un’esplorazione più profonda di questo fenomeno ludico, un’avventura che parte da un meme e finisce per elevare il platforming a una vera e propria arte, dimostrando che la gravità, in fondo, è solo una convenzione per i comuni mortali.

Chi ha mai avuto un gatto sa che le sue zampe sono un porto sicuro, un’assicurazione contro ogni rovinosa caduta. Chi ha avuto a che fare con una fetta di pane imburrata, sa che il suo destino è segnato, un inesorabile atterraggio sulla fatale superficie del burro. Ma cosa accade quando questi due pilastri dell’assurdità cosmica si uniscono? Il paradosso del gatto imburrato, un moto perpetuo che sfida ogni legge della fisica, diventa il cuore pulsante di un’avventura geniale, che genera un’antigravità ludica capace di trasportarci in un mondo dove la fisica cede il passo al divertimento.

L’ultimo anno ha regalato al mondo dei videogiochi una vera e propria fioritura del genere puzzle platformer. Ho avuto il piacere di rituffarmi nel mondo onirico di Braid grazie alla sua anniversary edition, una riscoperta che ha confermato il suo status di opera d’arte. Accanto a questo colosso, ho esplorat indie come Ruffy and the riverside e SCHiM, due idee dal potenziale enorme, seppur largamente inespresso, e mi sono perso nel meraviglioso Bionic Bay e nell’inaspettata sorpresa di Mainframes.

L’orizzonte si prospetta altrettanto luminoso, con l’attesa per i prossimi Little Nightmares III, Reanimal e Planet of Lana 2. È in questo contesto così ricco e dalla concorrenza agguerrita che CATO: Buttered Cat si inserisce, non subendo il confronto ma, come da manuale, cadendo in piedi. In fondo, poteva forse essere altrimenti?

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Un raro momento di ralax nel nostro “rifugio” dove potremo dedicarci a varie attività secondarie

Nato dall’incontro tra il programmatore Blasin e l’artista Frank al BOOOM Gamejam 2022, il progetto ha ricevuto un feedback talmente positivo da decidere di fondare il team Woll per proseguire e completare quanto iniziato: CATO: Buttered Cat è il loro primo, e brillante, lavoro. Uno sforzo meticoloso durato due anni, che ha trasformato un progetto nato per una game jam in un’epopea ludica. Il risultato? Oltre 200 livelli, tra principali e opzionali, suddivisi in 5 mondi tematici, che garantiscono un’esperienza longeva e ricca di sorprese.

Ci sono boss fight che mettono alla prova il tempismo e la coordinazione, mini-giochi che offrono una piacevole pausa dagli enigmi, un numero consistente di segreti e una quantità impressionante di skin per i due protagonisti, che rendono la personalizzazione un’esperienza a sé stante. L’hub centrale, un’oasi di pace tra una sfida e l’altra, è un tocco di classe che invita a esplorare, a rilassarsi e a scoprire segreti nascosti. La sensazione di aver scoperto qualcosa di veramente unico, di essersi imbattuti in un gioiellino mascherato da stramberia, è forte fin dal primo istante. L’idea di base è folle, certo, ma il level design è tutt’altro che banale, anzi, è costruito con una precisione chirurgica per stimolare il ragionamento, il tempismo e la capacità di gestire due personaggi con abilità distinte, a tratti opposte.

Il vero cuore pulsante di CATO risiede nella gestione di questo duo improbabile: il gatto e il toast imburrato. Ognuno ha le sue peculiarità: il gatto si muove lateralmente, non salta, ma è un maestro dell’arrampicata e può infilarsi nei tubi con la flessibilità di un liquido. Il toast, al contrario, è un campione di salto e wall jump, capace di farsi sparare lontano dai tostapane, ma destinato a scivolare miseramente sul ghiaccio. La magia accade quando si uniscono, ruotando vorticosamente per librarsi in aria, dando vita a un’antigravità che non è solo un effetto visivo, ma la chiave per risolvere i puzzle.

Lo scopo ultimo di ogni livello è farli incontrare, una sorta di “fusione” dragonballiana che crea un essere superiore che piega la gravità e le leggi della fisica al proprio volere, fino al livello successivo. Questa meccanica, tanto buffa quanto gratificante, è il motore di un puzzle platformer fluido e divertente, ma non fatevi ingannare dalla sua apparente semplicità: la difficoltà si alza progressivamente, mettendo a dura prova la vostra abilità di coordinazione.

Cato buttered Cat
Le sezioni in cui si surfa sulla fetta di pane imburrato mi hanno portato a ridere fino alle lacrime

The Lovecats

Nonostante l’esigenza di una precisione che a tratti si fa quasi tirannica, sfidando le dita e la pazienza del giocatore con un rigore da virtuoso, l’esperienza complessiva si rivela un trionfo di coesione e armonia ludica, un affresco di contenuti che, pur nella sua varietà, non perde mai di vista la solidità del proprio disegno. Non si tratta di un’impresa titanica, ma di un viaggio intimo e gratificante che, in circa 10-12 ore, avvolge il temerario esploratore in una trama di sfide intellettuali e risate sincere, offrendo un’eleganza di design del tutto inaspettata per un titolo così folle.

I livelli, piccole e fulminee capsule di ingegno, si susseguono in un flusso ininterrotto, un fiume di creatività che non conosce sosta, introducendo nuove meccaniche con una cadenza sapientemente orchestrata, così da scongiurare il fantasma della noia prima ancora che si palesi. E come in ogni grande composizione, vi è spazio per le piacevoli digressioni come il memorabile livello “su rotaie” che si svela alla fine del primo mondo, un’autentica gemma in cui il gioco vi concederà l’assurdo, ma irrefrenabile, desiderio che non sapevate di avere: surfare a tutta velocità, con un gatto, su una fetta di pane imburrata, in pieno stile Sonic! Una vera e propria oasi di spensieratezza in un deserto di puzzle, si erge come una pausa cerebrale, un momento di pura e gioiosa reazione che prepara l’animo per le successive, più complesse, elucubrazioni.

Il ritmo con cui il Team Woll introduce nuove meccaniche in Cato Buttered cat è una dimostrazione di equilibrio magistrale. Piattaforme trampolino che spingono il duo verso l’alto, superfici adesive che sfidano la gravità, enigmi basati sull’acqua che richiedono una gestione attenta dei due protagonisti, e persino sezioni 3D dove il toast plana attraverso scenari industriali. Il quinto mondo, in particolare, è un crescendo brillante che mescola tutti questi elementi in un’esperienza che sfida anche i giocatori più navigati.

La difficoltà è calibrata in modo perfetto: alcuni puzzle si risolvono in pochi secondi, altri richiedono una pausa, un’attenta osservazione e una strategia ben congegnata. Non è un titolo che si può superare con la forza bruta, ma con la finezza del ragionamento. E per chi si trova in difficoltà, il gioco offre un sistema di suggerimenti intelligente, che non svela la soluzione, ma indica solo la posizione corretta del duo, preservando il senso di conquista.

L’arte visiva di CATO è una festa per gli occhi, con una pixel art colorata ed esagerata arricchita da sfondi in parallasse e animazioni che sono pura poesia dell’assurdo. Il gatto che si allunga nei tubi è già diventato un’icona, e le skin sbloccabili, che trasformano il gatto in un fantasma o il toast in una zucca, aggiungono un tocco di umorismo e varietà. Le animazioni sono così belle che da sole arricchiscono l’intera esperienza. A questo si aggiungono i brevi, ma esilaranti, dialoghi tra il loquace Toast e il gatto, che risponde solo con miagolii.

Questi piccoli dettagli confermano che la follia dell’idea di base è stata curata in ogni aspetto. E per completare il quadro, la colonna sonora chiptune è una vera chicca. Varia e sorprendentemente rilassante, accompagna i puzzle senza stress, ma sa anche diventare cupa nei mondi più oscuri e aggiungere un pizzico di tensione durante le boss fight. Il fatto che GCORES abbia deciso di rilasciarla separatamente su Steam la dice lunga sulla sua qualità.


In conclusione, CATO: Buttered Cat è la prova vivente che un’idea nata da un meme può trasformarsi in un’esperienza ludica raffinata, appagante e sorprendentemente profonda. Il Team Woll è riuscito a bilanciare umorismo e serietà del design in un modo che pochi altri titoli riescono a fare. Nonostante qualche momento in cui la precisione richiesta potrebbe risultare punitiva, l’insieme è solido, ricco di varietà e sempre gratificante. In circa 10-12 ore, chiunque decida di completare il gioco si troverà a vivere un viaggio memorabile, fatto di sfide, risate e un’inattesa eleganza di design. I livelli, brevi e veloci, scorrono uno dopo l’altro, introducendo nuove meccaniche con una cadenza perfetta, evitando la noia. Dalla piacevole pausa cerebrale di un livello “su rotaie” all’esplorazione dell’hub centrale, dove si può giocare a minigiochi e cambiare le skin, ogni aspetto di questo gioco è stato curato con amore. CATO è l’esempio perfetto di come due opposti, intuizione e riflessione, possano convivere in un equilibrio precario e creare qualcosa di inaspettatamente meraviglioso. Proprio come i gatti che atterrano in piedi e il toast che cade dal lato imburrato: una combo strana, che funziona. E funziona alla grande.


 

Provengo da un’epoca particolare, in cui le edicole vendevano videogames e le sale giochi erano giungle urbane abitate da creature stravaganti. Si sognava per mesi (o anni) su una singola immagine vista su rivista, si attraversavano quartieri interi per noleggiare un gioco sperando che fosse ancora lì, pronto ad accoglierci per un’avventura irripetibile. Il marketing si faceva per strada, la console war si combatteva faccia a faccia, e il venditore era una creatura leggendaria. Un mondo folle e ingenuo, forse, ma proprio per questo indimenticabile.