Arc Raiders: Embark dichiara guerra alle skin ridicole

Negli ultimi mesi, uno dei dibattiti più accesi nel panorama videoludico riguarda le skin. Sempre più titoli propongono crossover improbabili e cosmetici sopra le righe: soluzioni che possono far felici i giocatori interessati ai battle pass o ai riferimenti a franchise celebri, ma che rischiano al tempo stesso di snaturare l’identità visiva di un gioco, sfociando talvolta in vere e proprie derive caricaturali.

In questo dibattito si inserisce Arc Raiders, il nuovo sparatutto cooperativo di Embark Studios, finalmente disponibile su PC e console. A poche ore dal lancio, il titolo ha già superato 200.000 giocatori simultanei su Steam, confermandosi come uno degli esordi più forti del periodo. Il design director del gioco, Virgil Watkins, è intervenuto sul tema per chiarire la posizione del team e rassicurare la community: “Credo che manterremo l’estetica attuale che abbiamo,” ha dichiarato Watkins a PCGamesN quando gli è stato chiesto delle skin più stravaganti. “[I cosmetici] si inseriscono nella nostra sensibilità su come queste cose devono apparire e integrarsi nel mondo e nella finzione del gioco.”

Pur lasciando spazio alla personalizzazione, Watkins sottolinea che Embark ha fissato dei limiti precisi per preservare coerenza e tono: “Qualcuno, tempo fa in una riunione, ha detto che non faremo mai, per dire, un costume di Babbo Natale,” ha spiegato. “Ma potremmo realizzare qualcosa che, nel nostro tono e nella nostra estetica, richiami Babbo Natale. Non significa affatto che avremo un costume di Babbo Natale, ma credo che questo sia il confine da tracciare. Siamo molto attenti a far sì che tutto ciò che entra nel gioco rispetti l’identità visiva, il tono e l’ambientazione. Gran parte della forza del nostro gioco sta proprio in questo: sarebbe un peccato rovinare tutto aggiungendo, non so, un costume da T-Rex che corre in giro. La novità non varrebbe lo scambio.”

Dalle parole dello sviluppatore di Arc Raiders emerge quanto sia fondamentale mantenere una coerenza visiva, pur offrendo ai giocatori contenuti estetici capaci di stimolare l’interesse e la spesa. Un equilibrio delicato che sta cercando di perseguire anche Battlefield 6, con un approccio dichiaratamente più sobrio, e Call of Duty, che con il nuovo Black Ops 7 sembra voler seguire una direzione simile dopo le critiche al precedente capitolo.

Insomma, non resta che vedere se Embark Studios, così come gli altri grandi player dell’industria, riusciranno a mantenere la rotta nei prossimi mesi. Perché nel 2025 basta una sola skin fuori posto per scatenare un’altra guerra online.