The Witcher Recensione: il confine inesistente tra i mostri e gli uomini vive nella quarta stagione

the witcher recensione stagione 4
the witcher recensione stagione 4

รˆ difficile parlare di della quarta stagione di The Witcher, show su cui Netflix ha puntato parecchio, almeno in passato, senza partire dallโ€™elefante nella stanza: lโ€™abbandono di Henry Cavill. Non รจ un mistero e non รจ nemmeno pretestuoso partire da qui, anche perchรฉ tutta la diatriba relativa alle potenziali voci di โ€œmercatoโ€ sul conto del protagonista delle prime tre stagioni hanno dato parecchi spunti e hanno portato alla creazione di numerose teorie.

Netflix, a conti fatti, si รจ trovata per mano una patata bollentissima. Rovente. Lโ€™abbandono di Cavill, stando ai rumor proprio legato alla perdita di appeal dello show, sia in termini di ascolto sia proprio in termini di qualitร  produttiva, ha compromesso ulteriormente un quadro generale tuttโ€™altro che promettente. La quarta stagione di The Witcher, per usare una figura allegorica molto cara anche agli appassionati del genere, non รจ certamente nata sotto la miglior stella possibile.

Al netto di ciรฒ, da grandi estimatori del materiale originale e ancora fiducioso nei confronti del lavoro di Lauren Schmidt Hissrich, mi sono lanciato alla visione dei nuovi episodi con una discreta curiositร . Se a questo ci aggiungiamo che sono freschissimo di lettura dei libri numero cinque e sei della serie creata da Sapkovski, fortemente collegati proprio alla serie in questione, il quadro dโ€™insieme diventa in qualche modo piรน chiaro, anche grazie a una visione piรน profonda e pulita di fattori determinanti nella valutazione di un simile progetto.

Avere la mente fresca su ciรฒ che avviene nella serie mi ha aiutato ad apprezzare alcune cose. Senza di essa avrei – forse – avuto unโ€™idea piรน negativa, per certi versi, e piรน speranzosa per altri, ma รจ comunque stato un plus importante, perchรฉ mi ha permesso di cogliere tanti passaggi fondamentali, e mi ha anche permesso di capire, nel modo piรน intimo possibile, perchรฉ il cambio di protagonista sia un lembo cosรฌ doloroso di un corpo che, man mano, ha iniziato a diventare sempre meno forte e intoccabile. Ma, attenzione: Liam Hemsworth non deve essere il capro espiatorio e non tutto รจ da buttare.

the witcher 4 - Tutti insieme. Per Ciri
Tutti insieme. Per Ciri

The Witcher: attenti a quei ratti

Questa quarta stagione di The Witcher su Netflix, a essere brutalmente onesti, adatta – principalmente – uno degli archi narrativi, probabilmente, allo stesso tempo piรน importanti della storia, ma al contempo uno dei piรน โ€œpesantiโ€, soprattutto in termini di scrittura ed evoluzione. Sapkovski ha dedicato un bel poโ€™ di pagine alla fuga di Ciri e a tutte le conseguenze che il suo – comprensibile – gesto ha avuto sul mondo circostante, su Geralt, Yennefer, Emhir e tutte le altre forze in gioco. Ciri compresa.

Lโ€™amplesso narrativo, il core pulsante e quasi unico di questa stagione รจ proprio Ciri, che, a essere onesti, viene โ€œsfruttataโ€ in maniera furba anche per distogliere lโ€™attenzione su Geralt e il cambio radicale avvenuto nel suo personaggio. Va detto che, anche nei libri, a un certo punto avviene la stessa cosa, ossia che il personaggio di Ciri vada a fagocitare quella che รจ buona parte della narrazione, ma in questa trasposizione televisiva ci abbiamo visto un poโ€™ di malizia, legata proprio alla scelta forzata di cambiare il protagonista.

รˆ cosรฌ che, dopo i primissimi minuti, si vede giร  un Geralt provato, fisicamente e mentalmente, a seguito dello scontro allโ€™ultimo sangue, che gli รจ quasi costato la vita, con il temibile e sempre piรน potente Vilgefortz. Le cure delle attraenti e poderose driadi di Brokylon hanno avuto un discreto effetto sullo strigo, ma la sua convalescenza sembra essere destinata a durare ancora. Lโ€™inizio della serie, vede giร  il gruppo formato da Milva, una driade, Geralt lโ€™immancabile Ranuncolo impegnati a nascondersi nei boschi e, allo stesso tempo, iniziare una marcia potenzialmente suicida, per risalire – sfuggendo agli occhi dei soldi Nilfgardiani e a quello dei mostri – lo Jaruga e raggiungere, cosรฌ, Ciri.

La giovane, come detto in precedenza, perรฒ, รจ scappata. Ha incontrato sul proprio cammino i giovani ribelli conosciuti come โ€œRattiโ€ e ha intrapreso insieme a loro un viaggio di crescita โ€œfisicoโ€ e mentale profondo, che ha sicuramente rappresentato, cosรฌ come nella controparte cartacea, un tassello fondamentale della narrazione e di questa stagione. Sullo sfondo, cโ€™รจ spazio per Emhir e la sua ossessiva ricerca della figlia, per Vilgefortz, alle prese con la sua oscura ossessione di grandezza e per Yennefer, chiamata a raccogliere i cocci di una โ€œlegioneโ€ magica sempre piรน sullโ€™orlo del collasso.

Attenti a quei ratti
Attenti a quei ratti

Tanto da dire, forse troppo

E, paradossalmente, il primo problema di questa stagione รจ proprio questo: la gestione dello โ€œspazioโ€ e della narrazione in sรฉ. Tralasciando lโ€™infelice scelta – a mio modo di vedere – di lanciare nella mischia un nuovo blocco narrativo senza le dovute premesse narrative o i giusti collegamenti, quello che ha reso a volte complesso la visione degli episodi รจ proprio la scelta alla base di voler raccontare tante cose, troppe cose, con uno spazio ristretto e con poca cura nella gestione dei personaggi.

La nuova stagione di The Witcher, paradossalmente, fallisce proprio su uno degli aspetti che, nelle intenzioni, avrebbe voluto limare maggiormente le differenze con il materiale cartaceo, quello della densitร  dei personaggi e delle storie. Anche il lavoro originale di Sapkovski รจ ricco, a volte in modo quasi eccessivo, di nomi, cose e dettagli – anche prolissi – sul mondo circostante e sulle numerose forze in gioco, ma lo fa in maniera decisamente piรน armoniosa e con tempi diversi. Anche contando le ovvie limitazioni dovute dalla necessitร  di far combaciare tutto in uno spazio piรน ristretto, la quarta stagione di The Witcher risulta fin troppo pesante e problematica, in tal senso.

Il desiderio, a volte quasi eccessivo, quasi infantile, di voler per forza di cose parlare di tutto e mostrare tutto ha avuto un effetto negativo sullโ€™incedere dello show, i cui ritmi si sono sicuramente alzati, ma con una costante e frequente crescita anche del caos e della confusione. Durante gli otto episodi, salvo qualche caso sporadico, ho avuto spesso lโ€™idea che gli sceneggiatori si fossero accorti in corsa di aver omesso o annacquato troppo qualcosa, per poi tornarci continuamente sopra, cercando di mettere una pezza sopra – laddove possibile – di continuo. Questo tipo di gestione ha messo in mostra i nervi piรน scoperti della produzione, che ha dimostrato di avere troppe incertezze proprio sotto lโ€™aspetto della direzione generale.

Seppur confusionaria, perรฒ, la quarta stagione ha il grande merito di aver introdotto tanti nuovi personaggi di grande impatto e dal grande potenziale, su cui spiccano, indubbiamente, due nomi su tutti: Regis, interpretato dalla superstar Lawrence Fishburn e Leo Bonhart, magistralmente portato sul piccolo schermo dallโ€™attore sudafricano Sharlto Copley. Prima di passare alla disamina sul cast e le interpretazioni, perรฒ, voglio sottolineare un aspetto importante, che non deve essere omesso. Pur contando tutti i problemi di cui sopra, la quarta stagione di The Witcher non รจ affatto brutta da vedere, anzi. Gli episodi scorrono abbastanza velocemente con un ritmo serrato e risultano sempre piacevoli da vedere, seppur, per tutto quello detto sopra, ai piรน smaliziati potrebbero risultare meno piacevoli da vedere.

Ranuncolo e Geralt, alle solite

Il peso dellโ€™interpretazione

Inutile girarci intorno: uno degli argomenti piรน delicati quando si parla di The Witcher come serie tv (e non solo di The Witcher) รจ legato al cast e alla scelta degli interepreti. Negli ultimi anni abbiamo assistito a numerosi โ€œcolpi di codaโ€ talvolta difficili da commentare, con scelte poco condivisibili e inspiegabili, che hanno avuto un peso importante anche sulla qualitร  finale – e potenziale – dei prodotti in questione. Mi viene da pensare, ad esempio, alla controversa scelta di affidare il ruolo di Severus Snape a Paapa Essiedu nella nuova serie di Harry Potter, in arrivo nei prossimi anni su HBO, una scelta che ha giร , in qualche modo, solcato un segno indelebile sia negli spettatori sia nel valore potenziale della serie in sรฉ.

Su questo argomento, magari, ci torneremo in seguito, e chiaramente il discorso relativo al casting di The Witcher ha un peso specifico, ma รจ chiaro che la scelta del nuovo Geralt ha โ€œsporcatoโ€, in qualche modo, gran parte delle aspettative intorno alla nuova stagione. Se devo essere onesto, seppur a livello critico non condivido questo atteggiamento, e in generale sono una persona molto โ€œapertaโ€, devo ammettere che anche io ho avuto molti dubbi e mi sono lasciato trasportare un poโ€™ dai pregiudizi. Purtroppo, perรฒ, dopo aver visto gli otto episodi, sono stato costretto, in larga parte, a confermare che le brutte aspettative della vigilia erano in qualche modo giustificate.

Liam Hemsworth non รจ un brutto attore e non fa una parte cosรฌ terribile in The Witcher, ma รจ chiaro che si sia calato nella parte con molte piรน difficoltร  rispetto a Cavill. La sua interpretazione รจ, a volte, troppo rigida, con poco pathos e con un coinvolgimento molto pragmatico, ma con pochissimo cuore. Nel dare il suo volto a Geralt lโ€™attore tradisce una scarsa espressivitร , una partecipazione molto pratica al progetto, che trasuda da ogni passaggio. Il nuovo Geralt non ha piรน quellโ€™aura di potenza e sicurezza. Hemsworth presta il volto a un Geralt nettamente piรน โ€œdeboleโ€, piรน vulnerabile, quello sรฌ, ma รจ anche la sua interpretazione, ahimรจ, a rendere questo cambio ancor piรน evidente e, se vogliamo, doloroso.

Allo stesso modo, non ho apprezzato piรน di tanto lโ€™evoluzione o, passatemi il termine, lโ€™involuzione di Freya Allan nei panni di Ciri. Sia chiaro, Allan rimane una bravissima attrice e sta dando prova di un grande potenziale, ma in questa stagione lโ€™ho trovata un pelo sottotono. Questo, ovviamente, รจ anche colpa della scrittura. Ho trovato che il personaggio di Ciri sia stato dipinto in maniera troppo infantile, un poโ€™ come una bambina in continuo moto capriccioso, il che รจ anche in parte โ€œveroโ€, ma la scrittura della quarta stagione credo che abbia un pochino esagerato, esasperando gli aspetti piรน negativi del personaggio. La sua โ€œnuova vitaโ€ coi ratti lโ€™ho trovata davvero poco interessante e, in generale, ho trovato lโ€™espressivitร  dellโ€™attrice molto poco coinvolgente.

The Witcher 4 - Leo Bonhart รจ una delle novitร  piรน apprezzate di questa serie
Leo Bonhart รจ una delle novitร  piรน apprezzate di questa serie

The Wicher: una bellezza che stride

La bellezza di Freya Allan รจ assolutamente al servizio del ruolo che interpreta, e forse anche di piรน. La giovane attrice britannica รจ anche piรน incantevole rispetto a come viene descritta la โ€œveraโ€ Ciri, e in questa nuova stagione gli sceneggiatori hanno lavorato parecchio per rendere il personaggio anche visivamente piรน maturo e piรน consapevole di sรฉ. Sotto questo aspetto, a dire il vero, รจ stato fatto un ottimo lavoro.

Anche in generale. I costumi e il trucco rendono Freya Allan sempre piรน simile alla Ciri, per dirne una, della saga videoludica, cosรฌ come anche gli altri personaggi hanno uno stile sicuramente molto riconoscibile. รˆ proprio per questo che ho trovato stonato proprio la sua interpretazione, che qualche v0lta sembra essere un poโ€™ fuori tema. Alcune espressioni, alcuni atteggiamenti, tradiscono quasi una voglia di onnipotenza che, a essere onesti, non appartiene per niente al personaggio che, anzi, appare sempre, soprattutto in questa fase, spaesato e poco consapevole del proprio potere.

The Witcher 4 - Ciri รจ sempre piรน bella e letale
Ciri รจ sempre piรน bella e letale

Se la coppia Allan – Hemsworth non ci ha colpito del tutto, quella che ha stravinto su tutta la linea รจ quella formata delle new entry Fishburne e Copley. รˆ vero, Regis e Leo Bonhart, seppur per motivi diversi, sono due personaggi piรน โ€œsempliciโ€ da impersonare e con cui il pubblico รจ meno legato, dunque meno pretenzioso, ma รจ evidente che il lavoro svolto dai due veterani รจ di primissimo livello. Se devo essere spietatamente onesto, perรฒ, ho trovato a volte Fishburne un poโ€™ forzato nel ruolo, ma non per demeriti propri. Anzi. Non condivido appieno il casting del personaggio, ma proprio grazie alla bravura di un pezzo da novanta come lโ€™ex Morpheus รจ venuto fuori uno dei pezzi pregiati di questa stagione problematica.

Discorso diverso, invece, per Bonhart. Spietato, โ€œsporcoโ€, calcolatore: il cacciatore di taglie (e di Witcher) prende vita in maniera sublime, ed รจ di gran lunga la cosa migliore di questa quarta stagione, nonchรฉ uno dei punti piรน saldi su cui raccogliere le forze per provare a mettere su una stagione conclusiva dignitosa. In una tornata di episodi in cui di veri mostri se ne vedono ben pochi, รจ proprio il cacciatore dai mille medaglioni a risultare la creatura piรน oscura, minacciosa e pericolosa, lo specchio perfetto del vero volto che puรฒ avere lโ€™animo umano, nella sua forma piรน oscura.


La quarta stagione di The Witcher non รจ la disfatta totale, preannunciata da molti, ma non รจ nemmeno un prodotto memorabile. Hemsworth fa quel che puรฒ, e il suo personaggio non รจ la causa principale della perdita di appeal dello show. Il grande problema di questa stagione e che รจ troppo veloce, vuole fare tante cose e ne fa, veramente bene, poche e si limita a risultare una sorta di punto di transizione verso un finale, ormai, necessario. A salvare la baracca c’รจ la coppia Regis – Bonhart, ma considerando la grandezza del progetto e del materiale di riferimento, beh, รจ veramente troppo poco.