PowerWash Simulator 2 Recensione: Purgationis Encomium

PowerWash Simulator 2

Forse non serviva scomodare Erasmo da Rotterdam per il titolo di questa recensione (che spero mi perdonerà dall’altro mondo per la parafrasi del suo Elogio della Follia, in latino Moriae Encomium), eppure un simulatore di idropulitrice che riesce a conquistare il cuore di milioni di giocatori è un fenomeno affascinante e inaspettato, dimostrazione innegabile di come il successo di un videogioco non sia sempre legato a trame epiche o a meccaniche di combattimento complesse, e di quanto la stessa Futurlab “abbia dato al mondo ciò che soltanto lei poteva dare”. L’originale PowerWash Simulator, con la sua premessa essenziale e quasi irrisoria, è riuscito a intercettare una fetta di pubblico specifica, una nicchia di appassionati che cercavano un’esperienza di gioco ben precisa: la catarsi del lavoro manuale virtuale. La sua formula, incentrata sulla semplice e ripetitiva azione di rimuovere la sporcizia da superfici di ogni genere, per molti si è trasformata nell’attività di sottofondo ideale, il compagno ineguagliabile per ascoltare contenuti in broadcast, audiolibri o musica, poiché richiede un livello di interazione appena sufficiente per tenere a bada la noia, ma non così elevato da distogliere completamente l’attenzione. È la quintessenza della non competitività, un passatempo rilassante e distensivo, che soddisfa quel primordiale desiderio umano di ordine e pulizia con il suo ritmo sobrio e controllato. Il fascino che emana risiede nella gratificazione immediata, nel piacere sensoriale di vedere una vibrante tavolozza di colori emergere da sotto una crosta di lurida oscurità, cementando una connessione emotiva con l’utente basata sulla soddisfazione pura e sulla conquista di ogni minuscolo segmento. La promessa implicita era che, indipendentemente dalla grandezza della sfida, potevamo sempre “sistemare” il mondo, un getto d’acqua alla volta. PowerWash Simulator 2 non cerca di stravolgere tale alchimia quanto piuttosto di perfezionarla, di tirarla a lucido e di renderla, oserei dire, indispensabile per chiunque abbia bisogno di un rifugio virtuale dallo stress del quotidiano, specialmente in un anno teso come quello che sta per finire.

PowerWash Simulator 2
Il momento purificatorio: l’esplosione di colore che emerge sotto la sporcizia appena ripulita

PowerWash Simulator 2: la magia della monotonia

Il seguito, che ho atteso con trepidazione dopo aver trascorso centinaia di ore a sgrassare case, furgoni, monumenti e memorabilia di ogni tipo, è dunque ben lontano dall’essere una rivoluzione, ma si rivela bensì una rifinitura magistrale delle fondamenta costruite dall’antesignano. Gli sviluppatori hanno evitato con scaltrezza di revisionare il fulcro ludico, optando invece per un meticoloso lavoro di affinamento e l’introduzione di strumenti che snelliscono le operazioni più tediose. PowerWash Simulator 2 è un degno successore che ha saputo ascoltare i riscontri della folta community e concentrarsi su miglioramenti qualitativi tangibili, risultando molto più scorrevole e intuitivo.

Il cambiamento più radicale lo troviamo nella gestione dei detergenti. Il sapone, un elemento che nell’originale PowerWash Simulator era fonte di fastidio tanto per il costo quanto per la necessità di impiego di tipologie diverse a seconda della superficie (un piccolo, sebbene gestibile, vincolo economico), è stato ora trasformato in un bene gratuito e universale, una cospicua liberazione economica che incide direttamente sulla qualità del gameplay. Il suo utilizzo viene ora regolato da un meccanismo di ricarica che lo rende potente seppur limitato, generando un ciclo di gioco più dinamico: cospargere lo sporco di schiuma fino all’esaurimento del serbatoio, pulire l’area, e attendere la rigenerazione per ricominciare, una svolta paradigmatica nel design che sposta l’attenzione dall’economia lavorativa alla pura e semplice gioia dell’esecuzione (quasi) ininterrotta. Sebbene per alcuni questo escamotage possa sembrare fin troppo efficace, poiché rende le battaglie contro le incrostazioni incredibilmente più agevoli, si tratta comunque di un passo avanti che cancella una delle maggiori frustrazioni del predecessore con un magistrale colpo di spugna.

In aggiunta a questa gradita novità, il repertorio dell’attrezzatura si è arricchito per affrontare sfide di maggiore portata come la SwirlForce, un’idropulitrice a disco rotante pensata appositamente per le aree più estese quali pavimenti, cartelloni e grandi porzioni di muri, che aiuta enormemente a ridurre le ore di lavoro necessarie per avere ragione di queste ultime e lascia ai classici getti mirati il compito di rifinire bordi e angoli più ostici, definendo una chiara gerarchia dei compiti adatti per ciascuno strumento. Allo stesso tempo, sono stati introdotti diversi ausili per l’accesso in altezza che rendono i lavori su grandi strutture molto più gestibili. Un inedito ponte a forbice e un’imbracatura da discesa in corda doppia consentono di raggiungere punti prima inaccessibili con maggiore facilità, tuttavia è proprio qui che si annida una piccola nota dolente: la piattaforma aerea, pur essendo utile, non può essere spostata quando la utilizziamo, una limitazione piuttosto goffa che spezza leggermente l’immersività mentre stiamo lavorando ma, a parte questo particolare, il solo fatto di poter salire e scendere verticalmente incorpora un grado di manovrabilità che prima mancava. Anche la semplice impalcatura è stata rivista, con l’unione di una scala esterna che elimina la noia di dover salire diverse rampe, a ulteriore testimonianza dell’attenzione che gli sviluppatori hanno profuso nel miglioramento della fruibilità.

Alcuni livelli nascondono elementi interattivi che ne modificano la conformazione

Il mantra del getto a pressione

Il successo di un simulatore dipende in gran parte dalla quantità e dalla qualità dei contenuti, e PowerWash Simulator 2 risponde a questa esigenza con un’abbondanza di nuovi incarichi ambientati nei dintorni della fittizia Contea di Caldera, e una struttura dei livelli che, pur mantenendo la filosofia dell’originale, mira a essere più gestibile e coinvolgente. La campagna si estende lungo ben 38 scenari, una mole considerevole che garantisce ore e ore di attività. La selezione dei lavori è notevolmente eterogenea, bilanciando sapientemente piccole pulizie veloci, che offrono una scarica immediata di dopamina, con progetti imponenti e complessi che possono richiedere diverse ore per essere completati. Il cambio di passo rispetto al predecessore è palese, con una riduzione degli incarichi che coinvolgono veicoli di vario tipo, spesso considerati farraginosi a causa delle loro fattezze scomode e piene di angoli nascosti, a favore di sfide ambientali più ampie e diversificate.

Tra i contesti spiccano luoghi fantasiosi e ricchi di dettagli, come una casa in stile art déco o le giostre di un luna park, dove colpire specifici bersagli innesca addirittura dei cambiamenti nel fondale, fattore che aggiunge un tocco di interattività e dinamismo alle pulizie altrimenti un po’ statiche. Il level design è stato rifinito in maniera quasi artistica, andando a suddividere con ingegno e avvedutezza le grandi strutture in sezioni più piccole per evitare di sopraffarci e garantire una costante sensazione di avanzamento. Grazie all’introduzione di altre tipologie di sporco ostinato come la ruggine, le incrostazioni e la vernice secca, che integrano una varietà visiva e persino tattile alla detersione digitale, la gioia che ci regala il viaggio estetico dal sudiciume indecoroso allo splendore cristallino raggiunge vette inusitate.

Uno dei complementi più considerevoli, nonché indispensabili per la longevità del titolo, è l’esordio della progressione condivisa nella modalità cooperativa. Nell’originale PowerWash Simulator, solo l’ospite otteneva credito e denaro per i lavori svolti insieme, un difetto che rendeva la cooperazione un’attività altruistica e improduttiva per gli amici che si aggregavano alla nostra impresa. Ora, i giocatori che partecipano a una sessione online ricevono pieno credito per i lavori completati, permettendo loro di saltare quell’incarico nella propria carriera in solitaria. È una modifica che trasforma del tutto la modalità multigiocatore in qualcosa di più conveniente per affrontare le sfide, al pari di qualsiasi lavoro manuale che si rivela più leggero e spedito se svolto in squadra. A livello di struttura interna, il gioco introduce anche i livelli multi-fase, dove il completamento di una porzione sblocca l’accesso a una nuova area, ad esempio una porta che si apre dopo aver sistemato il 50% di una stanza. Ma, per quanto l’idea di interrompere la monotonia e iniettare un senso di continua scoperta all’interno di un singolo incarico sia azzeccata, sono pochi i livelli che la sfruttano come si deve, lasciando una sensazione generale di opportunità sprecata che pervade l’intera campagna.

PowerWash Simulator 2
La possibilità di giocare in locale con lo schermo condiviso è una delle novità più apprezzate del titolo

PowerWash Simulator 2: un passo oltre la sporcizia

Sebbene si tratti di un simulatore a tutti gli effetti, l’aspetto visivo e sensoriale gioca un ruolo cruciale nel rendere l’atto del lavaggio così accattivante e magnetico. La mera azione meccanica viene esaltata da una presentazione che celebra la pulizia a tutto tondo a partire da una fedeltà grafica migliorata, non tanto nel senso di un realismo esasperato (l’estetica resta volutamente cartoonesca e stilizzata), quanto piuttosto grazie a una tavolozza cromatica molto più vivida, ricca e fantasiosa. La scelta di incorporare colori saturi e vivaci accentua in maniera esponenziale il contrasto tra il sudicio che ci si para davanti agli occhi all’inizio e la brillantezza delle superfici mondate, amplificando il piacere visivo della trasformazione. A voler proprio cercare il pelo nell’uovo, la fisica dell’acqua non è stata parimenti migliorata: lo sporco scompare magicamente sotto il getto invece di scorrere sulle facciate inzaccherate, un dettaglio che, sebbene marginale, rompe leggermente la sospensione dell’incredulità. Di contro, sono state introdotte funzionalità visive di supporto fondamentali, come un sistema di indicazioni intelligente che viene spontaneo paragonare ai “sensi da witcher” del buon Geralt di Rivia, oppure le icone che aiutano a rintracciare i residui di sporco, due fra i molteplici ausili che ci consentono di relegare in fondo alla cassettiera dei ricordi le ore trascorse a cercare quel maledetto “uno per cento” di lerciume, annidato nel cantuccio più recondito di un’enorme parete. Sono tutte ottimizzazioni applicate all’interfaccia che non si limitano soltanto a ridurre la frustrazione, ma preservano e rafforzano la scorrevolezza meditativa delle partite.

L’elemento acustico è l’unico che rimane di fatto trascurabile per l’esperienza, il che è decisamente un pregio. I suoni prodotti dall’idropulitrice si fondono in un rumore bianco perpetuo, un sottofondo quasi nullo che rende il gioco il palcoscenico perfetto per qualsiasi attività in secondo piano. L’assenza di una colonna sonora invasiva o di effetti sonori complessi assicura che il giocatore possa cadere in un profondo flusso di concentrazione rilassata. L’unica gratificazione uditiva che conta è il “ding” sprigionato ogni volta che completiamo un segmento al 100%, un segnale pavloviano che inietta una piccola scarica di dopamina e denota un micro-progresso. Questo ciclo di pulizia, caratterizzato dalla costante alternanza tra l’azione di spruzzare e il suono del completamento, è ciò che ha segnato il successo dell’originale e che in questo seguito ritorna intonso, a dimostrazione di quanto l’essenza imprescindibile di PowerWash Simulator sia stata compresa e preservata in ogni suo dettaglio. FuturLab ha confezionato una vera e propria piattaforma meditativa, dove il rumore degli scrosci d’acqua  purificatori dicenta una preghiera rituale.

L’attrezzatura supplementare ci aiuta a sbrigare il nostro lavoro con efficienza e professionalità

Lo zen e l’arte della pulizia

Al di là delle meccaniche principali, il gioco introduce una base operativa, un quartier generale che possiamo visitare e arredare tra un’operazione smacchiatrice e l’altra. L’idea di un ambiente da personalizzare con suppellettili sbloccabili, che vanno ovviamente pulite prima di poter essere esposte, è una componente suppletiva che simboleggia i nostri miglioramenti, regala un senso di appartenenza e costituisce un punto di ritrovo pubblico per il co-op dove esporre i ricordi delle varie missioni. Nondimeno, il sistema di arredamento non è esente da difetti: il modo in cui è stato implementato si rivela difatti abbastanza goffo e macchinoso, con una disposizione degli oggetti ben più complicata di quanto dovrebbe e una soddisfazione nel pulire le decorazioni molto lontana da quella degli incarichi principali.

Per carità, non si tratta di una caratteristica essenziale ma di una semplice funzionalità cosmetica, eppure si percepiscono le potenzialità inespresse di un sistema che avrebbe potuto essere più fluido e intuitivo se avesse beneficiato di qualche rifinitura integrativa. Altresì, una nota negativa degna di menzione, che sperio venga corretta con uno dei futuri aggiornamenti post-lancio, riguarda la gestione dei controlli su PC e il testo a schermo. Per quanto assurdo possa sembrare, manca qualsivoglia opzione di personalizzazione dei tasti (key binding) al lancio, un’anomalia illogica per un titolo di questa portata soprattutto perché la mappatura dei comandi su controller, al contrario, risulta più intuitiva rispetto al predecessore. Anche il testo delle missioni, in alcuni frangenti, è di dimensioni esigue e scompare troppo rapidamente, un incomodo persistente in un gioco che, per il resto, ha ben pochi eguali come accesso e usabilità.


PowerWash Simulator 2 non ha la minima intenzione di reinventare le regole stabilite dal predecessore, ma piuttosto arricchirle in termini di contenuti e ottimizzazione. I punti di forza sono schiaccianti: l’introduzione del sapone gratuito e universale elimina un fastidioso vincolo economico, trasformando il ciclo di gioco in una sequela ininterrotta di pura soddisfazione. La progressione cooperativa condivisa risolve un difetto cruciale del primo capitolo, rendendo la modalità multigiocatore finalmente equa e divertente. Con trentotto nuovi livelli e svariati miglioramenti qualitativi, il rinnovato simulatore di idropulitrice giustifica appieno l’acquisto per gli appassionati. Le uniche note stridenti riguardano la scarsa cura riservata al sistema di decorazione del quartier generale e l’assenza di riassegnazione dei tasti su PC, difetti che spiccano in un pacchetto tanto lucido. Malgrado queste piccole imperfezioni, il gioco riesce a replicare e amplificare la sua funzione principale: ridurre lo stress e fornire una regolare gratificazione visiva e uditiva. Se siete alla ricerca di un’attività rilassante, un perfetto gioco da podcast e la migliore, anche perché praticamente unica, simulazione di detersione disponibile, PowerWash Simulator 2 è una scelta sicura, un sequel che non teme di essere semplicemente più grande, più articolato e “più tutto” di ciò che lo ha preceduto.


Gioca da quando ha messo per la prima volta gli occhi sul suo Commodore 64 e da allora fa poco altro, nonostante porti avanti un lavoro di facciata per procurarsi il cibo. Per lui i giochi si dividono in due grandi categorie: belli e brutti. Prima che iniziasse a sfogliare le riviste del settore erano tutti belli, in realtà, poi gli è stato insegnato che non poteva divertirsi anche con certe ciofeche invereconde. A quel punto, ha smesso di leggere.