Farming Simulator Signature Edition Recensione: su Switch 2 è tempo di raccogliere i frutti del duro lavoro

Farming Simulator Signature Edition - Key Art

Chi l’avrebbe detto che, dopo anni trascorsi in città, mi sarei ritrovato di nuovo a emozionarmi davanti a un campo di grano. Eppure è bastata una settimana in compagnia di Farming Simulator Signature Edition su Nintendo Switch 2 per risvegliare sensazioni sopite: il rombo della mietitrebbia, la luce dorata del tramonto, quel ritmo lento e rassicurante che appartiene alla vita nei campi. Un punto di partenza ideale per comprendere cosa renda davvero speciale questa edizione.

Questa recensione nasce per raccontare Farming Simulator Signature Edition dal punto di vista di chi, come molti possessori della nuova ibrida Nintendo, si avvicina per la prima volta alla serie. Il gioco si basa su Farming Simulator 25, già analizzato approfonditamente su queste pagine lo scorso anno, e le considerazioni emerse in quell’occasione restano pienamente valide. Per l’analisi completa delle meccaniche vi rimandiamo alla recensione completa di Fabio D’Anna, mentre qui avremo un occhio di riguardo su ciò che rende questa versione per Switch 2 unica, nel bene e nel male.

L’arrivo della Signature Edition rappresenta un momento cruciale per la serie su piattaforme Nintendo: l’obiettivo dichiarato è offrire l’edizione più completa mai vista su console ibrida, colmando definitivamente quel divario con le altre piattaforme che si trascinava ormai da troppo tempo. Prima di entrare nel merito, però, serve uno sguardo alla storia del franchise sulla famiglia Switch, indispensabile per comprendere appieno la portata di questo rilancio.

Farming Simulator Signature Edition, la semina
Semina di precisione, lì dove ogni filare prepara la stagione che verrà.

Farming Simulator Signature Edition: dalle ambizioni ai compromessi

Il debutto di Switch 2 ha messo in evidenza quanto l’utenza Nintendo desiderasse un hardware più performante. I fan di Farming Simulator lo sanno fin troppo bene: vincolati per anni al chip Tegra X1, hanno dovuto accettare compromessi tecnici che hanno segnato profondamente l’evoluzione del franchise sulla vecchia console.

Nel 2017 arrivò il sorprendente Farming Simulator Nintendo Switch Edition, porting diretto di FS17. Una piccola anomalia nella storia della serie su Nintendo: fisica elaborata, silvicoltura avanzata, gestione manuale dei tronchi, due mappe complete. C’erano limiti evidenti (slot rigidi, niente mod, niente multiplayer) ma il risultato era notevole, soprattutto considerando le limitazioni dell’hardware dell’epoca.

Con Farming Simulator 20 arrivò invece la svolta più controversa: GIANTS Software portò su Switch la versione mobile del gioco. Il passaggio da un porting completo a un’esperienza drasticamente ridotta fu traumatico per la community. Addio silvicoltura, una sola mappa, costruzione limitata, fisica semplificata. E soprattutto un prezzo decisamente poco amichevole: 45€ per un prodotto pressoché identico alla versione mobile venduta a pochi euro.

Farming Simulator 23  tentò di colmare il divario riprendendo alcune novità di FS22 come uva, olive e catene di produzione semplificate. Ma la distanza dalle controparti PC e le altre console restava abissale. Una soluzione accettabile per chi desiderava un’esperienza ultra-portatile, ma pur sempre irrimediabilmente “lite”.

Un ritorno a un porting completo, o quantomeno molto vicino alle edizioni principali, era dunque atteso da anni. E la Signature Edition prova finalmente a colmare quel vuoto.

Farming Simulator Signature Edition, mucche
Nella quiete del pascolo la fattoria ritrova il suo ritmo più genuino.

Dentro la Signature Edition

La prima cosa che mi sono chiesto avviando il gioco è stata: perché non chiamarlo semplicemente Farming Simulator 25? Il nome “Signature Edition” sembrava suggerire l’ennesima esperienza ridotta, ma già dopo pochi minuti risulta evidente che non è così. GIANTS Software, sfruttando appieno la potenza di Switch 2, è riuscita a riportare l’esperienza “grande” su console ibrida senza snaturarla.

Il gioco utilizza il GIANTS Engine 10, lo stesso motore di PC e console next-gen. Ciò si traduce in una sostanziale parità di contenuti: oltre 400 veicoli autentici da più di 150 marchi, tre mappe complete, 25 colture e fisica avanzata con deformazione del terreno.

Le tre ambientazioni (Riverbend Springs, Zielonka e Hutan Pantai) sono presenti senza tagli significativi. Quella asiatica offre la novità più rilevante con le risaie allagate e la coltivazione del riso, che richiedono una gestione accurata dell’acqua e macchinari dedicati. Vederle funzionare senza compromessi evidenti su un dispositivo portatile fa davvero impressione.

Per un principiante, però, l’impatto non è dei più morbidi. Farming Simulator è un gioco che richiede pazienza e dedizione, e nonostante GIANTS sostenga che questa sia la versione “più accogliente di sempre”, la realtà si rivela decisamente più ostica.

Il tour introduttivo di Walter, il nonno del protagonista, illustra soltanto le operazioni fondamentali. Terminato il tutorial, ci si ritrova catapultati in un open world ricco e stratificato, con pochissime indicazioni su come muovere i primi passi concreti. Ho provato a seguire i contratti iniziali, ma senza sapere come sfruttare al meglio mezzi e attrezzature mi sono trovato spesso in difficoltà. Una situazione che mi ha costretto a ricorrere frequentemente a guide online e video tutorial.

Una mietitrebbia al lavoro, il campo che si apre davanti come un mare dorato.

Il bug del rimorchio vuoto

E poi c’è stato l’incidente che ha quasi fatto naufragare la mia avventura agricola sul nascere. Durante il tutorial non riuscivo a scaricare l’orzo dal rimorchio: nessun comando compariva, e ho passato minuti interminabili a muovere il trattore avanti e indietro, convinto fosse colpa dell’allineamento. In realtà il rimorchio era vuoto a causa di un bug. L’autosave aveva già sovrascritto lo slot, e senza un salvataggio manuale di riserva non ho avuto altra scelta che ricominciare da capo.

Una situazione che riassume efficacemente la principale criticità della serie: quando qualcosa non funziona, il gioco non fornisce alcuno strumento per comprenderne il motivo. Se siete neofiti, mettete in conto errori, frustrazione e la necessità imprescindibile di effettuare salvataggi manuali frequenti.

La cura maniacale dedicata ai macchinari (un autentico paradiso per gli appassionati del settore) non si ritrova purtroppo nei numerosi NPC. Walter vi chiamerà “ragazzo” in continuazione, dispensando battute poco incisive accompagnate da un doppiaggio decisamente piatto. Le animazioni facciali sono ridotte al minimo e i personaggi tendono a ruotare su se stessi per fissarvi, in modo francamente innaturale. Non è certo il cuore dell’esperienza, ma una presenza che aggiunge davvero poco al quadro complessivo.

Farming Simulator Signature Edition, John Deere 9R
Davanti a un gigante come il John Deere 9R ci si sente piccoli

Farming Simulator Signature Edition: analisi tecnica, tra sorprese e compromessi

Collegata alla TV, la Signature Edition punta ai 1080p e ai 60fps. Il risultato è convincente: illuminazione dinamica e atmosferica, terreno che si deforma realisticamente sotto il peso dei mezzi, guida piacevole e reattiva. La distanza di rendering è ridotta rispetto alle controparti più potenti e il pop-in delle colture si fa notare, ma il compromesso resta più che accettabile considerando la natura ibrida dell’hardware.

In handheld la risoluzione scende a 720p con un target di 30fps. L’esperienza rimane godibile, ma i menu ne risentono: i testi risultano troppo piccoli per il display da 7,9 pollici e non esiste alcuna opzione di accessibilità per ingrandirli. Nel 2025 è una mancanza francamente difficile da giustificare.

Eccellente invece la gestione della sospensione: poter interrompere una sessione e riprenderla istantaneamente rappresenta un lusso prezioso per un gioco dal ritmo così lento e cadenzato. Anche i tempi di caricamento risultano notevolmente contenuti rispetto ad altre piattaforme.

L’assenza che pesa di più è però un’altra: nessun supporto per la modalità mouse tramite Joy-Con, una delle funzionalità più attese di Switch 2 e che sembrava cucita su misura per un titolo come questo. Sarebbe stata perfetta per navigare store e menu complessi con la naturalezza del mouse su PC. Resta il touchscreen, funzionale ma utilizzabile esclusivamente in modalità portatile. Un’opportunità sprecata, insomma.

“Figliolo, un tempo qui era tutta campagna…e lo è tuttora!”

Le grandi assenze

La mancanza più evidente resta il multiplayer. Su PC, PS5 e Xbox Series X/S è possibile condividere la gestione della fattoria con altri giocatori (fino a 16 su computer, 6 su console) con crossplay attivo tra le piattaforme. Su Switch 2, invece, nulla di tutto questo è disponibile: l’esperienza è esclusivamente solitaria.

L’assenza pesa più di quanto si possa immaginare. Senza l’aiuto di altri agricoltori virtuali, ci si deve affidare esclusivamente ai lavoratori IA, costosi da ingaggiare e decisamente poco efficienti. La progressione economica ne risente sensibilmente, e le attività più estese (come la gestione di più campi in contemporanea o le grandi operazioni di raccolta) diventano rapidamente estenuanti se affrontate in solitaria. Sarebbe stato apprezzabile, quantomeno, un supporto al cross-save per condividere i progressi tra dispositivi diversi, ma anche su questo fronte si resta a bocca asciutta.

Mancano anche le mod, vera anima e motore della longevità della versione PC. Automazione avanzata, nuovi veicoli, mappe create dalla community, personalizzazioni di ogni tipo: un universo di contenuti che su Switch 2 resta completamente inaccessibile. Per motivi di sicurezza, Nintendo non consente l’esecuzione di script esterni, e quindi la Signature Edition non può offrire il ModHub nella sua forma completa. È probabile che arrivino DLC aggiuntivi in futuro, ma l’ecosistema aperto e in continua evoluzione del PC rimarrà irraggiungibile.

La versione Switch 2, in definitiva, non è inferiore: è specializzata. Rinuncia a multiplayer e mod, ma conserva intatta la profondità ludica e permette di vivere l’esperienza Farming Simulator più completa mai approdata su una console Nintendo.


C’è un momento, in Farming Simulator, in cui smetti di chiederti perché stai arando un campo virtuale. Il raccolto è pronto, la mietitrebbia fa il suo lavoro, il sole tramonta. E ti rendi conto che quella fatica, per quanto simulata, significava qualcosa. La Signature Edition su Switch 2 rappresenta il modo migliore per portare quella sensazione ovunque. Non è la versione definitiva del gioco: il PC, con le sue mod e il multiplayer, resta inarrivabile per chi cerca l’esperienza completa. Ma rappresenta senza dubbio l’esperienza Farming Simulator più ricca e completa mai approdata su hardware Nintendo. Chi viaggia, chi ha poco tempo, chi vuole semplicemente coltivare il proprio campo dal divano o in treno, qui trova finalmente una risposta all’altezza. Certo, i difetti non mancano. Il tutorial vi lascerà spaesati, il multiplayer è assente, i testi in portatile metteranno alla prova la vostra vista. Ma se avete la pazienza di superare le frustrazioni iniziali e non cercate l’esperienza sociale delle altre piattaforme, troverete un simulatore agricolo profondo, appagante e sorprendentemente rilassante.