Coven of the Chicken Foot Anteprima: la fiaba più silenziosa dei The Game Awards 2025

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Tra annunci fragorosi, sequel altisonanti e trailer costruiti per far esplodere l’hype, Coven of the Chicken Foot ha scelto una strada diversa ai The Game Awards 2025: quella del silenzio. Niente montaggi serrati, niente slogan gridati, nessuna promessa di mondi sterminati o numeri fuori scala. Solo una foresta, una donna anziana, una creatura magica e un tempo narrativo che si prende il lusso di rallentare. Ed è proprio questa scelta a renderlo uno degli annunci più interessanti e discussi dell’evento. Coven of the Chicken Foot non cerca l’applauso immediato, ma l’attenzione. Non punta allo stupore istantaneo, ma a una curiosità che cresce lentamente, scena dopo scena. Il progetto è sviluppato da Wildflower Interactive, studio che include anche alcuni sviluppatori provenienti da The Last of Us, e l’impronta autoriale è percepibile fin dal primo sguardo: non tanto nella struttura, quanto nell’intenzione. Qui non si parla di potenza o spettacolo, ma di relazione, di viaggio condiviso, di fragilità che diventano forza solo quando accettate. Il messaggio è chiaro fin dal reveal: in Coven of the Chicken Foot non si va avanti da soli.

La protagonista con una torcia, e in lontananza si intravede una figura misteriosa

Un incontro che diventa cammino

Il trailer di presentazione è essenziale, quasi minimalista. Vediamo una anziana donna avanzare lentamente in una foresta. Il passo è incerto, ma deciso. Non corre, non combatte, non parla. È sola. O almeno lo è fino a quando dal sottobosco emerge una creatura magica bipede, imponente ma tutt’altro che minacciosa. Non c’è conflitto, non c’è tensione costruita: c’è un incontro. Ed è un incontro che diventa immediatamente dichiarazione d’intenti. Coven of the Chicken Foot non racconta una storia di conquista o di dominio, ma di convivenza. L’anziana e la creatura non sono antagonisti, né padrone e bestia: sono due esseri incompleti che, insieme, possono proseguire un cammino altrimenti impossibile. Da quanto mostrato, il gioco si fonda su un’idea centrale molto forte: due protagonisti profondamente diversi, con limiti complementari, costretti a fidarsi l’uno dell’altro per sopravvivere e avanzare. Il paragone con The Last Guardian è inevitabile, ma solo fino a un certo punto. Qui non c’è un rapporto di dipendenza, bensì una collaborazione più matura, quasi simbiotica. E soprattutto, una scelta narrativa rarissima nel medium: una protagonista anziana.

Cooperare: Two is megl che One

Una protagonista fuori dagli schemi in Coven of the Chicken Foot

La decisione di affidare il ruolo principale a una donna anziana è forse uno degli aspetti più interessanti di Coven of the Chicken Foot. In un’industria che tende a glorificare giovinezza, forza e velocità, questa scelta appare tutt’altro che casuale. L’età non è un dettaglio estetico, ma una componente narrativa e ludica. La protagonista non può fare tutto: non corre a lungo, non affronta il mondo con la forza bruta. Ma possiede qualcosa di altrettanto potente: esperienza, memoria, conoscenza dei rituali e del mondo naturale. La creatura magica rappresenta l’altro lato della medaglia: forza fisica, agilità, presenza. Due fasi della vita che si incontrano, non per scontrarsi, ma per sostenersi. Il nome Coven of the Chicken Foot resta volutamente enigmatico. Strano, poco immediato, ma coerente con l’immaginario folkloristico e fiabesco evocato dal trailer. Un titolo che non spiega, ma suggerisce, o semplicemente legato ai piedi di gallina dell’anziana protagonista. Al momento non sono state annunciate piattaforme né una finestra di lancio, ma questa assenza non pesa. Anzi, rafforza l’idea di un progetto che non ha fretta e che chiede al pubblico di fare altrettanto.

Alle prese con uno dei puzzle ambientali

Cooperazione come linguaggio e ritmo e silenzi come scelta narrativa

Pur non mostrando sequenze di gameplay approfondite, Coven of the Chicken Foot suggerisce con chiarezza la propria struttura ludica. Non sembra un action, né un platform tradizionale. Tutto lascia pensare a un’esperienza costruita attorno ad un’esplorazione lenta e consapevole, puzzle ambientali cooperativi, interazioni contestuali fortemente narrative e soprattutto una progressione che nasce dall’osservazione più che dalla reattività. La creatura appare in grado di sollevare oggetti, raggiungere aree elevate e proteggere la protagonista. La donna, invece, sembra agire attraverso rituali, simboli e conoscenze antiche. Non abilità nel senso classico, ma ruoli ben definiti. Il gameplay sembra voler comunicare un’idea molto precisa: ognuno ha dei limiti, ma insieme si diventa completi.

Uno degli elementi più interessanti emersi dal trailer è il ritmo. Coven of the Chicken Foot sembra rifiutare la frenesia, scegliendo invece un passo lento, contemplativo, quasi meditativo. I silenzi hanno peso. Camminare, fermarsi, osservare l’ambiente, aspettare l’altro personaggio o essere aspettati: tutto contribuisce a costruire un’esperienza che chiede tempo e attenzione. Una scelta che potrebbe non incontrare il gusto di tutti, ma che appare perfettamente coerente con l’identità del progetto. Dal punto di vista artistico, questo gioco colpisce per uno stile cartoon/anime che richiama apertamente lo Studio Ghibli, in particolare Il Castello Errante di Howl. Foreste dense, colori caldi, creature fiabesche e una messa in scena che privilegia l’intimità alla grandiosità. Non è un mondo che vuole essere conquistato, ma attraversato. Un luogo che sembra esistere indipendentemente dal giocatore, rafforzando ulteriormente il senso di viaggio condiviso.

Lo stupendo stile con cui hanno curato questo bosco

Cosa aspettarsi davvero da Coven of the Chicken Foot?

Al di là dell’impatto emotivo del trailer, la vera domanda è: che tipo di esperienza sarà Coven of the Chicken Foot in termini videoludici? Tutto lascia pensare che si tratti di un titolo fortemente narrativo, dove il gameplay non è fine a sé stesso ma funzionale al racconto. Un gioco che potrebbe collocarsi a metà strada tra avventura narrativa, puzzle-game ambientali e fiaba interattiva.

 

Non ci aspettiamo un sistema di combattimento complesso, né una progressione basata su statistiche o loot. Piuttosto, sembra lecito attendersi un’esperienza intima, misurata, che premia l’osservazione, la collaborazione e l’empatia. Se Wildflower Interactive riuscirà a mantenere l’equilibrio tra racconto e interazione, Coven of the Chicken Foot potrebbe diventare uno di quei giochi che parlano a un pubblico specifico, ma che restano impressi molto più a lungo di produzioni ben più rumorose.


 

Coven of the Chicken Foot, sviluppato da Wildflower Interactive, si presenta come una delle sorprese più delicate e interessanti dei The Game Awards 2025. Un gioco che rifiuta la spettacolarizzazione per concentrarsi su qualcosa di più raro nel panorama attuale: il rapporto tra due esseri imperfetti che imparano a fidarsi l’uno dell’altro. Non promette rivoluzioni tecniche né adrenalina costante, ma un’esperienza emotiva, riflessiva, capace di lasciare il segno. Se riuscirà a mantenere la sensibilità mostrata nel suo annuncio, potrebbe diventare una di quelle opere che non si ricordano per una boss fight o per un colpo di scena, ma per come ci hanno fatto sentire mentre le vivevamo. E forse, in un’industria che corre sempre più veloce, fermarsi un attimo per camminare accanto a una nonna e a una creatura magica è davvero l’atto più rivoluzionario di tutti.