Pikmin 3: la recensione di VMAG

Aprire la schermata dei titoli di Pikmin 3 è una bella novità rispetto a tutto quello che avete giocato durante l’anno. Violenza, serietà auto-imposta e ricerca dell’emozione a tutti i costi lasciano spazio al bucolico microminimondo made in Nintendo, e alla sua peculiare idea di epicità.

E tutto questo, per la gioia di chi conosce bene la serie, senza traccia di quella leziosità che sembra aver investito tutti i giochi Nintendo nelle loro ultime incarnazioni. Anzi, come da tradizione, il destino di un Pikmin che non è riuscito a raggiungere in tempo la vostra navicella, prima del sorgere del sole, è roba da stringere il cuore. Ma Pikmin 3 è un gioco che porta sulle sue spalle un fardello ben più grande dei mostri che andrete ad affrontare: è il primo, gioco “serio” che Nintendo manda in campo, per chiudere auspicabilmente l’onda lunga di una line-up di lancio perlopiù insoddisfacente. Pikmin 3 si presenta nell’impostazione in maniera davvero molto simile ai suoi predecessori. Per chi non avesse familiarità con la serie, la storia vede un gruppo di microscopici astronauti approdare su un pianeta molto simile al nostro, seppur disabitato. Qui, sono costretti a una corsa per la sopravvivenza, raccogliendo risorse, superando gli ostacoli naturali e combattendo contro le mostruose creature insettoidi che brulicano sulla superficie del pianeta.

Vostri unici alleati in quest’impresa, i piccoli Pikmin, creature autoctone che dovrete guidare e moltiplicare, sfruttando le abilità individuali di ognuna delle loro diverse tipologie. Salutati i bianchi e i viola di Pikmin 2, qui troviamo una nuova specie rocciosa, resistente e in grado di infrangere i vetri, e i rosa, che invece sanno volare. Il gioco è scandito in giornate della durata di un quarto d’ora, al termine delle quali dovrete tornare sulla vostra navicella cercando di non lasciare nessun Pikmin indietro. Il limite dei 100 giorni è stato abbandonato, e si procede ad oltranza finché avrete scorte di succo, che si ricavano dai frutti sparsi per il pianeta. L’impresa dei piccoli coloni richiede capacità di coordinazione (soprattutto di fronte al classico Pikmin che si incastra goffamente dietro una roccia), saggezza nella gestione del tempo e agilità nel decision making, il tutto con un setup che porta il tipico marchio Nintendo di nascondere grande profondità dietro un’anima minimalista. Dopo l’ottimo porting di Pikmin sul primo Wii, va da sé che difficilmente si rinuncerà alla comodità del puntare WiiMote, che vince senza disputa su un comunque efficiente Gamepad (inevitabilmente usato per la gestione della mappa). Pikmin 3 è indubbiamente un gioco brillante.

Il senso di meraviglia del muoversi in un mondo tanto familiare eppure così alieno, lo stupore di scoprire una nuova area e il sollievo di tornare alla navicella con tutto il proprio esercito in salvo, fa tutto parte di un’esperienza dal ritmo sempre alto e in grado di tenervi in più momenti sulle spine. All’inizio di ogni giornata, ci si rende conto piacevolmente di quante siano le cose da fare, e quanto poco sia il tempo a propria disposizione. Insomma, la genialità della premessa, ancor più a diversi anni dalla sua ultima incarnazione, non è sfiorita in minima parte ma, ed è forse il segno dei tempi, Nintendo è rimasta attaccata alla genuinità di quel gameplay cristallino in maniera quasi dogmatica. E, neanche a dirlo, si è assistita anche ad una considerevole riduzione del tasso di difficoltà, che relega la ricerca delle risorse in un piano inevitabilmente secondario. Si ha il sospetto, insomma, di un gioco che campa di rendita, lo stesso che abbiamo avuto nell’iniziare la nostra nuova vita in Animal Crossing, su 3DS… per l’ennesima volta. Sono state introdotte delle simpatiche aggiunte, come la presenza di tre capitani diversi, il cui apporto al gameplay si limita però ad essere quello di proporre degli enigmi basati sull’alternarsi del personaggio che si controlla. È possibile, volendo, anche ripartire i Pikmin e i compiti tra i tre diversi capitani, ma all’atto pratico si può fare tranquillamente a meno di un’organizzazione così impostata. Anche a livello tecnico, il gioco paga sicuramente la sua natura di gioco ex-Wii, ma è anche vero che il mondo di Pikmin è così rinfrescante e pieno di piccoli tocchi di genio da non mostrarsi così particolarmente assetato di maggiore potenza grafica.

Non neghiamo comunque che ci sarebbe piaciuto avere qualche location più ardita a livello ambientale rispetto al passato. L’onestà intellettuale impone di trattare Pikmin 3 per quello che è, ovvero un gioco di grande valore, ma allo stesso tempo dispiace constatare che, per questo terzo episodio, Nintendo non abbia deciso di raffinare ulteriormente quella preziosissima gemma estratta ormai 9 anni or sono da Miyamoto-san. Pikmin rimane quindi nel tier secondario delle eccellenze Nintendo, delizioso e rinfrescante riempitivo per un’estate avida di uscite, forse persino “cult” del futuro. Ma, i piccoli esserini, per quanto forzuti, difficilmente riusciranno a sostenere il peso dell’intera operazione Wii U.