Far Cry 3: la recensione di VMAG

Irraggiungibile chimera, quella di un’unione tra il cinema e il videogioco sembra essere a volte un’impresa lontana da compiersi. Vuoi per l’esilità delle trame, vuoi perché sono ancora poche le compagnie che decidono di investire nella narrazione, ma anche semplicemente nella qualità del doppiaggio. Fin dai primi momenti di Far Cry 3 vi renderete conto che forse qualcosa è finalmente cambiato, attirati dai magnetici occhi del carismatico Vaas Montenegro, un villain così potente da essere iconico ancora prima dell’uscita del gioco. Non è un caso, del resto, perché il team ha investito moltissime risorse nella creazione di scene narrative caratterizzate da una qualità cinematografica, facendo largo uso della motion capture. Ma non si tratta soltanto di uno sfoggio tecnologico: è soprattutto la scrittura dei dialoghi a colpire, e finalmente siamo di fronte a qualcosa che, se per un attimo distogliessimo lo sguardo dallo schermo, potremmo tranquillamente scambiare per un film. La premessa riprende le più tipiche dinamiche di film come Turistas, dove il classico gruppo di giovani sprovveduti, approdato sulle lussureggianti Rook Islands e in cerca di bagordi a base di alcol, finisce nelle mani di pirati senza scrupoli. Eroe per caso di questa storia, Jason Brody, apparentemente solo un codardo pieno di soldi e unico sopravvissuto. Rifugiatosi presso un gruppo di isolani, Brody troverà qualcuno che crederà in lui e il coraggio per correre in aiuto dei suoi amici. È una premessa che, oltre ad essere narrata con grande maestria, riesce a dare un senso a tutto il gameplay e ad ogni singola azione che andrete a compiere nell’ambiente free roaming, molto più di quanto avvenisse in Far Cry 2. Ma l’approfondimento narrativo e registico, al di là della sua qualità, non risulta mai essere intrusivo nei confronti del gameplay, limitandosi a essere percepibile in ogni momento con grande eleganza.

 

Persino le più classiche dinamiche di potenziamento del personaggio risplendono di una nuova luce, corroborate dalla premessa offerta dalla sceneggiatura. Nel corso del gioco assisteremo alla trasformazione di Jason, da ragazzetto di città a vero e proprio guerriero, con una motivazione forte e la perserveranza per raggiungere i suoi risultati. Quello che andrete a manovrare all’inizio del gioco sarà un Jason completamente diverso rispetto a quello della fine, un’evoluzione a cui potrete assistere con un’intelligente raffigurazione grafica. Ottenendo punti esperienza, infatti, Jason salirà di livello e il suo tatuaggio diventerà sempre più elaborato, così come la sua resistenza, le sue capacità di sopravvivenza e la potenza delle sue armi. È questo classico sistema di progressione a rendere veramente le isole Rook, abbastanza grandi per coprire tutte le sfaccettature del gameplay e offrire sponde per impiegarle in maniera significativa. La routine di Jason non si discosta del resto molto da quella degli eroi che l’hanno preceduto. Al suo nucleo, il gameplay di Far Cry 3 richiede ancora una volta di muoversi da un punto all’altro dell’isola a bordo della macchina per arrivare in uno dei numerosi avamposti nemici, dove la situazione si risolverà solitamente facendo uso tanto delle abilità stealth di Jason tanto della sua potenza di fuoco. La competenza nelle sparatorie, e la sensazione di solidità offerta dal motore fisico del gioco, è però ancora più evidente rispetto a Far Cry 2.

 

Anche in questo caso, la tecnica va a totale servizio della narrazione, donando un peso e una straordinaria intensità a quella che, in altri contesti, non sarebbe altro che l’ennesima scaramuccia a mano armata. Ma anche quando non sarete impegnati a eliminare i vostri nemici, l’isola continuerà a essere un posto interessante e significativo. Le attività che potrete svolgere al suo interno, infatti, sono numerosissime, e se è vero che non tutte rientrano nel genere violento, tutte lavoreranno in sinergia per contribuire a rendervi più forti. Persino nuotare ha un senso nell’economia di Far Cry 3, e l’esplorazione ricoprirà un ruolo importantissimo, dal momento che ogni metro quadrato vi offrirà preziosi tesori sotto forma di materiali grazie ai quali costruire munizioni ed equipaggiamenti curativi. La vera, grande protagonista del gioco, insomma, è l’isola in cui è ambientata l’avventura, smisurata nelle proporzioni e nel respiro. Vi capirà non di rado di guardare il mondo di gioco da un’altura e rendervi conto delle infinite direzioni possibili, e della varietà di scenario, che sia una verdeggiante foresta pluviale, che siano delle antiche rovine. Vi renderete conto che muovervi da una parte all’altra dello scenario prende tempo e, quasi come se vi muoveste nel mondo reale, comincerete a prendere riferimenti; nella vostra testa, il setting funzionerà non come il solito riciclo di texture e asset, ma come un luogo fisico con le proprie regole. Far Cry 3 è una new entry in uno spettacolare coro che già comprende magnifiche voci, come quella di Red Dead Redemption ed L.A. Noire e contribuisce in maniera significativa all’evoluzione tecnica e stilistica di un intero genere, l’action free roaming. La nuova frontiera della narrazione cinematografica nei videogiochi è qui, e nella lunga, profonda, spirale di follia in cui gli occhi di Vaas vi trascineranno.