Spirit Camera: le memorie maledette: la recensione di VMAG

Spirit Camera: le memorie maledette, non vi inganni il titolo scelto da Nintendo, è uno spin off del celebre Project Zero, saga horror apprezzatissima in Giappone e che nutre una folta schiera di ammiratori anche dalle nostre parti (dove la serie è conosciuta ai più con il titolo di Fatal Frame).

Come nei capitoli casalinghi, abbiamo la classica trama da horror nipponico fatta di fanciulle indifese, spettri dal volto coperto da lunghi capelli neri, riti esoterici e una macchina fotografica caccia-spettri eletta a icona della serie. La Camera Obscura, questo il nome della fotocamera, ricopre in questo Spirit Camera un ruolo di primissimo piano, tanto da essere al centro dell’intero gameplay.

Con un vero colpo di genio, i ragazzi di Tecmo Koei hanno pensato bene di trasformare in Camera Obscura lo stesso 3DS, mettendo a frutto le potenzialità della finora sottovalutata Realtà Aumentata. Vi troverete quindi ad agitare la console in giro per la vostra stanza in cerca di spettri da debellare, con modalità non troppo diverse da quanto visto in Caccia alla faccia, il giochino RA preinstallato nella console.

E non finisce qui, perché la confezione di Spirit Camera arriva corredata da un curioso libretto, fedele controparte del terrificante Diario Viola all’origine dell’incubo. Da un punto di vista narrativo, il diario ha il funesto potere di catturare tra le proprie pagine gli ignari e sfortunati lettori.

Andando sul concreto, il libretto è fonte di enigmi da risolvere, ancora una volta, sfruttando le feature offerte dalla Realtà Aumentata. Insomma, le idee originali non mancano. Peccato però che siano applicate in maniera tutt’altro che felice. I combattimenti con gli spettri a suon di fotocamera appaiono infatti tutti uguali tra loro, finendo per venire a noia in tempi davvero brevi.

 spin off del celebre Project Zero, saga horror apprezzatissima in Giappone e che nutre una folta schiera di ammiratori anche dalle nostre parti

Le funzioni di Realtà Aumentata, inoltre, hanno bisogno di una buona dose di illuminazione perché risultino efficaci. Oltre a essere decisamente scomodo, giocare alla luce del sole o sotto una lampada lede non poco all’atmosfera generale. Immaginate di vedere L’esorcista di giorno e a luci accese per capire di cosa stiamo parlando. In più, Spirit Camera è incredibilmente breve (si finisce nel giro di poche ore), e la scarsa qualità dei vari contenuti extra non aiuta di certo ad aumentare la rigiocabilità del titolo Tecmo.

Spirit Camera è la classica occasione mancata, con tante buone idee malamente sprecate a causa di macroerrori facilmente evitabili. Speriamo che Tecmo Koei impari presto la lezione, perché un titolo horror a base di Realtà Aumentata e che magari sia anche ben fatto, lo giocheremmo volentieri.