Dead Rising 2: Off the Record: la recensione di VMAG

Un tremendo morbo ha contagiato negli ultimi anni ogni medium sul pianeta Terra, il più virulento di tutti, senza lasciare superstiti:  la passione per gli zombi. I morti viventi hanno invaso la televisione, il cinema, i fumetti e, ovviamente, i videogiochi. Capcom, sull’onda della popolarità continua a sfruttare le sue saghe videoludiche a base di zombi, sfornando, nel tentativo di mungere altro denaro dai fan insoddisfatti di un secondo capitolo che non ha avuto la capacità di osare, l’ennesimo gioco-fotocopia…. con Frank West. Perché se attendavate ancora qualcosa di lontanamente accostabile a The Walking Dead di Robert Kirkman o almeno, un GTA in salsa zombie, sarete nuovamente delusi.

Off The Record, pad alla mano, presenta lo stesso motore di Dead Rising 2, il gameplay non è cambiato di una virgola rispetto ai due titoli precedenti: Frank è sia un pervertito con l’hobby della fotografia che un cultore del bricolage. Che si tratti di un capitolo “alternativo” è palpabile sin dal tutorial: nei panni di Frank bisogna massacrare quanti più zombi possibili sul ring della trasmissione Terror is Reality a Fortune City (perché il reporter d’assalto non è un campione di motocross, a differenza di Chuck Greene); un attimo dopo il “vero” castiga-zombi si ritrova, come suo solito, a ficcanasare nelle losche macchinazioni di Tyrone King, con successiva lotta rocambolesca nelle restanti 72 ore di permanenza nel complesso. Suona familiare? Decisamente. Ma è forse sufficiente un numero maggiore di zombi su schermo (forse superiore anche a Dead Rising 2) oppure nuove armi improvvisate (combinando i soliti oggetti raccattati in giro) a giustificare l’acquisto di quest’edizione “riveduta e corretta”? Neanche l’assenza della figlioletta ci “svincola” dall’assunzione periodica dello Zombrex, spiacenti: chi ha finito il primo Dead Rising ricorderà che il paziente West non è più immune al virus.

Ma nonostante quest’operazione di riciclo Off The Records è un’esperienza piacevole, anche se le locazioni sono fondamentalmente le stesse, giusto un paio di texture tirate a lucido, e una prevalenza di slot machine, ferramenta e toilette (l’espediente utilizzato per salvare la partita) disseminate sulla mappa. Ignorando la sceneggiatura scontata (e i colpi di scena “telefonati”) il titolo si lascia giocare, perché non si è mai sazi di massacrare zombi nei modi più fantasiosi, anche in compagnia ad un amico (la famigerata, e superflua, modalità multiplayer eredità del capitolo predente). Almeno la nuova modalità “Sandbox” permette di potenziare le abilità e aumentare il livello di Frank senza dover ricominciare da capo ogni volta la storia principale, evitando il fallimento di missioni su missioni e lo sbattimento di stare dietro all’orologio: per la gioia di tutti voi ritardatari che perdete tempo a scorrazzare per la città brulicante di zombi a completare quest.

Off the Record è un buon titolo, sempre che abbiate un oceano di pazienza perché difficilmente si riesce a resistere all’impulso irrefrenabile di scaraventare il pad contro il muro più e più volte…