Project Zero 2: Wii Edition: la recensione di VMAG

La saga di Project Zero (Fatal Frame in terra nipponica) ebbe un impatto notevole sull’industria del videogioco, forse anche fin troppo contenuto se approfondiamo sul piano delle meritocratiche qualità. Filtrando infatti il suo passato attraverso un’inevitabile filigrana color seppia (tanto per rimanere in ambito fotografico…), e riflettendo con l’encomiabile flemma della riflessione a posteriori, potremmo quasi definire la saga di Tecmo Koei il Penumbra su console dell’inizio del XXI secolo…

Un’oscura predizione della decaduta del genere “survival horror” (grazie, Mikami), che oggi non può che rappresentare l’ultimo baluardo della paura digitale (checché ne dica il povero Isaac Clarke). E se chiunque abbia vissuto tale epoca in compagnia delle ammalianti Miku e Mafuyu prima, e Mio e  Mayu dopo, conservi ancora oggi (e gelosamente) spaventosi ricordi della “camera obscura”, è solo grazie a una tediosa atmosfera e un innovativo gameplay, del tutto epurato dalla piega action che porterà il RE di Capcom a divenire  “tutt’altro genere”.

Personaggi angosciati (e angosciosi), facile prede di ectoplasmatiche e allucinogene presenze, disarmati, allarmati, e (in)capaci di controbattere a oscure presenze in un marasma di sensazioni ai limiti del soprannaturale, se non un’antichissima macchina fotografica che imprime le loro sovrannaturali veste su vere e proprie pellicole “acchiappafantasmi”.

Tutto questo (e molto altro) è il cuore pulsante della mostruosa creatura partorita da Tecmo Koei. Il secondo capitolo della saga, Project Zero II: Crimson Butterfly, è qui riproposto in una versione lucidata a dovere per i comandi e le potenzialità della console casalinga di Nintendo: certo, non saranno in pochi a storcere il naso ripensando a quel notevole Fatal Frame IV: Mask Of The Lunar Eclipse mai uscito dai confini del Sol Levante, ma con l’asfissiante penuria di titoli horror di questa generazione, anche loro riusciranno a lasciarsi alle spalle quell’incomprensibile manovra commerciale del 2008, godendosi appieno quanto Project Zero 2: Wii Edition abbia da offrire (che non è poco).

Tanto per cominciare, gli FMV (già degni di nota al tempo, sinceramente!) sono tutti nuovi di zecca, e mantengono allo stesso tempo un’indiscutibile fedeltà nei confronti di quelli originali. Per la gioia di chi non può fare a meno di una modalità multigiocatore, inoltre, Nintendo ha inserito la possibilità di giocare con un amico in locale con la nuova “Haunted House” dove potremo tentare di spaventare il nostro vicino di divano con ogni sorta d’infame “scherzetto”.  Piuttosto sorvolabile, invece, l’interazione con “Spirit Camera: Le Memorie Maledette”, limitata al semplice sblocco di contenuti extra attraverso l’uso della telecamera del 3DS e del Manuale di gioco di Project Zero 2.

Non che poi un titolo raffinato e “funzionale”, nella sua viscerale anima da cardiopalma, necessitasse di tutte queste aggiunte, beninteso. Perché il viaggio verso le ancestrali paure del nostro essere avveduto, condivide più di una peculiarità con l’immortale Silent Hill 2 di Konami. Tra queste suadenti doti, quell’insana magia d’invecchiare come il vino. Anzi, di durare per sempre: come un diamante, che neanche i costrittivi comandi del nunchuk e del wiimote possono scalfire.