Recensione Narcos: Stagione 3

La domanda che in tanti si ponevano alla fine dell’ultimo episodio della seconda stagione era semplice e diretta: “Come si potrà andare avanti senza Pablo Escobar?”. Eppure Netflix è stata chiara sin dall’inizio, già con il titolo della serie: Narcos. Non era quindi nata come la storia del signore della droga di Medellin, già descritto e sviscerato in film e serie TV in ogni angolo del globo. Quello che stavolta il colosso americano voleva fare, era raccontare, romanzando a mestiere e partendo dall’ascesa di Escobar, il mondo che c’è dietro al narcotraffico, senza focalizzarsi su un singolo cartello. Per questo, dopo Medellin, la naturale prosecuzione della storia ci ha portati dritti a Cali, dove i fratelli Orejuela hanno fondato uno dei più grandi imperi criminali dello scorso secolo.

Gilberto, Miguel, Pacho e Chepe: i 4 boss del Cartello di Cali sono i grandi protagonisti di questa stagione.

Se, come detto, l’addio di un personaggio carismatico come quello di Pablo Escobar poteva generare preoccupazione nei fan della serie, questa è stata spazzata via sin da subito: Narcos mantiene i suoi standard altissimi, confermando quanto di buono visto nelle prime due stagioni e alzando ulteriormente l’asticella. Si, perché se è vero che Wagner Moura riusciva a catalizzare l’attenzione su di sè per tutta la durata degli episodi, bisogna dare atto ai protagonisti di questo terzo anno di essere stati in grado di spartirsi equamente il palcoscenico, impresa tutt’altro che facile quando le storie raccontate si uniscono fra di loro, andando a formare un meraviglioso quanto complicato mosaico narrativo. Su tutti, la prima menzione va di diritto a Pedro Pascal, che tanti di voi ricorderanno anche per il ruolo di Oberyn Martell, la Vipera Rossa di Dorne in Game of Thrones: il suo Javier Peña ha il difficile compito di fare da solo il lavoro che aveva condiviso con Steve Murphy, dando la caccia al Cartello di Cali con pochi aiuti e molti bastoni fra le ruote. L’evoluzione del personaggio è emblematica di chi, nonostante le difficoltà, vuole far sì che la legge abbia la meglio sui soprusi e sulle ingiustizie, piaga frequente nella Colombia di quegli anni.

Javier, questi vizi proprio non vuoi perderli eh?

Dall’altra parte della barricata, a fare da “cattivi” durante queste dieci puntate, troviamo i fratelli Orejuela, Gilberto e Miguel, insieme a Pacho Herrera, personaggi già incontrati nelle prime due stagioni, e Jose Santacruz Londoño, detto “Chepe”, uno dei volti nuovi. La grande capacità degli attori che hanno prestato il loro volto è stata quella di far sì che nessuno dei quattro avesse la netta predominanza sugli altri, in modo tale da dare a tutti il loro spazio, il proprio angolo di storia da raccontare: dall’apparente calma di Gilberto al pensiero opposto del fratello Miguel, passando per la complicata storia personale di Pacho e per il sogno americano di Chepe, ognuno di loro viene descritto perfettamente dagli autori della serie. Dietro di loro, una folta e variegata schiera di scagnozzi, nella quale spiccano senza ombra di dubbio il figlio di Miguel, David, capace di incanalare verso di sé l’odio dello spettatore sin dalla sua prima apparizione sullo schermo, e Jorge Salcedo, il capo della sicurezza del Cartello, interpretato da un bravissimo Matias Varela, già apparso nel film di Assassin’s Creed.

La storia di Jorge è una delle più importanti della serie

Essendo passate meno di due settimane dalla sua uscita, non entrerò nel merito della trama per evitare spoiler di qualsiasi tipo, in maniera tale da non rovinare l’esperienza a coloro che ancora non hanno avuto modo di vedere quest’ultima stagione. Quello che però vi posso assicurare è ciò che è stato detto come premessa: Narcos non finisce con Pablo Escobar, anzi. Il terzo anno è capace di migliorare quanto di buono avevamo già visto, introducendo personaggi fondamentali a fronte della perdita di quelli che erano punti cardine della produzione. L’unica piccola anticipazione che vi posso fare, se non l’avete ancora vista, è che l’avventura non si chiuderà così: Netflix sta già lavorando ad una quarta stagione, per cui non disperate, perché la caccia ai cartelli non è affatto conclusa.

In conclusione, non posso far altro che consigliarvi la visione: psicologia dei personaggi, ambientazione e trama si uniscono in una perfetta ragnatela fatta di continui picchi di tensione, trascinando lo spettatore lungo i dieci episodi senza mai annoiarlo. Cancellate dalla vostra testa il pregiudizio, preparate i popcorn, accendete Netflix e mettetevi comodi, perché Narcos continuerà a farvi innamorare.