Recensione FIFA 18

“Italiani, popolo di santi, poeti, navigatori…e giocatori di FIFA.” Viste le tendenze degli ultimi tempi, potremmo tranquillamente modificare la celebre citazione inserendo l’ultimo punto: il brand targato Electronic Arts è da anni in cima alle classifiche di vendita nel nostro paese e non smette di confermarsi ogni volta. In realtà questo trend, se si guarda all’andamento del prodotto e alle critiche che puntualmente vengono mosse dai giocatori e che si ritrovano su Facebook, Twitter e sui vari forum dedicati a FIFA, continua a stupirci: come è possibile che dopo un paio di mesi dall’uscita del gioco basta entrare su un qualsiasi gruppo dedicato al titolo per leggere un numero incalcolabile di critiche e poi al day one (e spesso prima, come successo anche quest’anno) ci ritroviamo di nuovo a parlare di sold out? Evidentemente qualcuno in EA Sports ha la formula magica: noi di VMAG abbiamo provato ad analizzare e a capire, tramite la versione PC, se anche quest’anno la ricetta è vincente.

Da quando si è passati alla generazione di console attuale, il divario con la concorrenza è stato sempre netto, tangibile, lasciando poco spazio ai dubbi dei giocatori: Electronic Arts è riuscita a sfornare in maniera continua un prodotto di qualità, capace di aggiornarsi e di reinventarsi, aggiungendo caratteristiche uniche e feature innovative, trovando il modo di ovviare all’annoso problema dei titoli a cadenza annuale. Quest’anno però la controparte, seppur con limiti evidenti, ha fatto parlare di sé, obbligando la casa di sviluppo americana a superarsi: FIFA 18, per essere ancora in cima al mondo delle simulazioni calcistiche, ha dovuto introdurre molte novità, alcune di grande spessore.

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Le novità in questo FIFA 18 sono parecchie.

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Prima però di analizzare il contenuto del nuovo lavoro di Electronic Arts, facciamo una doverosa premessa: chi in questo momento sta scrivendo gioca a FIFA dal lontano 1997, quando acquistò la versione per GameBoy, per poi continuare fra PC (il nostalgico Road To World Cup 1998), PlayStation (memorabili le versioni 2000 e 2001) e qualche parentesi Xbox (’07 e ’08, i primi sulla generazione 360). Questa precisazione è per spiegare che è stata seguita, più o meno consapevolmente, l’evoluzione del brand, notevolmente cambiato nel corso degli anni.

FIFA 18
Diciamo che sotto il punto di vista dell’uomo di punta FIFA ha il meglio del meglio.

Il primo aspetto che una simulazione sportiva deve approfondire e perfezionare è, senza ombra di dubbio, quello del gameplay: nelle ultime stagioni gli accorgimenti fatti verso questo ambito erano stati minimi, seppur numerosi. Quest’anno invece il cambio è netto, andando a modificare l’esperienza di gioco tanto quanto lo fece l’introduzione della famosa “difesa tattica”, che obbligava i giocatori a scegliere alla perfezione la strategia di gioco in fase di non possesso. Mantenendo la struttura di base presente negli ultimi titoli, Electronic Arts ha voluto modificare il sistema di marcatura da parte del difensore, forzando il giocatore a non fare affidamento solo ed esclusivamente al contenimento dell’attaccante, ma a seguirlo nei movimenti, per evitare di essere lasciato sul posto.

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Difendere è più complicato, ma togliere la palla all’avversario sarà una soddisfazione.

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Se da una parte questo sistema non è stato apprezzato da tanti utenti, nell’opinione di chi scrive il modo di difendere della precedente edizione era fin troppo semplice: bastava, difatti, che uno dei propri giocatori andasse a contenere l’attaccante, per poi raddoppiarlo sottraendo il pallone. Quest’anno, invece, la musica cambia, perché seguendo semplicemente l’avversario si andrà facilmente incontro ad un cambio di passo o ad un dribbling che ci disorienterà, facendoci perdere l’attimo e di conseguenza esponendoci ad una sortita offensiva. Questo sistema, da metabolizzare per chi era abituato ai titoli precedenti, genera indubbiamente una soddisfazione maggiore nel rubare la palla all’attaccante avversario. Tutte le novità, a cui bisogna obbligatoriamente abituarsi, si scontrano però con un problema che abbiamo evidenziato nei primi giorni: i portieri sono tendenzialmente meno reattivi rispetto allo scorso anno, concedendo fin troppi gol, soprattutto con tiri piazzati dalla distanza.

Le icone sostituiscono le leggende, ora su tutti i dispositivi

Negli ultimi anni, soprattutto nella modalità più utilizzata all’interno del gioco, ovvero l’Ultimate Team, si era notata una certa tendenza a prediligere una tipologia di gioco piuttosto che un’altra: nell’edizione del 2013, ad esempio, i cross dalla fascia e l’utilizzo di giocatori fisici dal buon colpo di testa erano sfruttati in maniera continua. Nel 2015 fu il turno dei lanci a scavalcare la difesa, per poi passare agli inserimenti centrali nel 2016. Quest’anno la sensazione, pad alla mano, è che si sia ritornati ad una tipologia di gioco più ragionato, andando quindi incontro ai sostenitori del Tiki-Taka: i fraseggi a centrocampo, per poi tentare la verticalizzazione verso la punta centrale o gli esterni, quando liberi, risultano più efficaci del classico lancio a superare i centrali di difesa, ora decisamente poco utile.

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La velocità risulta essere ancora troppo decisiva.

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Un limite che tuttavia FIFA mantiene è quello dell’importanza della velocità: soprattutto in Ultimate Team, un giocatore rapido avrà quasi sempre la meglio, risultando imprendibile dalla maggior parte dei difensori. Uno squilibrio che, purtroppo, risulta decisivo e porta a trovare quasi sempre gli stessi avversari contro, come già successo negli anni precedenti: non si contano le volte che ci si ritrova a sfidare una difesa composta da Bailly e Rudiger, entrambi decisamente troppo veloci per essere superati. Ciò che colpisce è, anche qui per l’ennesima volta, come le cose cambino fra l’online e l’offline: la percezione della rapidità di un giocatore è totalmente diversa a seconda che si giochi contro un avversario reale o contro la CPU.

Le ambientazioni sono semplicemente pazzesche

Sotto il punto di vista grafico c’è veramente poco da criticare: da quando la scorsa stagione Electronic Arts ha introdotto il motore Frostbite anche nella sua fortunata saga calcistica, il salto in avanti a livello qualitativo è stato tangibile e francamente pazzesco. Quest’anno se possibile FIFA si migliora ancora, aumentando il numero di atleti ritratti alla perfezione e inserendo tante nuove animazioni e molte esultanze tipiche di alcuni giocatori, come abbiamo potuto vedere ad esempio per Antoine Griezmann, la stella francese dell’Atletico Madrid.

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Il livello di realismo ambientale è sempre più alto.

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Ancora una volta si rimane stupiti entrando in campo: l’atmosfera è calda e reale, con gli stadi che rispondono in maniera diversa fra di loro: andare a giocare all’Emirates Stadium di Londra sarà decisamente differente rispetto ad un Superclásico in scena alla Bombonera di Buenos Aires, dove l’aria che si respirerà sarà tipica di uno dei match più sentiti del mondo del calcio. Anche durante la partita il feeling è perfetto: un gol al 90° con un match in bilico farà esplodere lo stadio, mentre il gol del 5-1 quando si sta perdendo non riceverà una risposta molto calorosa da parte dei tifosi. Particolare molto interessante è quello relativo alle esultanze dei giocatori: quando ci si avvicinerà alla telecamera per celebrare la segnatura, si potranno sentire le voci dei giocatori, una chicca magari poco utile ai fini del gameplay, ma di sicuro impatto e che perfeziona l’esperienza complessiva di gioco.

Ridi ridi Alex, vedrai quante te ne capiteranno…

Tante le novità anche a livello di modalità: la più attesa era sicuramente quella che percorre la strada del giovane talento Alex Hunter, alle prese con la sua seconda stagione da calciatore professionista. Trattandosi di una modalità storia e avendo una trama molto interessante non ci lasceremo scappare spoiler di nessun genere, ma vi possiamo assicurare che non vorrete perdervi neanche un secondo della storia di questo giovane calciatore e delle sue disavventure. Affascinante il modo in cui il nostro protagonista incontrerà star del calcio di ieri e di oggi, oltre che di altri sport, con due nomi su tutti che siamo sicuri vi faranno venire l’acquolina in bocca: Thierry Henry e James Harden, il volto (non a caso, eh EA?) di NBA Live 18.

Si, non è un sogno: a qualcuno succede anche questo.

Rivista in parte anche la modalità più giocata in assoluto, ovvero sia Ultimate Team, nella quale l’obiettivo sarà come sempre quello di creare la rosa dei nostri sogni: da quest’anno cambiano le animazioni in fase di apertura dei pacchetti, con dei nuovi “walkout” e l’inserimento delle animazioni personalizzate a seconda del giocatore trovato. Come detto, da quest’anno le leggende, prima esistenti solamente su Xbox, saranno sostituite dalle Icone, presenti su tutte le piattaforme e ognuna con tre versioni differenti basate su particolari anni della carriera del giocatore: le due di base saranno trovabili nei pacchetti, mentre quella con la valutazione più alta sarà sbloccabile in futuro tramite delle sfide create ad hoc.

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Le Squad Battles sono una valida alternativa alla Weekend League.

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Svolta importante anche per quanto riguarda le varie possibilità di gioco interne alla modalità: lo scorso anno Electronic Arts aveva introdotto la Weekend League, una sorta di competizione elitaria in cui, durante il fine settimana, i giocatori che erano riusciti a qualificarsi si sfidavano fra di loro con l’obiettivo di vincere più partite possibili ed ottenere ricchi premi. Quest’anno, con FIFA 18, sono state introdotte le Squad Battles, una modalità offline in cui si andranno a sfidare squadre create dagli utenti per guadagnare più punti possibili e scalare la classifica generale, divisa nella stessa identica maniera della Weekend League: si partirà da Bronzo 3 fino ad arrivare a Fuoriclasse 1, oltre all’agognata Top 100, che garantisce premi molto ambiti. Restano sostanzialmente invariate le altre feature come le Sfide Creazione Rosa o le stagioni online, che mantengono le caratteristiche già conosciute.

Eh si Antoine, è proprio Ronaldo quello.

Aggiunta qualche novità anche per quanto riguarda la modalità carriera allenatore, che si migliora attraverso l’inserimento delle animazioni nel menu principale, le licenze ufficiali della Liga Spagnola, con tanto di scoreboard e grafiche ufficiali, e un nuovo sistema di trattative durante il calciomercato: per la prima volta bisognerà incontrare i dirigenti e il giocatore per discutere di persona i dettagli del trasferimento, magari sfruttando anche le nuove clausole di rescissione, presenti per la prima volta nella saga di FIFA. Piccole migliorie che, come abbiamo detto già in precedenza, aiutano il gioco ad essere sempre più aderente alla realtà, sia dal punto di vista grafico che da quello tecnico.

In definitiva, forse apparendo scontati, siamo davanti ad uno dei migliori FIFA di sempre, ma quando si ha a che fare con la parte calcistica di Electronic Arts è difficile sbagliarci. Non è esente da critiche, perché alcuni dettagli vanno rivisti e perfezionati, magari con le famose patch, di cui si fa ormai un uso massiccio, ma la strada iniziale è quella buona. Un titolo molto valido, che dal punto di vista estetico si avvicina a quello che probabilmente sarà il limite di questa generazione, mentre dal punto di vista tecnico mantiene alti gli standard, pur con il difetto di far sembrare Ultimate Team e le altre modalità due giochi dal gameplay differente. Certo è che se cercate una simulazione calcistica potete andare tranquilli, perché nel suo campo è indubbiamente il top. Gli scarpini sono allacciati, la maglia è indossata, il pad pronto in mano: scendete in campo anche voi a gustarvi il nuovo FIFA 18!