Monster Hunter Wilds Recensione: “Umani, Mostri e Cacciatori”

Tokyo Game Show 2024 Monster Hunter Wilds

Il rischio è una componente essenziale della vita! In qualche modo, anche inconsciamente, tutti noi almeno una volta al giorno rischiamo qualcosa pur di sopravvivere al logorio dello status quo. Nel caso di Capcom, con Monster Hunter Wilds il rischio era proprio dietro l’angolo. Fin dalla sua nascita come vero e proprio underdog del catalogo PS2 della software house all’epoca conosciuta per lo più per Resident Evil, Street Fighter e Devil May Cry, per poi arrivare allo scoppio in popolarità nella nicchia dei giocatori portatili (sia PlayStation che Nintendo) e negli ultimi anni con l’apertura ad un pubblico sempre più grande, questa serie action si è da sempre differenziata dagli altri titoli del genere per un approccio “gameplay first”, alla ricerca della formula giusta in grado di accontentare gli ormai milioni di giocatori che spendono ore, giorni, mesi o addirittura anni a perfezionare la propria abilità nel cacciare creature sempre più forti o addirittura mitiche. Ebbene, con Wilds era arrivato il momento di mettere il gameplay accanto a qualcos’altro e provare un salto della fede verso l’ignoto. Una propria terra proibita, se volete usare questo termine. Come sarà andata questa rivoluzionaria spedizione? Scopriamolo!

Monster Hunter Wilds gamescom 2024
Key Art promozionale di Monster Hunter Wilds

Monster Hunter Wilds: “La vita del cacciatore ha mille volti”

Non penso di tirar fuori l’hot take del secolo affermando che per gran parte dei suoi 20 anni di attività, Monster Hunter non ha mai spiccato per essere un baluardo incrollabile della narrativa videoludica, anzi tutt’altro. E a maggior ragione visto il pubblico al quale veniva proposta la serie fino alla sua Quarta Generazione di mostri su console Nintendo, con approcci nella campagna single player fulminei e che risultavano un mero antipasto per prepararsi all’esperienza multiplayer che avrebbe trainato le prossime 300 ore. E poco importava il come e perché creature come il Cruor Diablos o il Fatalis si interfacciassero con l’ecosistema, lo facevano o non lo facevano a priori. Fine della discussione. Ed evitiamo di entrare in quella follia nominata Frontier prima di farci venire grossi mal di testa. Ovviamente i fanatici del gioco trovavano pane per i loro denti attraverso artbook e guide ufficiali con al loro interno curiosità e sprazzi di lore dedicati, ma nulla che poi veniva traslato con profondità all’interno dei giochi. Tuttavia con Monster Hunter World, Capcom si è fatta un po’ più coraggiosa nell’aprirsi all’implementazione di una componente single player che cercava di mettere i mostri al centro della scena nel modo più glorioso possibile e sotto certi aspetti ci sono riusciti, pur rimanendo una componente secondaria dell’esperienza di Monster Hunter. Ma non solo: anche dal punto di vista della comunicazione Capcom ha continuato ad aprire le porte della serie ad un pubblico sempre più vasto, liberandosi di qualche autoimposizione e cominciando a raccontare il proprio mondo sotto una luce differente.

Arriviamo quindi ad un Monster Hunter Wilds che rappresenta l’evoluzione di questa nuova linea di pensiero, portando per la prima volta il focus sulla narrazione, al punto da delineare il ritmo e l’impostazione del gameplay durante il consueto Low Rank di iniziazione. Un’affermazione che potrebbe far scattare qualche campanello d’allarme ai puristi della serie ma fidatevi: il risultato non solo è sorprendente ma anche un ottimo punto di partenza per trovare il perfetto bilanciamento tra storia e gameplay. Come abbiamo avuto modo di raccontarvi durante le nostre prove, la storia di Monster Hunter Wilds parte da una premessa piuttosto semplice: la Gilda dei Cacciatori organizza una missione di ricerca nelle Terre Proibite in seguito alla comparsa di Nata, un misterioso bambino fuggito dalla rovina del proprio villaggio perpetrata da quello che la sua gente definisce “Lo Spettro Bianco”. Senza andare oltre la sottile linea dello spoiler e rovinarvi il brivido della scoperta, da quel punto in poi la narrativa di Monster Hunter Wilds ci porterà alla scoperta di questo nuovo mondo in tutto il suo splendore e ponendo un particolare riguardo nel raccontare le culture dei vari villaggi che lo popolano. Non solo questo, ogni capitolo viene impostato in modo da dare valore ad ogni caccia che andremo ad affrontare, permettendoci di assistere in prima persona al lato più oscuro e in qualche modo realista della vita da cacciatore. Il risultato finale non solo coinvolge nella sua esecuzione, ma si dimostra un ottimo punto di partenza per i nuovi aspiranti cacciatori. Niente paura, i momenti goffi e le assurdità per il quale Monster Hunter è conosciuto sono ancora presenti, ma sono ben contestualizzati all’interno della narrativa e non vengono reiterati al punto da risultare fuori posto. E in tutta onestà, dal punto di vista di un giocatore non veterano ma che ha sul groppone 600 ore (pochine) condivise tra Generations Ultimate, World/Iceborne e Rise/Sunbreak, l’essere riusciti a coinvolgermi durante quelle quest Low Rank che in passato potevano risultare una quisquilia che altro in attesa dell’aumento della difficoltà e l’inizio delle cacce in multigiocatore, è un merito che Monster Hunter Wilds si merita e soprattutto gli va riconosciuto.

Monster Hunter Wilds
Il mondo di Monster Hunter Wilds è pronto a coinvolgervi nelle sue usanze, culture e civiltà differenti

Immersi nella Natura Sconosciuta

Prima di buttarci nell’analisi delle nuove aggiunte alla formula di gameplay, fermiamoci a discutere sul modo in cui Monster Hunter Wilds rinnova il proprio mondo di gioco, riproponendo la struttura dell’Open-Map già messa a punto con il capitolo precedente, ma espandendola ad un mondo aperto ed interconnesso. I vari biomi delle Terre Proibite sono state create in modo da permettere ad ogni mostro che ne popola l’ecosistema di avere a disposizione arene o ambienti in cui dare sfoggio delle loro potenzialità e caratteristiche. Mostri come il Balahara o il Rey Dau si dimostreranno quindi delle sfide ostiche una volta raggiunti i loro “territori”, dando loro accesso a strumenti per il loro arsenale come il potersi elevare al di sopra della superficie oppure utilizzare cristalli come campi magnetici che reagiranno come catalizzatore delle saette di questo nuovo mostro flagship. Nulla che un cacciatore esperto non possa contrastare e infatti come contromisura il giocatore potrà usare il suo rampino-fionda per innescare trappole ambientali, come massi giganti, viti attorcigliate tra di loro come reti o elementi speciali dello scenario da agganciare e tirare addosso alle bestie al momento più opportuno, ottenendo una più che ampia finestra d’attacco per arrecare ingenti danni. Questo e molto altro aggiungono un livello di profondità e strategia non nuovo ma rinnovato, prendendo una componente poco più che singhiozzata in passato e integrandola perfettamente nel mondo di gioco.

Al di là di questo, come facciamo noi cacciatori a sopravvivere o anche solo adattarci a queste mappe sconfinate? Attraverso il Seikret, un rebranding dei punti di forza dei Palamute di Monster Hunter Rise ma privati della possibilità di attaccare, ridando quindi quel ruolo ai classici Palico ma mantenendo comunque la comodità di un mezzo di trasporto veloce e in questo caso automatico. Una semplice pressione del tasto direzionale su e questo wyvern di taglia piccola al servizio dell’uomo raggiungerà in pochi istanti (minuti, nel caso di distanze significative) il punto d’interesse contrassegnato sulla mappa, siano mostri, risorse, fauna endemica oppure accampamenti usa e getta. Questi ultimi rappresentano una piacevole modernizzazione del modo in cui si sbloccavano accampamenti extra nascosti nell’ambiente anche se con qualche asterisco, caratterizzato dalla possibilità di poter essere scoperti e distrutti dai mostri della zona. E per le riparazioni? Ecco che vengono in soccorso gli ormai infiniti Punti Ricerca. D’altra parte tanta ricchezza di possibilità nello scenario è controbilanciato dalla mancanza di comodità ritenute delle vere e proprie istituzioni per la serie, dovute all’ambientazione e al fatto che il corpo di ricerca impiegato dalla Gilda in queste terre risulta notevolmente ristretto e quindi impossibilitato ad offrire servizi come i Palico dedicati alla preparazione di piatti prelibati per il quale dovrà provvedere il giocatore ottenendo ingredienti e spezie tramite l’esplorazione o il completamento di sub-quest secondarie che in Monster Hunter Wilds propongono simpatiche storielle e interazioni extra con i personaggi secondari e terziari, che vanno a infiocchettare un’esperienza di gioco in single player che accompagna il giocatore passo dopo passo verso la scoperta di quasi tutte le fondamenta di Monster Hunter e delle sue meccaniche, dalle più semplici fino alle più avanzate come per esempio il drop e reroll delle decorazioni e cuore dell’min-maxing del cacciatore.

Monster Hunter Wilds
“Un branco di Doshaguma… un sacco di materiali!”

Scontro Matto all’inseguimento dello Spettro Bianco!

Ma alla fine di tutte queste premesse sulla nuova impostazione che predilige una narrativa più coesa, la nuova mappa, una campagna adibita a grosso tutorial di iniziazione e chi più ne ha più ne metta… Com’è Monster Hunter Wilds pad alla mano? È pur sempre il solito e “vecchio” Monster Hunter? La risposta immediata è sì, lo è! La risposta più estesa ci si avvicina, ma con qualche riserva dedicata a tutte le varie minuzie apportate da Capcom per rendere questo nuovo capitolo un ulteriore miglioramento rispetto ai precedenti, mantenendo la formula di gameplay interessante sia per i nuovi giocatori attirati dalla potenza mediatica che l’IP ha ottenuto negli ultimi anni, sia per lo zoccolo duro di appassionati che già prevede di spenderci le prossime 4 vacanze di natale e pasqua in arrivo. A livello di velocità di gioco ci troviamo in una sorta di via di mezzo tra l’approccio più ragionato e a tratti rilassato dei primi mesi di Monster Hunter World e quello prettamente arcade di Rise basato su azioni frenetiche e continue. Attraverso la tanto decantata Modalità Precisione, il cacciatore effettuerà una sorta di auto-tracking durante le varie animazioni d’attacco e permettendo, nel caso di armi come il Martello o lo Spadone di non perdere mai il focus sul mostro e andare a segno con ogni colpo grazie ad un buon posizionamento.

In questo caso le armi più pesanti hanno senza alcun dubbio subito un cambiamento più drastico e migliorativo rispetto ad altre come le doppie lame o archi e bowgun, che già in passato non avevano bisogno di particolare precisione o presentavano già reticoli all’interno del loro gameplay; ma è con il Colpo Preciso che il gameplay raggiunge ritmi elevati. Provocando abbastanza danni a parti specifiche delle creature, queste cominceranno a brillare della luce rossa provocata dalle lucciole scout. Nel caso il giocatore dovesse utilizzare questa manovra su una di queste ferite, quest’ultimo inizierà ad eseguire una mossa speciale ad alta priorità, interrompendo il momentum avversario, infliggendo danni ancora più ingenti e mettendo in mostra la personalità di ogni arma. A questo si aggiunge anche la possibilità di effettuare veri e propri parry speciali andando a colpire zone illuminate non necessariamente ferite, ma legate ad attacchi incredibilmente potenti. Per questa ragione, i movimenti dei mostri e i loro moveset risultano molto più aggressivi e frequenti, soprattutto nel momento in cui il loro HP cominciano a scarseggiare e dando vita a cacce che nel loro culmine diventano vere e proprie lotte di logoramento per la sopravvivenza.

Monster Hunter Wilds Recensione
L’Arkveld è forse uno dei migliori flagship dopo il Rathalos e il suo concept potrebbe avere origini che ben si sposerebbero con l’idea di una celebrazione ventennale

A onor del vero per molti questa scelta potrebbe risultare una completa antitesi del gameplay loop della serie, caratterizzato da sconfitte all’ultimo HP, quest fallite una dopo l’altra in attesa di comprendere a pieno il comportamento dei mostri e che troveranno in questa soluzione “punta e clicca” un minor grado di sfida, ma ad essere onesti questo ricade nei classici sintomi della “dipendenza da Monster Hunter”, ovvero quella consapevolezza del fatto che che non ci sarà nessun altro titolo della serie più difficile del primo con il quale si è iniziato. Almeno non fino a quando non si arriverà ai contenuti dell’Endgame del quale però non entriamo nei particolari per evitare spoiler. L’unico dubbio per il futuro del gameplay di Monster Hunter Wilds riguarda il modo in cui verrà sviluppato il meta, in particolare lo sviluppo di build miste per accomodare l’uso di multipli set di decorazioni e abilità applicabili sia nelle armature che nelle armi. Questo da un lato ha migliorato la situazione di molte armi che necessitavano di diversi slot decorazioni per sembrare efficienti, ma allo stesso tempo ha un po’ azzerato la necessità dell’avere due set di armi al di là del puro “flex” o una malsana volontà di voler evitare di utilizzare una cote per l’affilatura, la cui animazione dura a malapena 5 secondi.

Idem nel caso del sistema di routine ambientale caratterizzato da tempeste, diluvi e tempeste vulcaniche che al momento non costituiscono una rivoluzione così importante. Su questo aspetto non ci resta che attendere e scoprire cosa Capcom riuscirà a tirare fuori durante il suo supporto post-lancio. Nel frattempo, i cacciatori più stagionati potranno divertirsi con un endgame senz’altro corposo e che riporta sul campo da caccia diverse vecchie conoscenze del passato. Primi fra tutti i Mostri Frenetici risalenti a Monster Hunter 4 Ultimate, specie di mostri molto più fragili in termini di punti vita ma dotati di attacchi e pattern più veloci oltre che violenti, dovuti all’esposizione del Virus della Frenesia e che sarà quindi necessario eliminare per mantenere l’equilibrio dell’ecosistema e debellarne l’epidemia. Inoltre, Monster Hunter Wilds vede il ritorno dei Mostri Temprati, versioni altrettanto potenti dei mostri già affrontati e per l’appunto temprati da uno spirito di sopravvivenza superiore. Questi ultimi si riveleranno non solo un particolare balzo nella difficoltà di gioco, ma anche una ghiotta opportunità per ottenere materiali unici quali Decorazioni dalle Doppie Abilità per creare set ancora più versatili e personalizzabili, oltre a materiali unici dedicati alla creazione delle Armi Artian, armi modulari ottenibili tramite l’unione di pezzi speciali e in grado di alterare le proprietà offensive ed elementali a seconda della combinazione utilizzata. In generale, l’esperienza di gioco di Monster Hunter Wilds continua ad essere divertente e appagante, oltre che variegata negli strumenti disponibili ai cacciatori tra nuove implementazioni degli strumenti da caccia tradizionali quali bombe e munizioni per il rampino-fionda (adattati per gestire grandi quantità di mostri ammassati in un unico punto) e l’uso dei Cacciatori di Supporto, alleati in grado di posizionare trappole o marchingegni unici. La sensazione avuta è quella di un enorme parco giochi adibito alla caccia, in cui i giocatori sono liberi ora più che mai di scegliere come approcciarsi alle creature che popolano le Terre Proibite, abbracciando la modernità oppure rimanendo romanticamente ancorati al tradizionalismo hardcore.

Maestoso e pericolo! Il Rey Dau in tutto il suo splendore!

Monster Hunter Wilds: la bellezza della natura selvaggia

Per parlare del comparto tecnico di Monster Hunter Wilds bisogna prima partire con delle premesse. Quando Monster Hunter World arrivò sul mercato, ci siamo ritrovati davanti ad un upgrade grafico significativo e che metteva da parte l’art-style colorato e vivido dell’era PSP-Nintendo con un’estetica più realistica e impattante. Va da sé che per questo nuovo capitolo non mi aspettavo un ulteriore evoluzione da questo punto di vista tecnico, eppure sotto certi aspetti mi sono trovato un po’ spiazzato rispetto alle mie aspettative. Preciso, nulla in grado di ridurre il mio hype per le ore che verranno, ma almeno su PS5 Base la mia esperienza è risultata “annacquata” da un processo di ottimizzazione che ha sacrificato molto dal punto di vista visivo. Ma andiamo per gradi: dal menu delle impostazioni principali Monster Hunter Wilds permette di impostare ben tre tipi di preset grafici: la Modalità Bilanciata offre una via di mezzo tra fluidità visiva e risoluzione grafica, lasciando però il fianco a frame rate ballerini e senza possibilità di stabilizzarli e rendendola un’impostazione un po’ fine a se stessa, né carne né pesce; la Modalità Prestazioni abbassa la grande maggioranza dei dettagli di fondo, in modo da favorire una fluidità generale che sì raggiunge i tanto agognati 60 frame al secondo (o 40 nel caso si avesse accesso a monitori a 120Hz) almeno fino a quando non entrano in gioco fattori aggiuntivi come la presenza di altri giocatori o cacciatori di supporto controllati della CPU e soprattutto quando si prende parte a cacce complesse o ambientate all’interno di biomi e condizioni atmosferiche particolari. Mostri come il Rey Dau, il Jin Dahaad o anche solo camminare all’interno dei villaggi più popolati e caratterizzati da pesanti particellari di sfondo metteranno a dura prova l’hardware “entry level” (se si può davvero definire così) di PS5.

E infine la Modalità Risoluzione alza i dettagli grafici fino a un livello di fedeltà che potremmo ricollocare su un preset PC “medio”, restituendo un frame rate granitico a 30 fotogrammi al secondo. In ogni caso, tutte e tre le impostazioni sono contraddistinte da texture che nel momento vengono inquadrate nei primi piani o in lobby online popolate raggiungono livelli di sfocatura preoccupanti. Opinione perfettamente speculare rispetto all’atmosfera creata da Capcom in tutti gli altri aspetti del gioco, che riescono a controbilanciare quanto descritto poco fa. La direzione artistica permette a Monster Hunter Wilds di brillare anche nonostante tutti i difetti tecnici, proponendo scorci visivi e inquadrature suggestive in ogni suo bioma, immergendoci in un ecosistema più vivo che mai. Le coreografie delle cut-scene della campagna singleplayer risultano ben realizzate e in grado di fare da un fantastico preludio a una colonna sonora come sempre di alto livello, che sulle battute finali assume toni ancora più epici e coinvolgenti. Insomma, nonostante l’inciampo tecnico, Monster Hunter Wilds vanta di una direzione tutt’altro che banale. Menzione d’onore in chiusura per la possibilità di utilizzare un set di controlli tramite mouse e tastiera, schema inusuale per quanto riguarda la piattaforma e che porta la personalizzazione da parte del giocatore ad un livello di accessibilità interessante (se unite alle varie impostazioni cromatiche e i filtri anti-fobici che vanno ad adattare l’aspetto del gioco per un pubblico sensibile) anche in ottica di esperienza cross-platform. Un po’ come se fossimo tornati ai tempi dei primi modem per PS2 e Dreamcast con titoli come Quake 3 Arena, Phantasy Star o Final Fantasy XI.


In definitiva, Monster Hunter Wilds è un altro centro perfetto nella storia del franchise Capcom? Assolutamente sì! Nonostante qualche inciampo dal punto di vista tecnico (almeno su PS5 base), la nuova produzione del team di Ryozo Tsujimoto è in tutto e per tutto consistente con la qualità offerta dai capitoli mainline di Monster Hunter, senza però negarsi la possibilità di sperimentare nuove, e soprattutto riuscite, idee. Prima fra tutte una narrativa che finalmente approfondisce il legame tra l’uomo e la fauna di questo meraviglioso mondo con un livello di maturità e coinvolgimento inedito per la serie. Non stiamo ovviamente parlando di un “Quarto Potere” videoludico, ma considerando anche il passato più recente il passo avanti è netto e apprezzato. Dal punto di vista del gameplay invece, che altro c’è da dire se non che stiamo pur sempre parlando di Monster Hunter? E al di là di qualche dubbio sul bilanciamento o senso dietro ad alcune di queste nuove meccaniche durante questi primi giorni post-lancio (in attesa di scoprire quali altri mostri arriveranno con i vari aggiornamenti e come) ci troviamo davanti a una base roccea sul quale costruire i prossimi anni del franchise. Possiamo dire con estrema soddisfazione che Wilds rappresenta l’evoluzione definitiva per Monster Hunter!


Game Designer e scrittore, alla fine si è deciso ad aggiornare la propria bio dopo 50 anni di muffa. Perché va bene l'essere "cresciuti a pane e Tekken 2", ma a una certa arriva il momento di "voltare pagina". Non chiedetegli quale sia il suo Final Fantasy o gioco Mega Ten preferito: non ne uscireste vivi!