Elio

Elio – Un coming of age tenero e intergalattico

Ventinovesimo lungometraggio di casa Pixar, e nelle sale italiane da questa settimana con Disney, Elio è un’avventurosa storia di crescita e maturazione. Un tenero coming of age animato, reso ancor più accattivante dalla suggestiva definizione tridimensionale di un simpatico universo alieno, fluorescente e vischioso. Un’opera delicata dal carattere empatico, che ci parla di fragilità umane come solitudine, senso di inadeguatezza e rincorsa insana alle (altrui) aspettative. Alla regia troviamo due donne, Domee Shi (autrice del fortunato Red, e premio Oscar per il corto Bao) e Madeline Sharafian (candidata dall’Academy per il corto La tana). Una doppia mano femminile che ritroviamo nella delicatezza della storia, e nella sua capacità di mescolare i grandi mezzi di oggi con le nostre alienazioni più arcaiche. Un’idea di cinema ancora molto “analogica”, riassunta nelle parole delle due registe: “L’intelligenza artificiale? Uno strumento. Ma i film li fanno gli esseri umani”. 

Elio
Elio scopre la (coloratissima) realtà aliena.

Non siamo soli!

Rimasto orfano di genitori, a convivere con la zia Olga, Maggiore dell’aviazione americana (esperta nel tracciare detriti e messaggi spaziali ma apparentemente incapace di instaurare una connessione con il nipotino), l’undicenne Elio Solis (un po’ sole, un po’ materiale gassoso) cerca disperatamente di entrare in contatto con forme di vita aliena. Per farlo, realizza striscioni con su scritto “Venitemi a prendere!” o “Sono qui”, e realizza una primordiale base-radio per captare eventuali frequenze. Appelli e richiami che sembrano rimbalzare nel vuoto cosmico amplificando il suo senso di solitudine finché, all’improvviso, non si ritroverà teletrasportato nell’organizzazione interplanetaria del Comuniverso. Un mondo fluorescente, abitato da creature bizzarre e gommose, delegati di galassie lontane, che equivocherà Elio per leader e ambasciatore della Terra e lo avvierà a nuove e ben più audaci imprese. Rispondendo inoltre all’annosa questione Siamo solo nell’Universo? E, infatti, in quella dimensione totalmente nuova e a lui sconosciuta, Elio dovrà crescere e maturare alla svelta, imparare a comunicare e perfino a negoziare. Anche se poi la vera svolta sarà nella ritrovata capacità di entrare in relazione con il prossimo, di fare amicizia, e di uscire dal senso di dolore e solitudine inflitti dal lutto.

Elio
Il nuovo amico di Elio, Glordon, insieme agli ambasciatori Tegman, Helix, Turais e Questa.

Made in Pixar

Luogo creativo di ideazione e realizzazione di tanti prodotti di successo, ma soprattutto in grado di viaggiare nel mondo (e nella mente) dei più piccoli con originale e sensibile incisività (Up, Toy story, Inside Out), la Pixar torna con Elio a trattare atmosfere narrative sorprendentemente dense. E non solo per il materiale vischioso che abbonda nell’universo intergalattico ipotizzato come nuova casa e rifugio di Elio, ma anche perché a dare vita e voce a quest’ultimo prodotto Pixar intervengono molteplici emozioni e tematiche che accrescono il peso specifico del film, come il rapporto zia-nipote o padre-figlio, entrambi ugualmente attraversati dal costruttivo messaggio “A volte non ti capisco, ma l’amore non cambia”. E nel suo percorso di auto-accettazione, superamento dei limiti auto-imposti, scoperta di un amico vero e di un mondo (magari distante) in cui sentirsi davvero – e di nuovo – a casa, Elio avvolge in un unico caldo abbraccio tutti coloro che (bambini o meno) si sentono spesso attraversati da tristezza, inadeguatezza e solitudine. Condizioni perfettamente e legittimamente umane che, nel film, ritrovano una loro voce e perfino una loro dignità, riaffermata anche nel contrasto con i cloni gommosi perfettamente in grado di adattarsi a qualsiasi situazione e/o ambiente, ma sostanzialmente incapaci di mostrare un’emotività più varia e rassicurante.

Verso lo spazio e oltre…

E dunque il viaggio di Elio nel Comuniverso, segnato dall’amicizia con il dolce e insicuro Glordon e dal tentativo di conciliazione diplomatica con il temibile Lord Grigon, determinato a far parte del Comuniverso o a impossessarsene, diventa il mezzo narrativo per uscire da una solitudine solo apparente, quel sentirsi soli quando invece e in fondo non lo si è mai davvero. Anche se a volte, immersi nel buio di un momento di vita arduo, guardare e guardarsi attorno risulta estremamente difficile. Qui, l’immaginazione pindarica di Elio, servita dalla Pixar sotto forma di un meraviglioso e affascinante universo alieno pieno di forme strambe e colori accesi, funge da trampolino di lancio per una vita (e avventura) diversa, fuori dai confini del proprio mondo. Per riscoprire i limiti ma anche le infinite possibilità degli universi che possiamo (o potremmo) attraversare grazie alla fantasia, e alla voglia di reinventarci. Un modo per viaggiare verso lo spazio, e oltre…

A fare da traino a tutto, però, è proprio la fisionomia/caratterizzazione del protagonista Elio, occhio vispo, e sguardo intenso attraversato da una passione totale e quasi insana per il mondo degli alieni.  Ed è forse proprio questo uno dei temi centrali del film che si muove tra fantasia e sci-fi, trovando poi il suo vero fulcro nel potere riabilitante di una passione, qualcosa per cui vale davvero lottare fino all’ultimo. Perché sono senza dubbio le passioni a trainare svolte e cambiamenti, e sono sempre le passioni a tirarci fuori dai momenti più bui, proprio come per Elio, costretto a elaborare la perdita dei suoi genitori e a reinventarsi in una nuova vita senza di loro. Ed è in questa dimensione concettuale che Elio riesce letteralmente a spiccare il volo, trascinandoci in una parabola di speranza e lieto fine che ci accoglie e ci consola.


Arriva nelle sale l’ultimo lavoro di casa Pixar (il ventinovesimo, per la precisione) dall’etereo titolo Elio. Un’opera delicata, diretta da due registe donne, Domee Shi e Madeline Sharafianche, che non sorprende tanto per la narrazione perlopiù classica, ma per la cura con cui descrive (in termini linguistici e soprattutto visivi) il viaggio di Elio verso la sua speranza di felicità. Parabola di inclusione e integrazione che lancia inoltre un importante messaggio di solidarietà e pace. Il tutto inscritto nella vivace e sofisticata definizione dell’universo alieno, che è parte integrante del film. Un’opera fresca e ironica che non farà fatica a conquistare spettatori bambini, e adulti. In sala dal 18 giugno, le voci della versione italiana sono di Andrea Fratoni (Elio), Alexander Gusev (Glordon), Lucio Corsi (ambasciatore Tegmen) e Neri Marcorè (il cameo del Manuale Universale dell’Utente), e Alessandra Mastronardi (Olga Solís, zia di Elio) e Adriano Giannini (il temibile Lord Grigon).