Gachiakuta First Look: benvenuti nel Baratro!

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“Dove finisce la spazzatura?” Quante volte, specialmente da bambini, mi sono posto e ci siamo posti questa domanda? Quante volte, pensando a un vecchio giocattolo, ormai distrutto e inutilizzabile, abbiamo pianto, pensando a dove sarebbe finito se l’avessimo gettato in pasto alle fauci dell’immondizia? Personalmente, mi è capitato davvero spesso e, se devo essere sincero, tuttora mi capita di avere difficoltà nel disfarmi di alcuni oggetti, che diventano talmente importanti, di valore, che risulta impossibile disfarsene.

Su questo incipit, in verità anche molto originale e audace, parte l’idea Gachiakuta, opera creata dalla mangaka Kei Urana, con la collaborazione artistica di Ando Hideyoshi.  “Avevo una penna che amavo molto e l’ho spezzata in due. Oltre al senso di perdita, avevo la sensazione che la penna mi stesse implorando” Da qui nasce Gachiakuta, un’opera molto particolare nella scena Shonen attuale, che è riuscita ad emergere anche grazie a soprattutto alla potenza di una direzione narrativa originale, unica, unita a una moderazione artistica profondamente ricercata e stilisticamente meravigliosa, al netto dei gusti personali.

Dopo aver letto con grande piacere gli 11 volumi da cui è composta la serie manga attualmente in Italia (in Giappone siamo già a 15), mi sono fiondato molto volentieri alla visione dei primi 2 episodi della trasposizione anime, annunciata lo scorso anno dallo Studio BONES (My Hero Academia) e ora, ormai, finalmente realtà. Così come per la controparte cartacea, Gachiakuta vive con una doppia anima: è potente, a volte anche soverchiante, ma ogni tanto scivola inspiegabilmente su stessa, andando un po’ a vanificare quegli aspetti che lo rendono un’opera unica nell’industria degli anime e manga giapponesi.

gachiakuta
Rudo è il protagonista della storia

Gachiakuta: un mondo oscuro e minaccioso

Grazie a Crunchyroll Italia, ormai sempre di più il leader indiscusso nella distribuzione degli anime (anche se i competitor, ultimamente, stanno facendo un ottimo lavoro), ho potuto vedere in anteprima i primi due episodi, in lingua originale e con sottotitoli in italiano. Vi ricordo, prima di cominciare con la disamina, che la serie verrà anche doppiata in italiano nel corso della stagione estiva, insieme agli altri principali Blockbuster in arrivo nei prossimi giorni.

Già dal primo episodio, si capisce subito una cosa fondamentale: Gachiakuta è un’opera che si fonda, volutamente, su una dicotomia continua, potente, a volte esagerata. L’opera di Kei Urana si basa su una storia dalle tematiche forti, trattati senza edulcorarli in alcun modo, con una spietatezza talvolta anche estranea alla sfera d’intrattenimento di appartenenza. Ciò si percepisce sin dalle prime battute, in cui è chiaro che tutta la storia è messa in scena basandosi su una società malsana, in cui ognuno sembra pensare soltanto al proprio benessere e in cui la collaborazione, la condivisione e il rispetto – e l’amore – per il prossimo è soltanto una chimera. A tutto ciò, però, si contrappone un mondo coloratissimo, con toni caldi e accesi, che fanno proprio da contrasto all’asetticità di un mondo, ormai, senza speranze.

Il primo episodio, o per meglio dire i primi episodi, hanno il grande compito di gettare le basi di un comparto narrativo dal potenziale enorme. Il risultato è un inizio se vogliamo lento, che ci mette forse un pochino di più per ingranare, ma che si rende necessario per accogliere gli spettatori in un mondo con tante piccole – e grandi – particolarità da tenere bene a mente e da assimilare. Questi primi quaranta minuti hanno scalfito soltanto una scorza solidissima, che sembra avere tanto da nascondersi in sottofondo, in un tripudio di scene anche violente, dolore, spietate, tra un tradimento, un combattimento e, perché no, qualche sbiadito momento romantico e dai toni positivi.

Enjin è uno degli alleati principali di Rudo

Il valore degli oggetti

Gachiakuta, come ho già detto, si basa su una dicotomia continua, anche a livello di storia e narrazione. Il protagonista è Rudo, un giovane ragazzo messo spietatamente ai margini della società, un vero e proprio reietto, a causa delle sue origini. Rudo è un “tribale”, proveniente da una fetta della società esiliata, con un passato fatto di omicidi e malefatte di ogni sorta. Questo status gli vale una vita a dir poco difficile. Rudo è ossessionato dalla spazzatura, o, per meglio dire, dal valore degli oggetti, specialmente di quelli buttati via, gettati senza pietà tra i rifiuti. Per questo motivo, il giovane passa buona parte del suo tempo libero e rovistare nell’enorme discarica della città, con la speranza di trovare oggetti di valore, a cui dare di nuovo un senso.

Rudo, del resto, è praticamente solo, e non ha alcun tipo di ricordo della sua famiglia, se non qualche sbiadito ricordo di un passato misterioso e tormentato. Il giovane protagonista è cresciuto con Regto, un emarginato, proprio come Rudo, che gli ha trasmesso proprio quel valore e quell’amore per le cose considerate “inutili” dalla società. È proprio il tragico destino a cui va in contro Regto a spalancare le porte di tutta la storia, a fare da apripista a una narrazione che non finisce mai di colpire e stupire per la sua spietatezza.

Ai margini della società del mondo di Gachiakuta vi è un luogo terribile, a cui nessuno osa avvicinarsi e che rappresenta il simbolo della “giustizia” che ruota intorno agli abitanti del mondo “Celeste”: il Baratro. Questi è, praticamente, una sorta di discarica gigante, un vero e proprio abisso in cui vengono gettati i criminali (ma anche i presunti tali), così come Rudo, ingiustamente incolpato di un crimine tanto oscuro quanto incredibile. La discesa di Rudo nel Baratro, però, non pone fine alla sua storia ma, anzi, spalanca le porte tutto ciò che viene dopo.

I Giver possono dare vita agli oggetti

Il Baratro è soltanto l’inizio

La storia parte proprio da qui, dal Baratro. Rudo si ritrova immerso in un nuovo mondo e comprende che può viverlo, per la prima volta, da protagonista. In questo nuovo mondo, infatti, è considerato un “celeste”, ossia un abitante del mondo che sta sopra a quello del Baratro, e in cui il giovane vuole tornare a ogni costo per vendicarsi delle ingiustizie subite. Questo desiderio di vendetta è il core, ovviamente, dei primi episodi, che scorrono con un ritmo altalenante, reso tale dalla necessità di immettere nella mente del giocatore tutte le nozioni basilari per comprendere meglio la storia.

Del resto, il Baratro è un luogo incredibilmente affascinante e dal potenziale autoriale smisurato. Una volta approdato sul flatulento suolo di questo nuovo mondo, Rudo è costretto subito a fare conti con una tremenda verità: i rifiuti gettati dal mondo “Celeste” hanno preso vita e sono diventate le “Bestie Immonde”, delle creature enormi fatte proprio di rifiuti, animati dal risentimento degli oggetti da cui sono composti. In questo mondo, sono i Ripulitori a fare il lavoro sporco e affrontare questi terribili nemici. Una volta entrato in contatto con queste nuove figure, Rudo capisce subito di doversi unire a loro.

Perché? Ricordate il discorso sul valore degli oggetti? Ebbene, Rudo scopre di essere un Giver, ossia una persona in grado di dare vita agli oggetti e ad utilizzarli come armi. Questa rivelazione è molto importante e posso garantirvi, avendo letto tutti i volumi del manga finora pubblicata in Italia, che questo è soltanto l’inizio di un percorso incredibilmente ampio e potenzialmente straripante sul piano dei contenuti e delle possibilità narrative. Il desiderio di vendetta di Rudo rimane il core dell’avventura, ma i primi due episodi bastano e avanzano per far comprendere allo spettatore che c’è veramente tanto altro in ballo.

Il mondo di Gachiakuta è, infatti, dannatamente complesso, ricco di segreti e colpi di scena, e i primi due episodi ne sono già un esempio perfetto. Al netto di un ritmo non sempre convincente al cento per cento, le basi gettate sono a dir poco clamorose e hanno messo in chiaro tutto il potenziale narrativo e creativo dell’opera, che risulta sin da subito un Battle shonen molto particolare, se vogliamo unico, anche nella scelta di impostare la storia su ritmi volutamente meno “violenti” di quanto potrebbero essere, anche considerando il valore e il target di una storia simile.

Gli oggetti hanno un’anima?

Spettacolo sensoriale

Vi ho parlato di dicotomia, finora, mai a caso. Come ho già detto, Gachiakuta è un’opera dai toni e dai temi molto profondi e oscuri, ma incastrato con violenza in un mondo realizzato in maniera volutamente “esagerata”, coloratissima e figlio di una pop art evidente ed esibita con profonda fierezza. Tenendo fede allo stile artistico della serie cartacea e delle prodezze di Ando Hideyoshi e i suoi graffiti design, i ragazzi dello Studio BONES hanno realizzato un prodotto visivamente spettacolare.

Vi ho già parlato della vena cromatica accesissima dell’opera ed è doveroso rimarcarla, anche perché è un dettaglio che ruba tantissima la scena e sui casca rapidamente anche l’occhio meno attento. I personaggi principali sono ricreati con una cura artistica ispiratissima e maniacale, e nella versione anime sono splendidamente valorizzati da una palette cromatica esagerata e volutamente “violenta” e che, appunto, rende ancor più marcato il contrasto tra il mondo e, appunto, le silhouette dei personaggi che muovono i loro passi sugli oscuri e degradati scenari.

Anche le bestie sono riprodotte con grande cura. Anche se finora ne ho viste poche, devo ammettere che il loro design mi ha convinto non poco e sono seriamente convinto che in futuro ne vedremo veramente delle belle, magari quando usciranno gli antagonisti più interessanti e, perché no, anche tutte le altre creature. Il graffiti design è stato sfruttato molto bene da Studio BONES, che ha saputo mixare questo particolare stile artistico con una sapiente regia, che lavora molto bene sotto il profilo delle riprese e anche delle animazioni, che ho trovato veramente esagerate, in alcuni casi, per quanto le sequenze di combattimento per ora sono ancora poche ed è difficile sbilanciarsi più di tanto, in tal senso.
Conclusione


Questi primi due episodi di Gachiakuta hanno messo subito in chiaro il grande potenziale dell’opera, ma hanno anche confermat0 che si tratta di un prodotto particolare e non per forza di cose adatto a tutti. Con il suo stile artistico unico e con la sua storia oscura, fatta di vendetta, ingiustizie e misteri, l’opera di Kei Urana e resa in forma di anima da un colosso come Studio BONES ha tutte le carte in regola per diventare uno dei prodotti di punta dell’offerta di Crunchyroll, a patto, però, di rispettarne i suoi tempi e il suo stile creativo e narrativo.