Rematch: il segreto del successo? Non amare il calcio

Chi ha detto che per sviluppare un grande gioco di calcio serva essere tifosi accaniti? Rematch, l’ultima fatica firmata Sloclap, dimostra esattamente il contrario. Uscito lo scorso mese, il titolo ha saputo ritagliarsi un posto nel panorama videoludico nonostante alcune criticità, distinguendosi in un genere spesso fossilizzato su uscite annuali e migliorie marginali. Al posto del solito simulatore iperrealistico, Rematch cambia strada, preferendo un approccio fondato su immediatezza e gameplay accessibile.

Intervistato da Eurogamer, Pierre Tarno, CEO dello studio francese, ha raccontato come Rematch sia riuscito a inserirsi in una nicchia poco esplorata: “C’era uno spazio da colmare, chiaramente. Credo però che il nostro pubblico vada oltre quello dei giochi sportivi. Dai dati che abbiamo raccolto, risulta che il pubblico principale di Rematch è più vicino a chi gioca online in competitivo che non ai fan del calcio.”

Una rivelazione che aiuta a comprendere meglio anche alcuni atteggiamenti della community, più affine a quella dei multiplayer competitivi che non a chi mastica pane e pallone. Non è un caso, infatti, che nemmeno all’interno del team ci sia questa grande passione per il calcio. “Molte persone del team in realtà non si interessano affatto al calcio. Ma fin dalle prime fasi del progetto, alcuni colleghi inizialmente scettici – dopo aver partecipato a tornei interni – mi hanno detto: ‘Ora capisco. Non me ne frega niente del calcio, ma questo gioco mi ha preso davvero.’ Le dinamiche, il gioco di squadra… penso siano questi gli elementi che lo rendono interessante anche per chi normalmente non gioca a titoli calcistici.”

Ora che il titolo ha trovato il suo pubblico iniziale, l’obiettivo è ampliarne ulteriormente la portata, intercettando quei giocatori più casual che si limitano a giocare a FIFA o Call of Duty e poco altro. “Penso che sia qualcosa che evolverà col tempo. Ma la ragione principale è che la nostra audience potenziale è composta in larga parte da persone che non sono giocatori esperti, non sono hardcore gamer, e per questo magari non seguono con attenzione le nuove uscite. Non si tengono aggiornati come i gamer appassionati che leggono le notizie, monitorano i lanci e provano subito i nuovi titoli.”

Per raggiungerli, però, servirà tempo e una strategia ben strutturata, come sottolinea ancora Tarno: “per raggiungerli serve il passaparola, una comunicazione continua e aggiornamenti costanti.”