Eriksholm The Stolen Dream Recensione: il lato narrativo dello stealth ha una nuova voce

Avete presente quella sensazione di vuoto che vi assale quando giungete ai titoli di coda di una serie TV che vi ha catturato completamente, una di quelle produzioni ad alto budget curate in ogni dettaglio, con personaggi indimenticabili e una scrittura capace di toccare corde profonde? I protagonisti per cui avete tifato — e anche quelli che proprio non riuscivate a sopportare — sono lì pronti a dirvi addio. Siete arrivati all’ultima puntata, ma voi non siete ancora pronti a salutare quel mondo che, in fondo, vi aveva adottato. Si giunge così all’inevitabile epilogo, e ciò che resta sono solo i ricordi di un’avventura che, in qualche modo, sentite di aver vissuto anche voi.

Sensazioni che mi è capitato di provare tante volte anche nei videogiochi — da ultimo, inaspettatamente, grazie a Eriksholm The Stolen Dream, opera prima di River End Games. Il minuscolo team svedese, con cuore e ambizioni enormi, ha puntato non solo a realizzare uno stealth puzzle game raffinato, ma — e direi soprattutto — a raccontare una storia dal taglio cinematografico, capace di rivaleggiare con le migliori serie TV di alto profilo. Missione compiuta? Scopriamolo insieme nella recensione di Eriksholm The Stolen Dream.

Eriksholm The Stolen Dream , sobborghi
Tra i sobborghi di Eriksholm

Eriksholm The Stolen Dream: cartoline dalla Scandinavia

Se dovessimo passare al setaccio tutti i videogiochi ambientati nel periodo vittoriano, probabilmente non basterebbe un intero approfondimento per elencarli tutti. L’estetica primo-novecentesca ha ispirato una pletora di innumerevoli team di sviluppo, affascinati dallo stile di quegli anni, spesso reinterpretato in chiave cyberpunk o steampunk. Basti pensare allo sfortunato The Order 1886, alla saga di Dishonored, a Thief o perfino a Assassin’s Creed Syndicate. Ciò che risulta invece decisamente meno comune è vedere rappresentato quel periodo storico in chiave scandinava: un tocco di originalità che, di fatto, distingue Eriksholm da molte produzioni ben più blasonate.

La città immaginaria di Eriksholm trae ispirazione dalle metropoli nordiche di inizio Novecento, come Göteborg e Stoccolma. Dopotutto, lo studio è svedese, e anche se il luogo non esiste davvero, l’impressione di plausibilità storica e coerenza ambientale accompagna tutta l’esperienza, complice un’ambientazione profondamente radicata in un territorio che il team conosce bene e sente come proprio. Le location sono in prevalenza urbane, ma non mancano scorci portuali, campagne isolate, distretti industriali e persino una miniera da esplorare. Dai sobborghi decadenti all’elegante centro cittadino, ogni zona contribuisce a costruire un mondo vivo, credibile e con una forte identità visiva.

Il design intricato della città, fatto di passaggi sopraelevati, ponti, tetti spioventi e scorci pieni di dettagli, restituisce la sensazione di camminare dentro un presepe animato, un diorama minuzioso e pulsante che invita a fermarsi e osservare. La visuale isometrica valorizza perfettamente questa struttura, permettendo di apprezzare i contrasti tra l’opulenza del centro e il degrado delle periferie, un tempo floride grazie al commercio marittimo, oggi lasciate a sé stesse con l’avvento della forza motrice a vapore.

Manifesti di propaganda, simboli autoritari e dettagli ambientali raccontano di un sistema politico oppressivo, in cui il controllo sociale è tanto evidente quanto le crepe nei muri. Eppure, nonostante il realismo, l’atmosfera conserva qualcosa di fiabesco, quasi magico. Anche il character design segue questa linea: Hanna e gli altri personaggi vestono abiti semplici ma credibili per l’epoca, mentre le guardie indossano uniformi che richiamano in modo diretto i corpi militari europei dei primi del ‘900.

La cerbottana di Hanna in Eriksholm The Stolen Dream
Hanna punta con calma la cerbottana verso una guardia ignara.

Eriksholm The Stolen Dream: un sogno rubato, una città da cambiare

Fin dai primi istanti è chiaro che Eriksholm punta tutto sul coinvolgimento emotivo. Hanna è una giovane orfana cresciuta nei quartieri più poveri della città. Quando il fratello Herman scompare misteriosamente, sospettato di aver sottratto un oggetto di grande valore, la ragazza si mette sulle sue tracce. Determinata a riabbracciarlo, non sarà sola a lungo: presto entreranno in scena Alva e Sebastian, dando vita a un intreccio che abbraccia potere, repressione e rivolte. Il racconto si sviluppa in modo lineare ma intenso. La mia partita è durata oltre 15 ore, ma molto dipende dall’abilità del giocatore nel risolvere enigmi ambientali o situazioni stealth. Gli appassionati di storie dai toni maturi non resteranno delusi: Eriksholm tocca temi come la lotta di classe, la giustizia sociale, la corruzione, la perdita e il sacrificio, offrendo molto più di una semplice vicenda personale.

La narrazione non si esaurisce nelle cutscene. Origliando dialoghi, leggendo documenti nascosti o semplicemente osservando la vita cittadina, si ha davvero la sensazione di trovarsi in un mondo vivo. La raccolta di lettere, cartoline e fotografie arricchisce ulteriormente il contesto, offrendo spunti sulla quotidianità degli abitanti e sbloccando talvolta dialoghi o sequenze opzionali. A tutto questo si aggiunge la possibilità di rivivere i singoli capitoli, utile soprattutto nel caso in cui si voglia recuperare qualche collezionabile o nota sfuggita alla prima esplorazione.

Il treno si ferma, devo assolutamente sfuggire all’ispezione!

Tre volti, una missione: il gameplay prende forma

Arriviamo al cuore dell’esperienza: il gameplay. Anche qui, la ricetta funziona. Una miscela ben riuscita di stealth, puzzle ambientali e cooperazione tra personaggi. Inizialmente controlleremo solo Hanna, ma presto si uniranno Alva e Sebastian, e da quel momento il gioco acquista profondità e varietà strategica. Hanna, agile e minuta, può infilarsi nei condotti d’aerazione e, più avanti, usare dardi soporiferi. Alva è esperta di arrampicata, può disattivare luci con la fionda o attirare con essa le guardie. Sebastian, il più robusto, può nuotare e mettere fuori gioco i nemici con prese silenziose alle spalle. Una scelta interessante, che ho notato con sorpresa, è l’assenza totale di armi da fuoco nei protagonisti, quasi a voler suggerire che la risposta all’oppressione non passi necessariamente per la violenza più cruda.

Il gioco incentiva il passaggio continuo tra i tre personaggi per risolvere puzzle ambientali e affrontare le situazioni più complesse. Ogni capitolo è pensato con percorsi alternativi e piccole sfide: uno dei più riusciti propone un enigma linguistico ben costruito, utile per proseguire tra i meandri della miniera evitando cadute rovinose. Ho apprezzato anche un paio di sezioni con un più semplice ma riuscito mini-gioco legato al sollevare oggetti con il nastro trasportatore. Alcuni nemici, poi, hanno comportamenti peculiari: una guardia infastidita dalle zanzare o altre che temono il buio, elementi che stimolano l’inventiva e arricchiscono la varietà.

Se si viene scoperti, si torna rapidamente all’ultimo checkpoint, evitando inutili perdite di tempo. Un’impostazione che favorisce la sperimentazione e invita a giocare in modo creativo. L’intelligenza artificiale dei nemici si difende bene: reagisce a suoni, fonti di luce e movimenti sospetti con coerenza. L’unico vero limite riscontrato riguarda alcune sezioni poco chiare: in un paio di punti sono rimasto bloccato per oltre un’ora, senza indizi o suggerimenti a supporto. Un sistema di aiuto opzionale non avrebbe guastato, soprattutto per i meno avvezzi al genere stealth.

Con Alva saremo in grado di fulminare i lampioni…ottimo per dileguarsi nell’oscurità

Un comparto grafico che sfida i giganti

Nel 2025, e Eriksholm ne è l’ennesima riprova, anche piccoli studi indie possono puntare senza timore sulla qualità grafica. Il colpo d’occhio offerto dal gioco è spesso sorprendente, a tratti oserei dire impressionante. La presentazione visiva sfiora il fotorealismo, con volti animati tramite MetaHuman Animator che restituiscono emozioni credibili nelle cutscene. Il team ha saputo sfruttare a dovere l’Unreal Engine 5, valorizzando ogni inquadratura con una regia ricercata e funzionale alla narrazione. Sequenze come il primo incontro tra Hanna e il fratello o le fasi tese nelle miniere dimostrano quanta cura sia stata riposta nella messa in scena.

Ma il livello qualitativo non si ferma alle sequenze cinematografiche. Anche durante il gameplay, l’illuminazione dinamica e il design ambientale colpiscono: le lanterne proiettano luci soffuse in modo credibile, i riflessi sulle superfici bagnate e le ombre — pur statiche — risultano coerenti e ben integrate. Gli interni raccontano da soli lo status sociale degli abitanti, con caminetti, librerie, utensili e decorazioni inseriti con grande precisione scenica. Ho testato il gioco su una configurazione di fascia medio-alta (RTX 4070 Super su monitor 2560×1440) con tutti i dettagli al massimo. L’esperienza è risultata fluida e stabile, con un frame rate costante, caricamenti rapidissimi e un sistema di streaming delle texture davvero efficace. Il titolo è ben ottimizzato e supporta pienamente sia tastiera e mouse che controller, lasciando massima libertà di scelta. Nessun bug, nessun crash: un risultato eccellente, soprattutto se si considera che stiamo parlando di un progetto indipendente.

Il modello della guardia che interroga Hanna è realizzato con una cura sorprendente

L’eco di Eriksholm

La musica in Eriksholm non invade mai la scena, ma accompagna con garbo ogni momento dell’avventura, sostenendo quel senso di immersione narrativa che rappresenta uno dei punti di forza del gioco. Le tonalità orchestrali sono spesso delicate, quasi trattenute: archi leggeri e pianoforte in punta di dita scandiscono i momenti più intimi o malinconici. In alcune sequenze più tese — come quelle notturne o durante il ritrovamento di documenti compromettenti — la colonna sonora si fa invece più cupa, pulsante, con ritmi percussivi ovattati che sembrano seguire il battito cardiaco del giocatore.

Ma è nel sound design che Eriksholm ha il suo fiore all’occhiello! I passi cambiano timbro a seconda della superficie: il legno scricchiola, la ghiaia fruscia, il metallo rimbomba in modo pericolosamente udibile — meglio evitarlo, se non si vuole finire scoperti. Le voci delle guardie rimbalzano tra i vicoli o filtrano da finestre socchiuse, restituendo una percezione spaziale sorprendentemente precisa, anche senza l’ausilio di cuffie professionali. Il tintinnio degli attrezzi in un’officina, il lamento del vento che si insinua tra i tetti, il cigolio delle insegne appese alle pareti: ogni elemento sonoro è calibrato con cura, contribuendo a trasformare la città in un organismo vivo, pulsante, persino nei suoi momenti di silenzio. Un lavoro di cesello acustico che rende Eriksholm un esempio prezioso di come l’audio possa completare e arricchire il racconto senza mai sovrastarlo.

I dialoghi sono ben recitati, con un doppiaggio in inglese di ottimo livello, soprattutto per quanto riguarda i personaggi principali. Hanna ha un tono di voce perfettamente coerente con la sua età e con la maturazione del suo arco narrativo, mentre i comprimari si distinguono per timbri e cadenze personali che li rendono immediatamente riconoscibili. Peccato per l’assenza totale della localizzazione italiana, nemmeno nei sottotitoli: un limite che potrebbe scoraggiare chi non ha piena dimestichezza con l’inglese. Considerando il forte peso specifico della narrazione, un adattamento in italiano avrebbe sicuramente potenziato il coinvolgimento del pubblico nostrano.

In ottica di autenticità, inoltre, sarebbe stato interessante ascoltare i personaggi parlare nei dialetti svedesi dell’epoca, ma anche da questo punto di vista non c’è traccia di sperimentazioni linguistiche. Chissà che, in caso di buone vendite, il team non decida in futuro di ampliare anche questo aspetto. In definitiva, l’esperienza sonora di Eriksholm non si limita ad accompagnare ciò che accade: lo scolpisce, lo rafforza, lo rende più vivido. È confortante trovare in un progetto nato quasi dal nulla una tale cura nel confezionare un comparto audio tanto solido quanto significativo.


Se siete alla ricerca di una narrazione matura e coinvolgente, una direzione artistica ispirata e un gameplay stealth che premia ingegno e creatività, Eriksholm The Stolen Dream potrebbe fare al caso vostro. Un’opera inaspettata, tecnicamente solida e visivamente sorprendente, capace di tenere testa a produzioni ben più blasonate. Per chi ama le storie forti, le atmosfere curate e una componente tecnica di alto livello, Eriksholm è una piccola perla che merita di essere vissuta fino in fondo. Certo, a patto di avere una buona padronanza dell’inglese e la pazienza necessaria per superare qualche passaggio ostico — ma la soddisfazione, una volta oltrepassato l’ostacolo, sarà totale.