Demon Slayer Hinokami Chronicles 2 Recensione: il ritorno di Tanjiro e del corpo degli ammazzademoni

CyberConnect2, fondata nel 1996, è uno studio di sviluppo di videogiochi giapponese rinomato per il suo lavoro su titoli orientati all’azione, in particolare quelli basati su popolari franchise anime e manga. Il loro vasto portfolio include la serie originale .hack//, e più recentemente, giochi come Asura’s Wrath, Dragon Ball Z: Kakarot e Demon Slayer: The Hinokami Chronicles. Tuttavia, sono forse più ampiamente riconosciuti per il loro contributo di lunga data alle serie di giochi di combattimento Naruto: Ultimate Ninja e Naruto Shippuden: Ultimate Ninja Storm, iniziate nel 2003 su PlayStation 2 e significativamente evolute con il passaggio alle arene 3D su PlayStation 3 con Naruto: Ultimate Ninja Storm.

Questi titoli sono celebrati per la loro fedele riproduzione dell’estetica dell’anime e delle battaglie ad alta velocità, affermando CyberConnect2 come uno sviluppatore di riferimento per i picchiaduro ad arena. Se non esistesse Arc System Works, sarebbero probabilmente loro i migliori nella trasposizione in cel-shading dello stile anime tipicamente giapponese. Era dunque naturale affidare a questo studio l’onere e l’onore di trasporre in videogioco Demon Slayer, fenomeno culturale di portata globale nato dalla penna di Koyoharu Gotouge, capace di conquistare in breve tempo milioni di appassionati grazie a una narrazione intensa, a personaggi carismatici e a un’animazione di straordinaria qualità ad opera dello studio Ufotable.

L’opera ci conduce in un Giappone crepuscolare e insidioso, seguendo le vicende di Tanjiro Kamado, giovane dal cuore gentile che, dopo l’eccidio della sua famiglia per mano dei demoni, sceglie di unirsi al Corpo degli Ammazzademoni per vendicare i propri cari e salvare l’adorata sorella Nezuko, trasformata in creatura demoniaca ma ancora ancorata a un barlume di umanità. Tra duelli mozzafiato, legami profondi e tematiche di sacrificio, dolore e speranza, Demon Slayer intreccia il fascino del folklore nipponico a un linguaggio moderno e dirompente, affermandosi come una pietra miliare imprescindibile per ogni appassionato di anime e manga.

Hirokami Chronicles 2 fa il suo ingresso nell’arena come continuazione diretta del suo predecessore, riprendendo il filo narrativo esattamente da dove il primo capitolo si era concluso, coprendo gli eventi degli archi narrativi del Quartiere dei Divertimenti e del Villaggio dei Forgiatori di Spade, fino all’allenamento dei Pilastri. Come ci si aspetta da un classico di CyberConnect2, il gioco offre principalmente un’esperienza di combattimento in arena frenetica, sebbene con alcune scelte di design degne di nota che potrebbero dividere i giocatori.

Se non fosse per l’interfaccia di gioco si potrebbe tranquillamente scambiare per l’anime

Demon Slayer Hinokami Chronicles 2: il Corpo degli Ammazzademoni contro le lune crescenti

La storia di Demon Slayer prosegue con Il Castello dell’Infinito, primo capitolo della trilogia cinematografica che chiuderà l’anime. Il film è stato distribuito nelle sale giapponesi il 18 luglio 2025 e raggiungerà il resto del mondo, Italia compresa, a settembre. Si tratta di una prosecuzione diretta della vicenda, che riprende esattamente dal punto in cui si era interrotto il videogioco, rappresentando così un’opzione immediata per chi non avesse la pazienza di attendere il terzo e conclusivo capitolo della saga videoludica.

Un’aggiunta di pregevole fattura, e che denota una perspicace attenzione alle esigenze del fruitore, è la modalità di riepilogo degli eventi del capitolo precedente. Essa consente di rivivere, seppur in una forma sintetica e condensata, le vicende inaugurali della saga. Questa scelta, lungi dall’essere casuale, si rivela strategica e profondamente sensata: permette infatti a coloro che desiderassero intraprendere il viaggio narrativo direttamente da questa nuova iterazione, di immergersi nella trama senza la necessità di recuperare l’opera prima, un accorgimento quanto mai opportuno data la cospicua mole di elementi tematici e strutturali mutuati in toto dal lavoro precedente, come più avanti sarà opportunamente dettagliato.

Il sistema di combattimento di base, pur sembrando semplice con layout dei pulsanti intuitivi per attacchi base, mosse speciali, movimento e parata, rivela strati di tecnicità. Una singola barra della vita per i team di due personaggi, che scarta le tipiche meccaniche di recupero dei tag team, impone un approccio più deciso ai round. La “breathing technique bar“, segmentata e ricaricabile con lo scorrere del tempo, alimenta le tre mosse speciali a disposizione di ogni personaggio e le immancabili cancel.

Non mancano i momenti divertenti e le classiche immagini super deformed

La “switch bar”, posizionata vicino ai ritratti dei personaggi, aggiunge profondità strategica, permettendo scambi di personaggi, attacchi di supporto e persino un’opzione difensiva che consuma l’intera barra ma permette di sfuggire ai colpi nemici. Il sistema di movimento, che separa la schivata dalla parata e consente un movimento direzionale senza ostacoli e senza consumare risorse, incoraggia il riposizionamento e l’ingaggio costanti, rendendo il combattimento davvero fluido e veloce, oltre che molto più tecnico e ragionato della media del genere.

Le varianti di attacco sono presenti con input neutri, verso l’alto (per combo aeree) e verso il basso (per colpi potenti che mandano a terra), offrendo stringhe di combo di base che possono essere estese con mosse speciali. L’attacco pesante è stato raffinato: ora è caricabile, si attiva tenendo premuto guardia e scatto, possiede proprietà di armatura e può rompere la guardia di un avversario quando completamente carico.

Una barra delle combo funge da salvaguardia contro le combo infinite, cronometrando visibilmente quanto a lungo gli attacchi possono essere concatenati prima che l’avversario finisca inesorabilmente in terra. Curiosamente, esistono tre tipi di combo bar (rossa, gialla, blu), che variano in durata in base al tipo di attacco iniziale. Le opzioni difensive sono numerose, includendo la possibilità di respingere, contrattaccare all’interno della guardia di un avversario e un vero e proprio parry che, se attivato con successo, garantisce l’accesso alla combo bar blu, quella con la durata maggiore.

demon slayer
Uno dei minigiochi ritmici.

Constatare l’ovvio: l’innegabile competenza tecnica di CyberConnect2

Visivamente, Demon Slayer Hinokami Chronicles 2 vanta modelli e animazioni dei personaggi eccezionali, spesso indistinguibili dalle loro controparti anime, contribuendo a sequenze di combattimento spettacolari. Le cutscene sono davvero belle ed è quasi impossibile distinguerle dall’anime di riferimento. Tuttavia, questa brillantezza è purtroppo contrastata da sfondi notevolmente scialbi e meno dettagliati nelle fasi esplorative della modalità storia, un problema ricorrente del primo gioco che rimane irrisolto. L’audio, con la musica originale dell’anime e doppiaggio sia giapponese che inglese, è un punto di forza significativo, immergendo ulteriormente i giocatori nel mondo.

Sul piano tecnico, il titolo è impeccabile: il gioco scorre con una fluidità cristallina, senza mai perdere un singolo frame, e durante l’intera esperienza non si riscontrano bug o anomalie di sorta. La solidità del comparto tecnico ne fa uno dei titoli più stabili e puliti nel panorama recente dei picchiaduro ad arena.

Naturalmente, non mancano all’appello le modalità fondamentali che ogni picchiaduro degno di questo nome dovrebbe annoverare. Oltre alle contese online, si palesa l’opportunità di misurarsi contro la CPU, sia in match singoli che in modalità speciali quali la sopravvivenza, ove si è chiamati ad affrontare un numero variabile di scontri consecutivi. A completare il quadro, una modalità allenamento funzionale ma eccessivamente essenziale rispetto agli standard moderni. Il tutorial, pur risultando chiaro e completo nonostante sia veicolato attraverso semplici schermate statiche, lascia la sensazione che si sarebbe potuto osare di più, arricchendolo con soluzioni più interattive e coinvolgenti.

La modalità cardine resta, com’è ovvio, quella narrativa, suddivisa in nove capitoli principali più due intermezzi. Essa ricalca fedelmente le vicende del manga, pur collocandole in scenari di gioco essenziali e privi di particolare ricercatezza. L’esplorazione si articola tra punti di interesse disseminati da semplici fetch quest e collezionabili ben evidenziati sulla mappa, insieme alle immancabili monete necessarie a sbloccare personaggi, costumi e ulteriori frammenti di lore.

Gyutaro e Daki. La sesta luna crescente.

Sotto la superficie lucente emergono alcune crepe

Sul versante del gameplay, tuttavia, emerge con forza la monotonia di un impianto che si ripete ciclicamente attraverso quattro sole tipologie di situazioni: combattimenti uno contro uno, scontri contro gruppi di avversari, minigiochi in stile rhythm game tutti pressoché identici e brevi sezioni esplorative in mappe ridotte. Un’occasione in gran parte sprecata, soprattutto nella sezione dedicata all’addestramento dei Pilastri, che avrebbe potuto tradursi in un terreno fertile per una varietà di scenari e sfide ben più stimolanti.

Il titolo raccoglie integralmente l’eredità del suo predecessore, riproponendone tanto i punti di forza quanto le criticità, al punto da apparire più come un affinamento della formula originale che un autentico passo evolutivo. Curioso notare come, nonostante il primo capitolo arrivasse soltanto all’arco del Treno Mugen, siano stati inseriti post-lancio molti personaggi provenienti proprio dalle saghe qui narrate. La campagna principale ha una durata di circa sette ore, e una volta conclusa non resta molto altro, se non le modalità sopravvivenza e le sfide online.

Con un lista dei personaggi iniziale robusta, che supera i quaranta personaggi (con Musan in arrivo gratuitamente post lancio) inclusi i preferiti dai fan e nuove varianti, Demon Slayer Hinokami Chronicles 2 si basa sulle solide fondamenta poste dal suo predecessore. Tuttavia, sembra più un’espansione che un sequel rivoluzionario, mantenendo in gran parte il sistema di combattimento esistente con piccole modifiche e portando con sé sia i suoi punti di forza che le sue debolezze. Il gioco funge da ottimo fan service, offrendo un’esperienza autentica e divertente per i devoti della serie.

Gli arena fighters, nonostante la loro spettacolarità e il fascino dei roster spesso tratti da universi amatissimi, faticano costantemente a compiere quel salto di qualità che li renderebbe titoli appetibili a un pubblico più ampio. Rimangono, di fatto, prodotti di nicchia, destinati principalmente agli appassionati del genere o delle saghe da cui attingono, senza riuscire a catturare l’interesse di videogiocatori meno specializzati.

Le meccaniche spesso complesse ma che non si traducono mai realmente sul piano tattico nei match, e l’incapacità di creare delle rose di personaggi davvero eterogenee a livello di gameplay limitano la loro diffusione. Tra questi, forse, l’unico a essersi avvicinato a questo traguardo (senza raggiungerlo) è stato Dragon Ball Sparking! Zero (o Budokai Tenkaichi 3 molti anni fa), ma sono ad oggi eccezioni di un genere che fatica ad esprimere tutto il proprio potenziale.


In definitiva, Demon Slayer Hinokami Chronicles 2 si conferma come un’opera che riesce a brillare sotto molti aspetti: l’eccellente solidità tecnica, la fedeltà quasi reverenziale all’opera originale e un sistema di combattimento che, pur accessibile, cela una sorprendente profondità per chi desidera padroneggiarlo a dovere. Tuttavia, questi meriti non bastano a mascherare i limiti di un impianto ludico che appare troppo ancorato alle formule già collaudate, incapace di compiere quel necessario balzo in avanti che avrebbe potuto trasformare il titolo in un vero e proprio punto di riferimento per l’intero genere. Particolarmente deludente è la modalità storia, che pur offrendo momenti narrativi emozionanti per i fan dell’anime, si riduce a una sequenza ripetitiva di combattimenti, minigiochi semplicistici e brevi fasi esplorative, senza mai osare davvero nel proporre varietà o situazioni di gameplay più ricche. Un titolo che, sia chiaro, saprà senza dubbio entusiasmare i fan, i quali vi ritroveranno la stessa cura visiva e la stessa intensità dei combattimenti che hanno reso celebre la serie. Ma per i neofiti e per chi attendeva un’evoluzione sostanziale, il gioco rischia di rimanere un’esperienza piacevole ma poco memorabile, un altro tassello di una saga che continua a convincere senza mai davvero sorprendere.


 

Provengo da un’epoca particolare, in cui le edicole vendevano videogames e le sale giochi erano giungle urbane abitate da creature stravaganti. Si sognava per mesi (o anni) su una singola immagine vista su rivista, si attraversavano quartieri interi per noleggiare un gioco sperando che fosse ancora lì, pronto ad accoglierci per un’avventura irripetibile. Il marketing si faceva per strada, la console war si combatteva faccia a faccia, e il venditore era una creatura leggendaria. Un mondo folle e ingenuo, forse, ma proprio per questo indimenticabile.